elgatoloco
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giovedì 31 dicembre 2020
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da un classico un grande film
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A tratti considerato"ridondante"(ma era difficile ridurre tutto ai minimi termini,..)"Excalibur"(John Boorman, anche autore della sceneggiatura con Rospo Palleneberg, da"La mort d'Arthur"di Thomas Malory, classico del 1400, che rielaoborava già all'epoca materiali più antichi sulle leggende del ciclo di Artur(Artà)e della"Ronde Table". Boorman è un intellettuale, una persona colta, non un mestierante, anche se ben capace anche sul piano tecnico e la ricostruzione delle vicende di Arthur, di Lancelot, Ginevra, Merlino etc. è rigorosa sia sul piano visivo(sequenze eroico-leggendarie)sia su quello della "presenza magico.
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A tratti considerato"ridondante"(ma era difficile ridurre tutto ai minimi termini,..)"Excalibur"(John Boorman, anche autore della sceneggiatura con Rospo Palleneberg, da"La mort d'Arthur"di Thomas Malory, classico del 1400, che rielaoborava già all'epoca materiali più antichi sulle leggende del ciclo di Artur(Artà)e della"Ronde Table". Boorman è un intellettuale, una persona colta, non un mestierante, anche se ben capace anche sul piano tecnico e la ricostruzione delle vicende di Arthur, di Lancelot, Ginevra, Merlino etc. è rigorosa sia sul piano visivo(sequenze eroico-leggendarie)sia su quello della "presenza magico.esoterica"che nel ciclo arturiano(o artusiano, volendo)è ben presnete, ossia sul piano dei significati e dei referenti profondi, Non manca l'adulterio tra Lancelot e Genève(sposa del re), ma ciò non va mai a detrimento della storica principale, di carattere iniziatico.esoterico. BOorman "cattura" del Medioevo soprattutto la"dark side", del resto una scelta giusta, dato che della cultura medievale conserviamo documenti scritti e iconografici, che però non ci sanno ridare la"verità"di qaunto sta dietro parole e immagini, pur se ce ne restituiscono un'ombrra, una "sembianza". UN film da recuperare, che ad alcuni piacerà anche solo per la mera fascinazione visiva, per la capacità di usare la fusione tra immagine, parola e musica(saccheggiate le grandi musiche di Richard Wagner, a loro volta tardive ricostruzioni del"fascino nordico"e di un'epoca che appartiene interamente al passato)come anche le musiche dei"Carmina Burana"di Carl Orff, che anche il fikm ha contribuito a rendere popolari, accessibili e comunque coniosciute. Gi e le interpreti sono di grande classe, da Nigel Terry/KIng Arthur)a un"sulfureo"8così lo rende Boorman)Merlino, oltremodo caustico e dall'ironia pungente, che dimostra di sapere e di sapere antevedere, fin troppo.Un giovane Liam Neeson p Galvano, Nicolas Clay rende efficacemente, senza sbavature di sorta, il ruolo di Lancelot, Cheri Lunghi è Ginevra, Gabriel Byrne rende a sua volta Uther Pendragon, padre del re Arthur. Decisamente un film che fa anche non solo rimembrare il tempo di queste letture, ma dà veramente anche voglia di riprenderle in mano-in particolare Malory, viene da dire- anche da parte di chi pensava di averle accantonate per sempre. El Gato
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dandy
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mercoledì 17 giugno 2020
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anaal nathrakh, urth vas bethud, dokhjel djenve.
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Sfarzoso adattamento dell'opera di Thomas Malory.Un film ormai epocale come la storia che narra,della quale si serve per parlare dell'eterna ricerca dell'armonia e del rapporto con la Natura perduto con la fine del paganesimo.Ammaliante la visione di un medioevo onirico dove suntuosità ed epica sono ridotte in favore di un piglo sanguigno e antispettacolare,tra momenti di cupezza e sensualità latenti,gli eroi umani e i clangori delle armature.Anche i momenti magici sorprendono nella loro semplice essenzialità,e Merlino è irresistibile nella sua ironica e a tratti brusca spigliatezza.Ogni tanto fa capolino il kitsch e forse qualche passaggio è risolto con troppa facilità(la liberazione di Merlino e la sua vendetta verso Morgana).
