Roberto Nepoti
La Repubblica
Un filmetto che è la novelisation di un non-libro di successo (ora edito per l'Italia da Sonzogno) dove s'insegnano le cose da fare per liberarsi di un fidanzato scotto; da non fare, se si preferisce conservarlo. In Come farsi lasciare in dieci giorni, per scrivere un articolo sulla seduzione alla rovescia, la bionda Andie scommette di sedurre e abbandonare nel termine del titolo il pubblicitario Ben, acchiappasottane belloccio e sex-symbol maschile. L'incontro è magico, poi la signorina ce la mette tutta per rendersi insopportabile al boy-friend: gli risistema la casa, gli impone cagnetti, lo importuna durante le riunioni di lavoro e le serate per soli uomini, ci va al Madison Square Garden ma lo spedisce a procurarle da bere proprio quando la sua squadra segna il punto fatidico.
Lui non capisce, sopporta il sopportabile e - alla fine - cede. Ed ecco che la vincitrice si pente; imprevedibilmente, trattasi di vero amore. Una di quelle commedie dal peso specifico zero che contano non tanto sul valore intrinseco, quanto sulla chance di innescare un caso da rotocalchi; una specie di gioco di società progettato a tavolino.
Così, non devono nemmeno preoccuparsi d'inventare situazioni originali: vedi gli stratagemmi di Andie nell'esercizio di fare la stronza, che si vorrebbero il clou del divertimento e invece restano allo stadio di barzellette. Quanto al livello della messa in scena, Come farsi lasciare in 10 giorni potrebbe essere il "pilot" di una serie televisiva da programmare prima del Tg. Più che un aggiornamento del repertorio di guerra tra i sessi, una commedia che aspira a diventare modaiola; genereIl diario di Bridget Jones, ma con meno brio e senza il supporto di attori adeguati (affermare che Kate Hudson e Matthew McConaughey grondino carisma sarebbe perlomeno azzardato). A questo punto, anche il film tratto daCluedo diventa un bel ricordo.
Da La Repubblica, 26 aprile 2003
di Roberto Nepoti, 26 aprile 2003