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giovedì 16 novembre 2023
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piccolo capolavoro dimenticato
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Bella recensione per un piccolo capolavoro italiano da rivalutare con forza e passione ....il cameo di Little Tony vale da solo il prezzo del biglietto....
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marcloud
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lunedì 10 dicembre 2018
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la notte di caligari
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Il secondo dei tre film di Caligari è una storia di rapine nella Roma di fine anni 70. Violenza e vite criminali raccontate senza giudizio, come solo Caligari può fare. Ispirato dal libro verità del giornalista Dido Sacchettoni sulla banda dell'Arancia meccanica, gruppo criminale che ha operato a Roma tra il 1979 e il 1983. Film crudo e riflessivo al punto giusto.
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parsifal
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giovedì 30 marzo 2017
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disagio e rabbia
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Secondo film per Claudio Caligari, quindici anni dopo il Cult-Movie " Amore Tossico" . Ispirato al romanzo " Le notti di arancia meccanica" di Dido Sacchettoni ( ispirato a reali vicende di cronaca romana), scritto da entrambi a quattro mani, ripercorre l'iter criminale di un ex tutore dell'ordine, convertitosi al crimine non per necessità ma per pura vocazione, come si evince dalla frase pronunciata da Mastrandrea ( Remo Guerra , il protagonista), all'inizio del film " Per me era diverso, io ero in guerra!" . Imprese criminali compiute da un trio inscindibile ; oltre al già citato Mastrandrea, Giallini nella parte Di Maurizio Leggeri l ladro d'auto con velleità di viveur e tombeur de fammes ed Emanuele Bevilacqua nel ruolo del Rozzo, incisivo diretto e molto convincente,troppo spesso ingiustamente trascurato dalla critica.
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Secondo film per Claudio Caligari, quindici anni dopo il Cult-Movie " Amore Tossico" . Ispirato al romanzo " Le notti di arancia meccanica" di Dido Sacchettoni ( ispirato a reali vicende di cronaca romana), scritto da entrambi a quattro mani, ripercorre l'iter criminale di un ex tutore dell'ordine, convertitosi al crimine non per necessità ma per pura vocazione, come si evince dalla frase pronunciata da Mastrandrea ( Remo Guerra , il protagonista), all'inizio del film " Per me era diverso, io ero in guerra!" . Imprese criminali compiute da un trio inscindibile ; oltre al già citato Mastrandrea, Giallini nella parte Di Maurizio Leggeri l ladro d'auto con velleità di viveur e tombeur de fammes ed Emanuele Bevilacqua nel ruolo del Rozzo, incisivo diretto e molto convincente,troppo spesso ingiustamente trascurato dalla critica. La notte li avvolge perennemete , nelle l oro scorribande a perdifiato , minuziosamente descritte dalla voce fuori campo del protagonista , che tratteggia anche i lati più nascosti della psiche individuale e collettiva dei protagonisti. Interamente girato a Roma , tra Centocelle,,Alessandrino ed i quartieri alti ( molto interessanti e riprese notturne effettuate al quartiere Coppedè , durante la disfatta del protagonista), è uno spaccato veritiero ed amaro del disagio metropolitano , senza retorica nè sbavature, come era nello stile di Caligari, asciutto e descrittivo , ma niente affato arido. Sino alla difatta finale , accettata con ironia dal protagonista , acuto e amaro come ogni antieroe che si rispetti.
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groucho82
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mercoledì 8 febbraio 2017
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filmetto
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Un film stile Arancia Meccanica, ma con meno violenza. Nel contesto film mediocre, rapine in ville con lo stesso modus operandi.
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xantoflores
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domenica 5 giugno 2016
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delusione
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Non vale la pena neppure di sprecare "inchiostro" scrivendo una recensione accurata. Dal regista di Amore Tossico, mi sarei aspettato qualcosa in più. Brutto e noioso.
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luanaa
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mercoledì 16 settembre 2015
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un buon film d'azione
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Il regista tratta il tema della furia..che sia la droga come sostanza o qualsiasi cosa funga da tale. In questo film sono le notti violente di rapine. Nessun psicologismo.Una furia per compensare il vuoto della vita.Non si tratta di avere quanto di essere; di sentirsi un eroe. Il film scorre veloce;prende..corre come la furia del protagonista.Notazioni interessanti..insomma per essere italiano un buon film.
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jackiechan90
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martedì 14 luglio 2015
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tra "cuore matto" e citazionismo
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Denso di citazioni (soprattutto da "Taxi driver" di Scorsese) questo film rappresenta la summa e il canto del cigno del filone "poliziottesco " italiano, almeno per quanto riguarda il versante sociologico del termine. L'edonismo e il senso d'alienazione dei giovani degli anni 70 che già erano stati motivo d'indagine da parte di questo filone traspare, infatti, nella figura di Remo Guerra (nomen omen da cui traspre tutta la rabbia trasgressiva del personaggio) un ex poliziotto che si reinventa come rapinatore di ricchi facoltosi per colmare il senso di vuoto e di noia di cui è fatta la sua vita. In fondo è l'equivalente del Travis Bikle scorsesiano ma sul versante opposto.
