paolp78
|
venerdì 8 settembre 2023
|
montaggio inconsueto e tematiche toccanti
|
|
|
|
La cifra stilistica che contraddistingue questa intensa pellicola del grande regista messicano Alejandro González Iñárritu è data dal montaggio irregolare delle scene filmate che non sono messe in ordine temporale secondo lo sviluppo della storia, bensì sono messe in modo totalmente disordinato (ma ben studiato), tanto che si trovano una dietro all’altra sequenze scollegate con quelle precedenti.
L’ardita scelta narrativa mette inizialmente in difficoltà lo spettatore che va in confusione e ci capisce poco, correndo il rischio di scoraggiarsi e disaffezionarsi; viceversa Iñárritu punta a incuriosire e interessare il pubblico mostrandogli sin dall’inizio alcune sequenze spiazzanti, relative alla fase conclusiva della storia,.
[+]
La cifra stilistica che contraddistingue questa intensa pellicola del grande regista messicano Alejandro González Iñárritu è data dal montaggio irregolare delle scene filmate che non sono messe in ordine temporale secondo lo sviluppo della storia, bensì sono messe in modo totalmente disordinato (ma ben studiato), tanto che si trovano una dietro all’altra sequenze scollegate con quelle precedenti.
L’ardita scelta narrativa mette inizialmente in difficoltà lo spettatore che va in confusione e ci capisce poco, correndo il rischio di scoraggiarsi e disaffezionarsi; viceversa Iñárritu punta a incuriosire e interessare il pubblico mostrandogli sin dall’inizio alcune sequenze spiazzanti, relative alla fase conclusiva della storia,. Deve dirsi che la pellicola è girata in modo molto efficace, Iñárritu ha cura di mantenere il più possibile brevi le scene per far risultare scorrevole il film, inoltre le tematiche di grande impatto emotivo catturano l’attenzione, ed alla fine quindi il regista messicano riesce a presentare un’opera che resta accattivante per il pubblico nonostante il rischio corso con il virtuosismo nel montaggio.
La pellicola ha ad oggetto tematiche forti ed impegnative che sono esposte con gravità, tuttavia l’elevato numero di argomenti trattati, tutti molto delicati, fa sorgere il dubbio che non sia riservato ad ognuno di essi la giusta attenzione. Si tratta inoltre di questioni già affrontate numerose volte al cinema, che quindi hanno perso di quella originalità che il regista messicano ha tentato di recuperare con l’inconsueto montaggio.
Circa l’esaltazione della pellicola sul piano emotivo, risultano efficacissime le ottime prove attoriali offerte, tra cui spiccano per intensità quelle dei protagonisti Naomi Watts e Benicio del Toro, che colpiscono in modo eccezionale e superano il pur bravo Sean Penn, che interpreta il terzo protagonista della pellicola, non restando però altrettanto impresso.
Il cast è completato da ottimi comprimari di grande talento come Charlotte Gainsbourg, Melissa Leo, Eddie Marsan e Danny Huston che in realtà ha una parte minima che lo fa apparire più in foto che in scene recitate.
Il film non riesce appieno a centrare l’ambizioso obiettivo di affrontare in modo compiuto e soddisfacente questioni metafisiche di grande complessità filosofico-religiosa.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a paolp78 »
[ - ] lascia un commento a paolp78 »
|
|
d'accordo? |
|
luca scialo
|
mercoledì 3 giugno 2020
|
progetto ambizioso che sfugge di mano
|
|
|
|
Alejandro G. Iñárritu cerca di trasporre al meglio una sceneggiatura intrigata del connazionale Guillermo Arriaga, nella quale le vite dei protagonisti si intrecciano e orbitano intorno ad un evento drammatico: un incidente stradale. La scelta è quella di scomporre i pezzi della storia e di mescolare gli eventi in un ordine temporale confuso e irregolare. Che finisce però per confondere anche lo spettatore, in una mescolanza di temi troppo diversi tra loro. Un progetto troppo ambizioso che sfugge di mano, salvato il più possibile dalla ottima interpretazione del Cast stellare. Ed è forse l'unica cosa che davvero resta.
