Thirteen - 13 anni

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Un film di Catherine Hardwicke. Con Evan Rachel Wood, Nikki Reed, Holly Hunter, Jeremy Sisto, Brady Corbet.
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Titolo originale Thirteen. Drammatico, durata 100 min. - USA, Gran Bretagna 2003. - 20th Century Fox Italia uscita venerdì 21 novembre 2003. MYMONETRO Thirteen - 13 anni * * 1/2 - - valutazione media: 2,78 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Silvia Bizio

L'Espresso

Era un idolo degli adolescenti. Un re dello skateboard professionale e del mondo modaiolo e frizzante che lo circonda, e che negli anni Ottanta era in pieno fulgore. A 14 anni era un professionista, a 17 guadagnava 100 mila dollari l’anno e girava il mondo tra esibizioni e tornei. Sette anni dopo era in carcere, condannato a trent’anni per aver picchiato, violentato, ucciso e sepolto in una sacca da surf una ventunenne colpevole solo di essere la migliore amica della ragazza che l’aveva appena lasciato per un surfista. Oggi Mark Rogowski, sopranominato “Gator”, è il protagonista di Stoked di Helen Srikler, un film rivelazione, lodato dai critici del New York Times come uno dei titoli più sorprendenti della ondata di documentari che il pubblico americano ama sempre di più. Il volto di carcerato Rogowski, con il cranio semicalvo e gli occhiali aggiustati con lo scotch, simbolo di una vertiginosa parabola di giovinezza e morte, di successo e disperazione, di nichilismo (uccidere senza un perché all’apice del successo arrivato troppo presto) è una delle immagini più forti del boom di film sul mondo dei più giovani. Un boom che ha investito le sale cinematografiche Usa. E che presto arriverà da noi. Fascino e paura: è quello che provano tutti i genitori che sono alle prese con un figlio adolescente. Un misto di sentimenti rappresentato con magistrale realismo nel film Thirteen di Catherine Hardwicke, una stimata scenografa a Hollywood, al suo debutto come regista. Il film aveva fatto sensazione ai Festival di Sundance lo scorso gennaio, è stato appena premiato a Locarno. Adesso sta sconvolgendo l’America: i critici lo giudicano il ritratto più intenso e potente dell’adolescenza allo sbaraglio. La cronaca di una discesa spericolata nel labirinto di droghe, alcol e sesso precoci, emulazioni, manipolazioni, proiezioni e ordinaria pressione di gruppo.
C’è una cosa che disturba ancor di più in Thirteen: l’autrice del film è una vera tredicenne. O, per la precisione, lo era. Si chiama Nikki Reed, oggi ha 15 anni,e recita nel film (assieme alla coetanea Evan Rache! Wood e l’adulta Holly Hunter). Il copione lo ha scritto due anni fa, a quattro mani con la regista. La storia contiene molti elementi autobiografici. Nel film la Reed interpreta Evie. È la ragazza più popolare di una scuola di Los Angeles: veste un po’ grunge e un po’ sexy, ha il piercing perfino sulla lingua. La Wood invece è calata nei panni della più mansueta Tracy, brava, timida e complessata, che finisce per subire la devastante influenza di Evie, e vive una specie di incubo ad occhi aperti. Un percorso autodistruttivo che trascina non solo la madre di Tracy (la Hunter), ma chiunque venga a contatto con lei. Detto così, Thirteeen sembrerebbe uno di quei film verità di buon mercato che mostrano immagini crude di ragazze che bevono e sperimentano con droghe e sesso. Il film cerca invece di illuminare zone d’ombra, non di fare la predica. E non sembra per nulla interessato a scioccare per il puro gusto di scioccare, come era invece chiaramente nelle intenzioni di Larry Clark nel suo celebre Kids, del 1995 (per fare un solo esempio). La regista e le due protagoniste di Thirteen, belle, intelligenti, colte, dicono di augurarsi che i ragazzini vedano questo film e comincino a porsi domande sulle dinamiche dello stare insieme, sulle pressioni, i rituali, i segreti e i pericoli che affrontano ogni giorno. “Era ora che il cinema prendesse di petto i problemi degli adolescenti”, dicono le autrici di Thirteen. “Anche perché è la cosa più difficile del mondo interpretarli senza impartire messaggi e lezioncine”, aggiunge la Hardwicke.
[..] I critici fanno notare che il trend dei teenager angosciati viene da lontano. Da Gioventù bruciata (1955) a West Side Story (1961), da Rusty il selvaggio (1983) a I ragazzi del fiume (1986). Hollywood si è più volte dedicata al ritratto di adolescenti inquieti e turbati (e attratti dalla droga, dalla violenza, dal sesso brutale). Ma qualcosa è cambiato. O meglio, negli ultimi anni sono prevalse commedie superficiali e film d’evasione sui teenager (si pensi alla serie American Pie oggi arrivata al suo terzo capitolo, American Wedding). Ora, e il trend comincia in realtà con “Prozac Nation” con Christina Ricci, i cineasti Usa hanno deciso che la “bubblegum-generation” va presa sul serio. Dice Goeffrey Gilmore, direttore del Sundance Festival. “ Thirteen simbolizza in pieno questa tendenza: la ribellione archetipa e il malessere dei teenager ti assaltano dallo schermo come in un gioco al massacro”. Il realismo di Thirteen è sottolineato dalla tecnica di ripresa: è stato girato in 16 millimetri, macchina tenuta a mano, in soli 26 giorni, e ciò conferisce al film l’immediatezza di un documentario. Ma in fin dei conti Thirteen è un film verità? E lì la sua forza? E ha fatto bene alle sue protagoniste adolescenti? “Vorrei poter dire che girare il film fosse stato un processo terapeutico, che mi ha guarita, ma non è così”, dice con candore e maturità Nikki Reed. “ E stato molto importante per me, e ne vado fiera: ma ho vissuto esperienze molto dolorose e quelle non vanno facilmente via”. La Reed era come Evie? “No, io ero come Tracy. Ma nel mio caso ci sono state tante Evie, e come Tracy anch’io ero una brava studentessa, ero felice, ero tranquilla. Poi, intorno agli 11-12 anni, sono esplosi i problemi”. La Wood invece non si riconosce nel suo personaggio: “Ho conosciuto ragazze come Tracy ed Evie, e mi guardavo bene dal frequentane ”,racconta. “ Sapevo che i genitori non avevano idea di chi fossero le figlie. Spero che questo film serva a svegliarli ”.Nel film, infatti, la madre di Tracy, interpretata da Hunte; capisce molto tardi che c’è qualcosa che non va. E il confronto tra le madre e figlia finisce per essere esplosivo.
DaL’Espresso, 11 settembre 2003
Silvia Bixio


di Silvia Bizio, 11 settembre 2003
Silvia Bixio

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