pinous
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venerdì 28 settembre 2001
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santa bess
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Opera d'intensa drammaticità del danese Lars Von Trier, un film che lascia il segno in ogni spettatore, nel bene o nel male, essendo accolto come capolovoro oppure come fastidioso, irritante.
La storia vede protagonista Bess, una ragazza di estrema delicatezza, psichicamente instabile, che gli abitanti della piccola comunità in cui vive considerano stupida.Tanto fragile è la sua personalità, così profondo, viscerale, disperato è l'amore di costei verso il marito Ian, che rimane completamente paralizzato dopo un incidente sul lavoro.
La giovane donna si sacrifica per lui, sino al gesto estremo, dà la sua vita perché il suo sposo possa tornare in piena salute. Ed il miracolo avviene.
Bess, interpretata magnificamente da Emily Watson, è un personaggio al limite della schizofrenia, dialoga con Dio, chiamandolo emblematicamente Padre e dandogli voce, ed è persuasa che il suo uomo guarirà se lei soddisferà le sue sempre più morbose fantasie erotiche, che la costringono a squallidi incontri occasionali.
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Opera d'intensa drammaticità del danese Lars Von Trier, un film che lascia il segno in ogni spettatore, nel bene o nel male, essendo accolto come capolovoro oppure come fastidioso, irritante.
La storia vede protagonista Bess, una ragazza di estrema delicatezza, psichicamente instabile, che gli abitanti della piccola comunità in cui vive considerano stupida.Tanto fragile è la sua personalità, così profondo, viscerale, disperato è l'amore di costei verso il marito Ian, che rimane completamente paralizzato dopo un incidente sul lavoro.
La giovane donna si sacrifica per lui, sino al gesto estremo, dà la sua vita perché il suo sposo possa tornare in piena salute. Ed il miracolo avviene.
Bess, interpretata magnificamente da Emily Watson, è un personaggio al limite della schizofrenia, dialoga con Dio, chiamandolo emblematicamente Padre e dandogli voce, ed è persuasa che il suo uomo guarirà se lei soddisferà le sue sempre più morbose fantasie erotiche, che la costringono a squallidi incontri occasionali.
Abissale esplorazione del rapporto tra uomo e fede, ricco di espliciti rimandi al Vangelo, il film riesce a creare atmosfere struggenti ed inquietanti.
Notevole la fotografia, specie nelle introduzioni ai sette capitoli in cui è suddiviso il film, immagini fisse come autentici paesaggi pittorici. Di rilievo anche il sapiente gioco dei primi piani. Colonna sonora che racchiude gioielli sonori dei Deep Purple, di Bowie, di Leonard Cohen. La pellicola è girata con camera a mano.
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[+] camera a mano per una morale pedestre
(di therese)
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clericici
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domenica 24 giugno 2001
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lo scandalo dell'amore
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L'amore è follia! Certo, Trier calca i toni, è a tratti brutale... ma non è forse così anche la realtà?
La storia di Bess, mi permetto di dire, ha una tinta squisitamente -paradossalemnte- cristologica. Quando l'amore è folle è scandaloso e di fronte allo scandalo dobbiamo tutti confessare la nostra incapacità di comprensione, dobbiamo ammettere di essere disarmati. Forse è questo il motivo per cui il film disturba parecchi: non vogliamo accettare lo scandalo dell'amore! Bess è una donna che ama al di là della sua debolezza, al di là della sua evidente "patologia" col divino. Purtroppo siamo di fronte a un bel film che ci provoca all'inverosimile. Dopo la visione possiamo amare od odiare Von Trier, ma una cosa è certa, non possiamo restare indifferenti.
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L'amore è follia! Certo, Trier calca i toni, è a tratti brutale... ma non è forse così anche la realtà?
