fracass
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domenica 15 agosto 2021
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commuovente
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Bellissimo, questo film storia di questi tre fratelli atei che si convertono al cattolicesimo (tranne uno) per favorire la canonizzazione della madre uccisa da uno dei tre fratelli.
Fantastica recitazione, dialoghi intensi, si respira un pò l'atmosfera ribelle di quegli anni contro ogni forma di dominio patrenalista, patriarcale ed istituzionale e a favore di una vera libertà di pensiero, formidabile da questo punto di vista per coerenza la posizione di Catellitto (uno dei fratelli) :recitazione fantastica.
Che tristezza rispetto ai giorni nostri per i quali le manifestazioni più virulente si fanno solo contro il green pass per la libertà di ristoratori e clienti di non essre controllati, che tracollo di ideali, valori, purtroppo la piaga del populismo becero ed ignorante non è finito con i 5 stelle.
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paolo salvaro
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mercoledì 2 dicembre 2020
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film grottesco e irritante
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Mi dispiace molto dover parlare male di un film di un maestro come Marco Bellocchio, ma non posso nemmeno far finta che mi sia piaciuto. Esistono mille modi diversi per puntare il dito contro l'ipocrisia dell'uomo e di mescolarla a temi come la religione, l'onore, la fede e il dramma familiare. Francamente questo mi è sembrato uno dei peggiori.
La storia muove a partire da un bambino che suggestionato da una sua maestra è convinto di essere costantemente seguito da Dio e che per questo motivo non potrà mai più essere solo. Interviene la madre che lo prende in braccio per consolarlo. Vediamo fin da subito un enorme difetto di questo film: qui Bellocchio non ha voluto o saputo dirigere gli attori secondari.
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Mi dispiace molto dover parlare male di un film di un maestro come Marco Bellocchio, ma non posso nemmeno far finta che mi sia piaciuto. Esistono mille modi diversi per puntare il dito contro l'ipocrisia dell'uomo e di mescolarla a temi come la religione, l'onore, la fede e il dramma familiare. Francamente questo mi è sembrato uno dei peggiori.
La storia muove a partire da un bambino che suggestionato da una sua maestra è convinto di essere costantemente seguito da Dio e che per questo motivo non potrà mai più essere solo. Interviene la madre che lo prende in braccio per consolarlo. Vediamo fin da subito un enorme difetto di questo film: qui Bellocchio non ha voluto o saputo dirigere gli attori secondari. Il bambino fa la figura di un cane allucinante impegnato in una recita delle elementari invece che in un film per il cinema, non ci prova nemmeno a sembrare coinvolto, mentre la madre è semplicemente morta dentro. La cosa è volontaria, poichè il suo personaggio incarna l'emblema di chi lobotomizzato dal pensiero dominante è incapace di formularne di propri e si piega tacitamente agli altri, ma l'effetto è quello di avere un extratterestre che si aggira per la casa biascicando di tanto in tanto due parole. Viene da chiedersi come avesse fatto il protagonista a sposarla fin dal principio visto la totale incompatibilità tra i due. Tra l'altro in presenza del figlio sorride come una madre qualsiasi, dimostrando di essere in grado di provare emozioni; perchè si comporta da cadavere ambulante solo con gli altri? In ogni caso anche tutti quanti gli altri attori secondari recitano con un pressapochismo e una sciattezza allucinanti eccezion fatta per Piera Degli Espositi e Toni Bertorelli che fanno egregiamente il loro dovere. Tutti gli altri avrebbero potuti anche essere muti per l'attenzione che hanno riservato a loro, il che è imperdonabile visto che abbiamo comunque a che fare con un sacco di personaggi.
