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Quinta prova per i fratelli Coen che dopo la Palma d’Oro per Barton Fink agguantano la ragguardevole somma di 25 milioni di dollari in termini di produzione, insieme alla libertà di muoversi come meglio credono. Tanti i temi trattati: il tempo (la narrazione inizia significativamente durante la notte di S. Silvestro, vale a dire quando tutto nel giro di una lancetta di secondo tutto può finire e, contemporaneamente, tutto può iniziare), il successo a suon di verdoni e come essi trasformino in peggio le persone che ne vengono sommerse (cinica ironia riguardo alla somma ottenuta per girare questo film?), la sempreverde seconda possibilità che si augura venga concessa ad ognuno di noi per resettare le nostre esistenze, il sogno americano secondo il quale basta una idea geniale per poter giungere ai piani alti dove risiede l’attuale dimora degli dei, l’eterna battaglia fra i due sessi opposti. Insomma, l’impressione che se ne ricava, a conti fatti, è che vi sia troppa carne sul fuoco. Il genere che i due fratelli scelgono, tuttavia, per sviluppare tutti questi argomenti è quello della commedia e, dunque, il risultato finale è ben lungi da una pellicola retorica e pesante. Come spesso accade alle pellicole dei Coen, inoltre, non è tanto quello che si racconta (bastano le prime inquadrature del film per intuire perfettamente come la narrazione andrà a finire), quanto come lo si racconta. Specializzati in una assidua ricerca e riscrittura dei generi cinematografici, i due autori (in questo film con lo zampino di mister Sam Raimi in fase di sceneggiatura ) si dilettano da sempre ad appagare le esigenze dei cinefili più esigenti. E così in questa opera i due registi scelgono di puntare il loro sguardo sulla screwball comedy, sarebbe a dire la commedia svitata che spesso ama rifugiarsi nel favoloso per riportare giustizia in un mondo dove pare non ve ne sia poi così tanta, dominato com’è da una rigida divisione in classi sociali. La neve iniziale, d’altronde, e l’angelo che compare nel finale nelle vesti di un perfetto deus ex machina, non possono che rimandare a La vita è meravigliosa di Capra, uno dei capolavori assoluti del genere. In questo film, inoltre, i Coen regalano ai loro spettatori una vera e propria perla di metacinematografia. Una scena che da sola vale l’intero prezzo del biglietto. Trattasi della bellissima scena in cui il personaggio interpretato da Tim Robbins e quello interpretato da Jennifer Jason Leigh si incontrano per la prima volta. Guardando questa scena, si ha come l’impressione che i due autori abbiano voluto invitarci nel loro studio nel preciso istante in cui quella scena è stata pensata e scritta. I due personaggi sono sempre dinanzi ai nostri occhi. Tuttavia non possiamo udire quello che si dicono, dal momento che a parlare per loro vi sono due voci off che dialogano tra loro, attraverso un soave scambio di battute dal ritmo serrato, al fine di indovinare e presagire le azioni e le parole dei due protagonisti. I Coen, in tal modo, insinuano nello spettatore il dubbio che a dare voce a quella scena non siano tanto i due autisti intravisti in apertura, bensì loro stessi. Ottime le prove degli attori protagonisti, con un Paul Newman tutto da gustare.
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