salvatore vitale
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giovedì 8 settembre 2011
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duro e commuovente
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John Q, la storia di un padre pronto a tutto pur di salvare il figlio. Questo film è molto significativo, forse a maggior ragione per uno che capisce la situazione sanitaria ancor oggi presente negli Stati Uniti d'America. Una storia speciale che fa capire fino a che cosa una persona può andare incontro per amore, amore per un figlio in queso caso. Da tenere presente la fantastica scena in cui il padre fa l'ultimo discorso al figlio in ospedale, discorso che metterei sicuramente tra i migliori nel mondo del cinema se non il migliore essendo una delle pochissime scene che mi ha fatto davvero commuovere davanti alla TV dato che io non piango spesso alla visione di film. Capolavoro 5/5
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peter patti
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martedì 24 dicembre 2013
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film-capolavoro su una realtà ben nota anche a noi
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E' un film coraggioso di Nick Cassevetes (il quale non per niente è figlio di John Cassevetes e Gena Rowland, due miti dell'Hollywood 'alia').
Basato su una storia vera, 'John Q.' è una denuncia senza mezzi termini al sistema sanitario degli Stati Uniti d'America (che proprio in questi tempi il Presidente Obama sta cercando di migliorare, con l'introduzione dell'assicurazione medica anche per chi non è ricco).
Fin da subito le simpatie degli spettatori valgono per il protagonista, John appunto - interpretato da un Denzel Washington che riesce a essere brillante anche nei panni dell'operaio precario.
E' un film datato 2002. Ma potrebbe essere stato girato negli Anni Ottanta, negli Anni Novanta o appena ieri, e potrebbe essere ambientato ovunque: anche nella nostra (povera) Italia.
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E' un film coraggioso di Nick Cassevetes (il quale non per niente è figlio di John Cassevetes e Gena Rowland, due miti dell'Hollywood 'alia').
Basato su una storia vera, 'John Q.' è una denuncia senza mezzi termini al sistema sanitario degli Stati Uniti d'America (che proprio in questi tempi il Presidente Obama sta cercando di migliorare, con l'introduzione dell'assicurazione medica anche per chi non è ricco).
Fin da subito le simpatie degli spettatori valgono per il protagonista, John appunto - interpretato da un Denzel Washington che riesce a essere brillante anche nei panni dell'operaio precario.
E' un film datato 2002. Ma potrebbe essere stato girato negli Anni Ottanta, negli Anni Novanta o appena ieri, e potrebbe essere ambientato ovunque: anche nella nostra (povera) Italia.
Finalmente dagli Studios della "dorata" America arriva una pellicola che non mostra solo i crucci e i vezzi di manager, anchormen, scrittori e medici di successo, altoborghesi assortiti, bensì i reali problemi di persone "comuni"... che, in fondo, compongono oltre il 90% della popolazione americana, europea e mondiale.
Siamo a Chicago. John Q. e la moglie scoprono che il figlioletto ha bisogno di un trapianto di cuore. Il bambino ha una grave malformazione congenita e solo poco tempo di vita.
"Come mai questo suo difetto non è stato scoperto prima?" chiede a un certo punto John.
A rispondergli è un giovane dottore che si trova tra gli ostaggi che lui, padre disperato, ha preso mentre attende un qualche miracolo (ovvero l'arrivo di una decisione, da parte dell'ospedale o delle autorità costituite, che potrebbe salvare il piccolo):
"Se hai quel tipo di assicurazione sanitaria che penso io, di sicuro gli esami necassari non sono mai stati fatti al tuo bambino. La mutua dà soldi ai dottori per non farli, gli esami! Così risparmiano..."
John ha cercato disperatamente di trovare una soluzione al problema, ma l'assicurazione non copre il costo di questo particolare tipo di intervento. La banca gli nega ogni aiuto... Solo i vicini e i conoscenti si prodigano per aiutare la famigliola; ma ovviamente i soldi che donano non bastano: equivalgono a un obolo rispetto al costo proibitivo dell'operazione.
Esasperato, John Q. si trasforma dunque in un "delinquente"...
Film avvincente, e anche triste per tanti versi. La morale è: "You Can't Beat the System!"
E' un sistema di maiali ingordi, in effetti.