La storia di Bess, mi permetto di dire, ha una tinta squisitamente -paradossalemnte- cristologica. Quando l'amore è folle è scandaloso e di fronte allo scandalo dobbiamo tutti confessare la nostra incapacità di comprensione, dobbiamo ammettere di essere disarmati. Forse è questo il motivo per cui il film disturba parecchi: non vogliamo accettare lo scandalo dell'amore! Bess è una donna che ama al di là della sua debolezza, al di là della sua evidente "patologia" col divino. Purtroppo siamo di fronte a un bel film che ci provoca all'inverosimile. Dopo la visione possiamo amare od odiare Von Trier, ma una cosa è certa, non possiamo restare indifferenti... forse è quello che Lars voleva raccontandoci la storia della piccola-grande Bess.
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[+] l 'amore dello scandalo
(di therese)
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dario
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critici cinici
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Io i critici non li capisco.
Perchè i melodrammi eccessivi di Douglas Sirk vanno bene mentre quelli di Lars von Trier no?
Tra Farinotti, Mereghetti and Co. è un'impresa trovare un critico che parli bene dei film di von Trier.
Un'ipotesi ce l'ho. Hanno tutti paura che vengano mostrati i sentimenti veri. Mostrare l'amore assoluto e totale al cinema viene giudicato volgare ed eccessivo.
Ma non lo sanno che la vita vera è fatta di sentimenti? Vacci a capire!
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(di strategie72)
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(di therese)
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[+] ma morandini
(di sissy65)
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fedeleto
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martedì 10 agosto 2010
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l'onda che travolge l'amore...
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Lo avevamo lasciato a the kingdom(il regno) e lo ritroviamo con un film decisamente differente che lascia senza parole,oltre che per la novita' del genere,soprattutto per una scenggiatura (scritta per intero dal solo von trier per la prima volta senza l'aiuto di niel vorsel) che tocca le corde dell'animo,e commuove il pubblico.Von trier dirige una pellicola ove il senso della solitudine e' alla base di ogni cosa (bess incarna la totale alienazione di se stessa arrivando perfino a imitare la voce di dio nei suoi dialoghi-monologhi) e una giovane di nome bess e' l'innocenza del mondo,il sorriso di una vita che scorre poiche' si sposa con un uomo che ama,ma quando quest'ultimo deve allontanarsi bess e' preda di alcune profonde crisi di disperazione e l'amica chiamata dodo cerca di aiutarla,ma quando nei suoi dialoghi con dio chiede di far ritornare il marito capisce di aver sbagliato poiche' egli torna invalido ,come puo' ora l'amore di bess ritornare a risplendere? jan (l'uomo di bess) le chiede di fare l'amore con qualcun altro e pensare a lui in modo da non sentirsi piu' solo,ma questa fantasia malata di jan diviene una necessita' di bess poiche' si auto convince che cio' e' giusto per suo marito.
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Lo avevamo lasciato a the kingdom(il regno) e lo ritroviamo con un film decisamente differente che lascia senza parole,oltre che per la novita' del genere,soprattutto per una scenggiatura (scritta per intero dal solo von trier per la prima volta senza l'aiuto di niel vorsel) che tocca le corde dell'animo,e commuove il pubblico.Von trier dirige una pellicola ove il senso della solitudine e' alla base di ogni cosa (bess incarna la totale alienazione di se stessa arrivando perfino a imitare la voce di dio nei suoi dialoghi-monologhi) e una giovane di nome bess e' l'innocenza del mondo,il sorriso di una vita che scorre poiche' si sposa con un uomo che ama,ma quando quest'ultimo deve allontanarsi bess e' preda di alcune profonde crisi di disperazione e l'amica chiamata dodo cerca di aiutarla,ma quando nei suoi dialoghi con dio chiede di far ritornare il marito capisce di aver sbagliato poiche' egli torna invalido ,come puo' ora l'amore di bess ritornare a risplendere? jan (l'uomo di bess) le chiede di fare l'amore con qualcun altro e pensare a lui in modo da non sentirsi piu' solo,ma questa fantasia malata di jan diviene una necessita' di bess poiche' si auto convince che cio' e' giusto per suo marito.scacciata dalla chiesa ,dalla famiglia,si ritrovera' sola e morira' pensando anche nell' ultimo momento a suo marito jan.Film molto profondo ove il talento di von trier trova un 'espressionismo d'arte (altamente poetico i capitoli in cui e' suddiviso il film ed a ogni capitolo corrisponde il tema) ,ma non trascura nemmeno un'austerita' nei confronti della chiesa che nel momento della sepoltura arrivano ad augurare l'inferno alla defunta.Von trier pertanto trova anche una sottile genialita' nelle campane che suonano magicamente nelle nuvole alla fine del film (il cuore di jess che batte per la gioa della vita di jan),enon si puo' esprimere che un encomio a registi di questo stampo che riescono a creare storie e tematiche profonde capaci di commuovere e riflettere.