|
|
[+] lascia un commento a luca scialo »
[ - ] lascia un commento a luca scialo »
|
|
d'accordo? |
|
fabio silvestre
|
martedì 28 aprile 2020
|
"flash-forward"
|
|
|
|
Avendo già visto 3 gran bei film del regista messicano 2 volte premio oscar Alejandro Inàrritu (Babel, Birdman e Revenant) le aspetttaive per questa sua seconda regia erano comunque alte, ma purtroppo il film "21 grammi" si è rivelato un'autentica delusione. I motivi principali di questa pellicola decisamente non sufficiente sono i seguenti: 1) il film è costruito e montato con continui "flash-forward" (in ambito narrativo è un'anticipazione di fatti che verrano in futuro) e, pertanto, all'inizio la tecnica utilizzata rende molto confusionaria la trama di cui con difficoltà si riescono a seguire gli eventi; inoltre il fatto di vedere alcune sequenze delle scene finali hanno privato la pellicola di quella suspence che la trama avrebbe meritato ed hanno allungato oltremodo la durata del film rendendolo a tratti noioso; 2) la sceneggiatura è del tutto inverosimile perchè se da un lato il protagonista Paul (Sean Penn) dopo aver ricevuto un intervento al cuore è ossessionato dal cercare la persona (donatore morto in un incidente stradale) a cui deve la vita, una volta trovata la moglie (Naomi Watts) del defunto, tra i 2 inizia una improbabile relazione sentimentale, quanto poi la ex moglie di Paul, dopo un aborto, vuole a tutti i costi un figlio da lui ricorrendo all'inseminazione artificiale.
[+]
Avendo già visto 3 gran bei film del regista messicano 2 volte premio oscar Alejandro Inàrritu (Babel, Birdman e Revenant) le aspetttaive per questa sua seconda regia erano comunque alte, ma purtroppo il film "21 grammi" si è rivelato un'autentica delusione. I motivi principali di questa pellicola decisamente non sufficiente sono i seguenti: 1) il film è costruito e montato con continui "flash-forward" (in ambito narrativo è un'anticipazione di fatti che verrano in futuro) e, pertanto, all'inizio la tecnica utilizzata rende molto confusionaria la trama di cui con difficoltà si riescono a seguire gli eventi; inoltre il fatto di vedere alcune sequenze delle scene finali hanno privato la pellicola di quella suspence che la trama avrebbe meritato ed hanno allungato oltremodo la durata del film rendendolo a tratti noioso; 2) la sceneggiatura è del tutto inverosimile perchè se da un lato il protagonista Paul (Sean Penn) dopo aver ricevuto un intervento al cuore è ossessionato dal cercare la persona (donatore morto in un incidente stradale) a cui deve la vita, una volta trovata la moglie (Naomi Watts) del defunto, tra i 2 inizia una improbabile relazione sentimentale, quanto poi la ex moglie di Paul, dopo un aborto, vuole a tutti i costi un figlio da lui ricorrendo all'inseminazione artificiale. Insomma davvero mi ha sorpreso come questo film così brutto abbia ricevuto tanti premi e nominations ai vari festival del cinema. Anche se è un film del 2003, ne sconsiglio la visione in tv.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a fabio silvestre »
[ - ] lascia un commento a fabio silvestre »
|
|
d'accordo? |
|
rmarci 05
|
mercoledì 1 maggio 2019
|
una storia poco originale per un film emozionante
|
|
|
|
Al suo secondo film, il primo prodotto a Hollywood, il talentuoso regista Alejandro G. Inàrritu traspone sullo schermo l'intricata sceneggiatura di G. Arriaga, dalla complessità tematica molto ambiziosa, forse troppo: tra i principali temi trattati ci sono la Provvidenza Divina e la Fede, nonché la perdita di quest'ultima a causa di un presunto tradimento di Dio verso il personaggio di Benicio Del Toro, un individuo inizialmente devoto al Signore, tormentato ed ossessionato dai suoi peccati, ed interpretato con meravigliosa rassegnazione dall'attore spagnolo. La tematica portante del film però non è la religione, ma la morte, unico vero filo conduttore di un racconto poco originale al livello tematico ma incredibilmente potente ed efficace dal punto di vista narrativo, grazie alla splendida fotografia, che segue, attraverso la ripresa a spalla, le tragiche vicende dei tre protagonisti, tutti e tre personaggi che hanno paura della morte ma in continua lotta contro le disgrazie della loro vita, arrivando a domandarsi se sia meglio continuare a vivere o finire la propria esistenza.
