beatrix kiddo
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venerdì 5 febbraio 2016
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il labirinto glam di velvet goldmine
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Una messinscena di un omicidio e la scomparsa di una rock star, è così che il film comincia ed è da questo episodio che la trama procede verso un finale dai tratti labirintici. Un alternarsi di salti temporali tra presente e passato, un'assonanza tra Curt Wild e il celebre esteta Oscar Wilde, di cui sono presenti nel film numerosi riferimenti, così da creare un collegamento tra il glam rock degli anni 70 e i primi dandy della letteratura. La storia della celebrità scomparsa, Brian Slade, è ricostruita attraverso un'indagine portata a compimento da Arthur Stuart, giornalista a fan dello stesso Brian.
Il filo che collega l'intera storia è una spilla verde che compare dalla primissima scena e ricompare nall'ultima, passata di generazione in generazione e che tocca tutti i personaggi principali del film.
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Una messinscena di un omicidio e la scomparsa di una rock star, è così che il film comincia ed è da questo episodio che la trama procede verso un finale dai tratti labirintici. Un alternarsi di salti temporali tra presente e passato, un'assonanza tra Curt Wild e il celebre esteta Oscar Wilde, di cui sono presenti nel film numerosi riferimenti, così da creare un collegamento tra il glam rock degli anni 70 e i primi dandy della letteratura. La storia della celebrità scomparsa, Brian Slade, è ricostruita attraverso un'indagine portata a compimento da Arthur Stuart, giornalista a fan dello stesso Brian.
Il filo che collega l'intera storia è una spilla verde che compare dalla primissima scena e ricompare nall'ultima, passata di generazione in generazione e che tocca tutti i personaggi principali del film. Sebbene Velvet Goldimen sia incentrato sul percorso artistico di Brian Slade, il vero protagonista è però Stuart, che attraverso il suo lavoro riesce quasi a tracciare un excursus della propria vita, analizzando il proprio "sé" del passato, la propria bisessualità, la passione per la musica rock e l'idolatria per la star simbolo di un'intera generazione.
La scenografia ben curata, inoltre, permette una full immersion nell'Inghilterra degli anni 70, nei suoi costumi e nelle acconciature colorate; i trucchi esagerati e glitterati riprendono la corrente musicale del mitico David Bowie, a cui pare lo stesso Haynes si sia ispirato, almeno artisticamente, per la figura di Brian; è impossibile però parlare di Velvet Goldmine analizzandone soltanto le tendenze musicali, in quanto ogni personaggio è definito da una psicologia complessa: se Brian ed Arthur sono rispettivamente Arte e Uomo alla scoperta della propia natura, la Natura stessa si reincarna nel personaggio di Curt, che abbraccia e accoglie nella propria morsa gli altri due, portandoli a conoscere la propria indole omosessuale.
"Ogni uomo mente, ma dategli una maschera e sarà sincero" è la frase chiave per comprendere l'intera vicenda: fino a che punto possiamo essere noi stessi?
"Eravamo partiti per cambiare il mondo e abbiamo cambiato solo noi stessi" e non c'è nulla di male in tutto questo, "a patto di non guardare il mondo".
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byrne
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domenica 3 novembre 2013
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estasiato e programmatico.
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(voto: 3 stelle e mezzo)
Velvet Goldmine è uno sguardo penetrante ed ampio sulla cultura e la musica glam, esplose nei paesi anglosassoni a partire dai primi anni '70 e aventi prodotto alcune delle pagine più sensazionali e raffinate della storia musicale popolare del secolo scorso. Sulle spalle di tre interpretazioni titaniche si rivivono vita e filosofia, genio e dannazione di praticamente tutte le star del periodo, più alcune di quelle che ne hanno determinato la nascita ed altre che sono accomunate alle prime solo dall'effimero rapporto col personaggio e il palco. Bowie, ovviamente. Ma anche Dylan, Reed, Bolan, Iggy Pop (quindi indirettamente Morrison), Eno e tanti altri. Riflette, il film, riflette sull'eterna mitologia del travestimento e dell'immagine con un geniale incipit ottocentesco che ricollega il movimento direttamente a Oscar Wilde e al suo evanescente Dorian Gray.