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Sfarzoso adattamento dell'opera di Thomas Malory.Un film ormai epocale come la storia che narra,della quale si serve per parlare dell'eterna ricerca dell'armonia e del rapporto con la Natura perduto con la fine del paganesimo.Ammaliante la visione di un medioevo onirico dove suntuosità ed epica sono ridotte in favore di un piglo sanguigno e antispettacolare,tra momenti di cupezza e sensualità latenti,gli eroi umani e i clangori delle armature.Anche i momenti magici sorprendono nella loro semplice essenzialità,e Merlino è irresistibile nella sua ironica e a tratti brusca spigliatezza.Ogni tanto fa capolino il kitsch e forse qualche passaggio è risolto con troppa facilità(la liberazione di Merlino e la sua vendetta verso Morgana).Ma come il successivo "Conan il barbaro",è uno dei film-simbolo dell'epico-fantastico e del cinema anni'80.Suggestivo e incalzante.I Carmina Burana,che assieme a brani di Wagner accompagnano i momenti più magniloquenti,acquisirono grande notorietà grazie a questo film.Sceneggiatura del regista col fedele Rospo Pallenberg.Terzo film sia per Gabriel Byrne(Huter) che per Liam Neeson(Galvano).Debutto per Ciaran Hinds(Lot).Il figlio del regista,Charlie,interpreta Mordred da bambino.
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fabal
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domenica 27 agosto 2017
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contro la profanazione dell'epica
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La leggenda di Re Artù, Excalibur e Mago Merlino tramandata dal ciclo bretone: il figlio del Re Uther estrae la Spada dalla roccia e diventa re di Camelot, fonda la Tavola Rotonda e manda i suoi cavalieri a cercare il Santo Graal. Contro il suo regno trama la sorellastra Morgana e il figlio incestuoso Mordred.
Un film d'approccio tradizionale all'epica, con toni solenni, dialoghi aulici e una fotografia dai bellissimi colori fiabeschi. Boorman racconta la leggenda trattandola come tale, lasciandola nella sua aura magica: ne risulta un film che può certamente sembrare ingenuo per un pubblico ormai avvezzo al pragmatismo di Game of thrones, serie tv che ha fatto terra bruciata dell'epica classica, privandola dei simbolismi e di quello schematismo sacrale in cui ci sono buoni e cattivi, divino e profano, il re, il mago, il Bene e il Male.
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La leggenda di Re Artù, Excalibur e Mago Merlino tramandata dal ciclo bretone: il figlio del Re Uther estrae la Spada dalla roccia e diventa re di Camelot, fonda la Tavola Rotonda e manda i suoi cavalieri a cercare il Santo Graal. Contro il suo regno trama la sorellastra Morgana e il figlio incestuoso Mordred.
Un film d'approccio tradizionale all'epica, con toni solenni, dialoghi aulici e una fotografia dai bellissimi colori fiabeschi. Boorman racconta la leggenda trattandola come tale, lasciandola nella sua aura magica: ne risulta un film che può certamente sembrare ingenuo per un pubblico ormai avvezzo al pragmatismo di Game of thrones, serie tv che ha fatto terra bruciata dell'epica classica, privandola dei simbolismi e di quello schematismo sacrale in cui ci sono buoni e cattivi, divino e profano, il re, il mago, il Bene e il Male.
Excalibur di John Boorman è invece un'opera anti-realista, che si muove entro i canoni più classici della fiaba avvalendosi di immagini esoteriche: la ricerca del Graal vissuta da Parsifal come un incontro in sogno, l'accoppiamento (con l'inganno) di Re Uther con Ygraine su uno sfondo infuocato, il declino dei culti pagani (incarnati in Merlino) nei confronti del potente messaggio monoteistico del Cristianesimo. Per sostenere questo impatto allegorico Boorman si avvale di una colonna sonora altrettanto aulica, affiancando i brani di Trevor Jones alla marcia di Siegfrido wagneriana e ai Carmina Burana, che per un film come questo non paiono affatto abusati.
Ma è forse la fotografia l'elemento più convincente di questo Excalibur, che affida alla potenza visiva gran parte del suo fascino: riflessi colorati che quasi abbagliano lo spettatore, provenienti da corone, armature e spade. Bellissimo il rosso dorato del fuoco, come il verde magico di Excalibur. Nessuna pretesa di ricostruzione storica nelle scenografie come nei costumi, ma appunto una rappresentazione che si addice a una leggenda: Artù non ha affatto bisogno di un inquadramento "storico" o di rivisitazioni profane per rendere il mito più credibile. Il suo fascino sta tutto nell'astrazione e Boorman ha ben chiara questa consapevolezza. Per questa ragione consiglio vivamente di visionare anche i vari King Arthur (quello del 2005 e quello recentissimo) in modo che il paragone impietoso renda l'opera di Boorman, con la sua eleganza e la sua apparente ingenuità, meno sottovalutata.
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renato c.
