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Horror Frames: Don Coscarelli e Bubba Ho-tep

Quando il regista rimane indissolubilmente legato a un film.
di Rudy Salvagnini

Una scena del film Bubba Ho-tep - Il re è qui.
Bruce Campbell (65 anni) 22 giugno 1958, Royal Oak (Michigan - USA) - Cancro. Interpreta Elvis Presley / Sebastian Haff nel film di Don Coscarelli Bubba Ho-tep - Il re è qui.

martedì 16 novembre 2010 - Approfondimenti

Ci sono autori che restano legati a un film particolarmente riuscito e sono costretti a continue repliche nell'incapacità o impossibilità di svincolarsi e di trovare strade diverse. È una circostanza che colpisce soprattutto chi dimostra subito personalità e originalità, ma sembra esaurire con le prime salve le migliori cartucce. È un rischio che ha corso anche George A. Romero con i film successivi a La notte dei morti viventi ed è riuscito a scongiurarlo solo in parte perché, se è vero che ha dimostrato anche in altri contesti le sue capacità di autore innovativo, è anche vero che perlomeno a livello commerciale resta indissolubilmente legato ai suoi film di zombie. Ed è un rischio che Don Coscarelli ha visto trasformarsi in realtà per lungo tempo. Classe 1954, dopo un paio di commedie, Coscarelli fulmina tutti con Fantasmi, che lo segnala come una delle proposte più inventive dell'horror degli anni '70: il film è un raro portatore di un concetto originale ed evidenzia le autentiche qualità visuali del suo autore che gli permettono di trascendere la povertà del budget.
Consapevole delle controindicazioni all'identificazione con una singola franchise orrorifica, Coscarelli cerca subito di diversificare, ma il suo tentativo con il fantasy (Kaan principe guerriero) sortisce effetti complessivamente modesti non confermando le doti dimostrate in Fantasmi. Nel mondo del cinema è facile essere messi all'angolo ed è quindi più che comprensibile che Coscarelli abbia cercato di ovviare a uno stallo riproducendo il suo film d'esordio e trasformandolo in serie. I tre successivi episodi non mancano di approfondire e migliorare aspetti di dettaglio e si distinguono per il modo con cui infondono un insolito calore umano nei personaggi anche mediante l'utilizzo di attori ricorrenti, primo fra tutti Reggie Bannister, feticcio onnipresente. Però è chiaro che l'iterazione tradisce una progressiva perdita di inventiva che non rende trascurabile la franchise, ma desta perplessità sulle capacità del regista di andare oltre.
Coscarelli però spazza di colpo queste perplessità monocolturali con un film che si candida a essere il suo capolavoro e lo proietta in dimensioni del tutto diverse, anche se ancora appartenenti all'horror (e che male c'è, in questo?). Bubba Ho-tep - Il re è qui è ormai di qualche anno fa, ma solo quest'anno è uscito da noi in dvd. La storia si basa su un racconto di Joe R. Lansdale, articolato da Coscarelli in una sceneggiatura brillante che unisce due miti dell'America che fu - Elvis Presley e John F. Kennedy - e li mette a confronto con una minaccia antica e venuta dall'esterno.
Mud Creek, Texas. Elvis Presley è vivo, ma non sta per niente bene: fiaccato da vari malanni, vegeta in una casa di riposo sotto falso nome: per sfuggire alle costrizioni del successo e riprendersi una vita libera ha scambiato la sua identità molti anni prima con quella di Sebastian Huff, un suo imitatore, e ora nessuno gli crede quando dice d'essere il vero Elvis e che a morire nel 1977 è stato Huff. L'unico che gli dà retta è un altro ospite della casa di riposo: il fatto che si tratti di un anziano di colore, Jack, che pensa di essere John Fitzgerald Kennedy - anche lui sopravvissuto all'attentato di Dallas - non aiuta la credibilità complessiva dei due nei confronti degli altri. Qualcosa sta però per turbare la senile rassegnazione di Elvis e Jack: un'anziana residente della casa muore in seguito all'attacco di un gigantesco scarafaggio. Tutti pensano si sia trattato di un incidente. Elvis però si trova alle prese con lo stesso scarafaggio la notte dopo e riesce a friggerlo. Ma è solo l'inizio: Jack ed Elvis si ritrovano da soli ad affrontare la minaccia di una mummia egizia vendicativa.
Il film è una divertente e amara parabola sulla vecchiaia, sul tempo perduto che non può essere in alcun modo recuperato, sulla dimenticanza e sull'abbandono, ma anche sulla rivalsa della voglia di vivere. Coscarelli ritrova l'ispirazione e il brio per creare - a molti anni di distanza da Fantasmi - un altro piccolo capolavoro, trovando sintonia con una materia fatta di has-been e di wanna-be che forse sono e forse non sono quello che pensano di essere, ma di certo sanno come vogliono affrontare il crepuscolo delle loro vite. Ricco di spunti originali e di notazioni acute, il film manca di uno spessore narrativo che sostenga appieno la brillantezza dell'idea di fondo e rivela qualche cedimento a un'eccessiva semplificazione strutturale nella seconda parte - quella in cui i due vecchietti affrontano la mummia - ma resta godibile per tutto il suo svolgimento. Anziani, malmessi, ma determinati, Jack ed Elvis sono una metafora del sogno americano, incerottato ma ancora vitale e capace di battersi per i valori fondamentali anche se nessuno lo verrà mai a sapere.
Coscarelli prende spunto dalle sconfinate manie dietrologiche dell'America di oggi - dove per ogni fatto (dall'11 settembre agli UFO) c'è una moltitudine di teorie che vorrebbe spiegarci che dietro c'è sempre un complotto, un'altra verità che il Governo tiene nascosta - per dare una versione acuta e paradossale delle sorti di due figure carismatiche come Presley e JFK. La trovata che giustifica la sopravvivenza di Presley è particolarmente geniale e a suo modo credibile: Presley abbandona la sua identità per poter tornare a essere il vero Presley, cioè quello che il business musicale non gli consentiva più di essere, costringendolo a filmetti e repertori lontani dalla sua vera anima.
Anche il il casting è geniale. L'icona autoironica dell'horror Bruce Campbell è perfetto - sotto un pesante trucco che lo invecchia - come stagionato Elvis, mentre il grande Ossie Davis offre un'altra sfaccettata prova della sua abilità di interprete intelligente e sottile: oltre che attore e attivista per i diritti civili, Davis è stato anche regista non banale (La guerra di Gordon). C'è anche un simpatico cameo dell'immancabile Reggie Bannister, fedelissimo di Coscarelli. Una non trascurabile parte nel creare un'atmosfera di elegiaco rimpianto ce l'hanno anche le suggestive musiche di Brian Tyler.
La carriera di Coscarelli non è decollata neanche con un film così curioso, ma il plauso della critica non è mancato. Da tempo si parla di un seguito (come anche di un ulteriore capitolo della saga di Fantasmi): la speranza è che, invece di seguiti, Coscarelli ci dia qualcosa di nuovo: ha dimostrato di saperlo fare.

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