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Lost: le possibilità (infinite) di un'isola

In occasione del Roma Fiction Fest, "precipitano" a Roma l'autore e il creatore della serie Lost, Carlton Cuse, Damon Lindelof e il regista Jack Bender.
di Marzia Gandolfi

Lost world
Matthew Fox (57 anni) 14 luglio 1966, Abington (Pennsylvania - USA) - Cancro. Interpreta Jack Shephard nel film di J.J. Abrams, Jeffrey Lieber, Damon Lindelof, Jack Bender Lost.

martedì 7 luglio 2009 - Televisione

Lost world
Precipitati dal cielo, 48 sopravvissuti a un disastro aereo cercano di sopravvivere su un'isola apparentemente deserta e inesplorata. Questo in sintesi è il plot di Lost, la serie televisiva della ABC approdata sul canale Fox e replicata da Rai Due nel 2005. Il volo 815 dell'Oceanic Airlines, un fake, una compagnia inesistente da sempre impiegata dal cinema e dalla televisione come capro espiatorio per dirottamenti, attacchi terroristici o cedimenti strutturali, parte da Sydney in direzione Los Angeles con il suo carico di varia umanità: un medico, una casalinga, una detenuta, un cantante rock, un padre, una moglie, un marito, un'ex guardia repubblicana, un truffatore, un impiegato, tutti in viaggio verso un comune destino. Da quando un drammatico ammaraggio li ha strappati al mondo civile condannandoli a sopravvivere in una terra misteriosa pullulante di presenze non meglio identificate, gli spettatori televisivi sono come impazziti dietro e dentro a una serie in cui sembra davvero impossibile non perdersi. Quello che cercano i protagonisti di Lost e il pubblico a casa è in fondo la stessa cosa, una risposta plausibile che soddisfi i tanti, troppi interrogativi sollevati dai creatori del telefilm. Nella frustrazione, nell'appagamento illusorio, nella soddisfazione sempre rimandata di un'immagine, di una parola che metta fine al nostro disagio sta tutta forza di questa serie televisiva rivoluzionaria e radicale come Twin Peaks. Se il prodotto seriale diretto da David Lynch sovvertiva l'ideologia borghese della rappresentazione dei serial tv, più di quanto faccia quella di J.J. Abrams, l'originalità di Lost risiede piuttosto nella strategia narrativa. L'ossessione degli spettatori di Twin Peaks, domandarsi chi mai avesse ucciso Laura Palmer, è soppiantata da una fittissima tessitura narrativa a enigma. Il racconto procede per aggregazione di domande e non per risoluzione degli interrogativi, ogni soluzione svelata ne pone subito degli altri ancora più grandi che amplificano l'attesa, aumentando esponenzialmente le incertezze. Al termine di ogni puntata l'insoddisfazione è direttamente proporzionale alla suggestione che il nuovo episodio promette subito dopo il titolo di testa, la scritta Lost turbinante come un aereo impazzito sul fondo nero dello schermo.

La lunga attesa
Giunti alla quinta stagione, non è ancora chiaro in quale dimensione spazio-temporale si collochi l'isola dei "perduti": fuori dal mondo reale, in un pianeta fantastico, magari un purgatorio, un paradiso mai trovato al di là di una rotta conosciuta, una copertura, una base militare organizzata che taglia fuori i sopravvissuti da ogni possibilità di soccorso e di recupero. Sogno, realtà, allucinazione, prigione, queste non sono che alcune delle "possibilità" per provare a identificare l'isola, che a sua vola è teatro di altrettante misteriose ipotesi che si combinano fino a cortocircuitare. L'ideatore Damon Lindelof, l'autore Carlton Cuse e il regista Jack Bender, a Roma e "in cattedra" in occasione del Roma Fiction Fest, ci raccontano il dietro le quinte del loro "mondo perduto" e le possibilità creative consentite da un'isola deserta. Aperta una possibilità a un personaggio di tenere un determinato comportamento, o a un evento di procedere, non la realizzano né tantomeno la chiudono raggiungendo un risultato. Al contrario, a nessuna di queste funzioni (aprire, realizzare, chiudere) fanno seguire quella della sequenza successiva, una volta che la sequenza è aperta, i narratori possono decidere l'attuazione o il differimento di quel comportamento o di quell'evento. Ed è esattamente questo potere che esercitano, quello di continuare a mancare lo scopo, quello di rinviare all'infinito la realizzazione di un fatto. Ritardano il compimento di una vicenda, gestiscono la sua dilazione, le informazioni che potrebbero fare luce sulla stessa, tutto è sapientemente dosato e lentamente rilasciato dai creatori che governano l'isola e suoi superstiti. Non mancano poi le ellissi temporali, le sospensioni del tempo della storia, le omissioni di una parte di essa, la retrospezione di segmenti narrativi rispetto al punto in cui la storia si trova, flashback che si dilatano in altri flashback che evocano la vita anteriore del personaggio, flashforward che anticipano la vita successiva del personaggio (un secondo racconto dentro quello principale), segreti che contengono altri segreti. È l'attesa a dominare su tutto.

