weach
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venerdì 13 agosto 2010
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manca la consapevolezza ma "orwell 1984" è tra noi
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Il film dI Michael Radford del 1984 , transposizione libera dell'omonimo film del 1950, è grande film per avere rappresentato in tempi già sospetti" una societa futuribile" esatutorata da ogni libertà ; completamente dipedente da un potere centralizzato che tutto vede e tutto controlla liberando l'uomo dal diritto dovere di "pensare ed essere".
Echeggiano gli solgana del film con la propaganda del potere :
"la guerre è liberta ";
w la neutralizzazione dell' orgasmo;
w il partito e l' eliminazionazione della famiglia... "
Il terrorismo idelogico è soprattutto elimiazione dll'autocoscienza dell'uomo che vorrebbe essere ma non può perche prima c'è il sistema.
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Il film dI Michael Radford del 1984 , transposizione libera dell'omonimo film del 1950, è grande film per avere rappresentato in tempi già sospetti" una societa futuribile" esatutorata da ogni libertà ; completamente dipedente da un potere centralizzato che tutto vede e tutto controlla liberando l'uomo dal diritto dovere di "pensare ed essere".
Echeggiano gli solgana del film con la propaganda del potere :
"la guerre è liberta ";
w la neutralizzazione dell' orgasmo;
w il partito e l' eliminazionazione della famiglia... "
Il terrorismo idelogico è soprattutto elimiazione dll'autocoscienza dell'uomo che vorrebbe essere ma non può perche prima c'è il sistema.
Poi il grande fratello ,si questa è la parola dI " Orwell 1984" che tutto vede e tutto controlla ".
Ed i personaggi del film ,come schiavi del potere, vivono in una società lagher permanente. Quando i protagonisti del film dicono ,in un attimo di libero pensiero ,dopo aver consumato un momento proibito di amore una frase embelmatica "c'è mai stato un momento in cui amarsi fosse normle?" ilsenso di questa società diviene ossessiva ,totalitario,infernale.
Esecuzioni di massa per per aver commesso" il reato di essere", una società del terrore dove tutto viene edulcorato "per il bisogni proteggerci dai terroristi del sistema"
Ma tutto è poi così lontano dalla società in cui viviamo'?
Pensiamoci bene, la storia si ripete con nuovo volti ,ma con più potenti strumenti che rendono più raffinato il controllo:oggi è in atto qualcosa di molto brutto e noi non parliamo di politica ,perchè non ne facciamo: la storia che ci viene raccontato è" filtrata " penso "pilotata" con l'intento di generare una serie di eventi che provocano reazioni e consenguente controllo della sociatà mondiale .
Quello che non si può imporre lo si rende necessario provocando le conseguenze necessarie per giustificarlo
Poi altro strumento di privazione della libertà della nostra società è la generazione di " uno stato permanente di insicurezza.
Poi ancora la nostra società ,sempre più regolamentata ,con l'intento dichiarato di autodifendersi ma con il reale proposito di generare di "topolini da mangiare comodamente";
Ancora : è società che ogni giorno parorisce mostri inesistenti mettendo in dubbi la potenzialità dell'essere.
Non è la mia politica, lo ribadisco ,ma considerazione illuminate dalla consapevolezza : ci stanno chiudendo in delle prigioni permanenti dicendoci che noi in realtà siamo sani, belli e felici;
ci dicono che noi abbiamo bisogno di tutto purchè non ci sia amore ,ne creatività,mo solo vile materia oscura.
Concludendo "Orwell 1984" è grande film perche fa pensare; è profetico; è per noi che vogliamo essere e non avere ; per noi che cerchiamo pace,amore condivisone ,libertà gnostica,olistica,spirituale e infinto senso di fantasia .
Restatiamo in allerta permanente .difendiamoci!!
