La vita che vorrei

Film 2004 | Sentimentale, 125 min.

Regia di Giuseppe Piccioni. Un film Da vedere 2004 con Luigi Lo Cascio, Sandra Ceccarelli, Galatea Ranzi, Fabio Camilli, Roberto Citran. Cast completo Genere Sentimentale, - Italia, 2004, durata 125 minuti. Uscita cinema venerdì 1 ottobre 2004 distribuito da 01 Distribution. - MYmonetro 3,05 su 18 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento mercoledì 2 agosto 2017

Piccioni, che potrebbe essere definito il 'poeta' del disagio esistenziale che non giudica mai ma che neppure assolve, torna a dirigere i due protagonisti del suo precedente film, Luigi Lo Cascio e Sandra Ceccarelli. In Italia al Box Office La vita che vorrei ha incassato 1,5 milioni di euro .

Consigliato sì!
3,05/5
MYMOVIES 3,00
CRITICA
PUBBLICO 3,09
CONSIGLIATO SÌ
Un amore difficile, tra realtà e finzione, tra due nevrosi.
Recensione di Giancarlo Zappoli
Recensione di Giancarlo Zappoli

Stefano, attore affermato, teme che il successo gli sfugga di mano, lei, Laura, è un'aspirante attrice dalla vita turbolenta. I loro destini si incrociano sul set di un film in costume, legato a un certo immaginario ottocentesco («un po' Adolphe di Benjamin Costant, un po' La signora delle camelie di Alexandre Dumas figlio»).Provano insieme e scatta l'attrazione finché Laura ottiene la parte della protagonista, superando la rivale Chiara (Galatea Ranzi, Tre metri sopra il cielo). Piccioni torna sullo schermo con i due protagonisti del suo precedente (Lo Cascio e Ceccarelli). Lo fa cercando, come è solito fare, il gesto inavvertito l'imbarazzo che va al di là della scena da recitare ma che trova posto nella realtà. In questo amore difficile che cerca di unire due nevrosi (chi meglio degli attori può esserne un portatore più o meno sano?) le quali trovano le parole talvolta nella messa in scena di un passato in cui il 'detto' doveva spesso alludere a gesti che non era possibile compiere se non di nascosto. Piccioni potrebbe essere definito il 'poeta' del disagio esistenziale che non giudica mai ma che neppure assolve. E' alla continua ricerca di una possibile soluzione per i suoi personaggi pur consapevole com'è dei prezzi da pagare per ottenerla. Ma per la terza volta consecutiva nel suo cinema un bambino assume un ruolo importante nella vicenda. Che siano i più piccoli, in un mondo in cui abitiamo in tende provvisorie, a farci venire almeno il desiderio di gettare le fondamenta di una casa fatta non solo di mattoni?

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Recensione di Luigi Catalani
lunedì 4 ottobre 2004

Stefano e Laura vivono una storia d'amore parallela a quella che interpretano sul set di un film in costume.
La sfida di Piccioni è quella di attualizzare il melodramma ottocentesco senza rinunciare ai suoi canoni estetici, sentimentali, linguistici, anzi mettendoli platealmente in scena con lo stratagemma del film nel film. La vita che vorrei e' ambizioso nel senso piu' nobile del termine: vuole riflettere sulla condizione esistenziale dell'attore senza scadere in elucubrazioni metacinematografiche autoreferenziali. Vuole raccontare una storia d'amore normale senza rinunciare ad un afflato universale. Vuole rappresentare i sentimenti muovendosi con disinvoltura tra busti ricamati e telefoni cellulari.
Il film, scritto, girato e recitato benissimo, vince tutte le sue sfide. Dopo un buon primo tempo, decolla letteralmente nel secondo, dove i due attori protagonisti appaiono realmente in stato di grazia, infine cede qualcosa nel finale, con l'episodio un po' forzato della nascita del bambino. Regista umile e introverso, Piccioni mostra qual'è la differenza tra un film minimalista e un film essenziale: mentre altri indugiano sull'infinitamente piccolo, lui punta all'essenza, a ciò che può contenere tutto il mondo al suo interno. Il fatto che il film sia stato scartato al festival di Venezia dimostra che Piccioni resta un regista periferico, quasi off, da queste parti, senza i galloni che vengono riconosciuti a tanti cineasti istituzionali. La speranza è che il regista marchigiano custodisca come un valore aggiunto questa sua straordinaria marginalità.

