tonyio
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martedì 30 dicembre 2014
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l'antagonismo di cuba e l'americalatina
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Lontanamente posso pensare che le rivoluzioni di cuba e l'americalatina sono da ßempre la persecuzione
Dei loro stessi capi di stato...disgustoso quel trattamento disumano e c'èrtamente per niente produttivo..aggiungo che il giornalista in genere
Tende su quella sinistra fanatica e scellerante...presa di moda e niente altro...compagneros della minchia
Non sono ammirevoli quelli che succhiano il sangue allo stato...che non deve niente a nessuno...di ognuno il proprio progresso
Non parassitario può solamente far crescere progresso...perciò' paesi dittatoriali sono per niente giustificati e possono solamente nuocere al resto
Dell'umanità...insomma comunisti cuba e paesi latino americani.
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Lontanamente posso pensare che le rivoluzioni di cuba e l'americalatina sono da ßempre la persecuzione
Dei loro stessi capi di stato...disgustoso quel trattamento disumano e c'èrtamente per niente produttivo..aggiungo che il giornalista in genere
Tende su quella sinistra fanatica e scellerante...presa di moda e niente altro...compagneros della minchia
Non sono ammirevoli quelli che succhiano il sangue allo stato...che non deve niente a nessuno...di ognuno il proprio progresso
Non parassitario può solamente far crescere progresso...perciò' paesi dittatoriali sono per niente giustificati e possono solamente nuocere al resto
Dell'umanità...insomma comunisti cuba e paesi latino americani..tutti dentro una comune fossa..
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metalsoldier
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lunedì 21 novembre 2011
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banalizzazione di una storia.
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Un viaggio troppo lungo per essere raccontato in un film e ne risente il montaggio nonchè i dialoghi spesso troppo brevi e banali per un film che avrebbe dovuto essere impegnato. Il film si aggiusta solo nella parte che va dall'incontro con i minatori; incontro che avrebbe dovuto essere anticipato di parecchio. L'amico del Che poi fa la parte del simpaticone che non fa ridere.
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johngarfield
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sabato 10 settembre 2011
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lottare per qualcosa che vale
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Sarebbe probabilmente sbagliato, nel recensire questo film, dimenticare il futuro "Che", tanto quanto parlare di lui, ormai combattente rivoluzionario.
Nel primo caso si rischierebbe di parlare di una coppia di giovani della Buenos Aires “bene”, cui salta il capriccio di compiere un viaggio avventuroso per l’America Latina.
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Sarebbe probabilmente sbagliato, nel recensire questo film, dimenticare il futuro "Che", tanto quanto parlare di lui, ormai combattente rivoluzionario.
Nel primo caso si rischierebbe di parlare di una coppia di giovani della Buenos Aires “bene”, cui salta il capriccio di compiere un viaggio avventuroso per l’America Latina. Sarebbe una storia come tante altre, anche se ben raccontata ed interpretata. Nel secondo, si finirebbe fatalmente per schiacciare la figura del giovane Ernesto Guevara, caricandolo di gravosi contenuti sociali che non gli apparterrebbero, se non altro per motivi puramente anagrafici.
Limitiamoci quindi ad analizzare la storia così com’è e vederla, se proprio vogliamo, in una prospettiva che potrebbe realizzarsi, ma anche non.
In questa coppia di giovani che partono, si avverte il peso di tutta una letteratura e di storie che si intrecciano e si avviluppano attorno ad un asse centrale che non può essere altro che la conoscenza. Il viaggio come mezzo per la conoscenza. Nel caso specifico si tratta di una coppia. Il primo, Alberto Granado, è un ragazzo come lo siamo stati tutti noi, entusiasta, ardente, pieno di voglia di vivere. Il suo è il comportamento medio di un giovane che decide di viaggiare verso terre a lui sconosciute. Ma reca con sé i condizionamenti della persona media: la voglia di divertirsi, stare con le ragazze, fingere sentimenti per non ferire chi gli sta vicino, la bella vita ecc. In Ernesto, invece, c’è qualcosa di diverso, Man mano che la storia procede, capisci che questo ragazzo non è come gli altri. La sensibilità e il senso di solidarietà verso chi soffre e chi è vittima di soprusi, la sincerità anche se può costargli caro, la generosità autentica, l’idea di un’America fittiziamente separata ma idealmente unita sono elementi che sono già presenti in lui ancora prima del viaggio. Questi elementi, di fronte agli accadimenti che di volta in volta si susseguono, trovano il carburante adatto per cominciare a bruciare. Questo viaggio rappresenta un momento chiave per Ernesto. Sta formandosi qualcosa in lui, ma ancora non è chiaro. Ci deve pensare, come rivela all’amico Alberto.
