Fog

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Un film di John Carpenter. Con Janet Leigh, Jamie Lee Curtis, Adrienne Barbeau, Hal Holbrook, John Houseman.
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Titolo originale The Fog. Horror, durata 91 min. - USA 1980. MYMONETRO Fog * * * - - valutazione media: 3,25 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Fog. Valutazione 3 stelle su cinque

di Nicolas Bilchi


Feedback: 3995 | altri commenti e recensioni di Nicolas Bilchi
sabato 15 gennaio 2011

Due anni dopo Halloween - La notte delle streghe, uno dei più grandi horror moderni, John Carpenter torna sul grande schermo dopo essersi dedicato a due produzioni televisive (Elvis, il re del rock e Pericolo in agguato: procedura ossessiva) e, per il principio che squadra vincente non si cambia, torna a lavorare con Jamie Lee Curtis ad un'opera d'orrore tradizionale sicuramente di buona fattura ma che non riesce a raggiungere i livelli qualitativi del capostipite dell'eterna saga di Michael Mayers. Fog ha risentito molto, nei giudizi di pubblico e critica, proprio del confronto necessario col capolavoro dell'autore, ma se isoliamo l'opera e la vediamo singolarmente ci accorgeremo che si tratta di un horror che, pur senza strabordare mai e senza avere grandi pretese artistiche (anzi il punto di forza sta proprio nella consapevolezza dei suoi limiti) coinvolge lo spettatore e lo emoziona. Merito della nebbia, vero "mostro", molto più dei fantasmi che si vedono nel finale e, come un po' tutte le creature soprannaturali del cinema degli anni '80, non fanno poi molta paura, anzi sembrano quasi dei pupazzoni, dei giocattoloni. La nebbia invece rappresenta perfettamente l'indefinito e l'incomprensibile che è molto più terrorizzante del mostro in sè, perchè esso c'è noto, ha una forma e può essere "inteso" e percepito con pienezza dalla nostra esperienza, mentre la nebbia, il fenomeno atmosferico più eterico e statico per eccellenza, sfugge, è quasi intangile, eppure è inarrestabile e incontrollabile, così come è incontrollabile il suo minaccioso avanzare verso Antonio Bay, per consumare una vendetta che aspetta da cento anni di compiersi. Il vero problema del film, ciò che non gli permette di eguagliare Halloween, è che manca quasi totalmente di poeticità: per esempio, quando nel finale i fantasmi uccidono il sacerdote, cosa rimane allo spettatore? Nient'altro che uno di queli omicidi gratuiti cui il cinema dell'orrore c'ha abituato e che non aggiundono nulla alla qualità della storia, anzi forse la banalizzano e la privano di tocchi di originalità che vengono soltanto intravisti. Una poeticità del macabro e del terrore espresso non con la creatura orripilante che spunta all'improvviso da dietro le tende facendoci sobbalzare dalla sedia (o almeno provando a farlo), bensì con la rappresentazione di ciò che è soprannaturale nel senso che va al di là della nostra umana comprensione, e con la tensione costante, con l'idea che forze oscure e potenti siano costantemente in azione (proprio come avveniva con Michael Myers), e che qui troviamo solo nella nebbia, "personaggio" che anticipa di ben quattro anni la straordinario Nulla de La storia infinita. Ma ciò non è sufficiente, specialmente se si dedice poi di far apparire veramente questi fantasmi; una prospettiva che poteva portare a risultati interessanti (ed appunto molto più lirici) era di far concludere il film nel momento in cui la nebbia avvolgeva completamente la città, ma forse Carpenter ha preferito scartare questa ipotesi ritenendo che una situazione così poco "orrorifica" in senso immediato avrebbe potuto far storcere il naso agli spettatori più giovani ed affamati di spaventi. Un peccato, anche perchè Kubrick, che poi non è stato un regista specializzato in horror, George Romero nel 1968 e quasi cent'anni fa Robert Wiene con Il gabinetto del Dottor Caligari ci hanno insegnato che se si vuole rendere un film dell'orrore immortale non si deve puntare su quella paura a buon mercato della quale si riderà non appena verranno riaccese le luci, ma su quella riflessione sull'impalpabile ed inafferrabile che pure c'è, è potentissimo ed agisce, con o contro di noi.

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