nicolò
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sabato 2 giugno 2007
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terzo opus di muccino sui peter pan quarantenni
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Al suo terzo film Gabriele Muccino passa dagli adolescenti arrabbiati e ribelli di "Ecco fatto" e "Come te nessuno mai" a ragazzi più grandi, ma non meno immaturi, Peter Pan incalliti con appresso mogli urlanti e suocere in crisi matrimoniale. Se non fosse per la bella compagnia di interpreti che si porta appresso, "L'ultimo bacio" - che è anche il titolo della struggente canzone di Carmen Consoli, inserita nella colonna sonora - non avrebbe avuto di sicuro il successo che gli è toccato, spronando il produttore Domenico Procacci (Fandango) a investire ancora di più sul potenziale "mostro del box-office" Muccino. Eppure, per quanto sia prolisso, ovvio e stereotipato, il film ha tutte le carte in regola per piacere al pubblico cui è indirizzato: pseudoamanti del cinema italiano, che scambiano quest'autore fin troppo fortunato per un novello Visconti, parlan bene di attori da fiction Tv come l'insopportabile Martina Stella e magari trascurano quelli veramente bravi, come Pierfrancesco Favino e Claudio Santamaria.
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masha
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venerdì 27 luglio 2001
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.. va beh l'analisi al maschile, ma .....
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le donne del film che fanno? tutte in versione passiva e subente? (una urlante e l'altra in piena crisi età avanzata) perchè? sicuri che sia veramente questa la realtà? Forse si, nei fatti puri e semplici, ma la lettura di questi fatti andrebbe rivista, almeno ampliata ....
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(di vale)
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six
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lunedì 16 luglio 2001
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un film pessimista più che intimista!
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Il tradimento, l'incapacità di assumersi delle responsabilità, di sacrificarsi, di ceder qualcosa di se stessi per il proprio compagno: questa la tesi che Muccino propone in questo suo ultimo lavoro. Una mano sicura la sua (pure troppo), forse lui è a conoscenza che l'amore non esiste e in lui crede la generazione di trenteni che tanto si riconoscono nei suoi film.
Buona la sceneggiatura, e la prova di tutti gli attori sapientemente guidati. In Accorsi si legge ancora qualche incertezza, ma stà crescendo.
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(di marty43v3r)
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mafry
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martedì 4 dicembre 2001
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il primo bacio della creatività
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un film realistico, nel quale compaiono sentimenti ed emozioni amplificate ma pur sempre comuni.questo film segna l'ascesa del cinema italiano verso una maggiore creatività.sono presenti attori nel vero senso della parola che rendono le scene molto forti e violente!pur avendo una trama piuttosto banale e comune il film rientra sicuramente nella categoria "eccellente" sia per le capacità degli attori, per la costruzione dei personaggi e sia per le battute e le scene forti presenti nel film.
complimenti al giovane regista
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(di oibò)
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(di paolo)
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gabriele
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mercoledì 16 luglio 2014
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gioventù (in parte) bruciata
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Il film è uno sguardo abbastanza realistico sulla società odierna, poiché in esso s'intrecciano le storie di diversi amici, di diversi rapporti di coppia e di diverse generazioni, esattamente tre. Il film narra di cinque amici che si trovano al bivio di dover fare il passaggio dall'età giovanile all'età adulta, senza però avere dei punti di riferimenti precisi cui gravitare.
C'è Carlo, il protagonista del film, che è in coppia con Giulia e attendono una figlia. Poi ci sono gli amici, Marco e Adriano, Alberto e Paolo. I rapporti di coppia degli amici di Carlo sono anch'essi uno sguardo piuttosto verosimile sui rapporti di coppia odierni.
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Il film è uno sguardo abbastanza realistico sulla società odierna, poiché in esso s'intrecciano le storie di diversi amici, di diversi rapporti di coppia e di diverse generazioni, esattamente tre. Il film narra di cinque amici che si trovano al bivio di dover fare il passaggio dall'età giovanile all'età adulta, senza però avere dei punti di riferimenti precisi cui gravitare.
