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Un magnifico film che si lascia apprezzare ictu oculi per la sua melanconia perché porta alla commozione, ad una stretta di mano che è una stretta al cuore, accompagnata da una nota di tristezza accompagnata dalle mamma con una lacrima. Alla fine di una lunga continua conflittualità tra una madre, Jackie Harrison, una grandiosa Susan Sarandon, ed una Isabel Kelly, l’altrettanto brava Julia Roberts, costretta a fare da madre. Uno spettacolo indegno, fatto di continue aggressioni verbali, di denunce di rimproveri ed accuse feroci, per un avverso destino vuole che si trasformi in uno scambio d’amore e le due nemiche diventano amiche, i due figli per il passato appartengano a Jackie e per il futuro ad Isabel. Un giorno la giovane Anna Harrison, Jena Malone, una bella promessa per il cinema, andrà sposa e certamente si domanderà dinanzi ad Isabel che le sta facendo da madre: “Come sarebbe stata felice la mamma in questo momento!”. Tristemente vero!
Un film vero, ricco di un attento dialogo dovuto ad una straordinaria sceneggiatura, c’è tanto da ascoltare e ricordare che non è possibile,riportare nulla fedelmente, un film che va ascoltato piuttosto che visto, ma non si può fare a meno di guardare in viso le due protagoniste che si contendono civilmente un uomo, un marito, un amante, un ottimo Ed Harris che copre il doppio ruolo. Un padre affettuoso, un marito divenuto un compagno.Una vera lezione di civiltà in una situazione tanto frequente che porta generalmente la coppia di sposi in tribunale con tanto astio ed odio che talora si conclude con un omicidio o in una squallida vita.
I figli Anna e Ben Harrison,il giovanissimo Liam Aiken molto attaccato al padre come alla madre (per la cronaca lo rivedremo ancora in “Era mio padre”),non sono solo motivo di contrasto perché invece finiscono col fare da collante,sono proprio loro a dividere e a ricomporre una vita che è andata in frantumi, come una foto fatta a pezzi per poi essere ricomposta in “Gruppo di famiglia in un interno”.Il film non manca di mostrarci i soliti meravigliosi parchi d’autunno,quando anche gli alberi,talora prematuramente, perdono le foglie, come le persone abbandonano il mondo prima del tempo. Non mancano le luci di Natale,scene troppe volte viste per essere apprezzate, mentre un momento della vita tra madre e figli merita una menzione particolare. Straordinariamente brillante quanto commuovente la frenetica scena in cui Jackie con i suoi figli Anna e Ben balla in camera da letto cantando la canzone Ain’t no mountain high enough, ad esorcizzare il male che incombe, un destino a cui sono destinate molte donne. Basterebbe solo questa scena per andare a vedere questo piccolo,grande gioiello. Come non capire che il film è anche una forma di esorcismo per tutti coloro che soffrono d’un male inguaribile e non un divertimento, come appare a prima vista. La scena fantastica è accompagnata dalla canzone Ain't No Mountain high enough che loro cantano “No la montagna non è abbastanza alta…basta chiamare il mio nome..io ci sarò in fretta”. E Jackie infatti non sarà in montagna ma rimarrà nel cuore di chi l’ama. Risponde al figlio “Io ci sarò quando tu mi vuoi, in qualche modo. E ti potrò parlare, sempre quanto vuoi, mi troverai sempre qui nel tuo cuore e di lì ascolterai sempre la mia voce, di lì ti parlerò,ti consiglierò. Quanti usciti dal cinema carichi di tristezza si porteranno dietro tanta bella musica e canzoni chiedendo in silenzio ad una persona cara:“Tu dove sei?”.
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recensioni di critica, pubblico e dizionari.
