I Heart Huckabees - Le strane coincidenze della vita

Claudia Morgoglione

Una combinazione vincente, almeno sulla carta. Prendete un Jude Law più bello che mai, una Naomi Watts biondissima e perennemente in bikini, una Isabelle Huppert nel ruolo di dark lady, un Dustin Hoffman che si autodefinisce "detective esistenziale". Aggiungete poi a questo cocktail una veterana della commedia Usa come Lily Tomlin, un attore solido come Mark Wahlberg e lo sfigato di turno Jason Schwartzman. Mescolate tutto con una buona dose di massimi sistemi, humor nero e snobismo cinefilo, e otterrete I heart Huckabees - Le strane coincidenze della vita, dal 3 giugno nelle nostre sale.
Scritta e diretta da David O. Russell (Three kings, Amori e disastri), la pellicola ricorda un po', nelle atmosfere, le commedia-cult I Tenenbaum: ritmi non vertiginosi, dialoghi che vogliono essere intelligenti, cast pieno di stelle. Solo che qui l'operazione ha perfino qualche pretesa in più, visto che al centro della storia c'è una disciplina non propriamente popolare: la filosofia. O, meglio, la lotta tra due diverse visioni del mondo.
Per capire di cosa si tratta, meglio cominciare dalla trama. Albert (Jason Schwartzman) è il fondatore di un'associazione ambientalista dall'aria non proprio glamour, che entra in crisi quando la sua "creatura" viene sponsorizzata dai grandi magazzini Huckabees grazie a Brad (Jude Law), dirigente rampante della catena. A questo punto, per superare l'impasse, il nostro sfortunato eroe decide di rivolgersi a una coppia di "detective esistenziali": due eccentrici personaggi, interpretati da Dustin Hoffman e Lily Tomlin, che guariscono le persone spiandole 24 ore su 24. E poi proponendo loro una filosofia zeppa di luoghi comuni, una sorta di sintesi tra discipline orientali e new age post-hippy. "Siamo tutti collegati, tutti parte di una stessa coperta", è lo slogan preferito di Hoffman.
Le cose si complicano quando, per motivi non proprio nobili, anche Brad decide di rivolgersi ai detective. A questo punto Albert - insieme a un altro cliente fuori di testa della coppia di investigatori, il pompiere Tommy (Mark Wahlberg) - decide di passare sotto l'ala della grande avversaria filosofica dei due: la conturbante Caterine (Isabelle Huppert), che sostiene di guarire la gente col metodo opposto. E cioè facendo accettare il fatto che la vita è caos, cattiveria, delusione.
Ed è ora che la situazione si rovescia. Perché il finora vincente, nonché affascinante, Brad entra in crisi. E con lui la sua compagna, la ragazza-immagine dei grandi magazzini, interpretata da Naomi Watts. Un ribaltamento che alla fine potrebbe perfino portare a una riconciliazione.
Come si vede una trama complicata, e certamente un tantino presuntuosa. Affastellata di battute, gag, situazioni surreali. Insomma una materia difficile da governare, per qualsiasi autore: "Quello che mi ha affascinato - ha spiegato il regista - è l'idea di un investigatore che segue qualcuno non per svelare un intrigo criminale o personale, ma per condurre un'indagine più approfondita sull'esistenza stessa".
Un bel proposito, almeno nelle intenzioni. Ma loro, le star, come mai hanno accettato di partecipare al progetto? Interpellato sulla questione, Hoffman ha dichiarato: "Per dirla in breve non avevo mai interpretato un detective esistenziale, e questo mi ha attirato verso la parte". Quanto a Law - visto recentemente nel ruolo dello sciupafemmine Alfie - ha detto che "in un certo senso, girare il film è stato come andare dai detective esistenziali. Nessuno di noi avrebbe potuto interpretare i ruoli senza essersi posto una serie di domande".
Altro aspetto interessante: nel film vediamo duettare due attori talentuosi e affascinanti come Law e Naomi Watts. Qui più svampita che mai, lontana dai ruoli drammatici in cui siamo abituati a vederla. Un incontro che, almeno a sentire loro, ha provocato scintille (professionalmente, s'intende): l'attrice ha dichiarato che "Jude è talmente bravo da farti dimenticare che è anche uno degli uomini più belli del mondo".
Difficile che lo dimentichino le spettatrici, però. Così come è arduo trovare, nella rassegna stampa americana, recensioni davvero positive per il film. Giudicato dalla maggior parte dei critici intrigante nelle intenzioni, ma deludente nello svolgimento.
Da La Repubblica, 2 giugno 2005


di Claudia Morgoglione, 2 giugno 2005