Matrix revolutions

Jaime D’Alessandro

No, non è solo un film. Qui parliamo della ricerca della verità, del costo del sapere, del desiderio di conoscere i destini delle nostre vite, i sacrifici che scegliamo di fare...”. A furia di trionfi e di sequel, Keanu Reeves sembra essersi ormai calato completamente nella parte di Neo, il protagonista della trilogia di Matrix. L’eroe che nel primo film era un semplice hacker, uno scardina-computer in lotta contro Matrix, l’impero delle macchine, che nel secondo Matrix Reloaded, sembrava l’unico in grado di penetrare i segreti della loro potenza, in questo Matrix Revolutions, il terzo e ultimo capitolo della saga assume le sembianze di un vero e proprio messia. Ma non dite che è una bestemmia.
“Per carità; è tutto vero, assolutamente vero. Nell’hacking c’è sempre stato quel richiamo a Robin Hood. L’hacker anzi immagina se stesso come un difensore dell’informazione libera, comune, accessibile, condivisibile...”, dice Raul Chiesa, considerato il primo vero hacker italiano, al punto che la sua firma compare, adesso, tra quelle di Visioni da Matrix, il volume curato dall’esperto Karen Haber che raccoglie una serie di brevi saggi di autori diversi (da Bruce Sterling, uno dei padri del cyberpunk, in giù).
Ma quanto somiglia il mondo di Matrix a quello degli hacker? E davvero le “profezie” del film hanno possibilità di realizzarsi nella realtà, magari a un livello più basso e meno spettacolare, come teorizzano i cyberpunk? Perché alla fine, Matrix, la matrice che controlla tutto, tra un combattimento di kung fu e uno spiegone filosofico, quello rappresenta: la metafora del potere delle macchine. Ma andiamo con ordine. Se non avete visto i due film precedenti è possibile, anzi probabile, che capirete poco della storia.
Riuscire a comprendere come abbia fatto un hacker a diventare il salvatore dell’umanità non è semplice, soprattutto se l’intera vicenda è stata raccontata dai frateffi Wachowski, gli autori e i registi di Matrix, virtuosi tanto degli effetti speciali quanto della citazione filosofica, che hanno affiancato alla trilogia anche una serie di cartoni animati, raccolti nel DVD Animatrix, e un videogame dove diversi temi appena accennati sul grande schermo vengono raccontati in dettaglio. E sono aspetti fondamentali, come le cause che hanno portato nel XXI secolo alla prima guerra fra uomini e macchine e alla creazione di Matrix stessa. Non si tratta più di un semplice conflitto fra buoni e cattivi: i software che gestiscono la“matrice”, la grande illusione virtuale che fa credere agli uomini di vivere una vita normale, mentre sono solo prigionieri del sogno imposto dai software, hanno anch’essi dei propri obiettivi e finiscono per formare una terza entità. Neo è diventato l’Eletto, l’unico essere umano in grado di manipolare il mondo digitale. Forse però è solo un’anomalia prevista e voluta dalle macchine e forse non tutti fra le macchine, uomini e software, sono quello che sembrano. Il secondo film si concludeva con Neo in corna profondo e le macchine che riescono ad individuare Zion, l’ultima città libera in mano a quèl che resta del genere umano, mentre all’interno di Matrix è in corso uno scontro fra i software senzienti su quale posizione prendere rispetto alla guerra fra macchine e uomini. Ed eccoci arrivati a Matrix Revolutions, equamente diviso fra una parte più “filosofica” e la battaglia finale.
Cosa succede? Non vi raccontiamo la fine, ci mancherebbe. Possiamo però dire che si tratta della resa dei conti fra macchine, uomini e i software senzienti di Matrix, il mondo virtuale costruito dalle macchine per soggiogare il genere umano, ridotto a mera fonte di energia. Con Neo che dovrà affrontare l’ultima missione contro l’Agente Smith, il nemico mandato dalle macchine, in compagnia della sua amata Trinity.
Matrix, nel film, è una neurosimulazione interattiva di massa, che riproduce la società umana alla fine del XX secolo. Ovviamente una cosa del genere ai nostri giorni non esiste. Esistono però i giochi di ruolo di massa, ed esistono delle forme di controllo sulla comunicazione. Sono due cose che forse non hanno a che fare fra di loro, ma sono collegate in qualche maniera a Matrix? “Assolutamente si”, dice Chiesa. “I giochi di ruolo sono il risultato della fantasia dei giocatori, e un film futurista e relazionale come Matrix non è altro che la creazione degli autori e del regista. Una specie di gioco di ruolo cinematografico. Però, scusate, c’era già tutto in Johnny Mnemonic: il gioco di ruolo sull’hacking era già tutto lì”.
Hacker, giochi di ruolo, kung fu. E poi? In una delle immagini finali del film compare un fiore di loto. Un caso? No: lo stesso loto era apparso in uno degli episodi di Animatrix sullo sfondo di un mandala. Il buddismo: la stessa filosofia del maestro Yoda di Guerre Stellari. Che la chiave filosofica per scardinare Matrix sia tutta il?
DaIl Venerdì di Repubblica, 30 ottobre 2003


di Jaime D’Alessandro, 30 ottobre 2003