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(voto: 3 stelle e mezzo)
Velvet Goldmine è uno sguardo penetrante ed ampio sulla cultura e la musica glam, esplose nei paesi anglosassoni a partire dai primi anni '70 e aventi prodotto alcune delle pagine più sensazionali e raffinate della storia musicale popolare del secolo scorso. Sulle spalle di tre interpretazioni titaniche si rivivono vita e filosofia, genio e dannazione di praticamente tutte le star del periodo, più alcune di quelle che ne hanno determinato la nascita ed altre che sono accomunate alle prime solo dall'effimero rapporto col personaggio e il palco. Bowie, ovviamente. Ma anche Dylan, Reed, Bolan, Iggy Pop (quindi indirettamente Morrison), Eno e tanti altri. Riflette, il film, riflette sull'eterna mitologia del travestimento e dell'immagine con un geniale incipit ottocentesco che ricollega il movimento direttamente a Oscar Wilde e al suo evanescente Dorian Gray. Riflette sul passamano che questo affascinante ruolo di idolo ha sempre auspicato e portato avanti per rigenerarsi in nuove forme come l'araba fenice. Intelligente, ironico e tagliente come pochi altri film musicali hanno saputo essere, si avvale ovviamente di una colonna sonora monumentale, in cui spicca l'assenza del Bowie la cui vita è praticamente il perno centrale dell'opera. Visivamente strabiliante, caleidoscopio di immagini dal montaggio delirante ed ipnotico e al limite del kitsch per quanto riguarda la messinscena. Non del tutto biopic, non del tutto musical, non del tutto riflessione. Percepibile il suo rifarsi al Citizen Kane di Orson Welles, identico nell'impostazione "a inchiesta" e simile nell'ironizzare. Ben riuscito.
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misterg
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sabato 14 agosto 2010
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un tuffo nel british glam anni '70!
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Non mi dilungherò in una recensione approfondita, perché non ci sono parole per descrivere questo film. Tutto è perfetto! Gli appassionati del glam rock gradiranno sicuramente e chi il rock non lo mastica potrà comunque apprezzare questo film, per la sua estetica curata, per il suo essere "glitter". La colonna sonora è a dir poco stupenda, e le interpretazioni pure. Un film sulla musica, con la musica nella musica. Assolutamente consigliato.
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paride86
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sabato 25 luglio 2009
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carino e nostalgico
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Ritratto del fenomeno Glam Rock, nato ed eclissato velocemente, un po' come il Brian Slade del film.
Forse Haynes prende un po' troppo sul serio ciò che racconta: scomodare Oscar Wilde mi sembra un tantino eccessivo per giustificare la semplicità narcisistica e il vuoto di fondo delle canzoni glam.
Comunque è un bel film da vedere e i tre attori protagonisti non deludono le aspettative.
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tveye
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lunedì 9 febbraio 2009
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she's got a tv eye on me
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Il film velvet Goldmine lascia il segno.
Per me è un vero cult, il film che parecchi anni fa mi ha fatto conoscere e amare il glam rock e che ancora oggi, dopo innumerevoli visioni, riguardo con piacere. Una tra le più belle storie d'amore e rock'n roll.
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ewan's wife
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lunedì 4 febbraio 2008
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mamma mia
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lo adoro.. ewan mc gregor è sempre il migliore... lo amo... e poi la voce di tom yorke?? mamma mia...
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ohdeadair
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martedì 27 novembre 2007
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strepitoso!!
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uno dei migliori film mai visti in circolazione
ha il potere di ricreare alla perfezione la scena glam e di buttartici dentro in pieno
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checco livorno
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mercoledì 21 novembre 2007
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un film unico!
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grandi performance degli attori, musiche bellissime,storia affascinante . . . che pretendere di più! davvero unico!
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vincvega
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domenica 17 dicembre 2006
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domanda: a chi è ispirato il personaggio di brian
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Curt Wild = Iggy Pop
Jack Fairy = David Bowie
Brian Slade = ?
[+] a chi è ispirato brian slade?
(di nancy)
[ - ] a chi è ispirato brian slade?
[+] brian slade
(di gimmedanger)
[ - ] brian slade
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lucifero13
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martedì 16 marzo 2004
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talento e lustrini
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Il glam è un fenomeno che noi italiani non potremo mai capire appieno. Troppo lontana da noi una cultura così libera e colorata, rispetto al grigiore e alle imposizioni del cattolicesimo. Forse proprio per questo Velvet Goldmine cattura inesorabilmente lo spettatore, trascinandolo nel suo vortice di colori sgargianti e musiche (splendide) dell'epoca, reinterpretate per l'occasione da un carnet di artisti fenomenali, tra cui spiccano Thom Yorke e John Greenwood dei britannici Radiohead, ma anche un bravissimo Ewan McGregor, perfetto nell'interpretare con la voce ed il corpo il suo clone personale di Iggy Pop. Bellissima la caratterizzazione dei personaggi, interpreti memorabili, soprattutto McGregor e Toni Collette, peccato solo per Rhys Meyers, un po' troppo "pesce lesso" e consapevole della propria bellezza; il film perde ritmo nel finale, ma è un peccato perdonabile, per una pellicola che rimane impresso nella memoria.
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