Un altro grande difetto del film è il fatto di essere montato male e scritto peggio. Non ho idea di come faccia ad avere così tante recensioni positive, ma io ho visto un film scadente appunto anche sotto quei due aspetti. Ci sono troppi tagli e più di una volta si stacca sullo stesso personaggio di prima ripreso da un angolazione solo leggermente diversa, quando non nello stesso identico punto. Inoltre non ci sono mai nè dettagli nè particolari, solo un incessante sfilata di ripetitivi primi e primissimi piani. Con scritto male intendo che si contraddice da una riga di sceneggiatura all'altra; ad esempio in un dialogo con un prelato prima il protagonista parla di sua madre, poi afferma di non volerne parlare, per poi tornare a parlarne. Se era un modo per far emergere il trauma che ancora lo divora dentro è stato fatto e gestito molto male. Inoltre il suo "non credere" in più di un'occasione viene infilato dentro i dialoghi quasi a casaccio o in situazioni che non lo richiederebbero espressamente. Mi è parso che il suo essere ateo fosse un problema per sè stesso prima ancora che per gli altri o che desse peso alla cosa anche quando non era necessario solo perchè lo sceneggiatore desiderava che fosse così. A che serviva ribadirlo proprio al prelato, ad esempio, facendogli veramente fare la figura dell'insicuro? La sua fede personale a mio avviso non avrebbe dovuto avere niente a che fare con la decisione di opporsi al resto della famiglia, perchè trattati di una scelta morale, etica, anche d'orgoglio se vuoi ma assolutamente non religiosa e mi ha perciò molto irritato l'incessante tentativo di mescolare a forza le due cose. A proposito di mescolare a forza, la relazione sentimentale che si viene ad instaurare tra il protagonista e l'amante è quanto di più ridicolo, blando e televisivo che possa esistere. Lu si reca a scuola per parlare di suo figlio e lascia invece che la conversazione degeneri in tutt'altro senza manco battere ciglio solo perchè lei è bona da far paura; molto profondo e romantico, quanto citare a caso una poesia di Tarkovskij in modo del tutto gratuito e fuori contesto. Per un attimo ho pensato che lei nemmeno esistesse e fosse frutto dell'immaginazione del protagonista, il che avrebbe dato per assurdo più senso all'intera vicenda. Invece purtroppo aveva sopravvalutato il film, il che è tutto dire. Nel complesso il modo di comportarsi e di porsi di molti personaggi, protagonista compreso, risulta spesso del tutto innaturale o pretestuoso. La stessa colonna sonora nel tentativo di dare un tocco di solennità con melodie eteree e sacrali produce in almeno un paio di occasioni un effetto tragicomico.
Tirando le somme è un film che ho trovato mediocre sotto numerosi punti di vista, il quale tratta temi importanti servendosi però di un contesto sociale e familiare nel quale è pressocchè impossibile riconoscersi. La stessa vicenda che sta al centro del film risulta fin troppo improbabile e l'approssimazione con cui recitano i due terzi del cast non aiuta certo a scrollarsi di dosso la sensazione di guardare uno sceneggiato di bassa lega. Il protagonista rappresenta in tutto questo l'ancora di salvezza dello spettatore essendo l'unico personaggio realistico e genuino, il solo con il quale si riesce davvero ad empatizzare. Personalmente è un film che non consiglio affatto.
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candido89
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mercoledì 15 aprile 2020
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l'altare della coerenza
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Un Castellitto in forma mette vigore e convinzione in questo non facile film di Bellocchio. Cosa è la religione? Cosa vuol dire 'credere'?
Il momento più alto, più religioso del film è paradossalmente la bestemmia del fratello minorato psichico del buon Castellitto. Sono gli atei, in questo film, a non cedere di fronte ad una visione irrispettosa, vile, volgare della religione stessa. Ma sarebbe errato esaltare l'ateo in quanto tale. Atei sono anche altri fratelli e amici di Castellito, che tuttavia piegano le loro convizioni per averne vantaggi economici. E' allora la coerenza l'altare vero, quello su cui solo Castellitto mostra di poter accedere.
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Un Castellitto in forma mette vigore e convinzione in questo non facile film di Bellocchio. Cosa è la religione? Cosa vuol dire 'credere'?
Il momento più alto, più religioso del film è paradossalmente la bestemmia del fratello minorato psichico del buon Castellitto. Sono gli atei, in questo film, a non cedere di fronte ad una visione irrispettosa, vile, volgare della religione stessa. Ma sarebbe errato esaltare l'ateo in quanto tale. Atei sono anche altri fratelli e amici di Castellito, che tuttavia piegano le loro convizioni per averne vantaggi economici. E' allora la coerenza l'altare vero, quello su cui solo Castellitto mostra di poter accedere.