Weach
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mazzaferro edoardo
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mercoledì 21 giugno 2006
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Un film, questo, che non deve essere preso alla leggera. Uscito, appunto, nel 1984 e tratto da un romanzo di G.Orwell, rivaleggia ad armi pari con un altro capolavoro del genere, "Blade Runner" (tratto anch'esso da un'opera letteraria di quegli anni di P.K.Dick), che, pur trattando altri temi e ponendosi maggiormente nel genere fantascientifico più raffinato e acuto, finisce per affrontare tematiche presenti anche in questo film, prima tra tutte quella della libertà di pensiero per un uomo(1984) o per un replicante (Blade Runner) che sia. La "psicopolizia" di 1984, intenta a limitare la libera iniziativa ed il libero pensiero in nome del non meglio precisato "partito", ricorda inevitabilmente la figura del "blade runner" nel suo scopo di eliminare qualsiasi replicante abbia raggiunto una certa coscienza di se, dunque il libero pensiero.
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Un film, questo, che non deve essere preso alla leggera. Uscito, appunto, nel 1984 e tratto da un romanzo di G.Orwell, rivaleggia ad armi pari con un altro capolavoro del genere, "Blade Runner" (tratto anch'esso da un'opera letteraria di quegli anni di P.K.Dick), che, pur trattando altri temi e ponendosi maggiormente nel genere fantascientifico più raffinato e acuto, finisce per affrontare tematiche presenti anche in questo film, prima tra tutte quella della libertà di pensiero per un uomo(1984) o per un replicante (Blade Runner) che sia. La "psicopolizia" di 1984, intenta a limitare la libera iniziativa ed il libero pensiero in nome del non meglio precisato "partito", ricorda inevitabilmente la figura del "blade runner" nel suo scopo di eliminare qualsiasi replicante abbia raggiunto una certa coscienza di se, dunque il libero pensiero. Un film da vedere e rivedere, metaforico e simbolico, che merita senza dubbio un posto accanto ai capolavori del genere.
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[+] precisazione
(di paleutta)
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[+] un film deludente e non all'altezza
(di steppewolf84)
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marco glerean
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giovedì 10 febbraio 2011
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1984 e dintorni
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Questo film è la trasposizione cinematografica del romanzo 1984 di George Orwell.
Si immagina che nell’anno 1984 il mondo sia diviso geograficamente e politicamente fra tre superpotenze in perenne conflitto fra di loro. Nel caso in questione ci si occupa di una di queste e attraverso le vicende del protagonista si viene a conoscere una società totalitaria i cui leader si garantiscono la perpetuazione del potere tramite l’inganno e la falsità e attuano ciò con gli strumenti della disinformazione di massa e della disumanizzazione degli individui. Uomini e donne sono semplici ingranaggi del meccanismo produttivo e di quello del consenso e non viene loro concesso l’uso del pensiero, della coscienza e delle emozioni, vivono in un mondo virtuale preordinato e predeterminato nel modo più assoluto.
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Questo film è la trasposizione cinematografica del romanzo 1984 di George Orwell.
Si immagina che nell’anno 1984 il mondo sia diviso geograficamente e politicamente fra tre superpotenze in perenne conflitto fra di loro. Nel caso in questione ci si occupa di una di queste e attraverso le vicende del protagonista si viene a conoscere una società totalitaria i cui leader si garantiscono la perpetuazione del potere tramite l’inganno e la falsità e attuano ciò con gli strumenti della disinformazione di massa e della disumanizzazione degli individui. Uomini e donne sono semplici ingranaggi del meccanismo produttivo e di quello del consenso e non viene loro concesso l’uso del pensiero, della coscienza e delle emozioni, vivono in un mondo virtuale preordinato e predeterminato nel modo più assoluto.
Essendo tratto da un romanzo il film ottiene il non facile obiettivo di riuscire a farci stare praticamente tutto e, per chi ha letto il libro, è notevolissima la resa scenografica che pare realmente trasformare in immagini i luoghi e gli oggetti descritti dalle parole dell’autore.
Le critiche più frequenti a questa pellicola ne sottolineano la mancanza di vitalità, l’incapacità di trasmettere emozioni.
Dal mio punto di vista invece lo scopo è stato raggiunto. Perché è esattamente così che sono la società e la vita di questo ipotetico 1984 e gli esseri umani che la popolano ne sono il logico e consequenziale prodotto. Una società grigia e apatica privata di emozioni e vitalità che si possono trovare solamente scavando dentro se stessi, se c’è qualcosa da trovare. Questa è la sfida per lo spettatore.
Per chiudere una citazione e due riflessioni. La prima va all’eccellente e prematura ultima interpretazione di Richard Burton.