C'è Carlo, il protagonista del film, che è in coppia con Giulia e attendono una figlia. Poi ci sono gli amici, Marco e Adriano, Alberto e Paolo. I rapporti di coppia degli amici di Carlo sono anch'essi uno sguardo piuttosto verosimile sui rapporti di coppia odierni. Alcuni funzionano, altri non funzionano, come quello di Adriano. Adriano, contrariamente al comportamento di Carlo con Giulia, non lotta per riconquistare Livia, la compagna, perché al momento non ci sono le condizioni per farlo. Adriano intuisce tutto ciò e parte con gli amici per un viaggio in Africa, verosimilmente per ritrovarsi e per riprendere un cammino solo apparentemente interrotto. Certo il viaggio in Africa dei tre amici (Adriano, Alberto e Paolo) può pure essere considerato come una fuga dalla responsabilità della vita, di crescere e diventare adulti, ma non è questo ciò che si percepisce, poiché l’anelito di libertà traspare continuamente nel loro comportamento.
Il fugace rapporto di Francesca con Carlo, per Carlo è una regressione momentanea ad una fase precedente della vita, per la paura, appunto, di assumersi la paternità e diventare una persona adulta. Per l'uomo assumersi la paternità è un passaggio che comporta il superamento di diversi ostacoli e paure. Alcune sono espresse nel film e cioè: la paura del cambiamento, la paura espressa da Carlo di vivere nella coppia una vita blindata, il timore di perdere un'identità per acquisirne una nuova che ancora non si conosce. Ma la paura più importante per l'uomo, paura che nel film è accennata nel rapporto tra Adriano e la moglie, è innanzitutto quella di essere messo da parte dalla donna durante la gravidanza e subito dopo, e per un certo tempo effettivamente è così.
Per la donna, il timore della maternità è espresso molto bene da Giulia, lì dove lei afferma che la maternità possa sciupare la sua bellezza fisica (cosa per altro discutibile, anzi), e che, di conseguenza, Carlo in futuro possa lasciarla. Questa è una paura tipica della donna odierna, che è dovuta alla filosofia imperante di questo momento storico, che perlopiù poggia sulla bellezza fisica, esteriore.
La bellezza fisica è importante, ma ce ne sono altre che la sopravanzano.
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g. romagna
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domenica 22 agosto 2010
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l'ultimo bacio
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L'intreccio di numerose (e tragiche) storie sentimentali di un gruppo di amici capeggiate da quella di Carlo (Stefano Accorsi), che, con moglie incinta di tre mesi, rimane invischiato in una torbida e breve relazione con una liceale diciottenne (Martina Stella). Banale, scontato e prevedibile, il film è così stracarico di situazioni portate al limite da perdere verosimiglianza con la realtà (possibile che in una cerchia così ristretta di persone non si presenti nemmeno un caso lontanamente assimilabile ad una condizione di "normalità"?). Oltretutto, esso non può nemmeno avvalersi della stampella delle interpretazioni: Pasotti è al limite dell'indecoroso, la Sandrelli mediocre come sempre.
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L'intreccio di numerose (e tragiche) storie sentimentali di un gruppo di amici capeggiate da quella di Carlo (Stefano Accorsi), che, con moglie incinta di tre mesi, rimane invischiato in una torbida e breve relazione con una liceale diciottenne (Martina Stella). Banale, scontato e prevedibile, il film è così stracarico di situazioni portate al limite da perdere verosimiglianza con la realtà (possibile che in una cerchia così ristretta di persone non si presenti nemmeno un caso lontanamente assimilabile ad una condizione di "normalità"?). Oltretutto, esso non può nemmeno avvalersi della stampella delle interpretazioni: Pasotti è al limite dell'indecoroso, la Sandrelli mediocre come sempre. Criticare negativamente Martina Stella sarebbe poi come sparare sull'ambulanza: c'è di buono se non altro che Muccino ha avuto la lungimiranza di impiegarla in un ruolo, quello dell'oca, che le calza a pennello per predisposizione ontologica e non certo per acutezza interpretativa. Solitamente i primi episodi sono migliori dei sequel: non è questo il caso. Se Baciami Ancora risulta più godibile e verosimile, in questo primo atto l'accozzaglia di banalità si accumula in maniera superiore al tollerabile, facendo perdere la bussola fin da subito ad un lavoro che poteva risultare invece perlomeno gradevole.
