figliounico
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venerdì 30 dicembre 2022
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il bene si nutre del male
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Il plot banale e quasi da thriller adolescenziale, il ragazzo curioso che si improvvisa detective per far colpo sulla candida ingenua figlia dello sceriffo, l’icona del cinema di Linch, Laura Dern, è soltanto un pretesto per parlare d’altro, per tessere un arazzo di immagini dai colori accesi sullo sfondo del quale si muovono misteriosi personaggi, lo stereotipo del gangster, sadico assassino drogato, Dennis Hopper, l’imbambolata perversa masochista, la madre ricattata, la cantante di night club, Isabella Rossellini, per far giuocare la luce con le tenebre nei chiaroscuri delle scale dello squallido condominio infernale, sul volto del protagonista illuminato solo a metà mentre guida l’auto verso l’affascinante ignoto mondo dei malvagi.
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Il plot banale e quasi da thriller adolescenziale, il ragazzo curioso che si improvvisa detective per far colpo sulla candida ingenua figlia dello sceriffo, l’icona del cinema di Linch, Laura Dern, è soltanto un pretesto per parlare d’altro, per tessere un arazzo di immagini dai colori accesi sullo sfondo del quale si muovono misteriosi personaggi, lo stereotipo del gangster, sadico assassino drogato, Dennis Hopper, l’imbambolata perversa masochista, la madre ricattata, la cantante di night club, Isabella Rossellini, per far giuocare la luce con le tenebre nei chiaroscuri delle scale dello squallido condominio infernale, sul volto del protagonista illuminato solo a metà mentre guida l’auto verso l’affascinante ignoto mondo dei malvagi. Il giovane dovrà scoprire chi è realmente entrando nell’agone e, come in un rito di iniziazione tribale all’età adulta, prendendo parte attiva nell’eterna lotta tra il bene ed il male. La vita corrompe anche gli animi più puri ed il sogno innocente di una vita ideale piena d’amore, dove i pettirossi sono creature divine che portano la luce, scendendo a compromesso con la realtà è destinato ad infrangersi; si ricompone alla fine in un finto quadretto idilliaco di cui si avverte tuttavia l’ambiguità denunciata dalla presenza di un coleottero nero, simbolo del male, nel becco dell’uccellino, visione che dovrebbe essere paradisiaca ma che suscita ribrezzo nella vecchia zia zitella, che evidentemente non ha mai vissuto la vita, la quale esclama “non capisco come fanno a nutrirsi di insetti” ovvero come si fa a vivere senza essere fatalmente attratti dal male?
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inesperto
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giovedì 7 novembre 2019
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thriller blu...
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Un comune thriller condito da un'atmosfera rarefatta che tende a porre l'accento sulla perversione umana. Rischiando il linciaggio da parte dei supporters di Lynch, ad essere sinceri, si fatica ad afferrare pienamente il motivo dell'aura da capolavoro che permea questo film da decenni. Tuttavia, con ogni probabilità, se chi ne sa di più al riguardo l'ha definito e continua a definirlo in tal modo, allora avrà sicuramente ragione. L'unica cosa chiaramente e riconoscibilmente eccezionale è l'interpretazione di Dennis Hopper.
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cinefoglio
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domenica 20 gennaio 2019
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istantanea classica di velluto blu (1986)
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Confrontarsi con i cult-movieè sempre un’impresa che merita di essere vissuta con il massimo rispetto, per quello che sono stati nella propria epoca e ed ora, da neo-spettatori, riconoscenti per quanto ereditato negli anni a venire. Velluto Blu raccoglie quanto seminato dal genio di David Lynch, e lo fa fruttare in modo attento, costante nella crescita, e scientifico nell’immagine, in un prodotto completo, progenitore della serie che lo consacrerà a rivoluzionario dell’arte visuale.
Partorito in modo quasi predestinato dalla celebre canzone Blu Velvet di Bobby Vinton, legata indissolubilmente, nel corso della visione, a Dorothy Vallens, interpretata da una convincente e tormentata Rossellini, Velluto Blu fonde due anime: sconfinando dalla commedia adolescenziale di crescita, ricca di riti di passaggio e delle prime prove della vita adulta, allapura estetica ed il grottesco del genere noir,dove un giovane protagonista ed aspirante detective si confronta con scene del crimine ed un mistero fitto, aggrovigliato, dalle cause impensabili.
