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Dire che questo film è ributtante o tutto fumo e niente arroso, è troppo, e, forse, davvero di chi non capisce nulla di arte. Considerarlo o no il più bel film della storia del cinema è da capricciosi o troppo audaci (perchè chiunque abbia un minimo di cultura in merito, sa benissimo che c'è di molto meglio, seppure resti un capolavoro). La questione è un'altra semmai: è il più bel film di Leone? Ecco cosa ne penso: innanzitutto è d'uopo una domanda: cos' è il cinema di Leone? perchè merita tanto plauso, che oggi gli è negato, è aha arrecato una rivoluzione cinematografica ai suoi tempi? Il cinema di Leone, non sono il primo a dirlo, è soprattutto dettaglio, il gusto della minuzia.
Leone, nei western, ci stava alla grande, perchè non essendo quello un genere di chissà quale spessore intellettuale e la trama, diciamolo, gira e rigira era sempre la stessa (cattivo contro buono, ecc... ecc...) tutto questo gli lasciava una grande libertà di sbizzarrirsi. E proprio perchè si sentiva libero, riusciva ad ispessire il valore del film conferendogli delle valenze sociologiche e psicologiche che hanno fatto scuola. Sergio Leone è una goccia di sudore che attraversa gli occhi di un pistolero concentrato, la saliva che inumidisce il sigaro di un bandito prossimo a far fuoco, il sole, la puzza del lerciume dei contadini messicani, un cactus pisciato, un poncho ben intessuto, e via discorrendo. In c'era una volta in america di queste imago, ce ne sono pochissime: immortale la sequenza del bimbo che mangia la torta, quella dello stupro (tutt'altro che gratuita, non scherziamo!) quella dei ragazzi che fuggono a rallentatore, e basta, Ed anche qui, ad esser sinceri, non si tratta di imago, ma di sequenze intere, quindi di uno scorrere di immagini, non più di icone, di ritratti immutevoli, come nel caso dei western. Ci si può chieder: e se avesse voluto cambiare stile? E ci si può rispondere: era meglio di no! Come dimenticare poi il sapiente equilibrio di Leone? I suoi personaggi non erano mai nè troppo approfonditi, di modo che conservassero sempre un certo charme e stregassero il pubblico, nè troppo superficiali, con il sapiente primo piano sugli occhi e sui vari tic, indici di personalità più o meno introverse, distese, ecc. Qui personaggi meravigliosi, che meriterebbero tutt'altro trattamento, come la prostiuta vengono lasciati in asso, come abortiti dalla stessa penna dell'autore. E' e rimane un gran film, ma diciamo che forse, la iubris di essersi voluto confrontare con una realtà troppo articolata come quella di un america mafiosa, intrisa di scontri morali, politici e sindacali, hanno sopito di gran lunga il genio vulcanico di Leone che, paradossalmente, liberava al meglio solo in un genere considerato minore, che era il western. Grandezza della mediocrità! Mediocrità della grandezza! Tre stelle e mezzo!
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