Per trovare un riferimento letterario degno, non possiamo che pensare al Quijote di Cervantes. Due individui partono alla ventura. Lo scopo è difendere i deboli dai soprusi e combattere le ingiustizie. Sancho è l’uomo medio, legato alla “pancia”, concreto, realista; don Chisciotte è l’uomo guidato non dagli istinti di pancia, ma dall’ideale ed è pronto a battersi e morire per esso.
Per carità, non voglio certo paragonare Ernesto a don Chisciotte, ma, a ben guardare, l’ideale è lo stesso. In Ernesto non si è ancora delineato chiaramente l’atteggiamento di ribellione e di lotta contro le ingiustizie. Ci troviamo ad un gradino inferiore, ma il cammino è quello.
Ciò che colpisce in questo ottimo film è la semplicità e il profondo senso di umanità che lo pervade. Ma troviamo anche ben rappresentate le tipologie di personaggi che i due giovani, di volta in volta, affrontano e che li aiuteranno, un giorno, a capire meglio come adattare il loro tumultuoso desiderio di riscatto di un’intera nazione alle circostanze che via via si presenteranno.
C’è una poesia tutta speciale nel viaggio di questi due ragazzi, una specie di sinfonia fatta di momenti, ora drammatici ora allegri, che poco a poco prende corpo e diventa un irresistibile inno alla vita vera, quella spesa per gli altri, per chi soffre, per chi è malato e per chi è vittima delle prepotenze altrui. Vista con gli occhi ingenui di due giovani ancora “puri” dalle debolezze e miserie umane, diventa una riscoperta di ciò che veramente ha valore e per cui vale la pena credere e lottare.
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johngarfield
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venerdì 9 settembre 2011
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qualcosa che vale
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Sarebbe probabilmente sbagliato, nel recensire questo film, dimenticare il futuro "Che", tanto quanto parlare di lui, ormai combattente rivoluzionario.
Nel primo caso si rischierebbe di parlare di una coppia di giovani della Buenos Aires “bene”, cui salta il capriccio di compiere un viaggio avventuroso per l’America Latina. Sarebbe una storia come tante altre, anche se ben raccontata ed interpretata. Nel secondo, si finirebbe fatalmente per schiacciare la figura del giovane Ernesto Guevara, caricandolo di gravosi contenuti sociali che non gli apparterrebbero, se non altro per motivi puramente anagrafici.
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Sarebbe probabilmente sbagliato, nel recensire questo film, dimenticare il futuro "Che", tanto quanto parlare di lui, ormai combattente rivoluzionario.
Nel primo caso si rischierebbe di parlare di una coppia di giovani della Buenos Aires “bene”, cui salta il capriccio di compiere un viaggio avventuroso per l’America Latina. Sarebbe una storia come tante altre, anche se ben raccontata ed interpretata. Nel secondo, si finirebbe fatalmente per schiacciare la figura del giovane Ernesto Guevara, caricandolo di gravosi contenuti sociali che non gli apparterrebbero, se non altro per motivi puramente anagrafici.
Limitiamoci quindi ad analizzare la storia così com’è e vederla, se proprio vogliamo, in una prospettiva che potrebbe realizzarsi, ma anche non.
In questa coppia di giovani che partono, si avverte il peso di tutta una letteratura e di storie che si intrecciano e si avviluppano attorno ad un asse centrale che non può essere altro che la conoscenza. Il viaggio come mezzo per la conoscenza. Nel caso specifico si tratta di una coppia. Il primo, Alberto Granado, è un ragazzo come lo siamo stati tutti noi, entusiasta, ardente, pieno di voglia di vivere. Il suo è il comportamento medio di un giovane che decide di viaggiare verso terre a lui sconosciute. Ma reca con sé i condizionamenti della persona media: la voglia di divertirsi, stare con le ragazze, fingere sentimenti per non ferire chi gli sta vicino, la bella vita ecc. In Ernesto, invece, c’è qualcosa di diverso, Man mano che la storia procede, capisci che questo ragazzo non è come gli altri. La sensibilità e il senso di solidarietà verso chi soffre e chi è vittima di soprusi, la sincerità anche se può costargli caro, la generosità autentica, l’idea di un’America fittiziamente separata ma idealmente unita sono elementi che sono già presenti in lui ancora prima del viaggio. Questi elementi, di fronte agli accadimenti che di volta in volta si susseguono, trovano il carburante adatto per cominciare a bruciare. Questo viaggio rappresenta un momento chiave per Ernesto. Sta formandosi qualcosa in lui, ma ancora non è chiaro. Ci deve pensare, come rivela all’amico Alberto.