[+]
Al suo secondo film, il primo prodotto a Hollywood, il talentuoso regista Alejandro G. Inàrritu traspone sullo schermo l'intricata sceneggiatura di G. Arriaga, dalla complessità tematica molto ambiziosa, forse troppo: tra i principali temi trattati ci sono la Provvidenza Divina e la Fede, nonché la perdita di quest'ultima a causa di un presunto tradimento di Dio verso il personaggio di Benicio Del Toro, un individuo inizialmente devoto al Signore, tormentato ed ossessionato dai suoi peccati, ed interpretato con meravigliosa rassegnazione dall'attore spagnolo. La tematica portante del film però non è la religione, ma la morte, unico vero filo conduttore di un racconto poco originale al livello tematico ma incredibilmente potente ed efficace dal punto di vista narrativo, grazie alla splendida fotografia, che segue, attraverso la ripresa a spalla, le tragiche vicende dei tre protagonisti, tutti e tre personaggi che hanno paura della morte ma in continua lotta contro le disgrazie della loro vita, arrivando a domandarsi se sia meglio continuare a vivere o finire la propria esistenza. In molte scene l'intero film si affida completamente alla straordinaria bravura dei tre protagonisti, tutti e tre con stili di recitazione diversi ma capaci di creare un equilibrio all'interno della pellicola di grande coinvolgimento emotivo, ormai poco frequente nel cinema contemporaneo. Non è facilmente comprensibile perché il regista abbia scelto di raccontare le tre vicende in modo frammentato, se per una presunta funzionalità o per un semplice autocompiacimento, ma in ogni caso ritengo che una storia più lineare avrebbe giovato al film. Alcune scene sono memorabili. In conclusione, un'opera molto matura per essere solo il secondo film di un regista assai promettente, ma che, proprio perché è tra le prime, cade in alcune ingenuità, tra cui la scarsa originalità e l'eccessiva durata, compensata in parte da un racconto intenso, fortemente drammatico, potente e per questo molto efficace, e recitato magistralmente dai tre attori protagonisti.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a rmarci 05 »
[ - ] lascia un commento a rmarci 05 »
|
|
d'accordo? |
|
samanta
|
mercoledì 2 gennaio 2019
|
coincidenza o provvidenza
|
|
|
|
Il film rivelò in pieno le tematiche del regista e sceneggiatore messicano Alejandro Inàrritu che in seguito confermò il suo talento nei suoi successivi film come Babel, Birdman e Revenant che ebbero molteplici riconoscimenti (tra l'altro: l'Oscar 2015 per la regia di Birdman e gli Oscar 2016 per la regia e la sceneggiatura di Revenant). E' un film violentemente drammatico che però lascia spazio anche a sentimenti delicati, il titolo è dato dal peso che l'uomo perde quando muore: il peso dell'anima.
I protagonisti sono tre: Jack Jordan (Benicio del Toro) è un ex criminale detenuto in prigione che uscito dal carcere diventa un fondamentalista protestante e come può succedere a ogni neofita sbanda nel fanatismo, creando problemi con la famiglia e con la parrocchia; Paul Rivers (Sean Penn), è un professore universitario con gravi problemi al cuore ed in attesa di trapianto, la ex moglie Mary torna per assisterlo, ma avendo abortito appena sposati ora vuole un figlio da lui con l'inseminazione artificiale; infine Cristina (Naomi Watts) vive felice con il marito Michael e le due figlie, ma nasconde nel suo animo un passato di alcool e droga.
[+]
Il film rivelò in pieno le tematiche del regista e sceneggiatore messicano Alejandro Inàrritu che in seguito confermò il suo talento nei suoi successivi film come Babel, Birdman e Revenant che ebbero molteplici riconoscimenti (tra l'altro: l'Oscar 2015 per la regia di Birdman e gli Oscar 2016 per la regia e la sceneggiatura di Revenant). E' un film violentemente drammatico che però lascia spazio anche a sentimenti delicati, il titolo è dato dal peso che l'uomo perde quando muore: il peso dell'anima.
I protagonisti sono tre: Jack Jordan (Benicio del Toro) è un ex criminale detenuto in prigione che uscito dal carcere diventa un fondamentalista protestante e come può succedere a ogni neofita sbanda nel fanatismo, creando problemi con la famiglia e con la parrocchia; Paul Rivers (Sean Penn), è un professore universitario con gravi problemi al cuore ed in attesa di trapianto, la ex moglie Mary torna per assisterlo, ma avendo abortito appena sposati ora vuole un figlio da lui con l'inseminazione artificiale; infine Cristina (Naomi Watts) vive felice con il marito Michael e le due figlie, ma nasconde nel suo animo un passato di alcool e droga.
