gianleo67
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domenica 1 luglio 2012
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saga familiare del banditismo confederato
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Storia incentrata sulle vicende e sul tragico epilogo di Jesse James e della sua banda 'confederata' alla fine della guerra civile americana in quel del Missouri. Rivisitazione classica del genere western in chiave epica ma sobriamente accordata sui toni di un cinema crepuscolare e beffardamente romantico. Hill punta sui tre fratelli Carradine e su altre tre coppie di fratelli (Quaid,Keach e Guest) per orchestrare una saga familiare, quella della famigerata banda di Jesse James, che imperversò alla fine della guerra di secessione, tratteggiandone saggiamente gli aspetti curiosamente sociali ed etici di 'onesto mestiere banditesco' nel contesto di disillusione e sbandamento che seguirono al sanguinoso conflitto fratricida, rappresentandone una sorta di disperato ed ideale (ideologico) seguito in tempo di pace.
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Storia incentrata sulle vicende e sul tragico epilogo di Jesse James e della sua banda 'confederata' alla fine della guerra civile americana in quel del Missouri. Rivisitazione classica del genere western in chiave epica ma sobriamente accordata sui toni di un cinema crepuscolare e beffardamente romantico. Hill punta sui tre fratelli Carradine e su altre tre coppie di fratelli (Quaid,Keach e Guest) per orchestrare una saga familiare, quella della famigerata banda di Jesse James, che imperversò alla fine della guerra di secessione, tratteggiandone saggiamente gli aspetti curiosamente sociali ed etici di 'onesto mestiere banditesco' nel contesto di disillusione e sbandamento che seguirono al sanguinoso conflitto fratricida, rappresentandone una sorta di disperato ed ideale (ideologico) seguito in tempo di pace. Racconto triste (piu' che tragico) e romantico sul tramonto di un'epoca e gli ideali traditi di una generazione bruciata, ma anche esaltazione (non priva di slanci lirici) dei valori fondanti la società americana: primo fra tutti quello sacro e indissolubile della famiglia, fulcro centrale di speranza e di progresso. Film ben riuscito dove l'autore conferisce ai classici meccanismi del genere la sua impronta personale e dinamica attraverso il montaggio veloce, l'alternarsi di scene d'azione dalla violenza plastica e momenti di riflessione etica e sociale, nonchè una amara vena di ironica disillusione nei dialoghi veloci e brillanti. Campi lunghi di suggestiva bellezza mirabilmente fotografati da Ric Waite ed una colonna sonora che si accende delle melodie folk-irlandesi delle chitarre e dei violini dell'inseparabile Ry Cooder. Ottimo cast d'attori-fratelli (dentro e fuori il film) tra cui giganteggia il grugno sornione e affascinante del 'meticcio' David Carradine. Il miglior film di Walter Hill.
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paolp78
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giovedì 5 ottobre 2017
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grande western di cui ignoravo l'esistenza
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Il grande cinema western classico nasce con "Ombre Rosse" e termina alla fine degli anni '60, o a voler esser buoni nei primi anni del decennio successivo: salvo rare eccezioni, i maggiori capolavori western sono tutti concentrati in questo periodo.
Questo film, datato 1980, si discosta dai grandi classici principalmente perchè i protagonisti sono degli anti-eroi, criminali incalliti (anche se poi si è portati a parteggiare per loro, nonostante le nefandezze di cui si macchiano).
Invece un aspetto comune coi capolavori più vecchi è l'atmosfera rude e genuina, che anche qui si può assaporare: questo è sicuramente un grosso merito!
Le sparatorie sono spettacolari, belle come se ne vedono in pochi altri film del genere; del resto con il maestro dei film d'azione, Walter Hill, dietro la macchina da presa, non poteva essere il contrario.
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Il grande cinema western classico nasce con "Ombre Rosse" e termina alla fine degli anni '60, o a voler esser buoni nei primi anni del decennio successivo: salvo rare eccezioni, i maggiori capolavori western sono tutti concentrati in questo periodo.
Questo film, datato 1980, si discosta dai grandi classici principalmente perchè i protagonisti sono degli anti-eroi, criminali incalliti (anche se poi si è portati a parteggiare per loro, nonostante le nefandezze di cui si macchiano).
Invece un aspetto comune coi capolavori più vecchi è l'atmosfera rude e genuina, che anche qui si può assaporare: questo è sicuramente un grosso merito!
Le sparatorie sono spettacolari, belle come se ne vedono in pochi altri film del genere; del resto con il maestro dei film d'azione, Walter Hill, dietro la macchina da presa, non poteva essere il contrario.
I dialoghi sono quelli perfetti per un western: poche chiacchiere, frasi brevi e lapidarie, pronunciate a denti stretti e con sguardi intensi (memorabili gli scambi tra Jesse James e Cole Younger).
Gli interpreti sono eccezionali. La scelta di affidare i ruoli dei fuorilegge fratelli ad altrettanti fratelli attori, si dimostra vincente. Non c'è il grande divo hollywoodiano, messo lì per assicurarsi maggior richiamo mediatico: scelta coraggiosa, che stilisticamente ha pagato.
David Carradine (forse l'attore più famoso del cast) è in grandissima forma; alla sua altezza il fratello Keith. Ai due sono affidati personaggi molto approfonditi nella pellicola ed anche quelli più vicini all'archetipo dell'eroe del western classico, in quanto descritti in definitiva come dei giusti con una loro etica.
Il capobanda Jesse James invece è tratteggiato in modo molto più controverso: l'interpretazione che ne dà James Keach è memorabile, intensa e suggestiva. Personalmente è questo il personaggio che mi è rimasto più impresso.
La sceneggiatura resta molto fedele alla storia ricavata dai documenti del tempo.
Film diretto, che va al sodo. Di durata contenuta (poco più di un'ora e mezzo), avvince lo spettatore dall'inizio alla fine.
Ho sempre sostenuto che fuori dal grande periodo classico i western veramente ben fatti si contano sulle dita di una mano; confesso che sino a pochi giorni fa non conoscevo questo grande film; ora che l'ho potuto apprezzare, completo il mio giudizio affermando che un dito di quella mano è occupato da “I cavalieri dalle lunghe ombre”.
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