rongiu
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mercoledì 9 febbraio 2011
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untermensch
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Untermensch - Inferiori
La musica aiuta a vivere, anzi a sopravvivere. Un sopravvissuto, se ancora sano di mente, non può non avere memoria. E la memoria “musicale” di un pianista, è a lunghissimo termine. La musica aiuta anche a ricercare, a sperare di trovare e per quanto riguarda il nostro protagonista, perdonare. Così mi par di capire. Ma chi è il nostro protagonista? Si chiama Wladyslaw Szpilman \ Adrien Brody / è il celebre pianista del “ghetto di Varsavia”, la sua bravura ha varcato i confini polacchi. Szpilman conosce bene le scale cromatiche, quelle che danno colore; l’armonicamente insignificante nelle sue mani prende vivacità.
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Untermensch - Inferiori
La musica aiuta a vivere, anzi a sopravvivere. Un sopravvissuto, se ancora sano di mente, non può non avere memoria. E la memoria “musicale” di un pianista, è a lunghissimo termine. La musica aiuta anche a ricercare, a sperare di trovare e per quanto riguarda il nostro protagonista, perdonare. Così mi par di capire. Ma chi è il nostro protagonista? Si chiama Wladyslaw Szpilman \ Adrien Brody / è il celebre pianista del “ghetto di Varsavia”, la sua bravura ha varcato i confini polacchi. Szpilman conosce bene le scale cromatiche, quelle che danno colore; l’armonicamente insignificante nelle sue mani prende vivacità. Tra l’altro, l’esecuzione dello Studio op. 10 n° 2 di Frédéric Chopin, che richiede una particolare tecnica esecutiva, non lo trova per niente impreparato. Di più, il nostro Wladyslaw, di Chopin conosce tutto, ma veramente tutto. Si racconta, che quando Chopin ha composto l’op. 10 n° 2, sia stato ispirato da un topino, visto correre rapidamente nella sua camera. Ben altra cosa ha visto Szpilman, nella sua Varsavia; tedeschi, tanti, “armati nell’animo” con il più potente dei veleni, L’ODIO. Pronti a tutto, a distruggere tutto; a “DISTRUGGERTI DENTRO”. Tutto ha inizio nel settembre del 1939. Il Patto Molotov-Ribbentrop del 23 agosto 1939 è cosa fatta. Conseguenza di ciò è l’invasione e la suddivisione del territorio polacco da parte dei russi e dei tedeschi. Sono questi ultimi, i co-protagonisti del film diretto da Roman Polański. Dicevo, gli aerei tedeschi iniziano a bombardare Varsavia; nello stesso istante, la macchina da presa cattura il nostro pianista, impassibile, calmo, quasi disinteressato, negli studi di radio Varsavia, mentre continua a suonare il Nocturno 20 Do#, Op. posth- di F. Chopin. E’ “costretto” a dileguarsi velocemente, quando, un’ulteriore deflagrazione manda in frantumi tutti i vetri dello studio e non solo. E’, questa, l’ultima sonata “live”. E’ il 1945, dai “rinati” studi polacchi, le stesse mani riprendono a far pressione sui tasti bianchi e neri di un pianoforte. Il brano di Chopin "violentemente interrotto" riprende il suo "percorso". La mente e le mani del "sopravvissuto" sono stilisticamente sincrone. Gli appassionati Chopeniani che hanno avuto la fortuna di ascoltarlo prima degli eventi ed ora non tardano a comprendere che l'inquietudine ed il pessimismo lasciano il posto ad un romanticismo tutto teso a "far evadere" il pensiero ed il ricordo, pur non dimenticando. Ma cosa è successo in tutti questi anni alla famiglia Szpilman, al nostro compositore, alle migliaia di ebrei polacchi? Cosa impartiscono le “INFINITE” circolari naziste? Cosa sono gli Judenräte? Che ruolo occupa l’ufficiale della Wehrmacht, capitano Wilm Hosenfeld? \Thomas Kretschmann /considerato dal nostro “l’unico essere umano con indosso l’uniforme tedesca che io abbia mai conosciuto”. Polański, trova finalmente la forza di raccontare e raccontarsi. Infatti, le vicende narrate sono tratte dalle memorie del pianista polacco Wladyslaw Szpilman, scritte a guerra finita. Il regista, all’epoca dei fatti è un ragazzino recluso nel ghetto di Cracovia. I fatti narrati non sono per niente “manipolati”. Ciò che succede nel ghetto è raccontato senza retorica. “Al di là del muro”, ci sono ebrei complici; ebrei che si sono arricchiti alle spalle degli altri ebrei; c’è tutta una vita SOMMERSA. Ma non volutamente. Io credo. Scegliere non è affatto facile, quando di fronte ti ritrovi solo la “certezza della morte”. Chi salva un'anima è come se avesse salvato l'intero universo: è scritto nel Talmud. Riuscirà mai Wilm Hosenfeld ad avere un alberello dedicato nel Giardino dei Giusti di Gerusalemme?