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mack55
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venerdì 12 maggio 2017
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coniugare intrattenimento e riflessione
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Il film di Cassattavettes parte bene, esplorando il quotidiano di una famiglia medio basso borghese. Qusto per spiegare, per chi non lo sapesse, quanto denaro occorre ai lavoratori americani per le coperture sanitarie. La sequenza dedicata all'azione e alla suspense è un mediazone tra le pellicole di approfondimento e quelle d'intrattenimento. A fronte di un cast stellare Washington,Liotta , Duvall, Heche, Woods, la sceneggiatura di J Kearms appare solida nei dialoghi intimisti, lasciando spazio a un assolo di Washington ben supportato dalla Elize, ma appossimativa nelle sequenze action dentro e fuori l'ospedale ove in alcune scene alcuni elementi sembrano forzature.
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Il film di Cassattavettes parte bene, esplorando il quotidiano di una famiglia medio basso borghese. Qusto per spiegare, per chi non lo sapesse, quanto denaro occorre ai lavoratori americani per le coperture sanitarie. La sequenza dedicata all'azione e alla suspense è un mediazone tra le pellicole di approfondimento e quelle d'intrattenimento. A fronte di un cast stellare Washington,Liotta , Duvall, Heche, Woods, la sceneggiatura di J Kearms appare solida nei dialoghi intimisti, lasciando spazio a un assolo di Washington ben supportato dalla Elize, ma appossimativa nelle sequenze action dentro e fuori l'ospedale ove in alcune scene alcuni elementi sembrano forzature. Il rimpianto per quella che poteva risultare una grande idea filmica, è l'aver tralasciato il fulcro (la disgustosa discrepanza tra aiuto necessario e speculazione assicurativa) per un racconto godibile ma privo di spessore nei quaranta minuti in cui John Q "Denzel" gioca al sequestratore.
E' come se Cassatteves, forse pressato dai produttori, non avesse premuto sul tasto della denuncia (la tv cinica, i medici corrotti, la sanità diseguale) per dedicarsi a un godibile spettacolo di due ore. E questo in effetti risulta essere John Q: un buon film che poteva aspirare a qualcosa di piu' elevato.
Interessante il montaggio, specie nella scelta di apire con un incicdente automobilistico che, almeno fino alla comparsa della patologia del bambino, non sembra aver alcun legame con il resto della trama.
per Washington anno di grazia, Training Day docet.
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giomo891
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giovedì 22 settembre 2022
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denzel un esempio da imitare. giomo891
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JOHN Q -Recensione di Giovanni Morandi.
Durante la sua carriera, l’attore Denzel Washington si è distinto come campione di film drammatici impegnati, (per me i migliori sono, oltre al pluripremiato Philadelphia-in parte oscurato dall'altrettanta bravura di Tom Hanks-, quelli diretti da Tony Scott, in particolare Deijavu e Il Fuoco della Vendetta), dove si portano in risalto le vite di uomini costretti a lottare contro ingiustizie. Tra i tanti titoli di questo genere che lo hanno reso celebre, si annovera in particolare un film forse poco noto, ma non meno significativo. Si tratta di John Q., opera del 2002, scritta da James Kearns e diretta da Nick Cassavetes, celebre in particolare per aver diretto il film Le pagine della nostra vita.
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JOHN Q -Recensione di Giovanni Morandi.
Durante la sua carriera, l’attore Denzel Washington si è distinto come campione di film drammatici impegnati, (per me i migliori sono, oltre al pluripremiato Philadelphia-in parte oscurato dall'altrettanta bravura di Tom Hanks-, quelli diretti da Tony Scott, in particolare Deijavu e Il Fuoco della Vendetta), dove si portano in risalto le vite di uomini costretti a lottare contro ingiustizie. Tra i tanti titoli di questo genere che lo hanno reso celebre, si annovera in particolare un film forse poco noto, ma non meno significativo. Si tratta di John Q., opera del 2002, scritta da James Kearns e diretta da Nick Cassavetes, celebre in particolare per aver diretto il film Le pagine della nostra vita. Qui, insieme all’attore premio Oscar, dà invece vita ad un dramma incentrato sulle disparità sanitarie.
