Incontri ravvicinati del terzo tipo

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Un film di Steven Spielberg. Con Richard Dreyfuss, François Truffaut, Teri Garr, Melinda Dillon, Bob Balaban.
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Titolo originale Close Encounters of the Third Kind. Fantascienza, durata 135 min. - USA 1977. MYMONETRO Incontri ravvicinati del terzo tipo * * * 1/2 - valutazione media: 3,60 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Il pregiudizio nei confronti del "diverso" Valutazione 4 stelle su cinque

di andrejuve


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lunedì 28 dicembre 2015

“Incontri ravvicinati del terzo tipo” è un film del 1977 diretto da Steven Spielberg. Un gruppo di scienziati comandati da Claude Lacombe si reca presso il deserto messicano in quanto sono stati misteriosamente ritrovati degli aeroplani del 1945, considerati dispersi, incredibilmente ancora attivi e funzionanti. Sul posto inoltre trovano un contadino, dall’aria molto confusa e con un evidente rossore sul volto, il quale dice di aver visto quella notte una luce potentissima paragonabile addirittura a quella del sole. Nel centro di gestione del traffico aereo di Indianapolis invece alcuni piloti comunicano di essere stati sorvolati da alcuni oggetti luminosi di non precisa identificazione. Nel frattempo nello Stato dell’Indiana, all’interno di una abitazione in mezzo alla campagna, una notte inspiegabilmente gli oggetti cominciano a spostarsi autonomamente e il piccolo Barry Guiler, come se avesse subito una sorta di ipnosi, esce dalla casa per recarsi verso il centro abitato. La madre, Jillian Guiler, accortasi di quanto accaduto insegue disperatamente il figlio. Sempre nell’Indiana nella stessa notte Roy Neary, sposato, con tre figli e addetto alla manutenzione della corrente elettrica sulle strade, viene chiamato a intervenire a causa di un inspiegabile calo di tensione avvenuto sulla linea autostradale. Mentre si dirige con la sua macchina sul posto improvvisamente l’autovettura comincia a perdere il controllo e tutti i comandi elettrici al suo interno si attivano e si disattivano casualmente, senza una logica precisa. All’improvviso un oggetto volante, rassomigliante ad un Ufo, si apposta sopra la vettura di Roy, il quale rimane quasi accecato dalla potentissima luce emanata che gli provoca un arrossamento nella parte sinistra del viso. Roy insegue il misterioso oggetto e ad un certo punto incontra il piccolo Barry in mezzo alla strada, rischiando di investirlo prima del provvidenziale intervento della madre. Roy si ferma per accertarsi delle condizioni del bambino e nota che la madre, la quale si è imbattuta anch’essa nel misterioso oggetto, presenta lo stesso arrossamento sulla faccia. Roy è rimasto sconvolto dall’esperienza vissuta e assume comportamenti folli e bizzarri che preoccupano l’intera famiglia, specialmente la moglie Ronnie. Roy, cosi come Jillian, ha impressa nella mente la figura di una montagna rocciosa dalla forma particolare e, pur non sapendo di che cosa si tratti, nutre il desiderio di raffigurarla e riprodurla in qualsiasi momento e nelle più svariate forme. Un giorno gli oggetti volanti si ripresentano nei pressi dell’abitazione di Jillian e il figlio Barry, attratto da essi, nonostante il terrore e le forti opposizioni della madre, esce dalla dimora vanendo rapito dagli alieni. Nel frattempo in India Claude Lacombe, grazie a delle particolari tonalità emesse da una tribù indiana, riesce a comunicare con quelli che presumibilmente potrebbero essere degli alieni che viaggiano all’interno di particolari navicelle spaziali. Dall’Universo, in risposta a questi canti tribali, sopraggiungono altri segnali che indicano delle precise coordinate geografiche che corrispondono allo Stato del Wyoming negli Stati Uniti d’America. L’equipe di esperti allora capisce che quel luogo potrebbe costituire il punto di incontro con gli alieni e, fingendo che a causa di un disastro ferroviario sia fuoriuscita una grande quantità di gas nervino, riescono ad evacuare l’intera zona per svolgere tranquillamente i loro esperimenti. Roy, ormai