La storia ci dice che nei suoi romanzi Orwell contestava la società totalitaria dell’Urss. Ora non c’è più la guerra fredda e viviamo nel mondo globale ma siamo davvero sicuri che la nostra società sia poi tanto diversa da quella proposta nel film?
Nelle vicende trattate il leader detentore del potere si chiama Grande Fratello. Sappiamo tutti che cosa è stato fatto di questa combinazione di parole ai giorni nostri e per un appassionato di cinema e letteratura come me è un vero peccato e forse, non casuale. Ma d’altronde questi sono i tempi della neolingua…
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(di weach)
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giorpost
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venerdì 29 gennaio 2010
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straordinaria trasposizione dell' incubo di orwell
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George Orwell nel lontano 1948 scrisse (per poi pubblicarlo l' anno dopo) il romanzo distopico più riuscito nonchè quello più vicino alla realtà di quell' epoca, "1984", dando vita ad una storia che fonde lo stalinismo al nazi-fascismo con l' aggravante della manipolazione della Storia. E proprio nell' 84 Redford ha diretto quello che senza dubbio, per chi vi scrive, rimarrà la migliore trasposizione cinematografica del '900: "Orwell 1984". Sbalorditiva la ricostruzione del continente Oceania, con strade ridotte ai minimi termini, enormi casermoni che ospitano milioni di persone denominate Prolet, proletariato, in un mondo suddiviso in 3 blocchi in perenne guerra tra loro con l' unico reale obiettivo di annullare quanto di più prezioso ci possa essere, il Pensiero.
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George Orwell nel lontano 1948 scrisse (per poi pubblicarlo l' anno dopo) il romanzo distopico più riuscito nonchè quello più vicino alla realtà di quell' epoca, "1984", dando vita ad una storia che fonde lo stalinismo al nazi-fascismo con l' aggravante della manipolazione della Storia. E proprio nell' 84 Redford ha diretto quello che senza dubbio, per chi vi scrive, rimarrà la migliore trasposizione cinematografica del '900: "Orwell 1984". Sbalorditiva la ricostruzione del continente Oceania, con strade ridotte ai minimi termini, enormi casermoni che ospitano milioni di persone denominate Prolet, proletariato, in un mondo suddiviso in 3 blocchi in perenne guerra tra loro con l' unico reale obiettivo di annullare quanto di più prezioso ci possa essere, il Pensiero.
Il genio orwelliano ha partorito una visione futurista, creando il "Grande Fratello", colui che comanda e vede tutto ciò che lo circonda. Impressionante osservare uomini che appena svegli sono costretti ad effettuare 5 minuti di allenamento tutti i giorni e per di più osservati da una telecamera piazzata nel televisore che chiunque deve avere in casa. L' amore non è consentito, fa parte di una serie di "psicoreati" puniti dalla "psicopolozia" che ha l' obiettivo di rendere nullo il solo provare a reagire. Winston Smith è il protagonista del film, perfetto John Hurt in quell' espressione sofferente di un morto che cammina, col viso scavato ed in perenne lotta interiore. Riuscirà ad avere una serie di incontri con una donna, salvo poi di ritrovarsi nella Stanza 101, il luogo ove il suo incubo peggiore diventa realtà.
Da vedere e rivedere, questo film, un dramma post-apocalittico di tipo distopico ma non dissimile da alcune realtà che hanno fatto parte di questo mondo. La Storia insegna, mai sottovalutare la fame di potere, l' Uomo e la Politica, l' uomo e il Danaro. L' annullamento dell' essere e il controllo totale sono ancora oggi un pericolo da conoscere, per poterlo evitare.
Se ogni individuo avesse la capacità di leggere il pensiero altrui, l' esistenza sulla Terra sarebbe certamente un dramma . Niente segreti, niente suspance. Meglio utilizzare, invece ed almeno per un bel pò, quel 30% di capacità del nostro cervello, lasciandoci quello che ancora chiamiamo beneficio del dubbio. Il Pensiero, appunto, quello che si trova nei meandri della corteccia cerebrale, che ci rende consapevoli, ci fa avere un disegno d' insieme su quanto ci circonda ma, soprattutto, ci rende liberi.
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paride86
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martedì 4 settembre 2012
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insomma...
