andrea
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giovedì 6 settembre 2001
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tra i migliori 10 films anni 90
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Che si puo' dire di un film del genere?
Io probabilmente sono eccessivamente critico nel confronto del dizionario Farinotti, ma certe volte proprio mi chiedo che film abbia visto chi scrivele recensioni. Molto meglio in questo tipo di dizionario il Mereghetti, almeno lui i film e' uno che va a vederli, con le palpebre ben aperte. Ma non sono qui per una banale analisi su due diversi modi di capire il cinema, ma per parlare di un film assolutamente imperdibile. Il settimo lungometraggio del giapponese Takeshi Kitano e' quello che meglio svela tutta la sua poetica: fatta di violenza, tenerezza ed una visione assolutamente amara della vita. La sua violenza nasce sempre in rapporto alla societa' non e' mai banale o gratuita e proprio grazie ad essa i momenti di dolcezza, nel film sono molti, assumono un valore assolutamete spiazzante.
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Che si puo' dire di un film del genere?
Io probabilmente sono eccessivamente critico nel confronto del dizionario Farinotti, ma certe volte proprio mi chiedo che film abbia visto chi scrivele recensioni. Molto meglio in questo tipo di dizionario il Mereghetti, almeno lui i film e' uno che va a vederli, con le palpebre ben aperte. Ma non sono qui per una banale analisi su due diversi modi di capire il cinema, ma per parlare di un film assolutamente imperdibile. Il settimo lungometraggio del giapponese Takeshi Kitano e' quello che meglio svela tutta la sua poetica: fatta di violenza, tenerezza ed una visione assolutamente amara della vita. La sua violenza nasce sempre in rapporto alla societa' non e' mai banale o gratuita e proprio grazie ad essa i momenti di dolcezza, nel film sono molti, assumono un valore assolutamete spiazzante. Hana-Bi, fondamentalmente e' una storia d'amore, quello che la rende totalmente diversa dalle altre e' il modo in cui il regista la racconta ricorrendo a flashback e flaswforward, con un montaggio serrato che nulla concede alla noia. Il finale poi limpido e disperato e' uno dei piu' alti esempi di come fare cinema in totale liberta'.
P.s. non ho voluto raccontare la storia per non rovinare il piacere di vederlo a che per una volta volesse vedere piu' in la dei soliti orizzonti pieraccioniani. Grazie per l'ascolto.
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[+] tra i migliori films anni 90 ???
(di rebaldo)
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paola di giuseppe
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venerdì 7 maggio 2010
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una linea tra la vita e la morte
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Fiori di fuoco sono i fuochi d’artificio nel cielo notturno sul mare, i fiori dei proiettili che esplodono, allargando sui corpi rosse corolle di violenza, i fiori che dissolvono la loro consistenza reale e riappaiono nella stilizzazione di un dipinto, il fiore rosso sangue del colore con cui Horibe cancella l'ideogramma di “suicidio” dipinto su un paesaggio innevato.
Il contrasto è la cifra del film,nasce nel titolo e si irradia nella vicenda che vive di opposizioni,ritratte da un montaggio rigoroso, geniale, che mentre sembra disorientare con i continui salti temporali,sta in realtà indicando chiavi di lettura altre per tradurre la complessità del reale, dando forma all’indicibile.
Vite disperate attraversano la scena quasi in silenzio,il mondo di Kitano è quello in cui la parola perde significato,è il teatro dell’anti-retorica,dove il segno non è più verbale ma cromatico,materico,fortemente contornato,plastico,e il sonoro è quello del mare,del vento,del traffico o del crepitare dei proiettili,un mondo dove lo scherzo stralunato può convivere con tocchi di malinconica poesia.
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Fiori di fuoco sono i fuochi d’artificio nel cielo notturno sul mare, i fiori dei proiettili che esplodono, allargando sui corpi rosse corolle di violenza, i fiori che dissolvono la loro consistenza reale e riappaiono nella stilizzazione di un dipinto, il fiore rosso sangue del colore con cui Horibe cancella l'ideogramma di “suicidio” dipinto su un paesaggio innevato.
Il contrasto è la cifra del film,nasce nel titolo e si irradia nella vicenda che vive di opposizioni,ritratte da un montaggio rigoroso, geniale, che mentre sembra disorientare con i continui salti temporali,sta in realtà indicando chiavi di lettura altre per tradurre la complessità del reale, dando forma all’indicibile.