Per trovare un riferimento letterario degno, non possiamo che pensare al Quijote di Cervantes. Due individui partono alla ventura. Lo scopo è difendere i deboli dai soprusi e combattere le ingiustizie. Sancho è l’uomo medio, legato alla “pancia”, concreto, realista; don Chisciotte è l’uomo guidato non dagli istinti di pancia, ma dall’ideale ed è pronto a battersi e morire per esso.
Per carità, non voglio certo paragonare Ernesto a don Chisciotte, ma, a ben guardare, l’ideale è lo stesso. In Ernesto non si è ancora delineato chiaramente l’atteggiamento di ribellione e di lotta contro le ingiustizie. Ci troviamo ad un gradino inferiore, ma il cammino è quello.
Ciò che colpisce in questo ottimo film è la semplicità e il profondo senso di umanità che lo pervade. Ma troviamo anche ben rappresentate le tipologie di personaggi che i due giovani, di volta in volta, affrontano e che li aiuteranno, un giorno, a capire meglio come adattare il loro tumultuoso desiderio di riscatto di un’intera nazione alle circostanze che via via si presenteranno.
C’è una poesia tutta speciale nel viaggio di questi due ragazzi, una specie di sinfonia fatta di momenti, ora drammatici ora allegri, che poco a poco prende corpo e diventa un irresistibile inno alla vita vera, quella spesa per gli altri, per chi soffre, per chi è malato e per chi è vittima delle prepotenze altrui. Vista con gli occhi ingenui di due giovani ancora “puri” dalle debolezze e miserie umane, diventa una riscoperta di ciò che veramente ha valore e per cui vale la pena credere e lottare.
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luca scialò
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lunedì 14 marzo 2011
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dove nasce la sete di giustizia sociale dello che
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Alberto Granado ed Ernesto Guevara sono due giovani studenti universitari argentini prossimi alla laurea. Il primo, prima di compiere 30 anni, invita il secondo a risalire il Sud America in motocicletta. Un'impresa ardua, che quando si è ancora giovani e spensierati non è proibitiva. Comincia così una straordinaria avventura, con la moto che si guasta già dopo qualche mese, ma i due non demordono e con vari passaggi di fortuna, aiutandosi spacciandosi per due medici-ricercatori, attraversano il Cile, il Perù, la Colombia, fino ad arrivare in Venezuela. Conosceranno tanta disperazione popolare e ingiustizia sociale. Un'esperienza profonda che li farà maturare moltissimo, al punto che in Ernesto crescerà una gran voglia di rendersi utile per quella gente; anche al costo di rinunciare alle proprie ambizioni personali.
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Alberto Granado ed Ernesto Guevara sono due giovani studenti universitari argentini prossimi alla laurea. Il primo, prima di compiere 30 anni, invita il secondo a risalire il Sud America in motocicletta. Un'impresa ardua, che quando si è ancora giovani e spensierati non è proibitiva. Comincia così una straordinaria avventura, con la moto che si guasta già dopo qualche mese, ma i due non demordono e con vari passaggi di fortuna, aiutandosi spacciandosi per due medici-ricercatori, attraversano il Cile, il Perù, la Colombia, fino ad arrivare in Venezuela. Conosceranno tanta disperazione popolare e ingiustizia sociale. Un'esperienza profonda che li farà maturare moltissimo, al punto che in Ernesto crescerà una gran voglia di rendersi utile per quella gente; anche al costo di rinunciare alle proprie ambizioni personali. Quelle motivazioni che lo consegneranno alla storia come il "Che".
Con i diari della motocicletta, il regista brasiliano Walter Salles traspone sul grande schermo una vera leggenda, o almeno per chi lo vede così: Il viaggio che un giovanissimo Ernesto Che Guevara intraprese con l'amico Alberto Granado in diversi paesi del Sud America dal gennaio 1952. L'entusiamo dei due, spinti dall'incoscienza e dalla voglia di esplorare quel Mondo a loro fisicamente così vicino ma tanto lontano nella percezione, è forte al punto da superare le molte avversità che un siffatto viaggio presenta: il clima spesso ostico, una motocicletta decadente come mezzo di trasporto, il procurarsi da mangiare, l'asma di Ernesto. Un viaggio che gli farà conoscere non solo le bellezze paesaggistiche del Sud America, ma anche la disperazione popolare. Il viaggio è raccontato con naturalezza, privato di qualsiasi ricerca sofisticata nel montaggio o nell'inquadratura. Il volto della gente segnato dalle malattie o dalla disperazione, e i paesaggi mozzafiato latino americani, rendono molto più di qualsiasi trucco registico.
