C'era una volta in America

ci ha lasciato troppo presto, Sergio Leone, con il rammarico di non sapere come avrebbe potuto sorprenderci ancora dopo questo straordinario film ove un incommensurabile Robert De Niro, ove un James Woods grande protagonista oltre che valida spalla di tanti altri film, ove il raffinato e torbido incedere di Elizabeth Mc Govern e gli altri bravissimi co-protagonisti scompaiono di fronte al film nella sua drammatica complessità creata da una mano che dimostra, è paradossale, che anche gli "Spaghetti Western" erano grandi film. Insomma, siamo di fronte a un'opera che attribuisce nobiltà a tutta la storia creativa di Sergio Leone e consente di riguardare i film da cassetta non soltanto per le straordinarie doti di Lee Van Cleef e Clint Eastwood, ma, sopratutto, per l'abile regia del loro creatore. Ben poco resta da aggiungere se non che, alla settima visione (e sarà così anche alle successive) ci si accorge di un nuovo soprendente particolare, di una nuova battuta e sfumatura che ti avvicina viepiù a ciò che voleva trasmettere il grande Leone sapendo di aver ancora qualcosa da imparare, da conoscere, da scoprire.