abbandonato dalla moglie e dai figli, nota nel servizio televisivo relativo al finto deragliamento del treno che nella zona in questione è situata la montagna rocciosa che continua a invadere i suoi pensieri. Anche Jillian lo nota e allora i due decidono di recarsi nel Wyoming per scoprire il mistero legato a questa loro visione e per cercare di ritrovare Barry. La pellicola a mio avviso effettua un’analisi sulla curiosità dell’essere umano. In particolare l’uomo è sempre stato attratto da tutto quello che è ignoto o misterioso, con particolare riferimento all’eventuale esistenza all’interno dell’Universo di altre forme di vita differenti dalla nostra. Tutti noi ci siamo sempre posti quesiti relativi alla presenza di figure aliene e alla possibilità che queste ultime possano invadere il pianeta Terra. La curiosità è insita nella natura umana e a mio parere rappresenta l’emblema e la base dell’intelligenza, in quanto è solo grazie alla volontà di scoprire quello che non si conosce che l’uomo riesce ad evolversi e a migliorarsi. Un mondo disinteressato da tutto ciò che ci circonda sarebbe statico e privo di qualsiasi tipo di cambiamento. Basti pensare semplicemente alle evoluzioni tecnologiche avvenute in questi ultimi anni che hanno portato al raggiungimento di risultati fino a poco tempo fa considerati impensabili e utopici. A prescindere da quello che uno possa credere o meno è normale che ognuno di noi sia inevitabilmente attratto da avvenimenti misteriosi ed enigmatici, che pongono dubbi e mettono in discussione certezze che sembravano incontestabili e incontrastabili. E’ sempre importante valutare ed analizzare ogni cosa in maniera oggettiva effettuando una disamina da più punti di vista differenti, che non si accontenti di un unico parere o di una sola opinione. Inoltre il film, attraverso la metafora degli alieni, mette in risalto la reazione dell’uomo nei confronti di ciò che è atipico e diverso. L’essere umano tende purtroppo a creare una sorta di barriera formata dalla diffidenza e dall’emarginazione in rapporto a tutto quello che non rientra in quella che viene considerata la normalità e la quotidianità. Questo tipo di comportamento è controproducente perché porta gradualmente ad una chiusura mentale e ad un’incapacità di confrontarsi con differenti realtà che potrebbero fornirci degli importanti spunti di riflessione al fine di migliorare noi stessi e il mondo circostante. Di conseguenza nell’animo dell’uomo è insita la volontà di autodifendersi e di confliggere contro coloro che potrebbero costituire una minaccia, pur se tale timore risulta privo di fondamento. Molto spesso emerge il binomio diversità-sfiducia che genera sensazioni di inquietudine, timore e tormento. Il regista effettua anche una critica nei confronti dei Governi e dei mass media, i quali molto spesso celano la realtà al fine di poter dedicarsi ai propri interessi senza alcun tipo di opposizione. Per fare questo spesso si ricorre al cosiddetto “terrorismo mediatico”, basato sulla divulgazione di notizie che possano allarmare la popolazione sviando cosi l’attenzione da operazioni delicate che devono essere tenute all’oscuro di tutto e tutti. Spielberg con maestria è riuscito a mettere in scena sul grande schermo una storia che costituisce uno dei più grandi misteri dell’uomo, e lo fa utilizzando una narrazione coinvolgente, ricca di tensione e mai banale, in quanto sino all’ultima sequenza lo spettatore vive nell’oscurità e nell’enigmaticità assoluta. Sono da segnalare anche gli ottimi effetti speciali che sicuramente, considerando l’anno di produzione del film, risultano all’avanguardia e molto efficaci. Un bel film che riesce a mescolare la fantascienza ad una riflessione sulla psicologia dell’uomo e sulla società in generale. Su tutte spiccano le buone interpretazioni di Richard Dreyfuss, nei panni di Roy Neary, di Melinda Dillon, in quelli di Jillian Guiler, e di Francois Truffaut, il quale è uno dei più grandi registi della cinematografia francese, nella parte di Claude Lacombe. Un film da vedere perchè riuscirà ad attrarvi e a stupirvi.

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