Durante i titoli di cosa è possibile apprezzare foto autentiche di Alberto e Ernesto durante il viaggio. Alberto Granado è scomparso pochi giorni fa, all'età di 88 anni.
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vervain
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martedì 28 dicembre 2010
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una ventata di ribellione interiore
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Ma avete presente quando il futuro CHE lascia i suoi soldi (della fidanzata) alla coppia bisognosa, o quando parla col contadino rassegnato ma che cerca di organizzarsi per non essere solo, o quando lancia un sasso contro quell'insensibile che non fa bere la povera gente? Nel film si respira aria di rivolta, ma è ancora impalpabile, come sospesa, un piccolo germoglio che sappiamo tutti dove porterà. Non era ancora il Che e ha attraversato il fiume di notte a nuoto... Ora che è stato il CHE lo ricorderemo sempre come il nostro grande eroe.
Grazie a chi ha prodotto questo film. Grazie a chi, guardandolo, ha sentito i brividi scorrergli dentro.
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sinkro
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giovedì 16 settembre 2010
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un roadmovie.
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Ecco il viaggio di Ernesto Guevare prima che diventasse il famoso Che.
La pellicola ci mostra questo ragazzo gentile e puro di cuore che col suo amico Alberto e la Portentosa si fa la transamerica; quì verrà in contatto con tutti gli oppressi del contentinente sudamericano, e da quì (immagino perchè il film non lo racconta) maturerà la sua idea rivoluzionaria che lo renderà quel personaggio che conosciamo.
Il regista è capace di mostrare la storia senza retorica o moralismi e si mantiene sempre apolitico. Forse troppo apolitico perchè Ernesto parlerà di "Rivoluzione" solo in un dialogo insignificante con Alberto.
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Ecco il viaggio di Ernesto Guevare prima che diventasse il famoso Che.
La pellicola ci mostra questo ragazzo gentile e puro di cuore che col suo amico Alberto e la Portentosa si fa la transamerica; quì verrà in contatto con tutti gli oppressi del contentinente sudamericano, e da quì (immagino perchè il film non lo racconta) maturerà la sua idea rivoluzionaria che lo renderà quel personaggio che conosciamo.
Il regista è capace di mostrare la storia senza retorica o moralismi e si mantiene sempre apolitico. Forse troppo apolitico perchè Ernesto parlerà di "Rivoluzione" solo in un dialogo insignificante con Alberto. Per me quì ci sta l'errore del regista: quella scena andava o cancellata così da non mettere davvero nulla di politico o ampliata e spiegata così da far comprendere quali saranno le idee del futuro Che. In tutto il film viene accuratamente evitata la questione politica che compare solo in quello spot.
Per il resto la storia passa con i suoi momenti un po' più vivi e altri un po' più smorti, senza mai strafare. Solo che ogni momento è buono per mostrare la bontà di Ernesto (dopo un po' lo si era capito). A volte pare un po' insipido con tutta il pepe che si poteva aggiungere. Guardatelo se volete vedervi un road movie. Non è un agiografia del Che, solo un film su Ernesto e Alberto.
PS: Tutti questi fascisti coi loro commenti idioti su mymovies francamente sono inappropriati
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pedro navaja
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venerdì 27 novembre 2009
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molti pregi
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E' un film che ha molti pregi e forse qualche difetto. Per chi è stanco di vedere film la cui ambientazione originale è il vietnam e sono girati in messico, o le ande e sono girati sulle alpi. Questo film ripercorre tale e quale l'itinerario del Che e dell'amico. Pregio notevolissimo. La musica è l'altro grande pregio (si capisce perchè Santaolalla abbia ricevuto l'anno dopo l'oscar per Brokeback mountain....in realtà era per questo film). IL film è girato bene e gli attori sanno fare il loro mestiere. Se ci si libera delle passioni ideologiche non può che venir considerato un bel film.
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ciaccià86
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giovedì 2 luglio 2009
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splendido film
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un vero capolavoro!una grande storia...un grande uomo!
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serpico
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lunedì 9 marzo 2009
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il che immortale
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bellissimo film sul suo viaggio
che dove sei .il viaggio della lotta della liberazione
film da rivedere e rivedere
W IL CHE
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