La vita di John scorre serena e tranquilla tra famiglia e lavoro, fino al giorno in cui scopre che il figlio Michael è affetto da una grave malattia. Solo un trapianto di cuore potrebbe salvargli la vita.
Le problematiche relative alla sanità statunitense sono state in più occasioni oggetto di opere cinematografiche, documentarie o meno. Alla base di John Q. vi è però anche la volontà di dar vita ad un film quanto più realistico possibile sul dramma che si genera in quanti non hanno modo di ricevere le giuste cure. Una vicenda che tocca molto da vicino anche lo stesso Cassavetes, il quale ha una figlia nata con un difetto cardiaco. Incentrati sulla malattia sono infatti molti dei film del regista e questo in particolare è dedicato, come si può leggere durante i titoli di coda, alla figlia Sasha.
Ma a parte il caso personale, il film riesce ad indurci a fare il tifo per John Q. anche se utilizza mezzi altamente illegali per ottenere il risultato.
Ma chi nelle sue condizioni si sarebbe attenuto alle "regole", quando c'è in ballo la vita di un figlio ?
Con la pandemia, anche da noi, abbiamo assistito alle conseguenze delle carenze della sanità, accumulatesi negli ultimi anni di "tagli" dei finanziamenti...
Quindi il tema proposto da Cassavetes non è un fenomeno solo americano, che non ci interessa.
Qualcuno eccepira' che il nostro SSN copre le cure essenziali, vero, ma anche da noi ci sono alcuni limiti e, quando si deve agire con sollecitudine, ci scontriamo con lunghe liste di attesa.
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francesco
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martedì 5 giugno 2007
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ai confini del ridicolo
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Accarezza i confini del ridicolo questo drammone legnoso, svogliato, prevedibile e mal recitato, che schiera il suo banalissimo esercito di buoni, cattivi che diventano buoni (il poliziotto, la dirigente d'ospedale), buoni che in realta' sono cattivi (il giornalista), cattivi e basta (il capo degli sbirri). Tocca sorbire trionfali assurdita' (il padre che offre il proprio cuore, il suo terrificante discorso al ragazzino, un trapianto di cuore organizzato e concluso con tempi e modi da frattura di un mignolo) che potrebbero avere un senso se il film sfruttasse davvero uno spunto che invece sfiora appena. E cioe' il modo in cui la tv divora e metabolizza la realta', creando miti, leggende, eroi per cui tifare e malvagi da detestare o almeno convertire (le lacrime della donna che nega l'operazione al bambino sgorgano davanti al video).
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Accarezza i confini del ridicolo questo drammone legnoso, svogliato, prevedibile e mal recitato, che schiera il suo banalissimo esercito di buoni, cattivi che diventano buoni (il poliziotto, la dirigente d'ospedale), buoni che in realta' sono cattivi (il giornalista), cattivi e basta (il capo degli sbirri). Tocca sorbire trionfali assurdita' (il padre che offre il proprio cuore, il suo terrificante discorso al ragazzino, un trapianto di cuore organizzato e concluso con tempi e modi da frattura di un mignolo) che potrebbero avere un senso se il film sfruttasse davvero uno spunto che invece sfiora appena. E cioe' il modo in cui la tv divora e metabolizza la realta', creando miti, leggende, eroi per cui tifare e malvagi da detestare o almeno convertire (le lacrime della donna che nega l'operazione al bambino sgorgano davanti al video). Nulla di nuovo, basti ricordare 'Quel pomeriggio di un giorno da cani' (tutt'altro livello) ma il film non e' interessato a giocare davvero su questo piano o, se lo fa, ci riesce in modo pallido, confuso, non efficace.
Denuncia del sistema Usa? Non esageriamo. John Q. resta un brav'uomo che, alla fine, i suoi annetti di carcere se li fa comunque, perche' la coscienza dello spettatore medio americano non lasci il cinema turbata dal pensiero che un nero incazzato con il sistema la faccia franca. E l'unico ostaggio a tornare a casa malconcio e' l'uomo che ha picchiato la sua compagna... Duvall doppiato malissimo, Liotta e' un manichino. Film per fan di Washington ma poi lo vedi recitare in 'Inside man' e allora lasci perdere...
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