Elephant

Acquista su Ibs.it   Dvd Elephant   Blu-Ray Elephant  
Un film di Gus Van Sant. Con Eric Deulen, Alex Frost, Elias McConnell, Timothy Bottoms, Matt Malloy.
continua»
Drammatico, Ratings: Kids+16, durata 81 min. - USA 2003. - Bim Distribuzione MYMONETRO Elephant * * * - - valutazione media: 3,29 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

voyeurismo spinto fine Valutazione 1 stelle su cinque

di Alberto Maria Spezzaferro


Feedback: 0
venerdì 10 ottobre 2003

I premi, i facili entusiasmi della critica, il clamore. Ormai ci si è fatto il callo.
E’ così che constatare con gli occhi l’ingiustificatezza di tutto ciò che ha accompagnato e premesso l’arrivo di Elephant nelle sale italiane, non suscita nessuna sorpresa. (A voler essere sinceri, chi scrive, ritiene che non solo questo film non avrebbe dovuto ottenere alcun riconoscimento, ma addirittura non trova neppure molte ragioni di essere). Alcune considerazioni grette: un film di per sé di breve durata, alcune scene si ripetono (viste da angolazioni diverse), ma soprattutto una buona parte del film è dedicata ad inquadrare schiena, spalle e nuca dei ragazzi che la telecamera segue come un segugio. Va bene, la camera riprende il tipo di inquadratura del videogioco in soggettiva con il quale uno dei baby-killer allena la mente a fare fuori la gente come i birilli di un bowling: qualcuno potrebbe trovare la cosa significativa, entusiasmarsi addirittura. Ma intanto lo spettatore, a causa di un’ incomprensibile moda di origine europea, si becca per consistente parte del film spalle e schiene, e non solo il criterio dell”interessante” manzoniano va a farsi benedire (giacchè spalle e schiene difficilmente possono essere interessanti), ma anche la buona educazione.
La mancanza dell’interessante è una cifra costante e perdurante per buona parte della pellicola. Tutta la prima parte ed oltre è dedicata alla presentazione di personaggi tipici, se non stereotipi, sui quali la telecamera può soffermarsi brevemente e permettersi di concedere poco spazio ad ognuno perché sono personaggi che per lo più già conosciamo: lo sportivo belloccio e la fidanzata svampita; l’emarginata, sfigata, derisa, brutta e brufolosa; le fighette bulimiche preoccupate dello shopping, etc. Tutti personaggi che bene o male conosciamo perché fanno parte di un bagaglio ormai consolidato di beverly hills, dawson creek, film vari etc. È per questo che Van Sant può permettersi di schizzare il quadro con pochi tratti, pochi brevi dialoghi, inconsistenti e superficiali come giustamente possono essere gli incontri fugaci e casuali in una scuola: perché già sappiamo tutto. Van Sant si avvale di attori non professionisti: non è il primo a farlo, e basta dare uno sguardo nel nostro passato di cinematografia italica per capire quanto siano poco brillanti i suoi risultati in questo esperimento. Parte dei dialoghi è improvvisata: idem come prima. Leggendo qua e là interviste varie, pare di capire che il regista non avesse una sceneggiatura molto definita al momento di andare sul set: vedendo il film la cosa pare più che attendibile. L’impressione è un po’ quella di: “abbiamo la bistecca (ovverossia la strage), e questo è l’importante: due patatine fritte si possono sempre improvvisare”. Cinema sperimentale dunque, oppure, avvalorando la mia tesi, assoluta mancanza di idee.
L’obiettivo di questa prima parte è ritrarre una giornata tipo nella scuola, mostrare la normalità e l’ordinarietà e con essa le anomalie e patologie che normalmente ed ordinariamente la società americana ingloba nell’ordinarietà e normalità.
Data comunque la superficialità (in accezione non necessariamente negativa) fotografica del ritratto, che è un ritratto, istantaneo, senza approfondimenti e psicologismi, il tutto poteva essere fatto in una decina di minuti: ma dato che Van Sant è un’artista e vuole vincere premi, diluisce il tutto con “preziosi” piani sequenza, ralenti, fuori campo, frammentazione temporale senza un particolare rigore di logica e soprattutto: schiene, spalle e nuche.