Ed oggi? La seconda guerra mondiale è finita? La mia risposta è no. Una lunga appendice di tragedie mondiali segue quei tragici eventi. L’uomo continua a non imparare dai suoi errori. E l’Italia? L’Italia è un paese in guerra. Ma quanti lo sanno? Ed il cinema? Il cinema ha il dovere di raccontare/informare, se crede. Lo spettatore ha il dovere di approfondire/custodire, se vuole. Ne va del libero pensiero. Ed a questo io non rinuncio.
“Il pianista” ha vinto:
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Due Oscar 2002 - miglior regia \ Roman Polański / e miglior attore \ Adrien Brody /;
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Festival di Cannes 2002 - Palma d’oro al miglior film a Roman Polański;
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David di Donatello 2003 - Miglior film straniero a Roman Polański.
Good click!
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lemke
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il coraggio di parlare d'olocausto senza retorica
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Tesi: Schindler's list, seocndo me è un capolavoro mancato, nel quale ad una magistrale prima aprte si contrappone una seconda parte a dir poco stucchevole per retorica. Antitesi: il pianista è un film dove non trova spazio la retorica, in quanto ci mostra in maniera quasi documentaristica la quotidianità, secca, asciutta. Sintesi: Il pianista è un capolavoro e, dal mio punto di vista, il migliore film da un bel po' di anni a questa parte.
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martedì 17 maggio 2005
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l'olocausto al di là della rete
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La storia di un uomo che è costretto a vivere la tragedia del nazismo e l'orrore dello sterminio attraverso le stanze e le vie di una città, anch'essa succube della pazzia dell'uomo: così Roman Polanski descrive l'olocausto.
Non attraverso i campi di sterminio o le fosse comuni, ma tramite le senzazioni e la solitudine di Wladyslaw, tenuto a galla da straordinari gesti di comprensone ed amore da parte di figure al i fuori della logica della morte; logica che pare divorare anche le note della musica, che offusca le menti, che strazia le vite.
Ma proprio come un'opera per pianoforte, che attraversa le epoche, così la ragione sopravvive al genocidio ed accompagna il ritorno alla vita, il ritorno alle melodie di Chopin.
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weach
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domenica 20 febbraio 2011
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l'olocausto di roman polansky
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Kein Ruhm, soderen mit Verachhtung.
Un pianoforte, le mani sensibili di pianista, espandono nell’aria le note di uno Chopin struggente , commovente.
La vibrazione musicale sembra avere la forza morale di vincere il dolore umano dell’ umana violenza . queste note intersecano la follia dell’Olocausto, quasi fossero angeli osservatori.
Riteniamo di poterci avvalere per descrivere il peculiare rapporto fra musica e forma della mirabile poesia di introduzione nel capolavoro del regista Wim Winders su “Cosi vicini così lontani “
“Voi che noi amiamo, voi che non ci sentite .
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Kein Ruhm, soderen mit Verachhtung.
Un pianoforte, le mani sensibili di pianista, espandono nell’aria le note di uno Chopin struggente , commovente.
La vibrazione musicale sembra avere la forza morale di vincere il dolore umano dell’ umana violenza . queste note intersecano la follia dell’Olocausto, quasi fossero angeli osservatori.
Riteniamo di poterci avvalere per descrivere il peculiare rapporto fra musica e forma della mirabile poesia di introduzione nel capolavoro del regista Wim Winders su “Cosi vicini così lontani “
“Voi che noi amiamo, voi che non ci sentite ..che ci credete così lontani...eppure siamo così vicini;noi siamo i messaggeri non il messaggio.
Il messaggio è l'amore .
Noi non siamo niente voi siete il nostro tutto.