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PUBBLICO
RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
domenica 3 gennaio 2010
Salvatore Scaglia

Ho assistito alla proiezione de "La vita che vorrei", film intenso sull’importanza dei sentimenti, in occasione della rassegna "Cinema Sotto le Stelle" 2005 - nell’ambito delle "Orestiadi" di Gibellina (TP) -, sotto una splendida volta celeste ancora prodiga di astri cadenti. Il titolo è il Leitmotiv dell’opera: c’è chi vorrebbe essere un attrice di successo; chi vorrebbe essere amata veramente; [...] Vai alla recensione »

venerdì 8 marzo 2013
gianleo67

Stefano e Laura sono gli attori protagonisti di un melodramma in costume ambientato nell'800  che narra la storia di un amore fedifrago tra un rispettabile uomo sposato e la discussa dama di compagnia di un vetusto aristocratico. Lui è un attore affermato e schivo, lei una donna sola e sensibile con poche esperienze professionali e difficili trascorsi.

venerdì 11 ottobre 2013
rastadahb

Quando un film parla di film, si crea nella mente dello spettatore una strana catena. Scopo principale di una catena è legare, e quali legami siamo indotti ad osservare? La coppia Lo Cascio-Ceccarelli è legata alla Stefano-Laura, che a sua volta è legata ai fedifraghi innamorati in costume ottocentesco. la catena li tiene limpidamente stretti tra loro e slegati da tutto, non è una catena per tenerli [...] Vai alla recensione »

lunedì 15 novembre 2010
mirror

vedere un film italiano bello è ormai cosa rara. Grazie a Piccioni e pochi altri ogni tanto succede. Ottimi anche gli attori. Da vedere!

Frasi
"Ci sono donne che hanno una specie di destino negli occhi; cercano l'amore, la passione, ma questa si accompagna sempre alla sventura".
Luciano; Il conte (Sasa Vulicevic)
dal film La vita che vorrei - a cura di Maurizio Deguardi
STAMPA
RECENSIONI DELLA CRITICA
Paolo D'Agostini
La Repubblica

È proprio il fatto di appartenere alla categoria del film "inutile" - senza dichiarate risonanze sociali o urgenze contemporanee - a far risaltare la tessitura pregiata di questo film. A mettere in mostra, a dispetto dell'esilità di un contenuto "non necessario", una bella densità metaforica. Piccioni, fiduciosamente accompagnato dal suo produttore Lionello Cerri, si è lanciato con passione dalle stesse [...] Vai alla recensione »

Franco Montini
La Repubblica

Come accade spesso ai registi affermati, anche Giuseppe PIccIoni,sostenuto da una coppia di attori già sperimentati, Lo Cascio e la Ceccarelli,reduci da Luce dei miei occhi, si cimenta nel cinema sul cinema, raccontando una vicenda che ruota attorno ad un sete alla lavorazione di un film. Si tratta di un kolossal in costume ambientato nell’Ottocento ed imperniato su una sfortunata storia d’amore.

Cristina Piccino
Il Manifesto

La vera sorpresa del film è lei, Sandra Ceccarelli, già «musa» di Giuseppe Piccioni in Luce dei miei occhi del quale qui il regista ripropone la stessa coppia: Sandra Ceccarelli, appunto, e Luigi Lo Cascio. E non perché lui, costretto tra l'altro in un personaggio d'Attore arrogante, o Galatea Ranzi, sempre sfumata in tensione, o gli altri non siano bravi; ma è che il film sembra vivere e respirare [...] Vai alla recensione »

Roberto Escobar
Il Sole-24 Ore

Qualcuno con cui provare: questo cercano Laura (Sandra Ceccarelli, bravissima) e Stefano (Luigi Lo Cascio), protagonisti di La vita che vorrei (Italia. 2004. 125’). Attore affermato lui, attrice esordiente lei, hanno idee diverse sul proprio mestiere. Il quale mestiere, comunque lo si intenda, consiste nel mettere in scena vite finte e meglio ancora illusorie, e nel correre il rischio di proporne e [...] Vai alla recensione »

Aldo Fittante
Film TV

Da Effetto notte di Truffaut a la donna del tenente del francese di Reisz, da Otto e mezzo di Fellini a Stardust Memories e Hollywood Ending di Allen, dall’antico Viale del tramonto di Wilder al recente Mia moglie è un’attrice di Yvan Attal sono molti, moltissimi, i film che si occupano dei film, il cosiddetto cinema nel cinema, le immagini che riflettono (su) se stesse, gli autori che si prendono [...] Vai alla recensione »

Mariarosa Mancuso
Il Foglio

L’amore all’italiana guarda all’Ottocento. Con sprezzo del pericolo si inoltra nel territorio del cinema nel cinema, con uso di traviata e melodramma. Via libera quindi all’arte che si intreccia con la vita, all’attore che prima recita male e poi fa faville (tra l’una e l’altra performance, un grave lutto o un grave innamoramento, sostituibili con un ritorno ai luoghi dove l’artista sgambettò bambino), [...] Vai alla recensione »

Fabio Ferzetti
Il Messaggero

Un uomo incontra una donna e non sa se la ama o la odia, se ne è affascinato o impaurito, se è attratto dai suoi modi schietti, dal suo buonumore, dalla sua leggerezza, o invece li detesta perché sono modi da arrampicatrice, arti da seduttrice, una maschera buona a ogni scopo. Insomma, non sa se crederle. Peggio: non sa più se credere a ciò che sente .