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Fedelissimo al libro da cui è tratto, "1984" è, però, un film poco coinvolgente sotto ogni punto di vista.
Richard Burton e Suzanna Hamilton sono adatti ai propri ruoli, mentre John Hurt, pur essendo bravo, risulta troppo vecchio per la parte di Winston.
Deludente e noioso, resta pur sempre un'amara e cruda critica ai totalitarismi di ogni colore, com'era lo spirito orweliano.
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Fedelissimo al libro da cui è tratto, "1984" è, però, un film poco coinvolgente sotto ogni punto di vista.
Richard Burton e Suzanna Hamilton sono adatti ai propri ruoli, mentre John Hurt, pur essendo bravo, risulta troppo vecchio per la parte di Winston.
Deludente e noioso, resta pur sempre un'amara e cruda critica ai totalitarismi di ogni colore, com'era lo spirito orweliano.
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giulio andreetta
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martedì 28 luglio 2020
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ottimo film
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Ottima pellicola che si basa sullo struggente ed epico racconto di George Orwell, 1984. Come non vedere nella parabola orwelliana preoccupanti segni di consonanza con il nostro presente? La sceneggiatura del film appare abbastanza rispondente alla trama del libro, anche se a dire il vero l'apparato scenografico mi sembra troppo simile al nostro presente o al nostro passato prossimo per rappresentare al meglio quello scenario futuribile che probabilmente aveva in mente Orwell. L'attore protagonista è indubbiamente stato selezionato a partire da una somiglianza prodigiosa con lo stesso Orwell.
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Ottima pellicola che si basa sullo struggente ed epico racconto di George Orwell, 1984. Come non vedere nella parabola orwelliana preoccupanti segni di consonanza con il nostro presente? La sceneggiatura del film appare abbastanza rispondente alla trama del libro, anche se a dire il vero l'apparato scenografico mi sembra troppo simile al nostro presente o al nostro passato prossimo per rappresentare al meglio quello scenario futuribile che probabilmente aveva in mente Orwell. L'attore protagonista è indubbiamente stato selezionato a partire da una somiglianza prodigiosa con lo stesso Orwell. Il livello della recitazione è sempre molto alto, ma devo ammettere che, a mio avviso, questa trasposizione cinematografica non riesce ad uguagliare la bellezza della lettura del libro, anche se i messaggi principali sono comunque riportati e sintetizzati in modo abbastanza chiaro. 4 stelline.
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carloalberto
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sabato 31 ottobre 2020
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la nostra oceania
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La voce monotona di un perenne cinegiornale che declama cantilenante ininterrottamente le vittorie militari ed i successi economici ed industriali del sistema ed il volto del grande fratello onnipresente che sorveglia da ogni luogo risultano volutamente, nella loro ossessionante ripetitività, disturbanti ed opprimenti fino alla noia.
A scapito di una facile fruibilità dell’opera,Michael Radford raggiunge l’obiettivo di suscitare nello spettatore la medesima insofferenza o al contrario lo stesso torpore che i protagonisti vivono distanti nella realtà parallela proiettata sullo schermo creando una inconsapevole empatia con i personaggi.
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La voce monotona di un perenne cinegiornale che declama cantilenante ininterrottamente le vittorie militari ed i successi economici ed industriali del sistema ed il volto del grande fratello onnipresente che sorveglia da ogni luogo risultano volutamente, nella loro ossessionante ripetitività, disturbanti ed opprimenti fino alla noia.
A scapito di una facile fruibilità dell’opera,Michael Radford raggiunge l’obiettivo di suscitare nello spettatore la medesima insofferenza o al contrario lo stesso torpore che i protagonisti vivono distanti nella realtà parallela proiettata sullo schermo creando una inconsapevole empatia con i personaggi.
Tecnologia e potere, ovvero mass media e condizionamento psicologico, il binomio annunciato nel secolo scorso ed inveratosi nel nostro, sono al centro di un dramma esistenziale, motore immobile che destina l’uomo a puro componente automatizzato di un complesso meccanismo anonimo.
Rivisto dopo quasi 50 anni dall’uscita, se già allora, nel 1984, poteva dirsi profetico, oggi, e al di là delle intenzioni dell’autore del romanzo, dirette a stigmatizzare i regimi totalitari di ispirazione comunista, lo scenario fantapolitico immaginato si è pienamente realizzato e da tempo nelle moderne società di massa a prescindere dalla tipologia di governo.