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Confrontarsi con i cult-movieè sempre un’impresa che merita di essere vissuta con il massimo rispetto, per quello che sono stati nella propria epoca e ed ora, da neo-spettatori, riconoscenti per quanto ereditato negli anni a venire. Velluto Blu raccoglie quanto seminato dal genio di David Lynch, e lo fa fruttare in modo attento, costante nella crescita, e scientifico nell’immagine, in un prodotto completo, progenitore della serie che lo consacrerà a rivoluzionario dell’arte visuale.
Partorito in modo quasi predestinato dalla celebre canzone Blu Velvet di Bobby Vinton, legata indissolubilmente, nel corso della visione, a Dorothy Vallens, interpretata da una convincente e tormentata Rossellini, Velluto Blu fonde due anime: sconfinando dalla commedia adolescenziale di crescita, ricca di riti di passaggio e delle prime prove della vita adulta, allapura estetica ed il grottesco del genere noir,dove un giovane protagonista ed aspirante detective si confronta con scene del crimine ed un mistero fitto, aggrovigliato, dalle cause impensabili.
Velluto Blu è simbolismo e prestidigitazione con il pubblico, capace di rassicurarlo con elementi innocui e del mondo naturale, e proprio da quelli destabilizzarlo, scioccarlo e prenderlo alla sprovvista, seguendo la linea dell’immaginabile, sempre costruita su reazioni verosimili dei protagonisti, esasperate nella presentazione, ma realistiche nell’immedesimazione.
Il gioco duale esistenziale e causale attraversa il giovane Jeffrey nella scoperta di se stesso, Dorothy dalla propria salute ed integrità a quella dei suoi cari, a Sandy dall’obbedienza di una brava figlia all’indiscusso fascino del misterioso, il tutto spiazzato da Frank, impersonato da Dennis Hooper, un villainche incarna perfettamente, se non in maniera sublime, l’illogicità che muove un uomo, la sola e pura affermazione di se stesso e dei suoi bisogni compulsivi, l’alienazione stessa della morale.
E poi tutto tende alla ricerca del dettaglio perfetto: musiche, suoni, micro percezioni auditive e visceralità dell’immagine; lo smascheramento totale delle convenzioni del buon vivere; la violenza e l’estrema fragilità di un corpo nudo che cerca solo sostegno, ormai privato di qualsiasi dignità umana; sguardi, accorgimenti, sussurri ed occhi indagativi; buio, nero ed ancora buio, notte dove le suggestioni sono parzialmente lasciate nel mistero dell’oscurità, appena accennate da punti luminosi; l’insistenza sugli elementi ricorrenti e la claustrofobia di un appartamento congelato nel sangue, colore oppressivo delle pareti; lo straccio di tessuto blu, oggetto che motiva le azioni più crudeli che rimangono soffocate, confinate nel mutismo di bocche impossibilitate ad esprimersi.
Corollario ed augurio è la visione nel formato più consono ad un cult che è quello per cui è stato pensato nel suo presente, una proiezione in pellicola originale con una grana che il digitale non potrà replicare oltre, chissà se per fatalità o per fortuna, all’effetto “salto” e lo stacco sul bianco per il cambio della bobina: davvero vintage.
08/01/2019
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elgatoloco
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domenica 12 febbraio 2017
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lynch geniale
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"Blue Velvet"(1986)di David Lynch, che peraltro all'epoca aveva già al suo attivo vari film, tra cui"The Elephant Man", dimostra il suo genio creativo, replicato poi ancora in varie occasioni(va ricordato anche che Lynch è anche, oltre che autore e regista, uno scultore di vaglia, pluririconosciuto), oltre al livello autobiografico(il ricordo del"country", nel senso proprio della campagna, che emerge all'inizio e soprattutto alla fine del film- il ritorno dei pettirossi, sempre evocato in un"dream"della giovane, non bellissima, protagonista femminile, che però ha in sé anche un elemento inquietante, con lal'insetto nel becco del pettirosso-, ma anche della canzone del titolo, molto bella, di Bobby Vinton, nella cover della Rossellini, qui, oltre che della splendida"In Dreams"di Roy Orbison, in una sequenza che è preludio di tragedie), è nella sintesi tra investigazione e visionarietà(l'orecchio mozzato, che si replica in alcune sequenze oniriche di straordinario impatto), tra noir, denuncia della corruzione poliziesca e l'"inspiegabile"che ha a che fare con la ricerca dell'inconscio(la salita del neo-investigatore co-protagonista per le scale oscure dell'appartamento di Dorothy-Isabella Rossellini, mai così brava, credo-, essendo l'ascensore"Out of order")ma anche con la corposità dei sogni(via regia per l'inconscio ma non solo)sempre reclamata nel film, che invero non ha una vera conclusione, nonostante che la cantante recuperi il proprio figlio sottrattole dal gangster "maniaco"Frank(il grandissimo Dennis Hopper).