Lasciateci vivere nei vostri occhi, guardate il nostro mondo attraverso noi, riconquistatelo attraverso noi, allora saremo vicini a voi e voi vicini a lui"
lontano“
In qualche modo Il pianista di Roman Polanski ,con un sentire sofferto ed estetico, addolorato e disperato, descrive il conflitto fra forma ed energia , fra materia e spirito, fra i diversi piani dell’ essere che si osservano , si compenetrano ,si desiderano , si respingono in fiero tenzone ,poi inevitabilmente si ricompongono essendo solo per, per illusione , distinti .
Ricordiamoci che Roman Polanski è Ebreo Placco, , di conseguenza , ha pieno titolo , per riesumare un dolore universale come quello dell’Olocausto in Varsavia, che oramai è ineluttabilmente ed intimamente nei suoi cromosomi.
De Kern wieder abkuhlt,kann aber beiginnen zu vibrieren mit einem historischen Speicher( il cuore si raffredda ma può cominciare nuovamente a vibrare con una memoria storica).
Adiran Brody , il pianista protagonista , attraversa la grande tribolazione con un silenzio esistenziale ricolmo di dolore fisco e materiale ; la sua recitazione sintetizza mirabilmente tutta la delicatezza e la sofferenza del mondo che ancora ci soffoca con i “suoi fantasmi mostruosi”; a tratti le se sue espressioni intense risuonano con alcune immagini che noi abbiamo “del Cristo tradizionale “
Non sono Ebreo ma è un diritto dovere quello ricordare , anche se a qualcuno scomodo.
Concludo con una dichiarazione che mia colpito delbravissimo regista Roman Polanscki che ho estrapolato da più interviste , eccola“Il fatto che esista ,che ci siamo è di per se fantastico,inspiegabile...che tutto possa finire dopo la morte è assurdo ,non perché abbiamo, vivendo ,acquisto qualche diritto,ma perché mi “puzza “, mi prude , che c’è tanto oltre quella soglia .
Io sento che esista un “continuum dimensionale” , dove l’energia fluisce e defluisce , in modo circolare ,provando sempre nuove esperienze.
Non credo in un Dio personale ,credo che siamo energia e basta che si sperimenta senza disperdersi ; noi siamo l’energia che crea il paradiso e l'inferno , qualcosa di fantastico inspiegabile ma che c’è.
Provate a pensare all'universo...come può esistere?perché?come?
Il tutto,dal niente,niente cosa? Non esiste il niente ... è già qualcosa dal momento che ero niente …no ……..non ho paura della morte perché non esiste , dietro al sipario non ci saranno sorprese , c’è un nuovo spettacolo , la vita .Ma se poi mi sbaglio ? Può succedere ..in quel caso , caro lei , se possibile , mi faccia soffrire poco . grazie. Dopo sarò vigile e non mi perderònulla ; starò nascosto e vedrò quello che succede. Comunque vada sarà una vittoria perché se avevo ragione vivrò ancora ; ma se avrò sbagliato, pazienza , non avevo pagato biglietto e tutto quello che ho visto è stato gratis. Ma niente non esiste è già qualcosa e noi saremo altro”.
Intelligente , ed originale il nostro immenso Roman Polanski
Buono intensa visione.
Grazie
weachIlluminati
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weach
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martedì 22 febbraio 2011
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l'0lolcauso con dentro il cuore di polanski
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Il disprezzo porta all’odio e alla morte e questa è la tormentata storia di un sopravvissuto.
Un pianoforte, le mani sensibili di pianista, espandono nell’aria le note di uno Chopin .”il notturno in do minore”, struggente , commovente quando inizia il bombardamento e l’occupazione di Varsavia.
La vibrazione musicale sembra avere la forza morale di vincere il dolore umano , dissipare la violenza e queste note intersecano la follia dell’Olocausto, quasi fossero angeli osservatori.
Riteniamo di poterci avvalere per descrivere il peculiare rapporto fra musica e forma della mirabile poesia di introduzione al capolavoro del regista Wim Winders “Così vicini così lontani “
“Voi che noi amiamo, voi che non ci sentite .
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Il disprezzo porta all’odio e alla morte e questa è la tormentata storia di un sopravvissuto.
Un pianoforte, le mani sensibili di pianista, espandono nell’aria le note di uno Chopin .”il notturno in do minore”, struggente , commovente quando inizia il bombardamento e l’occupazione di Varsavia.
La vibrazione musicale sembra avere la forza morale di vincere il dolore umano , dissipare la violenza e queste note intersecano la follia dell’Olocausto, quasi fossero angeli osservatori.
