emanuelemarchetto
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sabato 18 marzo 2017
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l'italia crudele di sergio citti
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In questi giorni mi sono rivisto Il minestrone(1981) di Sergio Citti: non me lo ricordavo cosi bello. Dura circa tre ore diviso in tre puntate(perché è un prodotto televisivo), ma non si sentono per nulla.
Il film racconta l'odissea di vari personaggi(i tre principali sono Benigni, Ninetto Davori e Franco Citti) affamati e in cerca di cibo. Una parabola sull'istinto primario del mangiare, che nella società moderna non è più un diritto ma un privilegio.
Il film parte in una periferia romana, dove vediamo un cane che fruga nell'immondizia: arrivano i primi due protagonisti(Ninetto Davoli e Franco Citti) che cacciano il cane e iniziano a frugare loro.
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In questi giorni mi sono rivisto Il minestrone(1981) di Sergio Citti: non me lo ricordavo cosi bello. Dura circa tre ore diviso in tre puntate(perché è un prodotto televisivo), ma non si sentono per nulla.
Il film racconta l'odissea di vari personaggi(i tre principali sono Benigni, Ninetto Davori e Franco Citti) affamati e in cerca di cibo. Una parabola sull'istinto primario del mangiare, che nella società moderna non è più un diritto ma un privilegio.
Il film parte in una periferia romana, dove vediamo un cane che fruga nell'immondizia: arrivano i primi due protagonisti(Ninetto Davoli e Franco Citti) che cacciano il cane e iniziano a frugare loro. Non trovano niente. Il cane riappare con una salciccia in bocca e loro lo rincorrono e lo raggiungono, rubandogli la salcciccia, ma proprio in quel momento arrivano i macellai che li inseguono brandendo coltellacci e mannaie. I due, dopo la fuga e sconsolati si fermano in mezzo alla strada a guardare il cieloe tante piccole lucine colorate dovute alle vertigini per la fame. Le persone, vedendo i due guardare in alto ed indicare il cielo, si raggruppano in torno a loro, pensando ci sia qualcosa da vedere. I due verranno arrestati per disturbo della quiete pubblica e in cella incontreranno il Maestro(interpretato da Benigni), un accattone specializzato nelle fughe da ristoranti, trattorie e tavole calde della capitale dopo essersi rimpinzato senza pagare.
Questo è a grandi linee l'incipit, giusto per far capire il tono scanzonato, grottesco e poetico che verrà mantenuto per l'intera durata del film.
La pellicola è ricchissima di trovate e di riferimenti letterari. La struttura narrativa è quella di un racconto picaresco; un viaggio a tappe che trascina il piccolo gruppo di poveracci(che durante il viaggio si allargherà) attraverso un'Italia surreale e crudele. Tra i molti riferimenti letterari, spiccano quelli relativi al Pinocchio di Collodi, in particolare nell'episodio dei cacciatori toscani(uno dei due interpretato da Carlo Monni) che sparano a tutto ciò che si muove.
Oltre al vastissimo cast di attori (Fabio Traversa, Daria Nicolodi, Carlo Monni, Giorgio Gaber, ecc...), il film può vantare un impressionante cast tecnico:
Scenografie di Dante Ferretti; fotografia di Dante Spinotti; musiche Di Nicola Piovani; montaggio di Nino Baragli; costumi di Mario Ambrosino.
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reservoir dogs
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giovedì 6 gennaio 2011
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il calderone di un italia in crisi
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I due vagabondi Francesco (Citti) e Giovanni (Davoli), sono alla continua ricerca di cibo; conoscono il Maestro (Benigni) che gli insegna a "fare il vento" dopo aver mangiato nei ristoranti, ogni volta diversi.
Iniziano un viaggio da Roma alla Toscana per passare in luoghi sempre più surreali per arrivare poi alla tanto sognata "Terra promessa"alla giuda di un Cicerone Dantesco (Gaber), con due flebo come pastorale, dove tutti i poveri e gli affamati hanno forse, molto più di un piatto di minestra.
Nel calderone di un Italia in crisi bolle un minestrone con degli ingredienti che provengono da ogni regione ed estrazione sociale, creando una ricetta unica ed irripetibile.
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I due vagabondi Francesco (Citti) e Giovanni (Davoli), sono alla continua ricerca di cibo; conoscono il Maestro (Benigni) che gli insegna a "fare il vento" dopo aver mangiato nei ristoranti, ogni volta diversi.