Si arriva finalmente al film: lo spazio è concesso ai due assassini. Uno sembra un piccolo Trent Reznor (Nine ince Nails, uno di quei gruppi che possono essere facilmente associati al disagio giovanile, nonché uno degli scopritori di Marylin Manson), l’altro sembra un piccolo Eminem (non ha bisogno di presentazioni) e, leggo in un’ intervista poiché dal terribile doppiaggio italiano non traspare, parla rappando.
I genitori a stento li salutano, acquistano le armi in internet, giocano ad un videogame in soggettiva in cui si spara la gente alla schiena, e quando le armi arrivano stanno guardando (oplà!) un documentario sul nazismo.. Manca soltanto un sottofondo del reverendo Manson e invece… sorpresa!: uno dei ragazzi suona il piano (non la chitarra elettrica, proprio il piano) ed esegue Per Elisa. Aleggia il fantasma (oltraggiato) del Ludovico Van. Per finire un accenno ad un episodio omosessuale tra i due: eros/thanatos, Fromm, le interpretazioni in chiave psicologica del nazismo, la violenza come sublimazione dell’omosessualità? Lasciamo stare.
Volendo riassumere: il qualunquismo trionfa sovrano
Poi la strage, ovvero il nucleo del film, rispetto al quale tutto ciò che è venuto prima è un’ inutile premessa.
Un cazzotto allo stomaco, sicuramente, anche un calcio nei testicoli se si vuole, ma non ci voleva molto. Vero che se la regia merita qualche nota di apprezzamento è in questo punto, con i babykiller che si profilano sfocati in fondo ai corridoi, e si avvicinano come fossero le sagome di predator, alien, o di disinfestatori, fino ad essere pienamente visibili, e a rivelare quello che realmente sono. Ma il resto è solo andare sul sicuro: una strage non ha bisogno di molto per fare il suo effetto.
Fin qui, quisquiglie: la critica più importante investe l’idea fondamentale che può stare alla base di un simile progetto.
Al di là della povertà di idee, evidente, traspare infatti una chiara volontarietà del tutto. Elephant vuole essere una fotografia, come prima si diceva. Elephant è una telecamera che segue per un breve arco temporale i movimenti di alcuni ragazzi, in una giornata tipica, ma destinata suo malgrado ad essere una giornata psrticolare. Niente viene spiegato, niente viene approfondito, niente viene amplificato, la rindondanza di nessun significato è ricercata. Anche perché nessun significato viene presentato.
Elephant è una telecamera che filma, non un film.
Siamo nel genere della docufiction: la rappresentazione è misurata, asettica, anche se non così rigorosamente asettica da rinunciare al pesante condimento di autorialità (malriuscita).
Penso ad un film, vincitore anch’esso di un premio: Bloody Sunday, trattava anch’esso di una strage. Ma Bloody Sunday è la ricostruzione fedele di un evento storico al fine di rinnovarne la memoria, è un atto di accusa politica, un film che ha degli obbiettivi e li persegue.
Cos’è invece Elephant?
Un atto di voyeurismo sfrenato.
Per quale motivo potrebbe essere “interessante” vedere questo Elephant, che non dice nulla di più di quello che già si sa se solo si ha sentito parlare, anche solo di sfuggita, della tragedia di Columbine?
Conosciamo i personaggi, sappiamo che negli States le armi si acquistano in internet e chi ha visto il bel Bowling for Colombine sa anche che non c’è bisogno di internet, ma basta il supermercato più vicino; conosciamo i videogames più violenti e spesso ci capita anche di giocarci con gusto, sappiamo tutto il resto. Tutto quello che Elephant mostra prima della strage ci è già noto: cosa rimane dunque se non il “vedere la strage”?
La visione della strage (a differenza del significato che la investe in Bloody Sunday) è qui soltanto ed unicamente la visione della strage, e trova giustificazione soltanto nel voler vedere la strage. Voyeurismo, appunto.
E se è vero che il voyeurismo è l’essenza stessa del cinema, la radice subliminale della sua natura, è anche vero che è buona creanza mascherarlo, dissimulare, fingere.
Elephant non è nulla di più di una di quelle ricostruzioni in fiction di delitti, che vengono fatte da alcuni programmi sensazionalisti americani.