Vite disperate attraversano la scena quasi in silenzio,il mondo di Kitano è quello in cui la parola perde significato,è il teatro dell’anti-retorica,dove il segno non è più verbale ma cromatico,materico,fortemente contornato,plastico,e il sonoro è quello del mare,del vento,del traffico o del crepitare dei proiettili,un mondo dove lo scherzo stralunato può convivere con tocchi di malinconica poesia.
La musica di Hisaishi alimenta il linguaggio delle immagini in un circuito di forte valenza simbolica,e strade sonore entrano nel silenzio di quei corpi assorti,parlano dove il lessico quotidiano non può più tradurre, è povero.
Horibe condisce di epiteti insultanti le frasi che rivolge all’autista,carica di ruvida dolcezza quelle per la figlioletta che non può portare al luna park (lo aspetta un appuntamento con il fuoco dei proiettili), ma troverà la sua voce vera nella pittura,dopo aver sostato a lungo di fronte al mare,immobile nella sua carrozzella di invalido.
Beat Kitano è Nishi, un poliziotto taciturno,duro,una vita chiusa in una spirale di morte:ha perso la figlioletta e la moglie è malata terminale,il collega Horibe è paralizzato dopo una sparatoria,un altro,Tanaka,è morto in uno scontro a fuoco,lui è preda degli strozzini yakuza e ha dovuto lasciare il lavoro.
Il suo viso è una maschera impassibile,un leggero tic sulla parte destra segnala livelli di guardia prossimi a saltare,gli occhi,coperti spesso da occhiali, fissano un punto di fuoco, mentre impercettibili variazioni preparano l’esplosione fulminea,devastante.
Rapina una banca,il denaro servirà per estinguere i debiti,aiutare la vedova di Tanaka e l'amico Horibe.Poi partirà con la moglie per un ultimo viaggio lungo il Giappone, attraverso tutte le stagioni.
E’ la seconda parte del film e il monte Fuji si staglia due volte brevemente sullo sfondo con la cima innevata,genio tutelare avvolto da dense brume alle pendici.
Scorrono le stagioni e i loro colori, quello che di buono portano i soldi della rapina (mai rapina fu più asettica e condivisa) è detto con rapida efficacia,e il mondo si compone ora di nuovo dei suoi elementi primari (aria, terra, fuoco, acqua), visioni di natura al confine tra reale ed irreale incorniciano la vicenda umana di Nishi e sua moglie che non può che andare verso quell’ unico epilogo.
Il paesaggio è ora presenza costante, in una vocazione naturalistica assecondata dall’indugiare del colore a creare trasparenze,tessere con pennellate dense larghe campiture,creare fitte corrispondenze fra realtà e immagine pittorica,in una vera galleria di dipinti d’autore.
L’arte là dove la vita sembra brancolare nel buio?
Si può, e lo farà Horibe.
O piuttosto usare gli ultimi due proiettili in canna, dopo aver aiutato una bambina a far volare l’aquilone sulla riva del mare.
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(di rudy56)
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laurence316
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giovedì 5 giugno 2014
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il miglior film del decennio
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7° film di Kitano, dopo il già notevolissimo Sonatine, è il suo migliore e uno dei migliori (per non dire il più grande) film degli anni '90. Certi pseudo critici dovrebbero astenersi dal parlare dei film se quasi certamente non gli hanno neanche visti (non da svegli, almeno!). Struggente, amaro e umano, è un film che insegue vari generi, incrociandone molti lungo il cammino. Certo, la manto di Kitano si sente, tutti i più grandi maestri si riconoscono al volo, e si sente anche la lontananza della cinematografia orientale (e giapponese nello specifico) rispetto a quella occidentale, che infatti spesso non comprende o non vuole comprendere film di tale portata e bellezza.
