fedeleto
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martedì 10 agosto 2010
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la misteriosa europa di von trier
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Dopo l'elemento del crimine e epidemic,von trier chiude definitivamente la trilogia dle contagio come aveva annunciato precedentemente,e lo fa eccezionalmente.La trama tratta di un giovane che fuggito negli stati uniti durante la guerra, torna alla fine in di essa in germania e cio' che trova e' un posto come apprendista conduttore di vagoni letto,ma innamoratosi di una giovane neonazista, ne paghera' le conseguenze e non senza un sacrificio estremo.Forse finora la si puo' definire senza dubbio la pellicola piu' bella , e per vari motivi ,uno dei quali e' decisamente la messa in scena di un bianco e nero che si alterna con dei colori e questo accade solo nella scena vi sono emozioni,solo in quel caso la pellicola diventa a colori,ma presenta anche molte trovate nella scenggiatura (vorsel sicuramente ha dato ancora una volta il suo contributo),ad esempio nell'ultima scena ove il giovane si ritrova a vagare nel treno per azionare una bomba e fare l'esame per il conduttore di vagoni,ma ,non e' assolutamente escludibile la scena anche del suicidio a colpi di rasoio del padre della neonazista che lava nel sangue il suo terribile senso di colpa e di menzogna che ha instaurato dichiarando il falso.
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Dopo l'elemento del crimine e epidemic,von trier chiude definitivamente la trilogia dle contagio come aveva annunciato precedentemente,e lo fa eccezionalmente.La trama tratta di un giovane che fuggito negli stati uniti durante la guerra, torna alla fine in di essa in germania e cio' che trova e' un posto come apprendista conduttore di vagoni letto,ma innamoratosi di una giovane neonazista, ne paghera' le conseguenze e non senza un sacrificio estremo.Forse finora la si puo' definire senza dubbio la pellicola piu' bella , e per vari motivi ,uno dei quali e' decisamente la messa in scena di un bianco e nero che si alterna con dei colori e questo accade solo nella scena vi sono emozioni,solo in quel caso la pellicola diventa a colori,ma presenta anche molte trovate nella scenggiatura (vorsel sicuramente ha dato ancora una volta il suo contributo),ad esempio nell'ultima scena ove il giovane si ritrova a vagare nel treno per azionare una bomba e fare l'esame per il conduttore di vagoni,ma ,non e' assolutamente escludibile la scena anche del suicidio a colpi di rasoio del padre della neonazista che lava nel sangue il suo terribile senso di colpa e di menzogna che ha instaurato dichiarando il falso.Un film che appartiene al contagio in quanto il giovane leopold viene contagiato dall'ideologia neonazista diventando un'assassino e uccidendo tutte quele persone nel treno azionando e facendo scoppiare la bomba,dunque il male sta nel non saper scegliere e l'ignavo paga cara la sua colpa venendo contagiato da chi invece possiede animosita' nelle cose(la chiave del film sta nel dialogo con il prete a cena)lasciando il suo essere sprofondare in una cupa desolazione ove un miasma oramai avviato non puo' che oscurare l'anima e la sua luce,facendo affogare il protagonista ed il film nella triste fine della morte .Un vero elogio a von trier che non viene preso dal sentimentalismo della guerra e non indaga a fondo come documentario ma svolge uno dei film piu' belli di questo tema ,originalizzando la sua eccezionale pellicola.
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luca scialò
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mercoledì 11 luglio 2012
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descrizione cupa di una germania post-nazismo
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Una voce fuori campo conta fino a dieci e accompagna il viaggio in treno di un giovane americano rispedito dal padre tedesco nella loro terra d'origine a lavorare, in una Germania appena uscita dal Nazismo e devastata dal conflitto mondiale. Il ragazzo, grazie all'aiuto dello zio, troverà lavoro in un treno notte. Ma troverà anche un Paese imbarbarito, cinico, plasmato da un'ideologia becera e da una guerra devastante.
Con un lungometraggio stile anni '40, nel quale si alternano scene di colore, Lars Von Trier ci parla a modo suo della Germania post-nazismo. Un film cupo, avvilente, cinico, spietato, proprio come quel periodo. Un po' come aveva fatto, 40 anni prima, il nostro Rossellini.
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