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alexander
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mercoledì 20 maggio 2009
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siamo alle solite
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Ci risiamo:ancora il solito tormentone sulla fragilità sentimentale con cui i registi italiani pensano di sopperire alla mancanza di budget,in cui i protagonisti vengono lasciati tra due strade e quattro mura a tirarsi piatti e mattarelli per i subiti tradimenti.peccato che a volte dimentichiamo che non serve investire quanto gli americani per non cadere nella banalità della psicanalisi familiare o delle sempre verdi corna,ma sarebbe sufficiente guardare come altri paesi riescono a "campare"un cinema di tutto rispetto affidandosi all'originalità e alla fantasia.che dire del cast?tranne le collaudate glorie del fu'cinema italiano,gli altri attori confermano quanto siano spoglie le campagne:recitano come se leggessero, enfatizzano il respiro come se morissero,e non so se la mancanza di fluid
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Ci risiamo:ancora il solito tormentone sulla fragilità sentimentale con cui i registi italiani pensano di sopperire alla mancanza di budget,in cui i protagonisti vengono lasciati tra due strade e quattro mura a tirarsi piatti e mattarelli per i subiti tradimenti.peccato che a volte dimentichiamo che non serve investire quanto gli americani per non cadere nella banalità della psicanalisi familiare o delle sempre verdi corna,ma sarebbe sufficiente guardare come altri paesi riescono a "campare"un cinema di tutto rispetto affidandosi all'originalità e alla fantasia.che dire del cast?tranne le collaudate glorie del fu'cinema italiano,gli altri attori confermano quanto siano spoglie le campagne:recitano come se leggessero, enfatizzano il respiro come se morissero,e non so se la mancanza di fluidità che hanno dipenda da un loro limite o da dialoghi troppo prosaici,ma poco diretti e parlabili,perché a volte li vedi intrecciarsi in frasi da libro per niente musicali all'udito,cmq,anche volendo sorvolare su tutto,questo film è di una tristezza e di un patetismo che ti passa pure la voglia di metter su famiglia!
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valetag
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mercoledì 11 giugno 2014
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dopotutto non è così terribile
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Avete presente la crisi di mezza età? Bene, prendetela e identificatela con un gruppo di trentenni: avrete così un riassunto efficace del film di Muccino. Carlo sta per diventare padre, ma è annoiato all’idea di trascorrere tutta la vita con la sua Giulia: è facile, quindi, invaghirsi della prima oca bionda che passa. Adriano è in crisi con la moglie, diventata isterica dopo la gravidanza; Paolo non riesce a sostenere più il peso della malattia del padre; Alberto, libero da qualsiasi legame, sente ora la mancanza di stabilità. Nel frattempo anche i genitori di Giulia affrontano un periodo difficile: Anna, non sopportando più la mancanza di passione di suo marito Emilio, va alla ricerca di quelle forti emozioni che avevano caratterizzato la sua relazione extraconiugale, per poi scoprirsi troppo vecchia per fare certe cose.