Riteniamo di poterci avvalere per descrivere il peculiare rapporto fra musica e forma della mirabile poesia di introduzione al capolavoro del regista Wim Winders “Così vicini così lontani “
“Voi che noi amiamo, voi che non ci sentite ..che ci credete così lontani...eppure siamo così vicini;noi siamo i messaggeri non il messaggio.
Il messaggio è l'amore .
Noi non siamo niente voi siete il nostro tutto.
Lasciateci vivere nei vostri occhi, guardate il nostro mondo attraverso noi, riconquistatelo attraverso noi, allora saremo vicini a voi e voi vicini a lui"
lontano“
In qualche modo Il pianista di Roman Polanski ,con un sentire sofferto ed estetico, addolorato e disperato, descrive il conflitto fra forma ed energia , fra materia e spirito, fra i diversi piani dell’ essere che si osservano , si compenetrano ,si desiderano , si respingono in fiero tenzone ,poi inevitabilmente si ricompongono essendo solo per, per illusione , distinti .
Ricordiamoci che Roman Polanski è Ebreo Placco, , di conseguenza , ha pieno titolo , per riesumare un dolore universale come quello dell’Olocausto in Varsavia, che oramai è ineluttabilmente ed intimamente nei suoi cromosomi:
il cuore si raffredda ma può cominciare nuovamente a vibrare con una memoria storica.
Adiran Brody , il pianista protagonista , attraversa la grande tribolazione con un silenzio esistenziale ricolmo di dolore fisco e materiale ; la sua recitazione sintetizza mirabilmente tutta la delicatezza e la sofferenza del mondo che ancora ci soffoca con i “suoi fantasmi mostruosi”; a tratti le se sue espressioni intense risuonano con alcune immagini che noi abbiamo “del Cristo tradizionale “
Non sono Ebreo ma è un diritto dovere quello di ricordare , anche se per a qualcuno potrebbe apparire scomodo.
Concludo con una dichiarazione che mia colpito del bravissimo regista Roman Polanscki che ho estrapolato da più interviste , eccola “Il fatto che esista ,che ci siamo è di per se fantastico,inspiegabile...che tutto possa finire dopo la morte è assurdo ,non perché abbiamo, vivendo ,acquisto qualche diritto,ma perché mi “puzza “, mi prude , che c’è tanto oltre quella soglia .
Io sento che esista un “continuum dimensionale” , dove l’energia fluisce e defluisce , in modo circolare ,provando sempre nuove esperienze.
Non credo in un Dio personale ,credo che siamo energia e basta che si sperimenta senza disperdersi ; noi siamo l’energia che crea il paradiso e l'inferno , qualcosa di fantastico inspiegabile ma che c’è.
Provate a pensare all'universo...come può esistere?perché?come?
Il tutto,dal niente,niente cosa? Non esiste il niente ... è già qualcosa dal momento che ero niente …no ……..non ho paura della morte perché non esiste , dietro al sipario non ci saranno sorprese , c’è un nuovo spettacolo , la vita .Ma se poi mi sbaglio ? Può succedere ..in quel caso , caro lei , se possibile , mi faccia soffrire poco . grazie. Dopo sarò vigile e non mi perderò nulla ; starò nascosto e vedrò quello che succede. Comunque vada sarà una vittoria perché se avevo ragione vivrò ancora ; ma se avrò sbagliato, pazienza , non avevo pagato biglietto e tutto quello che ho visto è stato gratis. Ma niente non esiste è già qualcosa e noi saremo altro”.
Intelligente , ed originale il nostro Roman Polanscki.
grazie
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borghij
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giovedì 29 gennaio 2015
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una sinfonia per la libertà.
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A Varsavia quando tutto doveva ancora cominciare, nessuno avrebbe mai immaginato cosa sarebbe successo.
In una famiglia Ebrea benestante si scatena la paura come anche nel resto del mondo, quando i tedeschi invadono la Polonia, scoppia il terrore.
Il processo è graduale e preciso, come solo i Tedeschi sapevano fare, senza manco accorgersene le famiglie Ebree di Varsavia sono prima costrette a non camminare più sui marciapiedi, a entrare nei bar, a camminare nei parchi; sono picchiate, umiliate, sfregiate, uccise,
e poi di colpo sfrattate e poi subito dopo deportate in campi di sterminio a lavorare e a morire, come una grande fabbrica della morte.
Tutto così veloce, raccapricciante, scene crude e pesanti da digerire, la normalità con cui tutto questo succedeva, la velocità con cui tutto questo si sviluppava è angosciante ma così vero.