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Denso di citazioni (soprattutto da "Taxi driver" di Scorsese) questo film rappresenta la summa e il canto del cigno del filone "poliziottesco " italiano, almeno per quanto riguarda il versante sociologico del termine. L'edonismo e il senso d'alienazione dei giovani degli anni 70 che già erano stati motivo d'indagine da parte di questo filone traspare, infatti, nella figura di Remo Guerra (nomen omen da cui traspre tutta la rabbia trasgressiva del personaggio) un ex poliziotto che si reinventa come rapinatore di ricchi facoltosi per colmare il senso di vuoto e di noia di cui è fatta la sua vita. In fondo è l'equivalente del Travis Bikle scorsesiano ma sul versante opposto. In compagnia dei suoi compari (gli ottimi Marco Giallini ed Emanuele Bevilacqua) si divertono d entrare nelle case dei ricchi facoltosi e a ripulirli fino al finale velato dalla malinconia di un destino (forse) già segnato da tempo. una sorta di "Romanzo criminale" in tono minore, quasi decadente dove la narrazione è intervallata dai monologhi/confessioni del protagonista (un Valerio Mastandrea in stato di grazia). In generale il prodotto è ben confezionato: le scene d'azione sono ben girate con inquadrature veloci e frenetiche dove serve senza però scendere mai nel pulp più becero (errore tipico di molte pellicole dell'epoca) ma mantenendo un tono quasi freddo, scostante, che ben riflette il carattere della voce narrante. Da ricordare poi la scena più famosa del film: quella della rapina a casa di Little Tony con Marco Giallini che incita la sua vittima a cantare "Cuore matto" (leitmotiv di tutto il film) minacciandolo con la pistola, la scena più tarantiniana di tutto il film. Il duo di registi, Marco Risi e Maurizio Tedesco, confezionano un buon prodotto, godibile e al tempo stesso colto. Una piccola perla per la produzione poliziesca italiana dell'epoca, fatta da film certamente non leggendari e facilmente dimenticabili.
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francesco2
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lunedì 22 novembre 2010
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di notte specialmente
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L'odore è un senso che ci permette di percepire le cose assaporandole, anche se non (Ovviamente) quanto il palato stesso. Per Mastrandrea & c. la notte va prima di tutto "Fiutata", ciò che probabilmente non riuscirà ad un giovane chi cercherà di improvvisarsi loro complice. E'una dimensione in cui bisogna calarsi, anche quando nell'"Ignoto" trovi chi noto lo è già (Little Tony). Pensandoci bene, al personaggio interpretato da Mastrandrea non raramente capita di odorare: nella sua vita marginale vissuta in una città tutt'altro che ai margini (Roma) perde l'amore (Alessia Fugardi: che impressione per chi scrive, che l'aveva vista bambina nel "Grande cocomero"), ma prima ancora il locale, avventura in cui in realtà non voleva neanche imbarcarsi.
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L'odore è un senso che ci permette di percepire le cose assaporandole, anche se non (Ovviamente) quanto il palato stesso. Per Mastrandrea & c. la notte va prima di tutto "Fiutata", ciò che probabilmente non riuscirà ad un giovane chi cercherà di improvvisarsi loro complice. E'una dimensione in cui bisogna calarsi, anche quando nell'"Ignoto" trovi chi noto lo è già (Little Tony). Pensandoci bene, al personaggio interpretato da Mastrandrea non raramente capita di odorare: nella sua vita marginale vissuta in una città tutt'altro che ai margini (Roma) perde l'amore (Alessia Fugardi: che impressione per chi scrive, che l'aveva vista bambina nel "Grande cocomero"), ma prima ancora il locale, avventura in cui in realtà non voleva neanche imbarcarsi. Volendo mettere i puntini sulla "I", lui capace di menare di brutto per un pò di soldi dice poeticamente di amare il mare, ma in fondo anche(?) quello emana un odore.
Perché "L'odore della notte" è questo, un film su degli sbandati mostrati nella loro (Non sempre) mediocrità, che non vengono idealizzati né criminalizzati, ma che Caligari è bravo a mostrare in tutte le loro contraddizioni. Oltre a quella già accennata di Mastrandrea, definito da un'ex più sensibile di altri ma poi bulletto per un pò di soldi, si pensi al "Rozzo": d'accordo che è una macchietta non molto credibile, ma il regista ce lo mostra un pò come innocente (Parole dello stesso Mastrandrea), un pò con la voglia di fregarlo (Almeno questo sospetta il protagonista quando vorrebbe prestargli i soldi). Ma le contraddizioni non si esauriscono certamente qui. Caligari, nel suo raccontarci un decennio di trapasso tra la contestazione ed il boom economico, riesce a mostrarci una realtà borghese ma soprattutto imborghesita, falsa nei suoi rit(ual)i che mergono in quei momenti ditensione, che nell'ultima scena assume sfumature più specificatamente politiche, ma ritratta quasi sempre come un corpo sociale già "Estinto", per quanto ancora esistente (Ammesso oggi sia scomparso). Dei flashback quasi in bianco e nero, i "Cadaveri e compari"(Ma solo di loro stessi), che riescono a far apparire meno antipatica gente che ti piglia a testate e che parla dei libri come fossero vestiti da stirare.
Ciò non toglie che il film nella seconda parte perda nerbo e vivacità, rischi di apparire una narrazione noiosa, per quanto ben punteggiata però da musiche lievi e mai invadenti, come questo film: duro, certo, ma più dolce di fondo rispetto all'apparenza. Che però sceglie un finale didascalico: un cancello che si chiude, la stessa cosa che accadeva a una fase della vita del protagonista. Una concessione ad un cinema pseudo-trasgressivo che Calipari ogni tanto omaggia, anche se a volte in maniera simpatica, come quando viene chiesto a Little Tony di cvantare "Cuore matto": Un altra prova dei sentimenti presenti in certi duri, ed assenti in certe signore impellicciate.
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ultimoboyscout
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mercoledì 16 giugno 2010
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giallini è uguale a ligabue!
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Pellicola costruita in maniera semplice e lineare, quasi elementare, recitata in un modo pure approssimativo ma non brutta anche se a tratti si trascina stancamente e noiosamente. Carina la storia, ma complessivamente non del tutto convincente.
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