[+] lascia un commento a alberto maria spezzaferro »
Sei d'accordo con la recensione di Alberto Maria Spezzaferro?

Sì, sono d'accordo No, non sono d'accordo
43%
No
57%
Scrivi la tua recensione
Leggi i commenti del pubblico
gianpaolo domenica 15 maggio 2005
0- stelle al commentatore
76%
No
24%

Questo lungo ed inutile commento,...è paragonabile ad un enorme contenitore,..in cui anche l'aria è assente.

[+] lascia un commento a gianpaolo »
d'accordo?
chiara lunedì 2 luglio 2007
è inutile scrivere tanto per non dire nulla
73%
No
27%

"elephant",citando desperate housewives,è l'enorme elefante che la buona società ha in salotto ma che sorridendo fa finta di non vedere. Non è voyeurismo quello dello spettatore,nè quello del regista. E' la realtà sbattuta in faccia senza complimenti

[+] lascia un commento a chiara »
d'accordo?
noodles giovedì 20 settembre 2007
critica agghiacciante
62%
No
38%

Da quanto hai scritto sembreresti un critico cinematografico...scrivi su qualche giornale?qualche quotidiano?..no,perche se così fosse consiglierei al tuo redattore o direttore che sia di affidarti la critica di film come Natale in India,Olè o Troppo belli (con Costantino e Interrante..)..almeno in quel caso non faresti danni rilevanti,tu giusto quei film dovresti giudicare...

[+] lascia un commento a noodles »
d'accordo?
giulia venerdì 6 giugno 2008
ahahaha!!!
42%
No
58%

Penso che in realtà questo alberto provi soltanto profonda invidia...e quindi rabbia essendo egli cieco...dentro.

[+] lascia un commento a giulia »
d'accordo?
luchino giovedì 1 gennaio 2009
dimostrazione
69%
No
31%

Tu parli di grandi annunci e premi vinti,ebbene io l'ho visto su sky dopo il "Bowling" di Moore e non sapevo avesse ricevuto alcun premio ne' che trattasse della strage alla Columbine se l'avessi saputo forse avrei cambiato canale,invece sono rimasto ipnotizzato dal modo del regista di raccontare i fatti in maniera cosi' normalmente agghiacciante e credimi non ho neanche premuto il tasto per conoscere la trama sono rimasto incollato allo schermo.Con quanti film mi e' capitato? Nessun'altro!Van Sant ti ipnotizza e ti incuriosisce come nessun altro e qui ha dato il meglio ,forse dovresti rivederlo un'altra volta per cogliere lee finezze di questa pellicola che ,ricordo e' stato girato in poco piu' di 20 gg! Ciao

[+] lascia un commento a luchino »
d'accordo?
Elephant | Indice

Recensioni & Opinionisti Premi
Multimedia Shop & Showtime
Festival di Cannes (2)


Articoli & News
Approfondimenti
il set in classe
Poster e locandine
1 | 2 | 3 | 4 | 5 |
Shop
DVD
Scheda | Cast | News | Trailer | Poster | Foto | Frasi | Rassegna Stampa | Pubblico | Forum | Shop |
prossimamente al cinema Film al cinema Novità in dvd Film in tv
Altri prossimamente » Altri film al cinema » Altri film in dvd » Altri film in tv »
home | cinema | database | film | uscite | dvd | tv | box office | prossimamente | colonne sonore | Accedi | trailer | TROVASTREAMING |
Copyright© 2000 - 2024 MYmovies® // Mo-Net All rights reserved. P.IVA: 05056400483 - Licenza Siae n. 2792/I/2742 - credits | contatti | redazione@mymovies.it
Normativa sulla privacy | Termini e condizioni d'uso
pubblicità