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picocco
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sabato 6 dicembre 2008
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allegoria della croce.
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Il regista ha voluto, riuscendoci in pieno, mostrarci quanto ancora sia "scandaloso" dopo 2000 anni il sacrificio di Cristo.
E per togliere 20 secoli d'incrostazioni, di Gesù biondi e patinati, d'immaginette e film Zeffirelliani, Von Trier ci sciocca con un Cristo-donna, che ama l'Uomo-ferito di un amore estremo, fino al sacrificio, fino alla croce, letteralmente fino a "buttarsi via".
In questa stupenda allegoria della redenzione attraverso il sacrificio innocente, ogni personaggio ha un rimando evangelico.
Lo stesso uso magistrale della macchina da presa che diventa occhio partecipe, suggerisce che il regista non ci vuole spettatori ma testimoni di un fatto.
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lucadrago
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lunedì 21 luglio 2014
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uno dei migliori film mai visti
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Cos'è L'amore? Cosa si arriva a fare per qualcuno? Fin dove vi spingereste per non perdere la speranza? Io vedendo questo gioiello di 3 ore (che si sentono tutte) alle 9 di mattina, dopo aver esplorato la "grazia" (Grace-kidman) con dogville, l'amore materno e il sacrificio di Dancer in the dark e la perdita di un figlio con Antichrist mi sono deciso, mandando a quel paese aldo giovanni e giacomo a vedere Le onde del destino. Tre cose: appartenenza, egoismo e disperazione. L'appartenenza è legata alla comunità di cui Bess (una Straordinaria Emily Watson) fa parte, cinica, impietosa e tiranna (già vista a tratti in Dogville), ma anche a un uomo e a Dio.
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Cos'è L'amore? Cosa si arriva a fare per qualcuno? Fin dove vi spingereste per non perdere la speranza? Io vedendo questo gioiello di 3 ore (che si sentono tutte) alle 9 di mattina, dopo aver esplorato la "grazia" (Grace-kidman) con dogville, l'amore materno e il sacrificio di Dancer in the dark e la perdita di un figlio con Antichrist mi sono deciso, mandando a quel paese aldo giovanni e giacomo a vedere Le onde del destino. Tre cose: appartenenza, egoismo e disperazione. L'appartenenza è legata alla comunità di cui Bess (una Straordinaria Emily Watson) fa parte, cinica, impietosa e tiranna (già vista a tratti in Dogville), ma anche a un uomo e a Dio. Bess non ama, è fragile, si aggrappa al trivellatore Jan contro il volere di tutti e decide di appartenere solo a lui, non importa come (quando le viene riferito dai medici che resterà paralizzato a vita non emette un suono o smorfia, chiede semplicemente se vivrà..), lei è suo ed è disposta dopo vane retinenze morali a soddisfare i suoi desideri senza se e ma. Lui, preoccupato perchè non intende rifarsi una vita, le chiede di avere quello che non può darle più, il sesso, andando con altri uomini e raccontandogli ogni dettaglio. Ma non è amore, è egoismo da entrambi ed è distruttivo all'inverosimile.Bess perderà tutto, lui miracolasamente migliorerà. L'amore è quello dell'infermiera-amica di Bess e Jan, in cui ci si prende cura dell'altro completandosi senza rinunciare al coraggio di vivere le difficoltà, sebbene enormi, e seguendo l'empatia sempre. Poche parole su questo film, è da vedere, perchè la follia latente di Bess non è inferiore agli ordini di Jan, ma su tutto spicca l'umanità già detta di un personaggio solo all'apparenza minore di chi si occupa di loro, stando rispettosamente a "non" guardare. Inutile scrivere altro se non "vedetelo"!!!!! magari più volte per apprezzare regia e recitazione che credo abbiano stancato non poco attori e regista. Immortale.