Merita di essere visto e discusso.
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rob8
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martedì 17 luglio 2018
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un film dai molti piani narrativi
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Ci sono diversi piani narrativi in questo film: la storia personale dell’artista tormentato (un intenso Castellitto, peraltro come sempre compiaciuto di sé); la vicenda della santificazione di sua madre; l’intreccio perverso con le istituzioni religiose dei componenti della sua famiglia decaduta ed in cerca di riscatto, costi quel che costi.
E poi c’è il sottotesto (o meglio il sopratesto, tanto è evidente) politico: risolto emblematicamente con la distruzione digitale dell’Altare della Patria ad opera, naturalmente, dell’artista. Il quale, in definitiva, limita a questo gesto la sua ribellione, nonché ad una banale scappatella (forse una relazione futura) con l’insegnante di religione di suo figlio.
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Ci sono diversi piani narrativi in questo film: la storia personale dell’artista tormentato (un intenso Castellitto, peraltro come sempre compiaciuto di sé); la vicenda della santificazione di sua madre; l’intreccio perverso con le istituzioni religiose dei componenti della sua famiglia decaduta ed in cerca di riscatto, costi quel che costi.
E poi c’è il sottotesto (o meglio il sopratesto, tanto è evidente) politico: risolto emblematicamente con la distruzione digitale dell’Altare della Patria ad opera, naturalmente, dell’artista. Il quale, in definitiva, limita a questo gesto la sua ribellione, nonché ad una banale scappatella (forse una relazione futura) con l’insegnante di religione di suo figlio.
Bellocchio mescola abilmente le carte narrative, ma dà il meglio di sé nei controllati movimenti di macchina, ben coadiuvato da un originale commento sonoro, spesso diegetico.
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ennio
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domenica 29 aprile 2018
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surreale affresco di chiesa e religiosità nel 2000
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Il film è surrealmente misticheggiante fin dalle prime battute, dalla fissità dello sguardo della moglie di Ernesto, ai silenzi del protagonista e nel protomisticismo del bambino. Il tutto puà lasciare interdetti, ma in maniera piacevolmente grottesca.
Poi c'è la capillarità dei refrain ripetuti più volte ("lei sta sorridendo"/"devo andare") e l'enigma dell'amante pittrice. E perchè non citare i nomi dei fratelli che iniziano tutti per E, altro segno di un tradizionalismo tribale pervicacemente conficcato nel terzo millennio?
Le battute involontariamente esilaranti si sprecano, dall'architetto che vuole abbattere il Vittoriano, allo stesso protagonista che alla domanda "ma tu scopi ancora?" non si scompone e risponde candidamente "certo che scopo, è ovvio".
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Il film è surrealmente misticheggiante fin dalle prime battute, dalla fissità dello sguardo della moglie di Ernesto, ai silenzi del protagonista e nel protomisticismo del bambino. Il tutto puà lasciare interdetti, ma in maniera piacevolmente grottesca.
Poi c'è la capillarità dei refrain ripetuti più volte ("lei sta sorridendo"/"devo andare") e l'enigma dell'amante pittrice. E perchè non citare i nomi dei fratelli che iniziano tutti per E, altro segno di un tradizionalismo tribale pervicacemente conficcato nel terzo millennio?
Le battute involontariamente esilaranti si sprecano, dall'architetto che vuole abbattere il Vittoriano, allo stesso protagonista che alla domanda "ma tu scopi ancora?" non si scompone e risponde candidamente "certo che scopo, è ovvio".
L'apice del grottesco si ha nelle scene del duello, un pò il simbolo di quel mondo antico che il protagonista, convinto ateo modernista, si trova suo malgrado ad affrontare.
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stefano capasso
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mercoledì 2 settembre 2015
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innamorarsi per vivere fuori le regole
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Ernesto Picciafuoco è un pittore con una personalità tormentata, in crisi con la moglie e con parte della famiglia, che, ha appena scoperto, ha avviato un processo di canonizzazione per la madre, uccisa da uno dei fratelli. Il fatto si volge in 2 giorni, quelli che separano il momento in cui Ernesto Picciafuoco viene informato dell’udienza dal Papa per testimoniare sulla causa e l’attimo prima dell’incontro con il Santo Padre.