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lunedì 16 gennaio 2017
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re artù d'essai
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Sono parecchi i films sul triangolo "Re Artù, Lancillotto e Ginevra", io ne ricordo bene 4! Da ragazzo avevo visto "I cavalieri della tavola rotonda" di Richard Thorpe, con Robert Taylor, Ava Gardner e Mel Ferrer; ai tempi dell'università avevo visto il music-hall "Camelot" di Joshua Logan, con Richard Harris, Franco Nero e Vanessa Redgrave, film che nonostante i grandi attori protagonisti, ritengo il peggiore sull'argomento! Penso proprio che i flims di cappa e spada non siano proprio adatti ad esse trasposti in music-hall! I beneficiati sono stati Franco Nero e Vanessa Redgrave, per i quali il film fu galeotto e diventarono Lancillotto e Ginevra anche nella realtà! Quindi "Excalibur" e poi "Il primo cavaliere" di Jerry Zucker, con Sean Connery, Richard Gere e Julia Ormond.
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Sono parecchi i films sul triangolo "Re Artù, Lancillotto e Ginevra", io ne ricordo bene 4! Da ragazzo avevo visto "I cavalieri della tavola rotonda" di Richard Thorpe, con Robert Taylor, Ava Gardner e Mel Ferrer; ai tempi dell'università avevo visto il music-hall "Camelot" di Joshua Logan, con Richard Harris, Franco Nero e Vanessa Redgrave, film che nonostante i grandi attori protagonisti, ritengo il peggiore sull'argomento! Penso proprio che i flims di cappa e spada non siano proprio adatti ad esse trasposti in music-hall! I beneficiati sono stati Franco Nero e Vanessa Redgrave, per i quali il film fu galeotto e diventarono Lancillotto e Ginevra anche nella realtà! Quindi "Excalibur" e poi "Il primo cavaliere" di Jerry Zucker, con Sean Connery, Richard Gere e Julia Ormond. Penso che "Excalibur" sia il più serio, non in quanto realista perchè la leggenda rimane al 100% (Mago Merlino, la "fata Morgana, la "spada nella roccia", ecc.) ma è il modo come è raccontato con le debolezze umane, anche quelle dei maghi, la musica di Wagner come sottofondo, e tutto immerso in un'atmosfera lugubre e di magia in scene sempre piuttosto buie ed a volte terrificanti! (vedi i corvi che beccavano via gli occhi ai cadaveri!) Non manca qualche scena di erotismo, prima il quasi comico amplesso dell'uomo in armatura di ferro e la donna completamente nuda! Poi Lancillotto e Ginevra completamente nudi, nella buia foresta che davano tanto l'idea di una coppia di "Adamo ed Eva" notturni! Poi il rapporto incestuoso di re Artù con la sorellastra Morgana, dal quale nasce un figlio mostruoso, non d'aspetto ma come carttere e personalità! Happy-end? Ma?! Artù perdona Ginevra e Lancillotto non si capisce bene se perchè li amava veramente o più per ragion di stato! E la spada Excalibur ritorna nelle mani di una bella e misteriosa "donna del lago" nell'attesa di un nuovo re! Giudicate voi se lo si può considerare un happy-end o meno!
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nero wolfe
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lunedì 28 marzo 2016
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che guazzabuglio!
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Il film non rende neanche lontanamente la leggenda di Artù, è fasullo dai costumi ai personaggi. Sembra costruito apposta per qualche scena truculenta o di nudo. Esecrabile.
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paolp78
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mercoledì 6 agosto 2014
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epico
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Capolavoro assoluto.
La stupenda scenografia ed i costumi sfarzosi conferiscono un grandioso impatto scenico ad una pellicola già caratterizzata da toni solenni, confacenti all'oggetto della rappresentazione.
Boorman coglie in pieno l'essenza del mito della tradizione bretone e ne riproduce fedelmente l'impianto narrativo utilizzando in modo magistrale figure retoriche, richiami filosofico/religiosi e ricercate visioni simboliche.
Memorabili la colonna sonora, particolarmente evocativa, ed il Merlino di Nicol Williamson.
La leggenda di Re Artù e dei Cavalieri della Tavola Rotonda vive di nuovo grazie a questa sublime trasposizione cinematografica.
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Capolavoro assoluto.
La stupenda scenografia ed i costumi sfarzosi conferiscono un grandioso impatto scenico ad una pellicola già caratterizzata da toni solenni, confacenti all'oggetto della rappresentazione.
Boorman coglie in pieno l'essenza del mito della tradizione bretone e ne riproduce fedelmente l'impianto narrativo utilizzando in modo magistrale figure retoriche, richiami filosofico/religiosi e ricercate visioni simboliche.
Memorabili la colonna sonora, particolarmente evocativa, ed il Merlino di Nicol Williamson.
La leggenda di Re Artù e dei Cavalieri della Tavola Rotonda vive di nuovo grazie a questa sublime trasposizione cinematografica.
