Traffic |
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Un film di Steven Soderbergh.
Con Amy Irving, Michael Douglas, Tomas Milian, Dennis Quaid, Benicio Del Toro.
continua»
Drammatico,
durata 143 min.
- USA, Germania 2000.
MYMONETRO
Traffic
valutazione media:
2,97
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Traffic(o)/spaccio di un animale da palcoscenicodi AndreaFeedback: 0 |
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sabato 5 maggio 2001 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Del Toro con la sua indolenza riflessiva degna di un ferrariano Keitel e la fisicità di un Brando “è il film nella sua coralità” e fa passare il tema dell'"inestirpabilità della droga" in secondo piano. Attore capace di dire praticamente tutto con lo sguardo e con il corpo, dono che non gli ha potuto dare/insegnare né Stella Adler né nessun altro talent-scout, così come nessuno ha insegnato a Brando e alla Davis a recitare, a Marilyn ad essere Marilyn, ad Audrey Hepburn ad essere l’Eleganza… Sul viso di Del Toro si possono “leggere” storie che potrebbero essere senza fine se solo continuassimo a guardarlo e si capisce perché voglia sempre il minor numero di battute possibili e sogni di recitare, un giorno, senza dire una sola battuta. La sua connaturata mascolinità felina (fisica e mentale) è l’alter ego maschile della femminilità di una Marylin o di una Garbo. Del Toro non “buca lo schermo”, lo polverizza e, contemporaneamente, lo cristallizza in una serie di fotogrammi che ti scavano dentro e non si dimenticano più. Lodevole l’idea di premiare con l’Oscar l’intelligente regia che nonostante il montaggio (anch’esso academyzzato) e la fotografia ricercati (vedi ad es. i ripetuti e “ambientali” viraggi) riesce a integrarsi con la ciondolante e a-ricercata andatura dell’attore. Le “gote cotonate” del Padrino-Brando, i trenta chili di sovrappeso dello “scatenato” De Niro ed, nell’ultimo decennio, i chili presi e i cm d’altezza persi magicamente chissà dove da Del Toro/Dr. Gonzo (=”fuori dalle regole”, come tutti gli “animali rari” come lui) nel destinato a diventare un classico “Paura e delirio a Las Vegas” di Gilliam (oltre e più che “Monty Python” da ricordare per “Le avventure del barone di Munchausen” e soprattutto “Brazil”) dopo il longilineo e bellissimo Fe(-lino)nster singeriano.
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