Rosenstrasse |
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Un film di Margarethe von Trotta.
Con Katja Riemann, Maria Schrader, Jürgen Vogel
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 136 min.
- Germania 2003.
- 01 Distribution
uscita martedì 27 gennaio 2004.
MYMONETRO
Rosenstrasse
valutazione media:
3,17
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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La "sorellanza" secondo Margarethe Von Trottadi il caimanoFeedback: 0 |
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domenica 6 aprile 2008 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Il film racconta mediante il complesso rapporto tra una madre appena rimasta vedova ( ) e sua figlia, un episodio storicamente accaduto e documentato: durante il regime nazista, nella strada berlinese di Rosentrasse (da cui il nome) un gruppo di donne protestò per ottenere la liberazione dei propri mariti, imprigionati ingiustamente ed in barba alle leggi sui matrimoni misti (tra ariani ed ebrei, che evitava a questi ultimi la deportazione). Dopo notti passate al freddo nell'indifferenza delle guardie, la protesta divenne pericolosa per via dell'eco di cui iniziava a beneficiare. Proprio al fine di evitare ulteriori problematiche le autorità decisero di sospendere la prigionia di queste persone (almeno per coloro che non erano già stati deportati). Tra le persone in attesa c'era anche una bambina (Ruth) la cui madre era stata imprigionata, e che aveva trovato in Lena l'affetto e il calore umano che ormai aveva perso. Avrebbe vissuto con lei e con suo marito (nel frattempo liberato) per tre anni, prima di essere affidata ad una zia ed andare negli Stati Uniti, da cui la storia parte. La bambina, diventata adulta e madre a sua volta, supererà il trauma dell'abbandono, solo grazie alla figlia Hanna, che si recherà appositamente a Berlino per ricercare la benefattrice di sua madre, e scoprire ciò che la madre non le aveva mai detto. Il film ha il merito di portare agli onori della cronaca un episodio di grande eroismo da parte delle donne Berlinesi, che osarono sfidare la tirannia e la crudeltà della Gestapo, ma purtroppo non riesce a restituire quel pathos che invece fuoriesce dal quasi contemporaneo “Il pianista “ di Polanski. La struttura a flashback non aiuta lo sviluppo del racconto, soprattutto quando vorrebbe dimostrare che la crudeltà del racconto e dei ricordi che pian piano riaffiorano dopo tanti anni, siano in grado di destabilizzare nuovamente sia chi li ha vissuti (Lena) sia chi li sta conoscendo per la prima volta (Hanna), unendo in un'ideale di “sorellanza” femminista tre generazioni di donne. Il film non sa essere crudo e crudele quando dovrebbe, e a volte anzi si perde nelle melensaggini del rapporto madre-figlia
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