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A Varsavia quando tutto doveva ancora cominciare, nessuno avrebbe mai immaginato cosa sarebbe successo.
In una famiglia Ebrea benestante si scatena la paura come anche nel resto del mondo, quando i tedeschi invadono la Polonia, scoppia il terrore.
Il processo è graduale e preciso, come solo i Tedeschi sapevano fare, senza manco accorgersene le famiglie Ebree di Varsavia sono prima costrette a non camminare più sui marciapiedi, a entrare nei bar, a camminare nei parchi; sono picchiate, umiliate, sfregiate, uccise,
e poi di colpo sfrattate e poi subito dopo deportate in campi di sterminio a lavorare e a morire, come una grande fabbrica della morte.
Tutto così veloce, raccapricciante, scene crude e pesanti da digerire, la normalità con cui tutto questo succedeva, la velocità con cui tutto questo si sviluppava è angosciante ma così vero.
Il pianista Szpilman perde la sua famiglia sui treni per i Lager nazisti, rimane solo, al freddo, a patire la fame e le umiliazioni;
viene però ospitato da amici e persone che lottano contro l'oppressione e aiutano gli Ebrei, così per molto tempo rimane chiuso in casa ad aspettare, a suonare un pianoforte che ormai non può neanche più suonare, se non nella sua mente, per non essere scoperto.
Vede solo più morte e tristezza, dalla finestra è spettatore tutti i giorni di assassinii e vittime innocenti massacrate e non può fare nulla, se non piangere.
Quando però si accorge d'esser stato scoperto deve lasciare il suo rifugio e vagare per ospedali disastrati a cercare cibo e acqua sporca da bere, finché troverà una soffitta che lo ospiterà indisturbato fino alla fine della guerra, quando i Russi arriveranno.
Un giorno un capitano nazista (Hosenfeld) mostra un cenno di umanità, che poi si scoprirà più che un cenno ma proprio una luce che si fa un varco tra le tenebre, è quasi un sollievo per lo spettatore, verrebbe quasi da abbracciare quell 'uomo pieno di pietà e compassione e voglia di ricominciare e di aiutare, che porta cibo, sicurezza e vestiti caldi a un Ebreo che ha perso tutto, a un uomo come tutti noi, un uomo come quel tedesco incastrato in una divisa che porta morte, che ha il solo scopo di scusarsi.
In una Polonia senza più volto ci si scambia anche per una divisa, anche se serviva solo per il freddo. Non ci si riconosce più, e tutto è una maceria.
Il film di Roman Polanski è il suo capolavoro e uno dei più importanti film sull' Olocausto e la seconda guerra mondiale, che trasmette tutto ciò che deve e ogni signolo pensiero di un pianista distrutto da una guerra inutile.
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valentina c 13 anni
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venerdì 8 febbraio 2008
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recensione de "il pianista"
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Il film il pianista è un film che parla di Wladyslaw Szpilman un pianista polacco di religione ebrea con un talento grandissimo che sopravvive ai tedeschi nazisti. Il protagonista viene rinchiuso con la sua famiglia nel ghetto costruito dai tedeschi per gli ebrei.Quando lui e la sua famiglia vengono portati a bordo dei "treni della morte", treni che portavano ai campi di concentramento viene tirato giù dal treno,da un soldato, e messo in salvo. Da quel momento la sua vita si riempie di paure,ansie e dolori.Inizia a fare il muratore sfruttato e maltrattato in modo disumano. Poi riesce a contattare dei vecchi amici che lo nascondono in una vecchia casa vuota.Da li,costretto a scappare, perchè scoperto,trova una casa libera offertagli da un suo amico.