In teoria sono tre persone che classe , cultura, frequentazioni non avrebbero mai dovuto incontrarsi anche vivendo un secolo. Ma il destino dispone diversamente: Jack con il furgone investe Michael e le figlie che muoiono, il cuore di Michael viene trapiantato a Paul. In questo momento le 3 vite si incrociano: nasce l'amore tra Paul che ha cercato chi era il donatore e Cristina, scoppiano la tragedia in quanto Cristina ripiomba nella droga e la vendetta di Paul e Cristina nei confronti di Jack quando questi esce di prigione. E' un film che pone tante questioni: perchè Dio sembra abbandonare Jack che pure aveva cercato di cambiare vita? La vendetta di Paul e Cristina che vogliono uccidere Jack quando questi esce di prigione è comprensibile? Può sorgere l'amore da una tragedia? Se non c'é la Provvidenza perché il destino fa incrociare vite così diverse? Il regista pone numerosi interrogativi, senza ovviamente risolverli, in un film che ha una trama asciutta, nervosa, avvincente, senza sbrodolature o momenti vuoti, che si avvale non solo di flash back, ma spesso di quella tecnica di anticipare durante una scena un evento futuro per ritornare alla scena originale (Flash foward). Però se il finale è drammatico, il regista lascia, a mio avviso, un filo di speranza: in ospedale dove è andata per assistere Paul, Cristina scopre che è rimasta incinta di Paul, che poi muore. Un bel film che si lascia vedere e che fa rimanere qualcosa dentro lo spettatore, film supportato da tre grandi interpretazioni di Sean Penn, di Benicio del Toro e di Naomi Watts che ebbe la nomination all'Oscar che fu data invece a Charlize Theron non so quanto meritatamente.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a samanta »
[ - ] lascia un commento a samanta »
|
|
d'accordo? |
|
chrisnolan
|
lunedì 4 settembre 2017
|
emozionante
|
|
|
|
Ottimo film emozionante con un grande cast
|
|
[+] lascia un commento a chrisnolan »
[ - ] lascia un commento a chrisnolan »
|
|
d'accordo? |
|
enzo70
|
sabato 29 agosto 2015
|
la conferma del genio di inarritu
|
|
|
|
Inarritu ha dato al cinema contemporaneo una nuova prospettiva con la quale inquadrare le storie, e così in 21 grammi, ripercorrendo la struttura narrativa di Babel, incrocia tre storie diverse, quella di un ex criminale redento, Benicio Del Toro, di un uomo malato in attesa di un trapianto di cuore, Sean Penn e della moglie del donatore, Naomi Watts, cercando nel dolore il comune denominatore. 21 grammi, il peso dell’anima, è un film di forte impatto emotivo che tiene lo spettatore incollato allo schermo, non solo per sapere cosa accadrà, ma anche per cercare il filo di arianna di una storia densa come poche di sovrapposizioni temporali, in cui l’individualismo viene soffocato dalla forza del destino.
[+]
Inarritu ha dato al cinema contemporaneo una nuova prospettiva con la quale inquadrare le storie, e così in 21 grammi, ripercorrendo la struttura narrativa di Babel, incrocia tre storie diverse, quella di un ex criminale redento, Benicio Del Toro, di un uomo malato in attesa di un trapianto di cuore, Sean Penn e della moglie del donatore, Naomi Watts, cercando nel dolore il comune denominatore. 21 grammi, il peso dell’anima, è un film di forte impatto emotivo che tiene lo spettatore incollato allo schermo, non solo per sapere cosa accadrà, ma anche per cercare il filo di arianna di una storia densa come poche di sovrapposizioni temporali, in cui l’individualismo viene soffocato dalla forza del destino. Il dolore dei tre protagonisti non esplode mai, rimane sempre sommesso, e proprio per questo diventa deflagrante, ossessivo. La bravura degli interpreti riesce a dare un ulteriore valore aggiunto ad un film di grande capacità espressiva che, per l’ennesima volta, testimonia il valore del regista messicano.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a enzo70 »
[ - ] lascia un commento a enzo70 »
|
|
d'accordo? |
|
paradigma
|
lunedì 2 marzo 2015
|
21 grammi:il peso di un capolavoro
|
|
|
|
é davvero difficile parlando del reale,riuscire a realizzare attraverso la settima arte un film del genere.In queste pellicole solitamente manca sempre un soldo per fare una lira,e allora molti registi,attori,produttori,sceneggiatori si buttano su film a effetto,più semplici,ausiliati dai numerosi strumenti che l'epoca ci dona.
