leonardo masieri
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lunedì 19 maggio 2008
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film tributo al primo grande pittore nero
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La storia di Jean Michel Basquiat inizia con la visita alla copia della Guernica esposta al Consiglio Generale delle Nazioni Unite accompagnato dalla madre all'età di 6 anni.Schnabel rappresenta il piccolo visitatore con una corona in testa, eleggendolo futuro primate dell'arte contemporanea. Era un predestinato Basquiat? Il film narra con fedeltà la vita "difficile" dell'artista newyorkese come difficili e intense sono le vite dei protagonisti, di coloro che lasciano un'impronta nel mondo. Puo' darsi che Schnabel si riveda un po' in Basquiat, entrambi pittori, entrambi vicini alla musica, entrambi artisti metropolitani. Basquiat convive, nonostante l'epocale successo che lo porta ad essere il primo grande pittore nero riconosciuto universalmente dal mercato dell'arte pittorica, con i suoi turbamenti mentali, i suoi infantilismi, che tra l'altro esprime con genialità sulla tela, a non godersi pienamente il successo acquisito in brevissimo tempo.
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La storia di Jean Michel Basquiat inizia con la visita alla copia della Guernica esposta al Consiglio Generale delle Nazioni Unite accompagnato dalla madre all'età di 6 anni.Schnabel rappresenta il piccolo visitatore con una corona in testa, eleggendolo futuro primate dell'arte contemporanea. Era un predestinato Basquiat? Il film narra con fedeltà la vita "difficile" dell'artista newyorkese come difficili e intense sono le vite dei protagonisti, di coloro che lasciano un'impronta nel mondo. Puo' darsi che Schnabel si riveda un po' in Basquiat, entrambi pittori, entrambi vicini alla musica, entrambi artisti metropolitani. Basquiat convive, nonostante l'epocale successo che lo porta ad essere il primo grande pittore nero riconosciuto universalmente dal mercato dell'arte pittorica, con i suoi turbamenti mentali, i suoi infantilismi, che tra l'altro esprime con genialità sulla tela, a non godersi pienamente il successo acquisito in brevissimo tempo. Incubi, psicomatismi, dipendenza dalla droga lo faranno ricordare come il James Dean dell'arte; tanto rapida è stata la sua ascesa, cosi' rapida la sua fine. Morirà a neanche 28 anni, spinto dal dolore della morte improvvisa del suo scopritore-amico Andy Worhol, che cerco' di aiutarlo in ogni modo negli anni della loro collaborazione, che fece vivere a New York una stagione indimenticabile.
Nessuno migliore di Schnabel puo' rappresentare tante capacità intellettive in un film. Aiutato da un cast eccezionale e da un David Bowie artista attore,che un rappresenta se stesso pur vestendo i panni del grande Worhol, l'opera sarebbe potuta essere piu' significativa a livello di sensazioni fatte vivere allo spettatore, anche se, con molta precisione, viene rappresentato ogni lato umano e artistico di Jean Michel Basquiat.
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domenica 20 febbraio 2011
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il basquiat di schnabel
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La storia di Basquiat, primo artista nero di fama internazionale, morto alla precoce età di ventisette anni. Non è un cattivo film, rievoca bene una certa atmosfera della New York degli anni '80 (dove il mondo dell'arte stava diventando un gigantesco supermercato per ricchi snob) e gli attori sanno destreggiarsi bene nei loro ruoli. Tuttavia non si può non rimarcare che un film biografico debba tentare dipingere un personaggio nella sua interezza: il Basquiat di Schnabel è aggrazziato, quasi timido mentre quello reale si sa bene che usasse prostituirsi e che l'abuso di droga lo avesse reso particolarmente violento (alcuni galleristi come la Noisei ne furono particolarmente terrorizzati) ed irrascibile; anzi Schnabel applica a Basquiat la patina dorata del genio maledetto, ricercando nel pittore quell'eroe che in vita non fu mai.
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La storia di Basquiat, primo artista nero di fama internazionale, morto alla precoce età di ventisette anni. Non è un cattivo film, rievoca bene una certa atmosfera della New York degli anni '80 (dove il mondo dell'arte stava diventando un gigantesco supermercato per ricchi snob) e gli attori sanno destreggiarsi bene nei loro ruoli. Tuttavia non si può non rimarcare che un film biografico debba tentare dipingere un personaggio nella sua interezza: il Basquiat di Schnabel è aggrazziato, quasi timido mentre quello reale si sa bene che usasse prostituirsi e che l'abuso di droga lo avesse reso particolarmente violento (alcuni galleristi come la Noisei ne furono particolarmente terrorizzati) ed irrascibile; anzi Schnabel applica a Basquiat la patina dorata del genio maledetto, ricercando nel pittore quell'eroe che in vita non fu mai. Basquiat fu un talento medio sfruttato ed usato dai suoi mecenati come novità da lanciare sul mercato, la sua morte per loro fu una manna che fece schizzare il valore dei quadri a livelli stratosferici. Ma di questo il film non tiene molto conto. Altro particolare ben più fastidioso è l'invadenza dell'ego del regista, una sorta di terrore di non esser parte della scena, inserendosi coi suoi quadri attraverso il proprio alter ego Albert Milo. Come film su Basquiat non è quindi molto attendibile, ma per il tono lievemente poetico che lo pervade, rimane forse uno dei migliori lavori di Schnabel.
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