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Il film il pianista è un film che parla di Wladyslaw Szpilman un pianista polacco di religione ebrea con un talento grandissimo che sopravvive ai tedeschi nazisti. Il protagonista viene rinchiuso con la sua famiglia nel ghetto costruito dai tedeschi per gli ebrei.Quando lui e la sua famiglia vengono portati a bordo dei "treni della morte", treni che portavano ai campi di concentramento viene tirato giù dal treno,da un soldato, e messo in salvo. Da quel momento la sua vita si riempie di paure,ansie e dolori.Inizia a fare il muratore sfruttato e maltrattato in modo disumano. Poi riesce a contattare dei vecchi amici che lo nascondono in una vecchia casa vuota.Da li,costretto a scappare, perchè scoperto,trova una casa libera offertagli da un suo amico.In questa casa ci rimane a lungo e dalle finestre assiste alle uccisioni dei suoi amici ebrei.Fugge via ancora una volta e si aggira per i palazzi abbandonati in cerca di qualcosa da mangiare.In uno di questi palazzi abbandonati si trova di fronte un ufficiale tedesco che avendo capito chi fosse lo fa suonare e poi lo lascia libero,procurandogli del cibo e regalandogli il suo gibbotto.Dopo pochi giorni arrivano le truppe sovietiche che vedendolo,cominciano a sparare a causa del cappotto. Alla fine lo riconosco e lo soccorrono. Il film finisce con la continuazione del concerto di Wladyslaw che all'inizio aveva abbandonato a causa dei bombardamenti aerei.
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(di bhdlsnhipvbjszch)
[ - ] complimenti
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great steven
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domenica 3 febbraio 2013
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un pianoforte malinconico nel ghetto devastato
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IL PIANISTA (USA, 2002) di ROMAN POLANSKI con ADRIEN BRODY – EMILIA FOX – THOMAS KRETSCHMANN – FRANK FINLAY – MAUREEN LIPMAN – ED STOPPARD – JULIA RAYNER – MICHAL ZEBROWSKI § Wladyslaw Szpilman, giovane e talentuoso pianista, subisce sulla propria pelle i crescenti orrori della Seconda Guerra Mondiale: prima la sua famiglia è costretta, come tutte le altre ebree, a trasferirsi nel ghetto di Varsavia, poi la vede partire per il campo di concentramento e infine è lui stesso a dover passare un anno intero nel ghetto deserto, patendo la fame, avendo paura, vagabondando senza sosta fra case diroccate e polverose.
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IL PIANISTA (USA, 2002) di ROMAN POLANSKI con ADRIEN BRODY – EMILIA FOX – THOMAS KRETSCHMANN – FRANK FINLAY – MAUREEN LIPMAN – ED STOPPARD – JULIA RAYNER – MICHAL ZEBROWSKI § Wladyslaw Szpilman, giovane e talentuoso pianista, subisce sulla propria pelle i crescenti orrori della Seconda Guerra Mondiale: prima la sua famiglia è costretta, come tutte le altre ebree, a trasferirsi nel ghetto di Varsavia, poi la vede partire per il campo di concentramento e infine è lui stesso a dover passare un anno intero nel ghetto deserto, patendo la fame, avendo paura, vagabondando senza sosta fra case diroccate e polverose. Scampato di persona all’Olocausto in gioventù, il 70enne polacco Polanski ha dunque potuto imprimere la sua opera di un’impeccabile e angosciosa verosimiglianza, traslando sul protagonista (un ammirevole A. Brody) le sofferenze vissute nel mondo di allora, dove se ne pativano di tutte le specie senza aver mai fatto nulla di veramente punibile. La colonna sonora con le musiche di Fryderyk Chopin spazia con malinconia e inquietudine i bei momenti trascorsi da Szpilman, forse convinto che dopo il conflitto potessero ritornare, come può lasciar intendere il fastoso finale nel teatro dell’opera di Varsavia. Naturalmente è proprio la sua arte – la musica – che gli permette di sopravvivere. In conclusione, un film drammatico nel vero senso del termine, estremamente amaro nel suo svolgimento, ma non esente da qualche speranza, seppur fievole, per il futuro. Rimane comunque poco obiettivo, che non parteggia né per i nazisti invasori né per i polacchi invasi, nonostante la denuncia delle barbarie subìte pigi con insistenza il dito sul tasto della dignità, del rispetto per le altre culture e per la divisione delle ricchezze familiari. Palma d'oro a Cannes. 3 Oscar: film, attore protagonista, sceneggiatura non originale.
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theophilus
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lunedì 17 febbraio 2014
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forse la musica salverà il mondo
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THE PIANIST
Abbiamo voluto rivedere recentemente The Pianist di Roman Polanski. E’ stato un atto d’amore per uno dei film più importanti degli ultimi anni, che avevamo ingenuamente trascurato o forse colpevolmente frainteso: scettici di fronte al cruciale tema dello sterminio degli ebrei trattato dal cinema – perché riteniamo che i documentari storici sull’argomento siano un materiale che debba restare intoccabile, non surrogabile da interpretazioni – avevamo visto il film di Polanski come un tentativo di aggirare la Storia, edulcorando la materia col solo accostargliene un’altra che, data la sua importanza, finiva con l’essere un elemento ricattatorio.