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"Blue Velvet"(1986)di David Lynch, che peraltro all'epoca aveva già al suo attivo vari film, tra cui"The Elephant Man", dimostra il suo genio creativo, replicato poi ancora in varie occasioni(va ricordato anche che Lynch è anche, oltre che autore e regista, uno scultore di vaglia, pluririconosciuto), oltre al livello autobiografico(il ricordo del"country", nel senso proprio della campagna, che emerge all'inizio e soprattutto alla fine del film- il ritorno dei pettirossi, sempre evocato in un"dream"della giovane, non bellissima, protagonista femminile, che però ha in sé anche un elemento inquietante, con lal'insetto nel becco del pettirosso-, ma anche della canzone del titolo, molto bella, di Bobby Vinton, nella cover della Rossellini, qui, oltre che della splendida"In Dreams"di Roy Orbison, in una sequenza che è preludio di tragedie), è nella sintesi tra investigazione e visionarietà(l'orecchio mozzato, che si replica in alcune sequenze oniriche di straordinario impatto), tra noir, denuncia della corruzione poliziesca e l'"inspiegabile"che ha a che fare con la ricerca dell'inconscio(la salita del neo-investigatore co-protagonista per le scale oscure dell'appartamento di Dorothy-Isabella Rossellini, mai così brava, credo-, essendo l'ascensore"Out of order")ma anche con la corposità dei sogni(via regia per l'inconscio ma non solo)sempre reclamata nel film, che invero non ha una vera conclusione, nonostante che la cantante recuperi il proprio figlio sottrattole dal gangster "maniaco"Frank(il grandissimo Dennis Hopper). Sintesi tra erotismo, noir, pura"surrealtà", tragedia e humor anche"sfacciato", "Blue Velvet"è un grande, anzi grandissimo film, uno dei pochi veri capolavori degli anni Ottanta, che ci ha fatto conoscere-"ri-conoscere"un grandissimo autore di cinema, un archetipo per quanto sarebbe, faticosamente, venuto dopo, da parte di emuli e seguaci. El Gato
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vighi
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domenica 4 settembre 2016
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geniale
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Sono un appassionato di thriller e dopo averne visto tanti ritengo questo fra I migliori in assoluto per l'intensita' noir che raramente ho visto altrove, per Il gioco Dei colori,per la suspence continua ed angosciante, per la sistematica metafora delle situazioni di cui e'permeato Il film.Un Grande Linch che SI mantiene sempre geniale.
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iuriv
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domenica 5 giugno 2016
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non solo noir.
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La prima considerazione a cui sono giunto dopo aver visto questo film è che, per essere un lavoro di Lynch, sembra piuttosto lineare.
Velluto Blu, infatti, si presenta come un semplice noir, nel quale un ragazzo tornato in paese per occuparsi degli affari del padre vittima di un incidente, decide di scacciare la noia indagando su un misterioso orecchio ritrovato in un campo.
Ma se Lynch non può importare nella trama la sua dimensione onirica, allora è la realtà stessa trasformarsi in sogno. I colori esagerati dei giardini della borghesia americana, il tratteggio di una popolazione in pieno stile Happy Days, i sogni romantici della figlia del poliziotto, subiscono il contrasto del mondo depravato, oscuro e maligno, che alberga a pochi passi dal quartiere residenziale.
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La prima considerazione a cui sono giunto dopo aver visto questo film è che, per essere un lavoro di Lynch, sembra piuttosto lineare.
Velluto Blu, infatti, si presenta come un semplice noir, nel quale un ragazzo tornato in paese per occuparsi degli affari del padre vittima di un incidente, decide di scacciare la noia indagando su un misterioso orecchio ritrovato in un campo.