Ma qui no,qui tutto è così dannatamente forte,e perfetto.Le storie di cui si parla ci possono sembrare lontane dalle nostre 24 ore,ma non importa.Ognuno ha la sua storia,ognuno ha i suoi drammi,piccoli o grandi,ognuno le sue gioie,i suoi momenti di nervosismo,di vuoto,di speranza,potrei continuare all'infinito,perchè se ci fosse un formulario delle emozioni umane,allora il cast di 21 grammi ne avrebbe trasportato il contenuto intero all'interno di questo film.
[+]
é davvero difficile parlando del reale,riuscire a realizzare attraverso la settima arte un film del genere.In queste pellicole solitamente manca sempre un soldo per fare una lira,e allora molti registi,attori,produttori,sceneggiatori si buttano su film a effetto,più semplici,ausiliati dai numerosi strumenti che l'epoca ci dona.
Ma qui no,qui tutto è così dannatamente forte,e perfetto.Le storie di cui si parla ci possono sembrare lontane dalle nostre 24 ore,ma non importa.Ognuno ha la sua storia,ognuno ha i suoi drammi,piccoli o grandi,ognuno le sue gioie,i suoi momenti di nervosismo,di vuoto,di speranza,potrei continuare all'infinito,perchè se ci fosse un formulario delle emozioni umane,allora il cast di 21 grammi ne avrebbe trasportato il contenuto intero all'interno di questo film.Il continuo oscillare tra vita e morte,vita che dà morte,morte che dà vita,non è altro che la metafora della nostra grande tela di interazioni,che ogni giorno è in costante sfilamento e tessitura.Io non riesco davvero a trovare difetti a questo lavoro,ricordiamoci che il cinema è arte,e l'arte serve ad accrescersi e ad interessarsi di qualcosa,e come si fa a non interessarsi a due ore che arrivano dritte al cuore,sapendo sempre emozionare,premettendo che non le si guardi con occhi disillusi.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a paradigma »
[ - ] lascia un commento a paradigma »
|
|
d'accordo? |
|
dargam
|
lunedì 19 novembre 2012
|
come amores perros ma più intenso
|
|
|
|
Ci vuole una buona dose di genio per saper incrociare i flashback come riesce ad Inarritu. Certo non sfugge la replica dello stesso stile di Amore Perros.
Naomi Watts si conferma una grande interprete e convince anche Sean PEnn, di cui pure (nel mio piccolo) non sono un grande estimatore.
La trama avvince indubbiamente e ti lascia incollato fino all'ultimo. Quando ciò riesce il film non può essere che ottimo. Spero siano lontani i giorni in cui lascerò i miei 21 grammi ;)
|
|
[+] lascia un commento a dargam »
[ - ] lascia un commento a dargam »
|
|
d'accordo? |
|
norman_joker
|
lunedì 12 novembre 2012
|
il peso dell'anima
|
|
|
|
“Questa è la sala d’attesa della morte”: sono queste le parole con cui si apre 21 grammi, pellicola diretta dal messicano Alejandro Gonzàles Inàrritu. Ed in effetti si ha la sensazione, per tutta la durata del film, di vivere nell’anticamera, sull’orlo dell’abisso dei protagonisti. L’impronta nostalgica consente allo spettatore di vivere il film in uno stato di attesa che si risolve soltanto nelle fasi finali. La vicenda ruota attorno a tre drammi che conducono alla ricerca del senso della vita e della riappropriazione della propria identità. L’unità temporale è spezzata, il montaggio è attuato in maniera tale da ricreare lo stesso stato confusionale dei personaggi e per alleggerire l’intensità che deriva da un mix di tematiche che si intersecano in un intreccio dalla incredibile carica drammatica.
[+]
“Questa è la sala d’attesa della morte”: sono queste le parole con cui si apre 21 grammi, pellicola diretta dal messicano Alejandro Gonzàles Inàrritu. Ed in effetti si ha la sensazione, per tutta la durata del film, di vivere nell’anticamera, sull’orlo dell’abisso dei protagonisti. L’impronta nostalgica consente allo spettatore di vivere il film in uno stato di attesa che si risolve soltanto nelle fasi finali. La vicenda ruota attorno a tre drammi che conducono alla ricerca del senso della vita e della riappropriazione della propria identità. L’unità temporale è spezzata, il montaggio è attuato in maniera tale da ricreare lo stesso stato confusionale dei personaggi e per alleggerire l’intensità che deriva da un mix di tematiche che si intersecano in un intreccio dalla incredibile carica drammatica. Il montaggio è vertiginoso, si procede per flashback e anticipazioni in modo che il presente sia indefinito: le inquadrature sono rapide, fugaci, necessitano di attenzione per essere pienamente comprese.
