La pianista |
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Un film di Michael Haneke.
Con Isabelle Huppert, Annie Girardot, Susanne Lothar, Benoît Magimel, Anna Sigalevitch.
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Titolo originale La pianiste.
Drammatico,
durata 129 min.
- Francia 2001.
- Bim Distribuzione
MYMONETRO
La pianista
valutazione media:
3,84
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Roberto Nepoti
La Repubblica
A suo tempo, nei resoconti dalla Croisette, definimmo La pianista con la coppia di aggettivi "bello" e "crudele", ravvisandovi uno di quei film difficili che ti lasciano un'impressione ambivalente, al confine tra l'ammirazione e il disagio. Qualcosa di simile dovette provare la giuria, che colmò di riconoscimenti (Gran premio, migliore attrice, miglior attore) il film di Michael Haneke, risarcendolo dei palmarès mancati negli anni precendenti. Col suo nuovo film, il regista austriaco torna alle atmosfere ossessive di Funny Games e racconta una storia alla Dottor Jekyll e Mr. Hyde, basata su un romanzo di Elfriede Jeliniek. Rinomata professoressa di pianoforte al Conservatorio di Vienna, la quarantenne Erika Kohut (Isabelle Huppert) conduce un'esistenza schizofrenica: irreprensibile di fronte al mondo, in segreto frequenta pornoshop, si eccita guardando le coppiette in amore e arriva a praticarsi ferite alla vagina, nella borghese casetta in cui vive con la mamma (Annie Girardot). Attentissimo ai modi della messa in scena, Haneke confina molte sequenze nel chiuso dell'appartamento della protagonista, teatralizzandone il dramma privato come uno che conosce bene la lezione di Fassbinder. La perversione estrema della donna, però, è il plagio, il controllo psicologico che esercita sugli allievi. Quando un ragazzo (Benoît Magimel), belloccio e dotato per la musica, s'innamora di lei, Erika lo seduce e lo manipola usando il sesso come un'arma contundente. Poi cerca di imporgli un protocollo di regole sadomaso, ma lo esaspera al punto di ricavarne reazioni violentissime. Immersa in una spirale di disperazione, la donna condurrà lo spettatore verso un epilogo che è giustosconsigliare alle anime candide. Storia di una follia tanto più impressionante perché narrata con le inquadrature composte e raffreddate tipiche del regista, La pianista instaura un'atmosfera allucinata che può provocare fascinazione o repulsione, mai lasciare indifferenti. Tornato alle predilette ossessioni (le pulsioni travolgono le regole civili; non c'è alcuna distinzione tra il bene e il male.), Haneke pecca, se si vuole, per eccesso di zelo dimostrativo, allineando un numero perfino eccessivo di sceneshock. Ma anche a considerare il film un esercizio di nero pessimismo, lo stile denuncia il grande regista e l'interpretazione della Huppert, impeccabile e controllatissima nel delineare un'ossessione, è di quelli che non si possono perdere.
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