Iniziano un viaggio da Roma alla Toscana per passare in luoghi sempre più surreali per arrivare poi alla tanto sognata "Terra promessa"alla giuda di un Cicerone Dantesco (Gaber), con due flebo come pastorale, dove tutti i poveri e gli affamati hanno forse, molto più di un piatto di minestra.
Nel calderone di un Italia in crisi bolle un minestrone con degli ingredienti che provengono da ogni regione ed estrazione sociale, creando una ricetta unica ed irripetibile.
Sergio Citti riesuma a sei anni dalla morte di Pasolini, la sua poetica, il suo stile, la sua critica sociale, la sua particolare attenzione al mondo del sottoproletariato; attraverso la continua ricerca di cibo per la sopravvivenza: "In fondo che è la fame: n'vizio; n'impressione"(Accattone).
Epopea di affamati in viaggio per "qualcosa di meglio" che non c'é. Ne esiste un versione trasmessa in tv divisa in tre parti da 171' circa (molto più bella).
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kinder
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venerdì 7 marzo 2008
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cose mai viste
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UNA SOLA PAROLA: S T U P E N D O
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faber
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martedì 28 agosto 2007
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citti: lo specchio dell'anima
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Questo è un film interamente predominato dall'epica.Epica è la durata, epica perchè non c'è un solo protaginista, epica perchè appare un pò come una parabola, epica perchè c'è Poesia, per i suoi personaggi, che hanno tutti da dipingere un'umanità o parti bune di essa. Il linguaggio, i dialoghi solenni, tragicomici, esistenziali, popolara esistenziali, la creme de la creme, insomma. Di quei film che riflettono la realtà, anche se fanno tutta l'arte che dalla realtà umana, nel senso pià catarchico del termine, dovrebbe distaccarsi di più. La cinepresa si muove per spazi cosmici rarefatti, intangibili, trasognati, eppure così vicini, così veri e quotidiani. Forse perchè tutta la poesia raffigurata è veramente qulla che esiste nei meandri del nostro animo.
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Questo è un film interamente predominato dall'epica.Epica è la durata, epica perchè non c'è un solo protaginista, epica perchè appare un pò come una parabola, epica perchè c'è Poesia, per i suoi personaggi, che hanno tutti da dipingere un'umanità o parti bune di essa. Il linguaggio, i dialoghi solenni, tragicomici, esistenziali, popolara esistenziali, la creme de la creme, insomma. Di quei film che riflettono la realtà, anche se fanno tutta l'arte che dalla realtà umana, nel senso pià catarchico del termine, dovrebbe distaccarsi di più. La cinepresa si muove per spazi cosmici rarefatti, intangibili, trasognati, eppure così vicini, così veri e quotidiani. Forse perchè tutta la poesia raffigurata è veramente qulla che esiste nei meandri del nostro animo. E se rarefatta sembrava all'epoca della sua uscita, ancora di più lo appare oggi, che la vera umanità, coi nostri sentimenti, le nostre elucubrazioni e problematiche materiali, nel significato più mero della parola (la Fame, senza figure retoriche)è respinta a calci dentro di noi, dalla società dello pseudo-benessere e del consumismo. L'espressione proverbiale "Gli occhi sono lo specchio dell'anima", dovrebbe cambiare, oggi, in "Gli occhi e "Il minestrone" di Citti, sono lo specchio dell'anima!" Introvabile in dvd, ovviamente, e passa in t.v. ogni morte di papa, per opera del grandissimo fuori orario, perchè altrimenti... Scandaloso! Sembra che la società moderna, corroborando la mia visione, insieme alla nostra anima abbia cercato di sotterrare anche questa pellicola, che, come già detto, pare che siano indissolubilmente collegate.
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bibi center
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lunedì 16 luglio 2007
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il minestrone
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Sognante ed allucinato. Così imperfetto e non artefatto che risulta essere un capolavoro !!
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(di eolo)
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ginoruggiero
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lunedì 6 novembre 2006
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il minestrone
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Vorrei sapere se è possibile acquistare questo film con benigni del 1981"il minestrone"
saluti Luigi Ruggiero
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(di pietro)
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dan
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giovedì 13 aprile 2006
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un'altro capolavoro del grande sergio citti
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Forse non il suo film migliore (vedasi l'insuperabile 'Due pezzi di pane'), ma uno dei film piu' belli e struggenti degli anni 80
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pablo
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giovedì 31 gennaio 2002
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un film onirico
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un film onirico, di atmosfere rarefatte, a meta' strada tra Fellini e Pasolini
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