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THE PIANIST
Abbiamo voluto rivedere recentemente The Pianist di Roman Polanski. E’ stato un atto d’amore per uno dei film più importanti degli ultimi anni, che avevamo ingenuamente trascurato o forse colpevolmente frainteso: scettici di fronte al cruciale tema dello sterminio degli ebrei trattato dal cinema – perché riteniamo che i documentari storici sull’argomento siano un materiale che debba restare intoccabile, non surrogabile da interpretazioni – avevamo visto il film di Polanski come un tentativo di aggirare la Storia, edulcorando la materia col solo accostargliene un’altra che, data la sua importanza, finiva con l’essere un elemento ricattatorio. Improvvisa, ma in fondo sperata, è arrivata l’occasione di rivalutare la pellicola: un segno, un invito che non poteva rimanere disatteso.
Il Pianista ha inizio con l’immagine del protagonista che sta interpretando il Notturno op. 27 nr. 1 in do diesis minore di Chopin alla radio polacca. Allo scoppio di una bomba che squassa le pareti della saletta accanto, divisa da un vetro, i tecnici – colti dal panico – si danno alla fuga. Wadislaw Szpilman – dalla cui autobiografia è stato tratto il film - resta ancora, non per eroismo e sprezzo del pericolo, ma perché – si direbbe – non capisce quello che sta accadendo, è sordo a ogni rumore e sente solo la sua musica. Solo quando non la coglie più e una bomba esplode vicino a lui, si precipita fuori.
Questo sembra essere il leitmotiv di tutto il film. Non che il pianista si disinteressi a quello che capita attorno a lui, ma egli ne è come preservato, ne ha salva la vita e ciò sin da quando si preferisce non farlo entrare nei comitati di resistenza contro i nazisti, perché è troppo noto e non passerebbe inosservato. Ancora, quando sta per salire sul treno che lo deporterà nei campi di concentramento col resto della sua famiglia e viene pescato e tolto a viva forza dal gruppo dal parente che lavora per la polizia ebrea. Quando viene aiutato da Dorota, la conoscente violoncellista che gli trova un appartamento presso cui rifugiarsi: più che l’orrore per il destino di un popolo che allora non si poteva presagire in tutta la sua inumana proporzione, sembra avere potere su di lei lo sdegno e il dolore per la sorte che tocca al pianista. Quando infine viene scoperto nel suo ultimo rifugio dal capitano nazista che vorrà sentirlo suonare e, dopo, gli porterà del cibo e lo aiuterà a salvarsi.
La Musica lo salva e lo redime, anche quando non c’è, anche quando egli la può solo sentire con le orecchie dell’immaginazione, apponendo le mani sulla tastiera, che deve restare muta. Nel film, in effetti, la musica non la si sente risuonare molto di frequente: è nel suo spirito e, oltre a preservarlo dalla morte, gli dà la forza di superare quegli anni fino all’arrivo dei Russi a liberare Varsavia.
Con un’espressione da avvoltoio spiritato, da ratto affamato che si aggira per le case bombardate in cerca di briciole, riesce a sopravvivere solo grazie alla forza che la Musica gli sa conferire. Così, all’inizio del film, mentre il fratello vorrebbe scacciare il commerciante che cerca di portarsi via il pianoforte a coda per due soldi, Wadislaw glielo lascia prendere, conscio che da quel momento in avanti la Musica dovrà sentirla solo dentro di sé. La sua rabbia è interiore, implode insieme alla paura nei momenti di grande pericolo. La Musica gli rende – sola – sopportabile quei lunghi momenti, quell’immagine di una Varsavia distrutta dalle bombe e che si apre al di là del muro del ghetto con un viale di macerie che s’inoltra fra case annerite dalle bombe e ingrigite come cenere. Quei ruderi sono ricettacolo di un vampiro, di uno sciacallo che si aggira fra quelle rovine in cerca della pura sopravvivenza, di qualche cosa che agli altri non basterebbe per tirare avanti. È proprio un vampiro perché riesce a sopravvivere grazie alla linfa vitale che succhia dalla Musica ed è uno sciacallo perché riuscirà a rubare al suo ultimo rifugio quella Musica che lo rende vampiro.