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weach
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mercoledì 15 settembre 2010
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senza amore degli altri ma sola con il mio
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Lars Von Trier è il regista
Emily Watson è Bess.
Un film difficile da condividere per il grande dolore di cui è pervaso.
Un profondo baratro separa tutto e tutti;
vedo un mondo malato dove il più debole soccombe;
vedo condizionamenti ideologici sul concetto di Dio;
vedo una comunità che usa il potere di un "credo bigotto" strumento "di tortura per tutti";
vedo diverse sensibilità di lei e di lui dove lei si annulla;
vedo un giudizio pervadente di tutti su tutto;
vedo energie negative senza possibilità di salvezza;
vedo un abito bianco da sposa immolato al sacrificio;
sento incomprensione e difficile comunicazione fra entità energetiche con differenti vibrazioni;
"(Bess )ti amo tanto .
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Lars Von Trier è il regista
Emily Watson è Bess.
Un film difficile da condividere per il grande dolore di cui è pervaso.
Un profondo baratro separa tutto e tutti;
vedo un mondo malato dove il più debole soccombe;
vedo condizionamenti ideologici sul concetto di Dio;
vedo una comunità che usa il potere di un "credo bigotto" strumento "di tortura per tutti";
vedo diverse sensibilità di lei e di lui dove lei si annulla;
vedo un giudizio pervadente di tutti su tutto;
vedo energie negative senza possibilità di salvezza;
vedo un abito bianco da sposa immolato al sacrificio;
sento incomprensione e difficile comunicazione fra entità energetiche con differenti vibrazioni;
"(Bess )ti amo tanto ..mi hanno detto di non dirlo così... di non dirlo
....Yan io ti amo
...(medico)..suo marito perderà l'uso delle gambe resterà completamente paralizzato però vivrà
....(Bess)ho pregato Dio di riportarlo a casa ...
(Yan)....io voglio che ti faccia un amante voglio che mi ricordi la vita .....fallo saremo io e te"
...(Bess)si l'ho fatto ...(Yan)...la ricoverate...questo vuol dire che non la rivedrò più... (medico)....no nevrotica ,no psicotica........ buona ..(al funerale di Bess).....nessuno di voi ha i dritto di condannare Bess all 'inferno"
Anche il finale è senza luce ,speranza ,le campane urlano di dolore...se i regista contiene veramente tutte queste cose ha
decisamente qualcosa che non va.
Certo non è film che lascia indifferenti ma neanche la morte lascia indifferenti,
poi senza un poco di luce si fa morire anche chi vuol vivere.
Emily Watson è Bess splendida voto 9
voto film voto 6
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ciro
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giovedì 7 aprile 2005
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la fantastica ambiguità del cinema di trier
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Ad oggi, anno 2005, ancora non sono riuscito ad elaborare un personale e definitivo giudizio su questo film. E già questo direi che è un punto a suo favore...