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Avete presente la crisi di mezza età? Bene, prendetela e identificatela con un gruppo di trentenni: avrete così un riassunto efficace del film di Muccino. Carlo sta per diventare padre, ma è annoiato all’idea di trascorrere tutta la vita con la sua Giulia: è facile, quindi, invaghirsi della prima oca bionda che passa. Adriano è in crisi con la moglie, diventata isterica dopo la gravidanza; Paolo non riesce a sostenere più il peso della malattia del padre; Alberto, libero da qualsiasi legame, sente ora la mancanza di stabilità. Nel frattempo anche i genitori di Giulia affrontano un periodo difficile: Anna, non sopportando più la mancanza di passione di suo marito Emilio, va alla ricerca di quelle forti emozioni che avevano caratterizzato la sua relazione extraconiugale, per poi scoprirsi troppo vecchia per fare certe cose.
Partire, lasciarsi tutto alle spalle. Provare ad amare qualcun altro. Fare solo quello che ci si sente di fare. Incominciare una nuova vita.
Si presenta così il mondo di questi ragazzi, non più giovani, ma nemmeno così vecchi da non poter sognare un’esistenza diversa, fatta di impulsi e di colpi di testa.
Certo è che tutto questo è ambientato in una realtà ben differente da quella che vivono gran parte dei trentenni: non troviamo un solo riferimento alle bollette da pagare, agli insuccessi sul lavoro, alla voglia di fuggire dalla quotidianità intesa come lavare l’auto o rasare il prato.
Incomprensibile la scelta di imporre tutti i personaggi femminili come pazze furiose ed isteriche, appiccicose e con sempre qualcosa di cui lamentarsi.
Tuttavia, Muccino sfrutta bene l’onda del dilemma sentimentale, utilizzando dialoghi non del tutto banali e portando alla luce le migliori capacità recitative nascoste negli attori (a parte qualche eccezione, vedi Pasotti).
Seppur in più di qualche occasione sia stata superata la linea limite dell’esagerazione, nel complesso, "l’Ultimo bacio" è un film gradevole, di ampio respiro internazionale e senza la pretesa di insegnare cosa siano la vita e la felicità.
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(di giammarco)
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marcodell''utri
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venerdì 7 aprile 2017
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luci e ombre
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E’ segno di sicuro talento, nel caso di Muccino, la rappresentazione finemente sensibile della dimensione ‘tragica’ dei rapporti tra uomini e donne, in una ‘panoramica’ esistenziale che non compromette l’impostazione sostanzialmente ‘generazionale’ del film. Le qualità intuitive del film (e una certa raffinatezza nel racconto) soffrono, tuttavia, di una certa frammentarietà nell’esposizione - quasi una sensazione di ‘fuga’, dalle mani del regista, dell’eccessiva ‘ricchezza’ dei materiali narrativi -, del sacrificio della penetrazione critica al gusto retorico, e, talora, di alcune leziosità formali (troppo insistiti il commento musicale iniziale di sottofondo e il lungo piano-sequenza del primo matrimonio) che non giovano all’insieme.
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E’ segno di sicuro talento, nel caso di Muccino, la rappresentazione finemente sensibile della dimensione ‘tragica’ dei rapporti tra uomini e donne, in una ‘panoramica’ esistenziale che non compromette l’impostazione sostanzialmente ‘generazionale’ del film. Le qualità intuitive del film (e una certa raffinatezza nel racconto) soffrono, tuttavia, di una certa frammentarietà nell’esposizione - quasi una sensazione di ‘fuga’, dalle mani del regista, dell’eccessiva ‘ricchezza’ dei materiali narrativi -, del sacrificio della penetrazione critica al gusto retorico, e, talora, di alcune leziosità formali (troppo insistiti il commento musicale iniziale di sottofondo e il lungo piano-sequenza del primo matrimonio) che non giovano all’insieme. Ma il film è interessante e si lascia seguire fino alla fine nonostante la lunghezza.
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great steven
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martedì 26 luglio 2022
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le peripezie degli uomini refrattari a crescere.