Gian Luigi Rondi
Il Tempo

Giuseppe Piccioni continua con il suo cinema ben congegnato dal punto di vista narrativo e psicologico, affidato a modi di rappresentazione dinamici e asciutti anche se sempre in grado di suscitare climi intensi e coinvolgenti («Fuori dal mondo», «Luce dei miei occhi»). Come oggi, con «la vita che vorrei» in cui, pur accettando lo schema noto del film nel film, sulla scia di «Effetto notte» di Truffaut, [...] Vai alla recensione »

Fabrizio Corallo
Il Mattino

Dopo Luce dei miei occhi, il film che valse ad entrambi la Coppa Volpi come migliori attori alla Mostra di Venezia di tre anni fa, Luigi Lo Cascio e Sandra Ceccarelli sono tornati a recitare per Giuseppe Piccioni in La vita che vorrei, nelle sale in circa 200 copie dal primo ottobre. Scritto da Piccioni con Linda Ferri e Gualtiero Rosella, il film racconta la storia di Stefano, un attore trentacinquenne [...] Vai alla recensione »

Roberto Rombi
La Repubblica

Relazioni e conflitti all’interno di una troupe un po’ come in Effetto notte di Truffaut, una storia d’amore tra un attore e un’attrice che rimbalza dalla fiction alla realtà come in La donna del tenente francese di Karel Reisz, AI film nel film è ricorso Giuseppe Piccioni nel suo nuovo lavoro La vita che vorrei che - non preso in considerazione dai selezionatori della Mostra di Venezia («Mi è dispiaciuto [...] Vai alla recensione »

Michele Anselmi
Il Giornale

È un film nel film, ma non è metacinema. Si diverte a sfotticchiare un certo sottobosco «cinematografaro» romano, ma non è una commedia d’ambiente. Parla della vita promiscua e incasinata degli attori, ma aspira a un palpito universale. E allora che cos’è? «È la storia d’amore tra due persone che si innamorano dicendosi parole d’amore che non si dicono più e che forse bisognerebbe ricominciare a dirsi». [...] Vai alla recensione »

Redazione
Film TV

Piccioni vittima dei gioco seduttivo di una storia priva dell‘universo maschile Anatomia di un‘attrice, complice e amante, feticcio di uno sguardo innamorato da cui pare proprio non riuscire a distanziarsi. Fin dall‘incipit, Giuseppe Piccioni si dichiara e confessa, denunciando con spudoratezza l‘oggetto del suo desiderio: Sandra Ceccarelli. Per mascherare tutto ciò, si rifugia nell‘abusato sottogenere [...] Vai alla recensione »

Massimo Lastrucci
Ciak

Attori, razza a parte. Umani, troppo umani, ideali per rappresentare le schermaglie sentimentali delle anime più o meno tormentate, più o meno in letargo. Su un set ambientato nell’800, titolo: La vita che vorrei, incrociano i destini l’affermato Stefano (Luigi Lo Cascio) e l’esordiente Laura (Sandra Ceccarelli). I loro caratteri paiono agli antipodi.

Luigi Paini
Il Sole-24 Ore

Un uomo e una donna sul set. Lui, Stefano, attore lanciatissimo, coccolato dai registi e dai produttori; lei, Laura, all’esordio in un film importante. La vita che vorrei, di Giuseppe Piccioni, è sia il titolo della pellicola che ci viene proposta, sia di quella che stanno girando i due attori protagonisti. Un gioco di specchi, un intreccio continuo di storie, un passaggio ininterrotto dalla finzione [...] Vai alla recensione »

Lietta Tornabuoni
La Stampa

Film nel film, amore nell’amore: ne «La vita che vorrei» di Giuseppe Piccioni tutto si duplica, l’esistenza si raddoppia nel cinema. Un’attrice e un attore impegnati a interpretare un meló ottocentesco s’innamorano, la loro passione reale procede parallela o incrociata a quella che stanno recitando, decade: «Finiamo questo film, poi è meglio se non ci vediamo più», «Sì, è meglio».

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