Ma se Lynch non può importare nella trama la sua dimensione onirica, allora è la realtà stessa trasformarsi in sogno. I colori esagerati dei giardini della borghesia americana, il tratteggio di una popolazione in pieno stile Happy Days, i sogni romantici della figlia del poliziotto, subiscono il contrasto del mondo depravato, oscuro e maligno, che alberga a pochi passi dal quartiere residenziale.
La distorsione è completa, e si manifesta quando le due realtà, inevitabilmente, finiscono per intrecciarsi, quasi che il protagonista, attraverso le proprie indagini, abbia il compito di mostrare ai figli del sogno americano quale incubo si celi dietro i suoi colori sfavillanti.
La corruzione è ovunque, incarnata da un demoniaco e capriccioso Dennis Hopper, e si palesa tra le villette tormentate proprio mentre va in scena il classico scontro tra il bullo e il rivale che gli ha rubato la pupa. In questo squarcio anni 50 compare Isabella Rossellini, che, nuda, gira per strada colpendo definitivamente l'idea di innocenza che aleggia sul quartiere borghese.
Cadono tutti i teli che i padri hanno utilizzato per proteggere i figli dalla violenza della vita, ma, in fin dei conti, basta saperci fare i conti e tutto torna alla normalità.
Velluto Blu è un film che matura ben dopo la visione, una di quelle opere che non finiscono mai di costruire spunti di riflessione e di far pensare a se stesse.
Magari non sarà un giallo eccezionale, ma è ricco di fauna strana, di forti contrasti e di depravazione. A dimostrazione che Lynch, anche quando deve fare i conti con una sceneggiatura che lo costringe a stare nei ranghi, è in grado di proporre sempre qualcosa di indimenticabile.
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il befe
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lunedì 9 marzo 2015
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capolavoro
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howlingfantod
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giovedì 14 agosto 2014
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genio
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Come partire con la recensione di un film visto tanto tempo fa eppure se ancore tutto è così vivo e limpido nella memoria significa è qualcosa che ha lasciato il segno evidentemente, come poche volte avviene nella storia del cinema, almeno per me e penso a “Shining” o a “Quarto potere”. Ci si trova dentro tutto nel capolavoro di David Lynch: l’amore, l’orrido, il sublime, il tragico, il perverso e il grottesco, la luce e la malattia, l’incanto, lo stupore e il mistero e si capisce perché con una opera del genere, con opere del genere (non dimentico Mulholland drive o l’impero della mente) e le dovute mancate premiazioni il genio si risenta e minacci di morte (scherzando?) Il suo collega al festival di Cannes quando Nanni Moretti ha vinto la palma d’oro per la sua “stanza del figlio”.
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Come partire con la recensione di un film visto tanto tempo fa eppure se ancore tutto è così vivo e limpido nella memoria significa è qualcosa che ha lasciato il segno evidentemente, come poche volte avviene nella storia del cinema, almeno per me e penso a “Shining” o a “Quarto potere”. Ci si trova dentro tutto nel capolavoro di David Lynch: l’amore, l’orrido, il sublime, il tragico, il perverso e il grottesco, la luce e la malattia, l’incanto, lo stupore e il mistero e si capisce perché con una opera del genere, con opere del genere (non dimentico Mulholland drive o l’impero della mente) e le dovute mancate premiazioni il genio si risenta e minacci di morte (scherzando?) Il suo collega al festival di Cannes quando Nanni Moretti ha vinto la palma d’oro per la sua “stanza del figlio”. Quale stanza qua? Claustrofobia, follia, uno splendido Dennis Hopper e il suo “giro del piacere” quale miglior interprete dannato e innocente e infine il sogno, quello che traspare nella cronaca di quello che ad prima vista appare un incubo. Genio!!!
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cineman94
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domenica 13 luglio 2014
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un lynch affascinante, perverso ma profondo!
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Recensire un regista come Lynch non è mai facile, essendo egli complesso sia nelle tematiche affrontate che nel messaggio che vuole mandare. Tuttavia questo bellissimo film mi ha dato modo di maturare una mia ottica su di esso. Comincerei parlando della trama, che nonostante il suo inizialmente lento incedere, dopo un po' cattura l'attenzione dello spettatore, gettandolo in un mondo intriso di follia e perversione, sviscerando in maniera quasi ossessiva l'animo amorale che caratterizza buona parte dei personaggi. Personaggi che, grazie alle loro peculiarità uniche e quasi follemente surreali (come Lynch si conferma essere da sempre), provocano un disgusto quasi affascinante, a tal punto da arrivare a voler sapere sempre di più su di loro e sul cosa accadrà alla vicenda che gira attorno a loro! Questo grazie anche ad una regia (che osserva in maniera ossessiva e morbosa i protagonisti) violentemente attenta e severa, ma comunque estremamente efficace e molto più che funzionale.