Ho visto il film diverse volte: ad un iniziale travolgente entusiasmo, subito dopo averlo visto ormai quasi dieci anni fa (a quel tempo lo considerai un capolavoro), è subentrata una fase più critica e distaccata, nella quale mi sono posto varie domande (Perchè il reiterato uso della macchina a spalla? A che serve una sgranatura della pellicola così accentuata?? In che modo tutto questo virtuosismo si integra con l'insieme ed è ad esso funzionale?). In definitiva, direi che molte delle scelte tecniche presenti nel film si riducono a puro manierismo fine a se stesso.
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Ad oggi, anno 2005, ancora non sono riuscito ad elaborare un personale e definitivo giudizio su questo film. E già questo direi che è un punto a suo favore...
Ho visto il film diverse volte: ad un iniziale travolgente entusiasmo, subito dopo averlo visto ormai quasi dieci anni fa (a quel tempo lo considerai un capolavoro), è subentrata una fase più critica e distaccata, nella quale mi sono posto varie domande (Perchè il reiterato uso della macchina a spalla? A che serve una sgranatura della pellicola così accentuata?? In che modo tutto questo virtuosismo si integra con l'insieme ed è ad esso funzionale?). In definitiva, direi che molte delle scelte tecniche presenti nel film si riducono a puro manierismo fine a se stesso. Però Trier in qualche modo risce ad emozionare, il film ha una sua suspence, e gli attori sono diretti in modo eccezionale, in cui ogni ruolo, anche il più marginale, lascia il segno. Un film ambiguo, complesso, eccessivo. Ma queste sono caratteristiche anche della personalità del regista, per cui prendere o lasciare...ma fa lo stesso no? Per me, l'importante è che un film non lasci indifferenti.
ps: volutamente non ho espresso il voto in stelle, dal momento che ad ogni nuova visione il mio giudizio cambia...
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[+] spalla e grana
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[+] manca l'arte
(di therese)
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elena birindelli
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giovedì 5 maggio 2011
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il miracolo della vita
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Le onde del destino racconta una storia d'amore che si svolge all'inizio degli anni Settanta su un'isola della Scozia, in un paesaggio naturale grandioso e selvaggio. La protagonista, Bess, vive in una piccola comunità religiosa, patriarcale e puritana. Le viene consentito di sposare Jan, operaio su una piattaforma petrolifera nell'oceano. I due vivono insieme felici per qualche tempo. Poi Jan deve rientrare al lavoro e Bess cade in disperazione. Prega Dio di ricondurlo a casa e il desiderio sembra avverarsi: il marito torna infatti sull'isola, ma completamente paralizzato. A questo punto i pensieri di Jan oscillano tra l'amore e la perversione: nell'impossibilità di stabilire nuovamente un contatto sessuale con la moglie, la convince ad andare a letto con altri uomoni.
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Le onde del destino racconta una storia d'amore che si svolge all'inizio degli anni Settanta su un'isola della Scozia, in un paesaggio naturale grandioso e selvaggio. La protagonista, Bess, vive in una piccola comunità religiosa, patriarcale e puritana. Le viene consentito di sposare Jan, operaio su una piattaforma petrolifera nell'oceano. I due vivono insieme felici per qualche tempo. Poi Jan deve rientrare al lavoro e Bess cade in disperazione. Prega Dio di ricondurlo a casa e il desiderio sembra avverarsi: il marito torna infatti sull'isola, ma completamente paralizzato. A questo punto i pensieri di Jan oscillano tra l'amore e la perversione: nell'impossibilità di stabilire nuovamente un contatto sessuale con la moglie, la convince ad andare a letto con altri uomoni. Bess imbocca un cammino di degrado che la porta alla prostituzione e, infine, alla morte, nella persuasione che il suo martirio possa riscattare la sorte dell'amato. In effetti il miracolo sembra prodursi e Jan recupera l'uso delle gambe.