Viene stuzzicata la curiosità nel procedere della visione del film, nel cercare di ricondurre ad un filo temporalmente logico le vicende parallele. Gli attori sono semplicemente magistrali. L’incredibile Sean Penn supera se stesso nell’interpretazione di Paul, insegnante di matematica che in seguito ad una malattia necessita di un trapianto di cuore. Quindi viviamo sequenze in cui è in casa, legato ad una bombola d’ossigeno, aggrappato alla speranza del trapianto, che non riesce a prevalere sulla rassegnazione, insieme a sequenze in cui è riuscito a ricevere un cuore nuovo, intervallate da altre in cui, guarito, va alla ricerca della famiglia del donatore. La sua necessità è legata alla volontà di riappropriarsi della propria identità e il regista concede inquadrature lente, con primi piani impregnati di espressività ed intensa emotività, insieme ad una musica nostalgica, triste, che con poche note e la forza dei colori slavati riesce a lasciare la sua impronta nel marcare il sentimento e la psicologia.
La speranza per la vita di Paul è abilmente contrapposta nel corso del film all’angoscia e all’abisso in cui è crollata Cristina, interpretata da Naomi Watts, che ha perso il marito e le due figlie in un incidente d’auto ed è sprofondata nell’alcol e nella droga, senza riuscire a trovare la forza di riappropriarsi del futuro. E’ lei che prende la decisione di donare il cuore del marito, senza sapere che sarà destinato a Paul. La sua sofferenza è credibile, reale, attinge alla nostra empatia.
Il responsabile dell’incidente d’auto è il terzo protagonista, Jack, interpretato da Benicio Del Toro, la cui vicenda apre una parentesi su tematiche non direttamente legate alla vicenda principale ma comunque abilmente trattate nella segmentazione della pellicola. Jack è un fanatico religioso che, dopo una vita passata in carcere ad intervalli regolari per piccoli crimini, si riveste di un bigottismo sfrontato e ritiene di possedere la sapienza religiosa, agendo in maniera ligia agli insegnamenti del Vangelo (emblematica la scena in cui obbliga la figlia a farsi picchiare dal fratello sull’altro braccio). Credendo di essere sotto la protezione di Cristo, interpreta ogni singolo aspetto dell’esistenza come un volere divino, per cui ha un crollo emotivo, un senso di sconcertante abbandono, dopo essersi costituito in seguito all’incidente. Il Cristo per cui ha operato ora sembra voltargli le spalle ed ha pertanto la necessità di scavare a fondo dentro di sé per convivere col senso di colpa, la responsabilità nei confronti della famiglia e il proprio dovere morale.
Quando Paul scopre che anche il nuovo cuore è instabile e rischia nuovamente la morte, gli eventi accelerano vorticosamente fino al finale, dal momento in cui il nostro Sean Penn ha la percezione che il nuovo ricovero sarà solamente un modo per “aiutarlo a morire meglio”.
La complicità dei personaggi porta alla comprensione di questi 21 grammi, il peso del dolore, un soffio leggero che è pesantezza dell’anima nella pellicola stilisticamente perfetta, tesa come i volti dei protagonisti che fluiscono in un’unica vicenda in maniera armoniosa. Non rimarrete indifferenti dinanzi alla casualità che non risulta forzata, alle debolezze del cuore e della vita.
Vi lascio con le parole di Paul, che rendono al meglio il senso stesso del film: “quante volte viviamo, quante volte si muore? Si dice che nel preciso istante della morte perdiamo 21 grammi di peso, nessuno escluso. Ma quanto c’è in 21 grammi, quanto va perduto, quando li perdiamo, quanto se ne va con loro? Quanto si guadagna? 21 grammi: il peso di cinque nichelini uno sull’altro, il peso di un colibrì, di una barretta di cioccolato; quanto valgono 21 grammi?”. Ve ne innamorerete, vi lascerà un peso in petto, forse dovuto a quei 21 grammi che si saranno ulteriormente arricchiti grazie alle miriadi di riflessioni che sgorgano dal film. Buona visione!
[-]
|
|
[+] lascia un commento a norman_joker »
[ - ] lascia un commento a norman_joker »
|
|
d'accordo? |
|
|