A noi pare questo il senso del film: sembra quasi che il pianista si senta in colpa per essere diverso, per riuscire a sopravvivere grazie a quella sua diversità, mentre, attorno a lui, tutti quanti muoiono. Quella tristezza che è negli occhi del protagonista e dell’attore che interpreta quella parte (Adrien Brody), è la tristezza di chi si sente solo in quella gabbia che lo protegge, ma è anche la tristezza di chi sente la paura di morire ad ogni momento, braccato dalla morte, ma quasi condannato a vivere. Sembra ancora la tristezza di chi prova vergogna di vivere grazie alla Musica, a qualcosa che quindi si rivela più universale e più grande della tragedia di tutte le guerre.
Roman Polanski ha firmato qui forse il suo capolavoro, riuscendo a descrivere in modo lucido - sposando l’asciuttezza del racconto e riuscendo a rifuggire dalla retorica - la devastazione dell’olocausto quasi negandolo, sottraendolo alla sua oggettività, grazie alla soggettività di chi gli è passato attraverso riuscendo a rimanere integro: un inno al pudore del dolore. Quasi una forma d’insensibilità al dolore, un’anestesia che gli fa sopportare qualsiasi trauma. La Musica e l’Arte che preservano e che salvano: qualcosa di catartico, di mistico.
Riprendendo il filo del discorso iniziale, The Pianist non è quindi tanto un film sull’olocausto, ma è una professione di fede, il racconto di una vittoria, un’ascesa. Se i filmati storici sono tra i documenti più terribili a testimonianza della tragedia dell’Uomo, se in un lungometraggio come Schindler’s list, la pietas che lo pervade e la maestria di Spielberg non possono comunque non farci riflettere sulla profanazione sostanzialmente inutile che è stata operata, privo com’esso è di elementi di contrasto che si staglino sul fondo, The Pianist racchiude invece due film che si fondono perfettamente e si alimentano a creare un’unicum che vive a pieno diritto.
Gli occhi del pianista vedono tutto quello che vede lo spettatore: il vecchio invalido che viene buttato giù con la sedia a rotelle dalla terrazza della sua casa o la scena di chi guarda in faccia il pazzo aguzzino che sta ricaricando la pistola e ha un attimo in più per pensare alla vita che lo abbandona o il bambino che egli tenta di far passare attraverso una buca scavata sotto il muro del ghetto, mentre dall’altra parte lo stanno massacrando. Lui si salverà con la Musica, noi guardando il film.
Enzo Vignoli,
12 aprile 2004
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jayan
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sabato 20 aprile 2013
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la musica vince sugli orrori dell'olocausto
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Il capolavoro di Polanski sull'olocausto. La musica vince sugli orrori del nazismo. Wladyslaw Szpilman, celebre pianista ebreo polacco, attraversa le più roccambolesche avventure per fuggire agli orrori dei nazisti e al loro odio per gli ebrei. Mentre i genitori sono sterminati in un lager, lui riesce a fuggire alla persecuzione, si nasconde, cambia luogo dove vive... e quando verrà scoperto, sarà proprio la musica, la sua esecuzione della "Ballata n. 1 in G min. di Chopin" davanti a un ufficiale nazista a salvarlo! Basato su una storia vera, dimostra che la realtà supera spesso la fantasia più sfrenata. La creatività e originalità del regista è nel mescolare la bellezza della musica alla bruttezza della guerra e dell'odio, dove però, alla fine, la musica vincerà.
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Il capolavoro di Polanski sull'olocausto. La musica vince sugli orrori del nazismo. Wladyslaw Szpilman, celebre pianista ebreo polacco, attraversa le più roccambolesche avventure per fuggire agli orrori dei nazisti e al loro odio per gli ebrei. Mentre i genitori sono sterminati in un lager, lui riesce a fuggire alla persecuzione, si nasconde, cambia luogo dove vive... e quando verrà scoperto, sarà proprio la musica, la sua esecuzione della "Ballata n. 1 in G min. di Chopin" davanti a un ufficiale nazista a salvarlo! Basato su una storia vera, dimostra che la realtà supera spesso la fantasia più sfrenata. La creatività e originalità del regista è nel mescolare la bellezza della musica alla bruttezza della guerra e dell'odio, dove però, alla fine, la musica vincerà. Perché nulla e nessuno può abbattere il potere dell'anima. L'interpretazione di Audren Brody è eccezionale. Il regista Polanski ha superato se stesso in questo film. Da non perdere. Assolutamente da vedere il film, e anche da ascoltare il cd della colonna sonora.
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