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Charlot |
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Un film di Richard Attenborough.
Con Robert Downey Jr., Geraldine Chaplin, Dan Aykroyd, James Woods.
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Titolo originale Chaplin.
Biografico,
durata 140 min.
- Gran Bretagna 1992.
MYMONETRO
Charlot   
valutazione media:
3,65
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Attenborough dirige un film sulla vita del Maestro
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| lunedì 2 dicembre 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
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CHARLOT (USA/UK/IT/FR, 1992) di RICHARD ATTENBOROUGH con ROBERT DOWNEY JR. – PAUL RHYS – GERALDINE CHAPLIN – DAN AYKROYD – KEVIN KLINE – ANTHONY HOPKINS – DIANE LANE – PENELOPE ANN MILLER – KEVIN DUNN – MILLA JOVOVICH – MOIRA KELLY – JOHN THAW § Ispirato a La mia autobiografia (1964) e a Chaplin: la sua vita e l'arte dell’autore David Robinson, ecco un film di grosse proporzioni sulla vita di un ineguagliabile artista che detenne in una lunga vita meriti altissimi e colpe deplorevoli ma sempre giustificate; un grande uomo di cinema che sapeva dirigere, scrivere ed essere divertente senza ricorrere al parlato; un eccezionale rinnovatore che seppe mantenere sempre in auge la sua immagine; un attivista politico che non rinunciò mai a rappresentare tramite la celluloide la vita, le pulsioni e i disagi più gravi dell’umanità; un latin lover scapestrato che si portò sempre a letto bambine ed ebbe avventure sentimentali in ogni porto, per così dire. Attenborough, che 10 anni prima diresse il magnifico Gandhi e l’anno successivo reciterà nello spaventoso Jurassic Park di Steven Spielberg, ebbe a disposizione tanta materia prima per una produzione che non poteva fallire, ma che ha comunque dei punti analizzabili con occhio critico. Ma di questi parlerò dopo. Intanto vanno detti gli episodi più importanti che scandirono la vita di Charles Spencer Chaplin: da quando a 4 anni salvò la madre Hannah cantando un brano musicale di fronte a un pubblico sgarbato e volgare, fino al giorno in cui fu premiato, molto tardi, con uno speciale Oscar alla carriera, con cui gli USA speravano di rimediare al suo esilio dal paese. Il resto è una favola per gli occhi: l’esperienza nel vaudeville sotto la direzione del carismatico Fred Karno; l’arrivo in America dove fu un pupillo di Mack Sennett (il "re delle comiche"), l'invenzione del vagabondo (buona l'idea di animare la scena); i primi corti e film di un certo rilievo (viene fatto vedere quando monta in segreto Il monello), il pubblico che in parte lo ammirava quasi all'idolatria e in parte lo ripudiava per il fatto che, mentre gli inglesi erano in guerra, lui stava ben protetto in America a guadagnare montagne di soldi; l'approccio con le idee che sembravano avvicinarlo al comunismo europeo, mentre lui s'è sempre considerato con precauzione un umanista. E c'è pure spazio per i quattro matrimoni: il 1° con la bugiarda e sensuale Mildred Harris, il 2° con Lita Grace che gli diede due figli, il 3° con la briosa Paulette Levy (poi Goddard) che si tinse di bruno i capelli dietro suo suggerimento e il 4° con la parca Oona O'Neill, che fu la sua consorte più amata e devota. Le vicende giudiziarie con l'F.B.I., che lo spiò per più di un trentennio, sono messe in scena con un accento feroce che cerca di porsi al di sopra di ogni ideologia, nel solo nome della forza immortale dell'arte. Discreta la ricostruzione degli ambienti di lavoro del cinema agli albori, più funzionale la scelta di alcuni spezzoni dei film muti originali. R. Downey jr. fu premiato con il BAFTA 1993, ma all’epoca aveva ancora molto pane da masticare, nonostante le sue doti non comuni di acrobata. Un altro difetto è da riscontrare nella stesura delle memorie del vecchio Chaplin: viene infatti mostrato, seduto sotto il portico della sua casa di Vevey (Svizzera) mentre accoglie tutti i dubbi dell’editore George Mario Hayden (Hopkins) e pazientemente si giustifica. È improbabile credere che il grande, viziato vegliardo fosse così morbido con chi volesse discutere i suoi pensieri. Tuttavia, un ottimo film biografico che merita il biglietto.
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