In questo breve lasso di tempo ha modo di confrontarsi con le contraddizioni e le ipocrisie del mondo che lo circonda; con i suoi capisaldi rappresentati dalla figura della madre e della religione, che in qualche modo rappresenta la figura paterna.
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Ernesto Picciafuoco è un pittore con una personalità tormentata, in crisi con la moglie e con parte della famiglia, che, ha appena scoperto, ha avviato un processo di canonizzazione per la madre, uccisa da uno dei fratelli. Il fatto si volge in 2 giorni, quelli che separano il momento in cui Ernesto Picciafuoco viene informato dell’udienza dal Papa per testimoniare sulla causa e l’attimo prima dell’incontro con il Santo Padre.
In questo breve lasso di tempo ha modo di confrontarsi con le contraddizioni e le ipocrisie del mondo che lo circonda; con i suoi capisaldi rappresentati dalla figura della madre e della religione, che in qualche modo rappresenta la figura paterna. Lui agnosta, ha il suo da fare per mantenere la sua integrità.
Film intenso, profondo e davvero molto bello di Marco Bellocchio, dove simbologia e realtà si mescolano in modo sopraffino a descrivere come le figure di riferimento della madre e del padre si incastrano nella sua vita e probabilmente nella vita di tutti. Innamorarsi, come accade in modo violento al protagonista, è il modo per uscire dalla palude dei tormenti atavici dell’uomo.
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themorenina
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mercoledì 8 luglio 2015
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molto bello e vero
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Film molto bello ,talmente vero che fa rabbrividire.
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luca scial�
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lunedì 24 novembre 2014
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l'ipocrisia degli italiani cattolici
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Marco Bellocchio ha da sempre nella sua cinematografia sfidato i pregiudizi e le ipocrisie del popolo italiano. Questa volta punta agli italiani cattolici, quelli che vanno in chiesa la domenica ma poi "venderebbero" un fratello malato di mente per vedere migliorata la propria posizione sociale. E' quanto accade alla famiglia del protagonista di questo film, Ernesto Picciafuoco, agnostico dalla personalità tormentata, la cui già inesistente fede viene ancor più smantellata dai suoi parenti, intenti a far santificare la madre di lui con false prove per un proprio tornaconto.
Un intenso Sergio Castellitto nei panni di Ernesto, diverse scene forti e significative.
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Marco Bellocchio ha da sempre nella sua cinematografia sfidato i pregiudizi e le ipocrisie del popolo italiano. Questa volta punta agli italiani cattolici, quelli che vanno in chiesa la domenica ma poi "venderebbero" un fratello malato di mente per vedere migliorata la propria posizione sociale. E' quanto accade alla famiglia del protagonista di questo film, Ernesto Picciafuoco, agnostico dalla personalità tormentata, la cui già inesistente fede viene ancor più smantellata dai suoi parenti, intenti a far santificare la madre di lui con false prove per un proprio tornaconto.
Un intenso Sergio Castellitto nei panni di Ernesto, diverse scene forti e significative. Un film che resta.
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omanoc_load
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sabato 7 giugno 2014
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innamorarsi come forma d'ateismo
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La religione, si sa, é una forza che ha cambiato il naturale proseguo della vita in ogni sua implicazione scientifica e biologica. Ma non solo. Ha diviso popoli, ha condotto gli umani a pretendere la pace con la contraddittoria guerra. Ha portato al prevalere dei pregiudizi, del razzismo, della già troppo accentuata bestialità umana, delle discriminazioni quanto degli abusi sessuali, alla censura di pubblicazioni scientifiche che poi son servite per la sopravvivenza degli umani, alla divulgazione di quello che non può che essere imbarazzante, come anche offensivo, per ogni essere in quanto umano.
Da queste considerazioni che, pur non essendo, nemmeno una volta, esplicitate, si dirama la trama di questo film di Marco Bellocchio.