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greyhound
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venerdì 19 ottobre 2012
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artù esce dal mito
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Apprestandoci alla visione di Excalibur abbiamo sicuramente la sensazione di essere di fronte ad un film narrante le gesta di Re Artù e la sua corte di cavalieri piuttosto inconsueto. Con tale termine si vuole mettere in luce il fatto che non si tratti del classico genere "cappa e spada", ma bensì di una pellicola con ampi riferimenti di natura filosofica e religiosa. Una sorta di grande allegoria.
L'ambientazione piuttosto onirica che contraddistingue la parte centrale del film può essere benissimo messa a confronto con i primi minuti densi di violenza e caos generati dalla mancanza di una figura unificatrice come quella del re. Quest'ultimo, durante lo svolgimento della trama, diviene una sorta di figura cristologica in virtù della quasi incapacità di vivere una vita come qualsiasi altro uomo, un fatto che lo conduce a sopportare diverse responsabilità ed attraversare momenti di grande difficoltà (il peso del regno e del benessere dei sudditi, il tradimento della moglie e del suo più fidato amico), sino ad essere responsabile della nascita di un figlio che rappresenta l'incarnazione del male.
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Apprestandoci alla visione di Excalibur abbiamo sicuramente la sensazione di essere di fronte ad un film narrante le gesta di Re Artù e la sua corte di cavalieri piuttosto inconsueto. Con tale termine si vuole mettere in luce il fatto che non si tratti del classico genere "cappa e spada", ma bensì di una pellicola con ampi riferimenti di natura filosofica e religiosa. Una sorta di grande allegoria.
L'ambientazione piuttosto onirica che contraddistingue la parte centrale del film può essere benissimo messa a confronto con i primi minuti densi di violenza e caos generati dalla mancanza di una figura unificatrice come quella del re. Quest'ultimo, durante lo svolgimento della trama, diviene una sorta di figura cristologica in virtù della quasi incapacità di vivere una vita come qualsiasi altro uomo, un fatto che lo conduce a sopportare diverse responsabilità ed attraversare momenti di grande difficoltà (il peso del regno e del benessere dei sudditi, il tradimento della moglie e del suo più fidato amico), sino ad essere responsabile della nascita di un figlio che rappresenta l'incarnazione del male.
Il riscatto passerà attraverso la sofferenza morale e materiale, in una sorta di catarsi che gli farà comprendere appieno il suo ruolo sulla Terra (si ricordi la frase "Io e la terra siamo un unico", il perdono accordato alla moglie e la collaborazione preziosa che riceverà dall'indispensabile Lancillotto, che avrà al suo fianco nella battaglia risolutiva) e lo condurrà sino all'inevitabile sacrificio contro la nemesi incarnata da Mordred.
In tale modo un equilibrio potrà essere ristabilito e una nuova pagina nella storia dell'umanità scritta.
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gianleo67
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venerdì 16 marzo 2012
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una saga epica sul filo dell'ironia
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Film epico e spettacolare quello di Boorman, si connota di una struttura narrativa classica e di un linguaggio riconoscibile a cui l'autore ci ha da tempo abituati.L'impianto narrativo ricalca il soggetto non originale ma declina le varie tematiche (il senso del mistico nella Storia, l'onore e la lealtà cavallereschi, il rispetto di tradizioni millenarie ,l'amore cortese) secondo una 'visione' del Mondo e della Storia (prodotto dell'umano agire) determinata dal rapporto tra natura e cultura ed dagli effetti (ora gloriosi, ora infausti) delle primarie pulsioni umane. Un cinema dell'ecologia e dell'etica potremmo definirlo; tuttavia senza scadare nell'apologesi o nel didascalismo, ma pittosto attraversato da una divertita vena ironica.
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Film epico e spettacolare quello di Boorman, si connota di una struttura narrativa classica e di un linguaggio riconoscibile a cui l'autore ci ha da tempo abituati.L'impianto narrativo ricalca il soggetto non originale ma declina le varie tematiche (il senso del mistico nella Storia, l'onore e la lealtà cavallereschi, il rispetto di tradizioni millenarie ,l'amore cortese) secondo una 'visione' del Mondo e della Storia (prodotto dell'umano agire) determinata dal rapporto tra natura e cultura ed dagli effetti (ora gloriosi, ora infausti) delle primarie pulsioni umane. Un cinema dell'ecologia e dell'etica potremmo definirlo; tuttavia senza scadare nell'apologesi o nel didascalismo, ma pittosto attraversato da una divertita vena ironica.Splendida la fotografia e le musiche (da brani della tradizione celtica).Un classico da non dimenticare.
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ambrogio99
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lunedì 6 settembre 2010
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4,00
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fabian t.
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martedì 15 dicembre 2009
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un capolavoro del cinema fantastico
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Il miglior film in assoluto, da tutti i punti di vista, sul tema della cerca del Graal: mistico, magico, illuminato, accattivante, epico, eccelso.
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