John Hurt e Richard Burton sono perfetti nei rispettivi ruoli di funzionario eretico e di dirigente ortodosso del partito unico. Il proletariato fuori dagli schemi rimane l’unica utopia di questo film distopico ed al contempo suggestivamente realistico. Riduzione del vocabolario e soppressione preventiva del pensiero critico sono ormai una realtà che coinvolge tutti e fin dai primi vagiti pubblicati sui social network. A differenza di quanto fantasticato da Orwell, nella odierna Oceania l’individuo si offre spontaneamente alla manipolazione ed al controllo costante della propria immagine in funzione di un eterno presente che, annullato ogni passato, fagocita i sogni istituzionalizzandoli e senza la necessità dell’intervento della psicopolizia. Il Ministero dell’Amore, di prossima istituzione.
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m.raffaele92
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mercoledì 9 ottobre 2013
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mediocre trasposizione di un capolavoro
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Il secondo adattamento (il primo era "Nel 2000 non sorge il sole" di Michael Anderson, 1956) dell'omonimo romanzo do George Orwell ("Brazil" e affini erano adattamenti che vi si scostavano nettamente), é un film povero e scarno. Non rende minimamente il senso di oppressione e l'angoscia derivante dal controllo sovrano e onnipresente del Grande Fratello (comunque ottimamente interpretato da Richard Burton). L'atmosfera futuristico-decadente viene qui riprodotta in modo trascurato, così come é trascurata (o almeno riprodotta in modo sbrigativo e semplicistico) la relazione tra Winston e Julia, perno centrale del romanzo. Michael Radford (regista che altrove ha dato buoni risultati, si veda ad esempio l'adattamento de "Il mercante di Venezia" di Shakespeare) non sa esattamente che strada prendere, nè sa con certezza su quale/i aspetto/i del romanzo concentrarsi e quello che ne viene fuori é un'opera che dà l’impressione (pessima) di essere affrettata e tirata via.
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Il secondo adattamento (il primo era "Nel 2000 non sorge il sole" di Michael Anderson, 1956) dell'omonimo romanzo do George Orwell ("Brazil" e affini erano adattamenti che vi si scostavano nettamente), é un film povero e scarno. Non rende minimamente il senso di oppressione e l'angoscia derivante dal controllo sovrano e onnipresente del Grande Fratello (comunque ottimamente interpretato da Richard Burton). L'atmosfera futuristico-decadente viene qui riprodotta in modo trascurato, così come é trascurata (o almeno riprodotta in modo sbrigativo e semplicistico) la relazione tra Winston e Julia, perno centrale del romanzo. Michael Radford (regista che altrove ha dato buoni risultati, si veda ad esempio l'adattamento de "Il mercante di Venezia" di Shakespeare) non sa esattamente che strada prendere, nè sa con certezza su quale/i aspetto/i del romanzo concentrarsi e quello che ne viene fuori é un'opera che dà l’impressione (pessima) di essere affrettata e tirata via.
Poco emozionante persino la realizzazione dei sogni/visioni del protagonista, nonché fallimentare il tentativo di ricorrere alla voce over in prima persona (trappola fin troppo frequente negli adattamenti cinematografici da romanzo). Ciliegina sulla torta: il finale completamente ribaltato. Si salvano (se proprio si vuol trovare qualcosa da salvare) le scene di interrogatorio/tortura tra Richard Burton e John Hurt.
Va comunque detto che non era facile adattare per il grande schermo un capolavoro letterario tematicamente così complesso, in grado di abbracciare svariati argomenti e di penetrare nel profondo di molte importanti riflessioni (tra le tante: l'animo umano in primis, l'atto violento di una politica spersonalizzante in secundis), ma é proprio quando si ha per mano qualcosa di raro e prezioso che bisogna usare più tatto e fare maggiore attenzione.
L'effetto "dannoso" di questo film é quindi soprattutto quello di dare, allo spettatore che il romanzo non lo ha letto, un'impressione cattiva e fuorviante dello stesso.
Non resta altro da fare che spegnere la tv e fermarsi (tornare) a contemplare le pagine di Orwell.
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