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7° film di Kitano, dopo il già notevolissimo Sonatine, è il suo migliore e uno dei migliori (per non dire il più grande) film degli anni '90. Certi pseudo critici dovrebbero astenersi dal parlare dei film se quasi certamente non gli hanno neanche visti (non da svegli, almeno!). Struggente, amaro e umano, è un film che insegue vari generi, incrociandone molti lungo il cammino. Certo, la manto di Kitano si sente, tutti i più grandi maestri si riconoscono al volo, e si sente anche la lontananza della cinematografia orientale (e giapponese nello specifico) rispetto a quella occidentale, che infatti spesso non comprende o non vuole comprendere film di tale portata e bellezza. Alterna sapientemente azione con rapide quanto impreviste digressioni sulla pittura (i quadri sono dello stesso regista), violenza con quieta e pacata dolcezza dei momenti familiari, tragedia e liricità. Assolutamente geniale la sequenza della rapina in banca, decisamente fuori dai canoni soprattutto agli occhi nostri abituati ad overdose di azione ed effetti speciali, talmente pacata da sembrare quasi irreale. Kitano costruisce quindi un film ambivalente, ambiguo, che spiazza, intenerisce, commuove, e infine colpisce dritto allo stomaco. Si affida ad una narrazione lineare ma originale al tempo stesso, con carenza di dialoghi, non necessari. Certe volte i gesti valgono più di mille parole. Come in questo meraviglioso film, prezioso e poeticio, che si impone come uno spartiacque non solo fra il modo di fare cinema nipponico e quello occidentale, ma anche fra due culture diametralmente opposte. Apprezzato e acclamato in mezzo mondo, vince il Leone d'Oro a Venezia, ed è impreziosito anche dalle bellissime musiche di Hisahisi, grande compositore che ha spesso accompagnato anche un altro Maestro. Da vedere.
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mac
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mercoledì 30 maggio 2001
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che capolavoro...
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Un film toccante ed estremo che fra flashback, immagini violente e quadri coloratissimi (dipinti dal regista stesso) segue un suo percorso logico obbligato fino alla drammatica conclusione. Capolavoro di sensibilità orientale, il film lascia il segno nello spettatore. Eccellenti sia la regia che la recitazione di Kitano.
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luca scialò
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martedì 6 luglio 2010
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il volto umano dei carnefici
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Nishi è un ex agente cinico e freddo nei modi, perseguitato dalla Yakuza a causa di un debito; come se ciò non bastasse, è afflitto da un doppio malessere soggiacente: la moglie è afflitta da una lucemia ed è in fase terminale, mentre un ex collega è rimasto paralizzato in seguito ad una sparatoria e lui si sente responsabile per non essere stato lì con lui durante il conflitto a fuoco. Così cerca di allietare, nel limite dei suoi modi bruschi, gli ultimi giorni di vita che restano alla moglie, e decide di portarla fuori in vacaza; per fare ciò organizza una rapina utilizzando la sua vecchia divisa e truccando un auto rubata a mò di volante.
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Nishi è un ex agente cinico e freddo nei modi, perseguitato dalla Yakuza a causa di un debito; come se ciò non bastasse, è afflitto da un doppio malessere soggiacente: la moglie è afflitta da una lucemia ed è in fase terminale, mentre un ex collega è rimasto paralizzato in seguito ad una sparatoria e lui si sente responsabile per non essere stato lì con lui durante il conflitto a fuoco. Così cerca di allietare, nel limite dei suoi modi bruschi, gli ultimi giorni di vita che restano alla moglie, e decide di portarla fuori in vacaza; per fare ciò organizza una rapina utilizzando la sua vecchia divisa e truccando un auto rubata a mò di volante. Ma ciò gli porterà nuovi problemi e nuovi nemici: i suoi ex colleghi...Toccante la scena finale, avente come sfondo un mare costantemente presente nel film.
Film intenso, che lascia "parlare" prevalentemente il suono potente e denso del silenzio. Emozionante la colonna sonora, scritta dallo stesso Takeshi Kitano e Joe Hisaishi.
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oh dae-su
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martedì 21 ottobre 2014
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fiori di kitano
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Procedendo per un percorso inverso, a ritroso, ed analizzando l'ultima sequenza( gli ultimi cinque minuti per intendersi) del film Hana-bi, questa è l'immagine che Kitano ci offre: La riva del mare, il suono delle onde che si infrangono sulla sabbia, la brezza marina e la luce del sole, Nishi e sua moglie Miyuki sulla riva sorridenti, una bambina( la figlia di Kitano stesso) felice che fa volare un aquilone, il silenzio e la musica che avanza sulla panoramica del mare, verso l'orizzonte, la scena che si prepara ai titoli di coda.