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La religione, si sa, é una forza che ha cambiato il naturale proseguo della vita in ogni sua implicazione scientifica e biologica. Ma non solo. Ha diviso popoli, ha condotto gli umani a pretendere la pace con la contraddittoria guerra. Ha portato al prevalere dei pregiudizi, del razzismo, della già troppo accentuata bestialità umana, delle discriminazioni quanto degli abusi sessuali, alla censura di pubblicazioni scientifiche che poi son servite per la sopravvivenza degli umani, alla divulgazione di quello che non può che essere imbarazzante, come anche offensivo, per ogni essere in quanto umano.
Da queste considerazioni che, pur non essendo, nemmeno una volta, esplicitate, si dirama la trama di questo film di Marco Bellocchio. Il protagonista Ernesto Picciafuoco, un pittore alle prese con un divorzio dalla moglie, riceve nel suo studio la visita del segretario del cardinal Piumini che gli annuncia di una probabile canonizzazione di sua madre, Marta Giostrai, uccisa da uno dei suoi 5 figli ovvero Egidio Picciafuoco, fratello di Ernesto. Tale informazione, inevitabilmente, si scaglia con una violenza e una contraddittorietà palesemente disturbante per il non credente Ernesto come anche per il suo nucleo familiare e il suo figlioletto che già comincia a dubitare di questo Dio, secondo lui impossibilitato a “controllare” contemporaneamente i sei miliardi di persone sulla terra.
La canonizzazione di Marta entra prepotentemente a modificare quelli che sono i rapporti tra i vari fratelli, tra quelli che credono in lei come "buona madre" e quelli come Ernesto ed Egidio ( giudicato in stato di infermità mentale) che la ripudiano e la rifiutano in modi, però, del tutto diversi. Il primo, infatti, dotato di troppa lucidità (visto come la mela marcia dei i cinque figli) considera quella donna "passiva" nei confronti della vita nonché, senza la presunzione di offenderla, stupida e non in grado di rapportarsi con i propri figli tra cui Egidio, che con le sue bestemmie, cariche di una comprensione che richiedeva e implorava, veniva ad essere oggetto d'offesa per quella madre che si preoccupava più dei "porco dio" e dei "porca madonna" che pronunciava e non di ciò che essi comunicavano al di la dei spiccioli agglomerati di parole.
Ecco che la zia e i restati figli colgono, senza batter ciglio, la ghiottissima opportunità della canonizzazione, che si trasforma come il mezzo più azzeccato per dare lustro, onore e rispettabilità alla famiglia Picciafuoco. Ma poco importa dei "poteri" miracolosi necessari a questa santificazione. Poco importa della mancata messa in discussione di se stessi, dei propri valori, della propria storia, della propria vita. Poco importa della morale che gli stessi insegnamenti religiosi osannano e impongono. Poco importa se si diventi credenti in una frazione di secondo. Poco importa se tutti i figli credono che la "futura santa" sia la vera assassina d'ogni problema psicologico di Egidio. Poco importa di ogni cosa davanti alla possibilità di denaro.
Ma per i Picciafuoco, Ernesto ed Egidio sono il problema, i baluardi della libertà di autodeterminarsi, della ragione sopra l'ingordigia mai paga, gli ostacoli alla vittoria dell'ignoranza. Senza la loro conversione e la conferma di un qualche miracolo della donna, infatti, non si può tentare il "colpaccio".
Alla fine, tutto rimane sospeso al giorno del ricevimento dal Papa quando tutta la delegazione familiare è a fargli la vista, con i migliori sorrisi, le migliori parole; ben consapevoli e sereni che, nonostante le mancante deposizioni del bestemmiatore Egidio e l'illuminato Ernesto, le vie del signore sono, fortunatamente per loro, infinite...
Concludo con questa citazione di Enesto:
Una storia d'amore... Penso che, in questo momento, sarebbe la più grande professione d'ateismo che io mi possa permettere.
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gummo
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sabato 18 gennaio 2014
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un film che disturba "chi non ci crede"
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La farsa della religione è messa in scena magistralmente da Bellocchio che sviscera il businnes dei Santi.
Il fastidioso e cadenzato rituale ecclesiastico ti accompagna per tutta la durata del film fino a farti uscire stravolto e nauseato.
Castellitto è "drammaticamente" nella sua parte migliore. Piera Degli Esposti è "viscidamente" superlativa.
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