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Recensire un regista come Lynch non è mai facile, essendo egli complesso sia nelle tematiche affrontate che nel messaggio che vuole mandare. Tuttavia questo bellissimo film mi ha dato modo di maturare una mia ottica su di esso. Comincerei parlando della trama, che nonostante il suo inizialmente lento incedere, dopo un po' cattura l'attenzione dello spettatore, gettandolo in un mondo intriso di follia e perversione, sviscerando in maniera quasi ossessiva l'animo amorale che caratterizza buona parte dei personaggi. Personaggi che, grazie alle loro peculiarità uniche e quasi follemente surreali (come Lynch si conferma essere da sempre), provocano un disgusto quasi affascinante, a tal punto da arrivare a voler sapere sempre di più su di loro e sul cosa accadrà alla vicenda che gira attorno a loro! Questo grazie anche ad una regia (che osserva in maniera ossessiva e morbosa i protagonisti) violentemente attenta e severa, ma comunque estremamente efficace e molto più che funzionale. Stessa cosa si riconferma nella colonna sonora (il celeberrimo tema Blue Velvet è ricorrente e scandisce in maniera antiteticamente perfetta ogni scena focale della pellicola, anche la più rabbrividente) che riesce, a mio avviso, a racchiudere perfettamente in sé l'atmosfera e l'estrema ambiguità morale del film, al servizio di un messaggio, o volendo anche di molteplici messaggi, che Lynch vuole mandare in maniera cruda, quasi disturbante, ma non per questo privo di molteplici interpretazioni. In conclusione un film difficile, complesso e pieno di elementi da analizzare e da capire, anche grazie a più visioni dello stesso, che giovano sicuramente a capirne ancora più a fondo l'intensità; un film molto atipico e originale anche a diversi anni di distanza, che confermano il grande genio di un regista intramontabile.
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jacopo b98
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venerdì 15 novembre 2013
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il primo film lynchiano di lynch
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Jeffrey (MacLachlan) vive a Lumberton, che ha sempre considerato una cittadina carina e tranquilla, fino al giorno in cui non trova un orecchio umano in un prato. Si immerge perciò nel lungo e terribile corridoio del male, terribile quanto soffice, come il velluto. È il quarto film di Lynch, è il primo realmente lynchiano: il primo film nella carriera di un grande ed emblematico cineasta a ricalcare tutte le passioni e le ossessioni del suo regista. Scritto e diretto dall’autore, prodotto da Dino de Laurentis racconta il male nascosto nella società americana in modo nuovo e mai “tentato” prima. È di per sé un film unico e rivoluzionario e uno dei pochi in cui l’estetica di Lynch non abbia finito con il diventare maniera.
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Jeffrey (MacLachlan) vive a Lumberton, che ha sempre considerato una cittadina carina e tranquilla, fino al giorno in cui non trova un orecchio umano in un prato. Si immerge perciò nel lungo e terribile corridoio del male, terribile quanto soffice, come il velluto. È il quarto film di Lynch, è il primo realmente lynchiano: il primo film nella carriera di un grande ed emblematico cineasta a ricalcare tutte le passioni e le ossessioni del suo regista. Scritto e diretto dall’autore, prodotto da Dino de Laurentis racconta il male nascosto nella società americana in modo nuovo e mai “tentato” prima. È di per sé un film unico e rivoluzionario e uno dei pochi in cui l’estetica di Lynch non abbia finito con il diventare maniera. È l’ultimo grande film di Lynch, prima del lungo periodo di fallimenti, terminato con la ripresa del suo stile (se si fa eccezione perUna Storia Vera) e della qualità con Mullholland Drive e Inland Empire. Film strano, seppur più comprensibile e meno psicologico dei due ultimi, incomprensibili, film del maestro. Ormai però bisogna decidersi: Lynch si ama o si odia! Nomination all’Oscar per la regia. Ottime prove di tutti gli interpreti. Fotografia di Frederick Elmes.
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