Two Weeks Notice - Due settimane per innamorarsi

Roberto Nepoti

La sensazione, non proprio esaltante, che si prova davanti a un film come Due settimane per innamorarsi è di averlo già visto due o tre volte. I più benevoli sosterranno che riprende la tradizione della classica commedia di "guerra dei sessi", quella in cui si fronteggiavano Catharine Hepburn e Spencer Tracy, o Catharine Hepburn e Cary Grant.
Altri, meno indulgenti (ma più realistici), diranno che è l'ennesima commedia sentimentale riciclata, cucita col filo bianco addosso ai protagonisti: Hugh Grant, che si alterna inesorabile tra l'acchiappasottane rampante della upper-class e l'acchiappasottane romantico, e Sandra Bullock che (quando non fa la poliziotta) ripropone ostinatamente il personaggio della donna emancipata e con la testa sulle spalle, ma dal musetto strappabaci. Orbene, il soggetto spremuto dalle meningi di Marc Lawrence, sceneggiatore di fiducia della Bullock
(Miss Detective) al debutto dietro la macchina da presa, è il seguente. George Wade, magnate del settore immobiliare e impenitente seduttore (vedi sopra), e Lucy Nelson, brillante avvocato, fanno conoscenza per motivi professionali. Immancabilmente si detestano e si scambiano dispetti, finché la legale non decide di piantare in asso il viziato riccone per difendere le cause ambientaliste.
L'allusione ai guasti della speculazione edilizia (una corporazione intende trasformare il Community Center di New York in un lussuoso condominio) non è che un pretesto per innescare la storia, il cui unico scopo resta quello di dimostrare i vetusti assiomi "l'amore non è bello se non è litigarello" e "chi disprezza compra". Wade sperimenta una nuova fiamma, ma rimpiange Lucy; lei si tormenta per la gelosia. L'amore trionferà, senza che al paziente spettatore siano stati risparmiati un solo vezzo né una sola mossetta del repertorio di Sandra e Hugh.
Da La Repubblica, 15 febbraio 2003


di Roberto Nepoti, 15 febbraio 2003