Stilisticamente, ciò che il film restituisce allo spettatore è l'effetto di realtà. La camera a mano con i suoi movimenti traballanti conferisce alle immagini un'immediatezza documentaristica, così come anche le riprese in esterni con la luce diurna e senza illuminazione artificiale. La fase di montaggio si svolge smembrando e ricombinando i lunghi piani sequenza del materiale girato. Il film finito contravviene in tutta evidenza sia alle regole dei raccordi che a quelle della continuità, rincorre i suoi personaggi con audaci scavalcamenti di campo e ce li mostra in immagini sgranate, "sporche" e pesantemente sbilanciate. Si fa strada quell'estetica del "brutto", che sacrifica il concetto di opera ben fatta anteponendogli una regia che cerca l'intensità espressiva nella performance degli interpreti e in immagini scaturenti da punti di vista inconsueti. Il rapporto del regista con gli attori evolve nella direzione di un contatto davvero intimo e confidenziale, che si traduce a livello espressivo in un'immedesimazione, molto sentita e vissuta, degli interpreti nei loro ruoli.
Bess è l'eroina vontrieriana, ritratto di purezza e verità. Il suo animo ingenuo e genuino non sa scendere a compromessi con l'ipocrisia; anzi, siccome non le appartiene, questa tipologia di donna non può riconoscere la perfidia nemmeno negli altri. Quindi si da, tutta senza mezzi termini, con una fiducia dettata dal suo proprio sentire, che si scontra con la malvagità ma senza percepirla. L'intreccio drammatico prevede che queste donne, apparentemente fragili e senza difese, entrino in conflitto con un'autorità, la quale fonda la sua condotta e le sue leggi sui principi di un perbenismo gretto ed affettato. Lo scontro è provocato dall'urgenza con le quali le eroine istintivamente sentono, con tutta la forza dei loro sentimenti, di dover scegliere una strada diversa da quella del conformismo.
Anche Lars von trier avverte l'urgenza della verità. Smascherato, senza più filtri, diventa il compagno nascosto delle sue eroine. Con l'immediatezza della nuova scrittura si avvicina all'autenticità del loro essere. Alla maniera in cui quelle non scendono a patti con le autorità, lui rifiuta le convenzioni cinematografiche. E quando le sue protagoniste fanno sacrificio di loro stesse, con lo stesso coraggio e la stessa fede il regista ha già rinunciato al suo cinema, con la promessa, da una parte e dall'altra, del miracolo della vita.
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[+] complimenti
(di panozzi)
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maximilione
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martedì 16 ottobre 2012
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d'amore, sull'amore, oltre l'amore.
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E' il 1996 l'anno in cui la poetica estrema, distruttiva e anticonvenzionale di Lars von Trier si propaga come fenomeno d'interesse internazionale, in seguito al prestigioso riconoscimento che la Giuria di Cannes assegna a un folle, sgangherato e stupendo melodramma del regista danese, stupidamente distribuito in Italia come Le onde del destino, titolo che disperde tutta la carica eversiva di cui
invece la denominazione originale sembra caricarsi, al pari di un'esplicita dichiarazione di poetica.
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E' il 1996 l'anno in cui la poetica estrema, distruttiva e anticonvenzionale di Lars von Trier si propaga come fenomeno d'interesse internazionale, in seguito al prestigioso riconoscimento che la Giuria di Cannes assegna a un folle, sgangherato e stupendo melodramma del regista danese, stupidamente distribuito in Italia come Le onde del destino, titolo che disperde tutta la carica eversiva di cui
invece la denominazione originale sembra caricarsi, al pari di un'esplicita dichiarazione di poetica. Breaking the waves, ovvero infrangere le onde, spezzare le consuetudini, disintegrare i limiti naturali.
Del cinema generalmente inteso, in primis. Del suo linguaggio classico, chiaro, lineare. Del suo montaggio invisibile.
Del genere sentimentale, in secondo luogo. Del cosiddetto romance americano: mieloso e ripetitivo.