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Procedendo per un percorso inverso, a ritroso, ed analizzando l'ultima sequenza( gli ultimi cinque minuti per intendersi) del film Hana-bi, questa è l'immagine che Kitano ci offre: La riva del mare, il suono delle onde che si infrangono sulla sabbia, la brezza marina e la luce del sole, Nishi e sua moglie Miyuki sulla riva sorridenti, una bambina( la figlia di Kitano stesso) felice che fa volare un aquilone, il silenzio e la musica che avanza sulla panoramica del mare, verso l'orizzonte, la scena che si prepara ai titoli di coda. Uno sparo, il silenzio, un altro sparo, ancora silenzio; il primo piano sulla bambina con l'aquilone, ora seria. Questa sequenza finale, questo epilogo tragico( che tanto ricorda la sofferenza di Gustav nel contemplare Tadzio nell'ultima scena di Morte a Venezia di Luchino Visconti) è sintomatica di un film di contrasto, figlio di un cinema di contrasto, quello di Kitano, carico di ingombrante gestuaità e di silenzi, che ben più valgono rispetto ai dialoghi nel cinema del regista( ma in tutto il cinema Giapponese si potrebbe dire). Rallenty esasperati e colonna musica( quella di Joe Hisaishi) di forte rilievo sono i cavalli di battaglia del regista, che fa massiccio uso di scene fisse a forte impronta espressiva. Nishi e la moglie Miyuki vivono il dramma di una vita oltremodo sfortunata: Lei malata terminale di leucemia, lui ex poliziotto vincolato dai debiti con la Yakuza e tormentato dai sensi di colpa verso l'ex collega Horibe, rimasto paralizzato durante una operazione di polizia. La ricerca di Nishi, è la ricerca dell' innamorato, dell'uomo indissolubilmente legato alla sua donna che cerca di farle trascorrere degli ultimi momenti felici; la ricerca, in soldoni, di un poco di felicità in una vita di travagli. Un profondo dramma ed un Yakuza movie allo stesso tempo, nello stile tutto personale di Kitano, stile ,si è detto, di contrasto. Infatti, Il gioco di antinomie che costituisce la struttura stessa del film si diversifica coloritamente attraverso sequenze tra le più varie, che toccano più modi di fare cinema:Il dramma, che è la parte integrante del film stesso( la sparatoria in cui Horibe viene ferito ad esempio), la violenza( la sequenza in cui Nishi acceca uno scagnozzo della Yakuza con una bacchetta) ma anche la comicità ( la sequenza della rapina in banca di Nishi sullo stile della rapina già vista in Getting Any? tre anni prima). Gli stessi personaggi sono di caratteri fortemente contrastanti: Nishi è un uomo mite e controllato ma che nasconde una particolare ferocia nei confronti dei criminali, la sua esteriorità tradisce un profondo dolore intriseco; Horibe che dopo l'incidente trova pace dall'ombra del suicidio con la pittura( con quei quadri dipinti da Kitano stesso) e sembra rinascere; Miyuki molto in disparte come figura scenica ma che assume paradossalmente i toni più positivi, meno malinconici tra i personaggi. D'altronde è Kitano stesso che parlando del film ci fornisce una metafora significativa: Un pendolo che oscilla tra la tenerezza e la brutalità( caratteristica che Kitano dice essere propria della cultura Giapponese) che, come tale, ha bisogno delle stesse quantità di energia per equilibrare il suo movimento. Ne deriva che più Nishi è un uomo gentile e tenero con la moglie e più si deforma in una bestia con gli uomini della Yakuza. Un lavoro sottile, quindi, di euilibri e di contrasti quello di Kitano. L' amore che lega Nishi a Miyuki è un amore carnale, amore tra amanti( a differenza di Violent Cop, la prima pellicola di Kitano, che tratta dell'amore che lega un fratello ed una sorella), ma non è completo, e, come spesso succede nei lavori del regista( altro esempio è Silenzio sul Mare, che parla di una storia d'amore tra sordomuti), un amore che non può svilupparsi in tutta la sua forza espressiva. Kitano d'altronde si è sempre confessato uomo timoroso, insicuro, e, probabilmente, il tramite tra il Kitano regista ed il Kitano inquanto uomo sta proprio nell'insicurezza, nella paura: Così come l'amore dei personaggi è sempre ostacolato e l'intreccio si snoda attraverso trame mai facili, così deve essere l'impressione che il film suscita nello spettatore: Una malattia che non ha cura, un nodo che non si può sciogliere, inquanto non sta nel risolvere la vera maestria di un artista.