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L'ULTIMO BACIO (IT, 2001) diretto da Gabriele Muccino. Interpretato da Stefano Accorsi, Giovanna Mezzogiorno, Stefania Sandrelli, Claudio Santamaria, Giorgio Pasotti, Sabrina Impacciatore, Pierfrancesco Favino, Marco Cocci, Martina Stella, Regina Orioli, Luigi Diberti, Sergio Castellitto, Daniela Piazza ● Carlo, pubblicitario ventinovenne che aspetta una figlia dalla fidanzata Giulia, prende una sbandata amorosa per Francesca, effervescente studentessa appena maggiorenne conosciuta per caso alla cerimonia matrimoniale dell’amico Marco: l’uomo e la ragazza si frequentano all’insaputa di Giulia, impegnata nei preparativi per la nascita della bambina, finché quest’ultima non lo scopre e caccia rabbiosamente il fidanzato di casa.
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L'ULTIMO BACIO (IT, 2001) diretto da Gabriele Muccino. Interpretato da Stefano Accorsi, Giovanna Mezzogiorno, Stefania Sandrelli, Claudio Santamaria, Giorgio Pasotti, Sabrina Impacciatore, Pierfrancesco Favino, Marco Cocci, Martina Stella, Regina Orioli, Luigi Diberti, Sergio Castellitto, Daniela Piazza ● Carlo, pubblicitario ventinovenne che aspetta una figlia dalla fidanzata Giulia, prende una sbandata amorosa per Francesca, effervescente studentessa appena maggiorenne conosciuta per caso alla cerimonia matrimoniale dell’amico Marco: l’uomo e la ragazza si frequentano all’insaputa di Giulia, impegnata nei preparativi per la nascita della bambina, finché quest’ultima non lo scopre e caccia rabbiosamente il fidanzato di casa. Occorrerà l’intervento della di lei madre Anna – anch’essa in crisi sentimentale col marito psicanalista e perciò desiderosa di ricostruire un legame con Eugenio, professore amato lungamente in passato, ma ora felicemente risposato e neopapà – per far rappacificare la figlia col genero. Tutt’intorno, gli amici di Carlo sono alle prese con vicende personali turbolente che li vedono incapaci, o recalcitranti, ad assumersi le proprie responsabilità e ad affrontare il proprio futuro con la fermezza caratteristica degli adulti: Adriano, in rotta con la moglie Livia dalla quale ha avuto un figlio, medita di darsi all’avventura più sfrenata a bordo di una barca diretta in Turchia; Alberto, solo all’apparenza sereno, non riesce a creare legami stabili e colleziona svariate esperienze erotiche; Paolo è depresso per le condizioni da moribondo in cui riversa suo padre e per aver interrotto con suo enorme rammarico la relazione con la fidanzata Arianna. Agrodolce commedia corale che mantiene molto meno di quanto promette, incentrata su un gruppo di borghesi trentenni italiani la cui immaturità emotiva è il frutto della loro paura atavica di crescere, ritrovandosi imprigionati in schemi precostituiti che li obbligherebbero ad adeguarsi a una routine fatta di doveri e responsabilità verso sé stessi e le persone che amano. Se questo quadro sociologico corrispondesse a verità, nonostante l’ovvia esagerazione drammaturgica della messinscena e i comici risvolti da pochade, ci sarebbe da piangere. Malgrado la fatica di tenere unita la saldezza dei buoni contributi tecnici ad una sceneggiatura confusionaria che perde ben più di un colpo, gli attori recitano bene (la Mezzogiorno e la Sandrelli sopra tutti) e il divertimento raggiunge il suo obiettivo, coadiuvato da un Muccino alla sua terza regia che conosce i gusti del pubblico e proprio per questo sa come e quando compiacerlo. Al botteghino incassò 13 milioni di euro, una cifra spettacolarmente alta che non premiava in tal modo un film italiano da parecchio tempo; d’altra parte, vi rivolsero le proprie attenzioni anche i critici europei e statunitensi. Non meritava tanto. 5 David di Donatello: regia, attrice non protagonista (Sandrelli), produttore (Domenico Procacci), montaggio (Claudio Di Mauro), suono in presa diretta (Gaetano Carito).
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