Degli schemi di vita socialmente accettabili, infine. Dall'espressione della fede religiosa a quella della sessualità, dalla sublimazione amorosa ai vincoli familiari.
Riguardo alla trasgressione cinematografica tout court, già in Breaking the waves è possibile scorgere alcuni dei caratteri che diverranno gli stilemi più riconoscibili del cinema di von Trier, tuttora riconosciuto come uno degli autori più innovativi del panorama contemporaneo e senza dubbio come il più indisposto nei confronti di qualsiasi tradizione artistica restrittiva, a partire dalla lezione hollywoodiana.
Basti pensare, proprio ne Le onde del destino, alla fotografia sgranata e spesso sfocata o al montaggio ellittico, fatto di tagli netti, vigorosi, all'interno di scene vibranti ma deprivate di musica, che anticipano il voto di castità del Dogma '95, sintetizzato nel successivo Idioterne (1999). Oppure all'utilizzo straniante di cartelli -capaci di frammentare in modo ancora più netto la narrazione- con tanto di titoli che anticipano brechtianamente lo sviluppo dell'intreccio. Espediente questo a cui il danese ricorrerà in molti altri casi: dal dramma stilizzato -e quanto mai brechtiano, almeno scenograficamente- di Dogville all'apocalisse cosmico-familiare di Melancholia, passando per quel sorprendente saggio di stile cinematografico che è Le cinque variazioni e per il simbolismo criptico, depressivo e infero di Antichrist.
Ma Breaking the waves si sostanzia soprattutto come tentativo apertamente programmato di minare i caratteri del tradizionale melodramma romantico, di annullarne le limitazioni di genere per tracciare itinerari nuovi e mai esplorati dalla settima arte, pur conservando come fulcro centrale e insostituibile della diegesi la potenza salvifica e vitale del sentimento amoroso. In questo senso, il film di von Trier si costituisce come un'opera a tema perfetta e ineguagliata che, in bilico tra le pieghe più oscure e devastate di due anime che tentano con tutte le forze di essere una, non tenta di dimostrare -semplicemente- che l'amore è una forza della natura ma l'unica essenza in grado di trascendere dalle sue leggi. Nel materializzare filmicamente questo concetto, von Trier mette in scena tutta una serie di piccoli scarti che, mentre differenziano la storia di Jan e Bess dall'ordinaria composizione delle trame di vita comuni, fanno della pellicola un chiaro tentativo di rivisitazione del genere sentimentale. Non è un caso che il film si apra con un matrimonio, ideale tappa conclusiva di molto cinema romantico, o che proprio le nozze vengano consumate in un cesso di ristorante, molesta riedizione dell'indimenticabile prima notte di vita coniugale. Lo stesso sesso è palesato in forme morbose, eccessive o infantili. L'infedeltà perde i suoi connotati peccaminosi e in generale negativi per trasformarsi in un atto d'amore puro e disinteressato. In questo senso, von Trier rivisita il sentimento umano per eccellenza con occhi mai sperimentati e riesce nell'impresa quasi impossibile di trasformare una scena di masturbazione di uno sconosciuto incorniciata in uno squallido retro d'autobus, nella materializzazione più toccante dell'amore, nel senso più spoglio e universale del termine.
Attraverso la fragile ma intensissima figura di Bess, infine, il regista danese dà vita alla cosiddetta Trilogia del Cuore d'oro (proseguita con Idioti e Dancer in the Dark), costellata di personaggi con aspirazioni positive, condannati all'insuccesso e al dramma. Bess, aggrappata al suo folle amore per Jan e ai monologhi interiori con un Dio che pare sorreggerla, rimane schiacciata dalle bigotte e dogmatiche inclinazioni di un'umanità alla deriva che non la comprende. Da qui inizierà l'analisi trieriana di quei diseguali rapporti di forza tra gruppi umani che esploderanno in maniera potentissima nei due film di quella trilogia americana non ancora conclusa (Dogville, Manderlay).
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