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ctizen k
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sabato 18 agosto 2012
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il film più poetico del maestro kitano
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Capolovoro immenso per il regista giapponese! Il film è una danza per gli occhi, i colori e i dipinti fatti dallo stesso Kitano danno armonia alla pellicola ritenendo il tutto un vero e proprio cult. Il regista vuole poesia la quale non manca, anzi la stessa violenza e amore per la moglie fanno parte della poetica di Kitano facendo di questo Yakuza Movie una pietra miliare. Fiori di fuoco (Hana-Bi in giapponese) è un film che io personalmente apprezzo e non mi stancherò mai di guardarlo, l'ho fatto vedere al cineforum nella mia facoltà e tutti sono rimasti a bocca aperta. Finalmente un buon film genuino con un gusto tutto particolare.
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tommyf14
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venerdì 22 marzo 2013
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una delle massime espressioni del cinema orientale
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Takeshi Kitano ci presenta la storia di un ex poliziotto tormentato da drammi interiori … la figlia è morta, la moglie, malata di cancro, è in punto di morte, un suo caro collega è rimasto paralizzato durante una spedizione alla quale anch’egli doveva partecipare.
Il protagonista dunque decide di rapinare una banca per pagare un suo debito con la Yakuza (sempre presente nelle opere di Kitano) e poi passare gli ultimi giorni con la moglie, con la quale non parla più da tempo.
I due trascorreranno piacevoli giornate insieme, dimostrandosi reciprocamente un profondo affetto, tanto che alla fine la moglie lo ringrazierà, appena prima che il protagonista allievi il dolore di entrambi, uccidendo prima lei e poi suicidandosi su una tranquilla spiaggia: … sullo sfondo una ragazzina gioca con un aquilone.
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Takeshi Kitano ci presenta la storia di un ex poliziotto tormentato da drammi interiori … la figlia è morta, la moglie, malata di cancro, è in punto di morte, un suo caro collega è rimasto paralizzato durante una spedizione alla quale anch’egli doveva partecipare.
Il protagonista dunque decide di rapinare una banca per pagare un suo debito con la Yakuza (sempre presente nelle opere di Kitano) e poi passare gli ultimi giorni con la moglie, con la quale non parla più da tempo.
I due trascorreranno piacevoli giornate insieme, dimostrandosi reciprocamente un profondo affetto, tanto che alla fine la moglie lo ringrazierà, appena prima che il protagonista allievi il dolore di entrambi, uccidendo prima lei e poi suicidandosi su una tranquilla spiaggia: … sullo sfondo una ragazzina gioca con un aquilone.
Il regista tratta con grandissima tenerezza il rapporto tra il protagonista e la moglie e con altrettanta sensibilità lo stato d'animo del collega, che, sulla sedia a rotelle, scopre l'arte e comincia a dipingere.
L'animo del protagonista (che è poi lo stesso regista) è descritto attraverso una sorta di nichilismo espressivo: lunghi silenzi, sguardi, espressioni pensierose, a cui, in pieno stile orientale, si alternano scene di grande violenza intuitiva.
Il tutto accompagnato dalla grandissima colonna sonora di Joe Hisaishi.
Con la vittoria del Leone d'oro a Venezia nel 1997, il cinema di Kitano si impone con quest’opera all’attenzione mondiale, come manifestazione di uno dei più originali artisti del mondo orientale.
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carlo vecchiarelli
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domenica 6 aprile 2014
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i silenzi di beat kitano
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La vita a volte si ferma a rimuginare sul destino, come nella Tokio degli anni '90, con il doppio silenzio di due ex agenti di polizia caduti in disgrazia. Tra digressioni musicali e pittoriche che riempiono il vuoto verbale di situazioni senza speranza. Nishi deve fare i conti con una figlia morta, un collega morto sulla coscienza e una moglie malata terminale. Come se non bastasse, uno scherzo del destino ha costretto sulla sedia a rotelle il suo sostituto Horibe, che verrà abbandonato dalla famiglia rimanendo vittima della depressione.
Situazioni estreme che vengono affrontate con una lucidità nichilista di diverso orientamento.
