Ferro 3 - La casa vuota |
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Un film di Kim Ki-Duk.
Con Hyun-kyoon Lee, Seung-yeon Lee, Mi-suk Lee, Ji-a Park
Titolo originale Bin-Jip 3 - Iron.
Drammatico,
durata 90 min.
- Corea del sud 2004.
uscita venerdì 3 dicembre 2004.
MYMONETRO
Ferro 3 - La casa vuota
valutazione media:
4,13
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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ho visto un film che è poesiadi rosFeedback: 0 |
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venerdì 11 febbraio 2005 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Un film. Louise-Jaen e August non avrebbero mai potuto immaginare che avrebbero fornito a tutto il mondo gli strumenti per dare forma ad una nuova arte. Perchè il cinema, talvolta, è Arte. Non a caso, sempre più spesso, è l'oriente del mondo a diventare importante e complessa portavoce dell'arte che il cinema veicola. E' l'oriente, infatti, che onora la propria cultura a volte dipingendo, altre volte fotografando le tradizioni dei loro popoli in quadri tanto suggestivi quanto profondi. E' l'oriente che combatte, con estrema dignità, contro l'imposizione della superficialità gettata, come fosse cemento, dalla mostruosa macchina occidentale. E' l'oriente, sopra tutti, che lascia un'enorme eredità culturale, troppe volte sconosciuta oltreoceano, che ha assunto le sembianze di capolavori letterari, architettonici, musicali, cinematografici. Il film di Kim-Ki-Duk è espressione di queste profonde radici culturali che, forgiate dalla genialità sorprendente del regista e sceneggiatore, trovano voce nella poesia del silenzio. Costruendo un solido ponte tra tradizione e modernità, attraverso il contrasto creato accostando con rara maestria elementi dell'uno e dell'altro (il ferro 3 del golf con l'arte marziale, lo stile newtoniano delle fotografie alle pareti con la grazia dei giardini coreani, il grigio metallico di alcuni arredamenti con il rosso acceso dei meravigliosi cuscini ricamati), il film riporta ad atmosfere fiabesche e sognanti tipiche dell'intimismo orientale. Non v'è, quindi, alcun bisogno delle parole dei due protagonisti per dare espressione alla poesia, basta l'amore degli sguardi, il lirismo di cui la "danza" marziale del giovane nella cella è intrisa, il filo teso e mai spezzato della memoria quando i due amanti sono separati dagli eventi. La speranza, il sogno, la ricostruzione, il disordine nelle vite-non-vite e l'ordine a cui le stesse tendono, tessono, fotogramma dopo fotogramma, la trama del film. Un film surreale, in cui non è elemento essenziale la coscienza della realtà, quanto lo sia la certezza dell'immaginario. Un film che racchiude il suo significato nella frase conclusiva e che lascia nello spettatore la piacevolissima sensazione di aver cavalcato, al fianco dei protagonisti, le onde leggiadre di un sogno. Ho visto un film che è poesia.
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