Trattenersi e trattenere
Damon Lindelof: Fin dal concepimento della serie avevamo deciso di non parlarne troppo, soprattutto di non dare tante informazioni alla stampa, di non rispondere alle troppe domande sollevate perché avevamo pensato che sarebbe stato il pubblico a parlarne direttamente con i propri amici, ad andare su internet a discutere dell'isola. Trattenendo tutte queste informazioni abbiamo reso Lost una serie televisiva ancora più divertente e stimolante, abbiamo praticamente realizzato per lo spettatore uno spazio creativo da riempire.

La possibilità di un'isola
Carlton Cuse: In ambito televisivo non si era mai visto nulla che assomigliasse a Lost. In linea di massima il pubblico a casa era abituato a storie che avevano un inizio, uno svolgimento e una fine e potevano seguire sei o sette personaggi alla volta. Si aggiunga inoltre che lo spettatore televisivo non amava poi interventi alieni o mostruosi, non era abituata a cose fantascientifiche e invece noi ci siamo detti perché no? Perché non azzardare? Perché non sfidare il pubblico? Così abbiamo deciso di ambientare la nostra storia su un'isola e adesso siamo liberi di fare quello che vogliamo coi nostri personaggi bloccati in quel luogo perduto. Solo oggi gli spettatori capiscono che cosa stia realmente avvenendo e che cosa abbiamo realizzato.

Le ragioni del successo
Jack Bender: Secondo la mia opinione il successo di Lost si deve in parte alla sceneggiatura, meglio, alla storia che questi due bravi ragazzi (Damon Lindelof e Carlton Cuse), e tutti gli altri sceneggiatori e produttori, ogni giorno producono e rinnovano. Un altro motivo è senza dubbio il fantastico cast internazionale di cui avvaliamo e la vasta gamma di personaggi creati, che finiscono per toccare il cuore dei nostri spettatori. Lost è una fiction che affronta inoltre tematiche forti, universali e proprie di ciascuno di noi. Tre su tutte: il concetto di come si sopravvive, si convive insieme agli altri e poi si muore da soli.

La stanza degli scrittori
Carlton Cuse: La nostra giornata lavorativa comincia nel mio ufficio, dove faccio colazione con Damon e dove discutiamo poi per circa due ore di tutto: delle nostre famiglie, di politica, di religione e anche naturalmente della produzione creativa. Questi sono i semi che noi utilizziamo per la nostra creazione artistica. Successivamente ci spostiamo nella sala degli scrittori, dove ci attendono altri sei autori a cui cominciamo a illustrare la storia appena concepita, ne parliamo tutti insieme e scriviamo le nostre idee su delle lavagne bianche disposte intorno alla sala. Avendo una produzione molto veloce, ci capita spesso di lavorare su dieci episodi contemporaneamente, scambiandoci costantemente opinioni.

Il bibliotecario
Carlton Cuse: Lost è una nostra creatura, è il magnifico risultato di un lavoro lungo cinque anni, noi lo abbiamo, vissuto, respirato, in qualche modo questa serie è parte dei nostri geni, come potremmo mai perdere il filo del discorso? Eppure devo ammettere che esiste un signore che cataloga in ordine cronologico tutti gli episodi e tutti gli eventi che sono accaduti nel corso delle stagioni. Quando noi viaggiamo nel tempo lui deve tornare indietro insieme a noi, ovviamente non gli diciamo nulla di quello che accadrà nel futuro altrimenti si sparerebbe direttamente. Lui è il bibliotecario ufficiale e la memoria della nostra fortunata serie.

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