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La vita a volte si ferma a rimuginare sul destino, come nella Tokio degli anni '90, con il doppio silenzio di due ex agenti di polizia caduti in disgrazia. Tra digressioni musicali e pittoriche che riempiono il vuoto verbale di situazioni senza speranza. Nishi deve fare i conti con una figlia morta, un collega morto sulla coscienza e una moglie malata terminale. Come se non bastasse, uno scherzo del destino ha costretto sulla sedia a rotelle il suo sostituto Horibe, che verrà abbandonato dalla famiglia rimanendo vittima della depressione.
Situazioni estreme che vengono affrontate con una lucidità nichilista di diverso orientamento. Nishi ( interpretato dallo stesso regista Takeshi Kitano ) seppur taglieggiato da una banda di yakuza per i debiti contratti per le spese mediche, sembra curarsi solo della serenità degli ultimi giorni che rimangono a sua moglie. In parallelo a questa dolcezza quasi muta, di fronte agli inconvenienti di tutti i giorni – dai più innocui ai più pericolosi - sopperirà con una violenza metodica e incondizionata, l'unico linguaggio rimasto a un uomo senza più orizzonti credibili. Horibe, invece, riacquisterà speranza poco a poco attraverso la scoperta della pittura, con la quale torna a esprimersi, riappropriandosi della propria identità nel mondo.
Tra flashback magistrali che giustificano, come un flusso di coscienza, l'ineccepibile descrizione psicologica dei protagonisti, arriverà il momento in cui Nishi sarà costretto a rapinare una banca per pagare i propri debiti e ripercorrere, in un ultimo viaggio, il Giappone con sua moglie. Come i binari di un treno, affiancati e mai convergenti, alle immagini di tenerezza e umanità, di affiatamento e complicità dai risvolti comici tipici di Kitano - accompagnate dalla leggerezza della colonna sonora di J.Hisaishi - la strada senza uscita intrapresa da Nishi, lo costringerà a fare i conti con quella violenza descritta come un getto di colore pollockiano, che appare d'improvviso sulla tela. Il tutto immerso nel silenzio delle domande irrisolte della vita, interrotto solo dal rumore sordo dei colpi al viso, dai gong di una campana sacra, dal crepitio degli spari, dal vento che sbatacchia un acquilone, dalle onde che si adagiano sul bagnasciuga.
Vincitore del Leone d'Oro a Venezia nel 1997, grazie ad uno stile unico, intimo e asciutto.
Seguite la pagina " Stronca un film : la cinepolemica "
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dandy
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sabato 19 febbraio 2011
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un altro capolavoro firmato kitano.
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Probabilmente il film migliore del regista,assieme a "Sonatine".Di certo più commovente.Ancora una volta violenza e morte(soprattutto la propria) vengono guardati con stoicismo.La vita è incomprensibile,e la tenerezza impossibile.Kitano si porta fuori dalle regole di genere e non, mischiando accelerazioni e improvvisi cambi tono,spiazzando sempre lo spettatore.E,cosa assai rara nel cinema odierno,sa suscitare emozioni vere.Non manca il solito umorismo beffardo di fondo nel descrivere la quotidianità della Yakuza e dei personaggi che ci girano intorno.Più esplicito,stavolta,il rapporto con la cultura tradizionale giapponese,con i luoghi sacri ormai ridotti a mete per turisti.
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Probabilmente il film migliore del regista,assieme a "Sonatine".Di certo più commovente.Ancora una volta violenza e morte(soprattutto la propria) vengono guardati con stoicismo.La vita è incomprensibile,e la tenerezza impossibile.Kitano si porta fuori dalle regole di genere e non, mischiando accelerazioni e improvvisi cambi tono,spiazzando sempre lo spettatore.E,cosa assai rara nel cinema odierno,sa suscitare emozioni vere.Non manca il solito umorismo beffardo di fondo nel descrivere la quotidianità della Yakuza e dei personaggi che ci girano intorno.Più esplicito,stavolta,il rapporto con la cultura tradizionale giapponese,con i luoghi sacri ormai ridotti a mete per turisti.Struggente il finale sulla spiaggia(anche il mare è un elemento costante nei film di KItano).Sempre ottime le musiche di Joe Hisaishi.Leone d'oro a Venezia.Il titolo originale significa fiore e fuoco,se si separano gli ideogrammi.Fuoco d'artificio se li si unisce.
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