Signore e signori, buonanotte

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Un film di Luigi Comencini, Mario Monicelli, Nanni Loy, Ettore Scola, Luigi Magni. Con Nino Manfredi, Vittorio Gassman, Ugo Tognazzi, Paolo Villaggio, Adolfo Celi.
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Commedia, durata 119 min. - Italia 1976. MYMONETRO Signore e signori, buonanotte * * * - - valutazione media: 3,19 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Satira prolissa e molti episodi non tutti felici. Valutazione 2 stelle su cinque

di Great Steven


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venerdì 26 dicembre 2014

SIGNORE E SIGNORI, BUONANOTTE (IT, 1976) diretto da LUIGI COMENCINI, NANNI LOY, LUIGI MAGNI, MARIO MONICELLI & ETTORE SCOLA. Interpretato da PAOLO VILLAGGIO, NINO MANFREDI, ANDREA FERREOL, MARIO SCACCIA, UGO TOGNAZZI, VITTORIO GASSMAN, MONICA GUERRITORE, MARCELLO MASTROIANNI, SENTA BERGER, ADOLFO CELI, CARLO CROCCOLO, EROS PAGNI, CAMILLO MILLI, GIANFRANCO BARRA
Prodotto in cooperativa (la 15 maggio) fra sceneggiatori e registi, è un film strutturato in quattordici episodi non superiore alla media, tutti collegati dalla labile saliva di una giornata televisiva e completamente presentati come fossero autentici fatti di cronaca. Il capitolo più ameno, di taglio neorealista, è quello napoletano (“Sinite parvulos”) sulla povertà proletaria dei sobborghi e delle troppe tasse da pagare in cui Villaggio, nei panni del feroce e anticonvenzionale professor Schmidt (un rifacimento praticamente identico di Kranz) propone, come già aveva pensato e scritto Jonathan Swift, di mangiare i bambini poveri in eccedenza. Si ride con Tognazzi nel ruolo di un pensionato barbuto con una pensione da fame e nella parte di un generale in ritirata e in ritardo per una parata militare, che si suicida quando le sue medaglie cadono nel gabinetto di una toilette bloccata. Un po’ delizioso e anche decisamente anticlericale è l’episodio intitolato “Santo Soglio” (di L. Magni con Manfredi, Ferréol e Scaccia), in cui un cardinale si finge moribondo, assistito da una perpetua e un collega prelato, per essere eletto pontefice. Gassman cerca di far sorridere, senza riuscirvi del tutto, nel doppio ruolo dell’agente segreto che parla un inglese corretto ma estremamente pedante per poi essere freddato da una spia dell’opposto schieramento e dell’ispettore Tuttunpezzo, impegnato in grottesche e paradossali indagini dentro una casa in cui è in corso un ricevimento in stile sfarzoso. Ilarità per la tarantella conclusiva (“Il salone delle cariatidi”), guidata da un sosia dell’allora Presidente della Repubblica Giovanni Leone. I due episodi mancanti (“La bomba”, con C. Milli e G. Barra come caratteristi di spicco che risultano comunque bravi, nonostante la storia – incentrata su un ordigno esplosivo da disinnescare all’interno di una centrale di polizia – serva entrambi piuttosto male, a causa di un’ampollosità prorompente e incontrollabile; e “Il Disgraziometro”, in cui un improbabile Villaggio conduce un programma altrettanto inattendibile in cui i concorrenti sono invitati a raccontare le loro più eclatanti sfortune) sono di qualità inferiore, e non meritano particolari commenti proprio in funzione della loro eccessiva noia e faciloneria, che li rende stiracchiati e caricati di un accademismo illustrativo di terz’ordine che non fa onore ai pur bravi registi che dirigono questo film collettivo in cui la triplice satira – rivolta alla Chiesa, allo Stato e al quarto potere (l’editoria) – risulta talvolta pungente ma in altri sprecata in occasioni che potevano altrimenti riuscire gustose e saporite. Ma i dettami della comicità sono rigidi, e la regola secondo cui è più facile far piangere che far ridere non si smentisce neanche stavolta, e gli attori (un cast veramente stellare e ricco di interpreti stupefacenti ma purtroppo sottoutilizzati) si muovono dentro un mare su cui galleggiano molte banalità e poche opportunità di spassoso divertimento. M. Mastroianni interpreta il conduttore di un fantomatico Tg3 (che all’epoca ancora non esisteva, e si può dire che abbia precorso maldestramente i tempi) che legge tutte le notizie di un giorno qualunque degli orrori intervenendo talora anche sul campo per riportare news fresche di giornata ed è coadiuvato da un’assistente in abito verde (una giovanissima M. Guerritore). Non male la fotografia e le scenografie, curate nei particolari di un mondo anni 1970 che fa ripensare ad un passato nostalgico e malinconico in cui a molti sarebbe piaciuto vivere, nonostante il periodo di piombo e gli attentati di stampo criminoso con sottofondo politico. Musiche di Lucio Dalla, Antonello Venditti, Giuseppe Mazzucca e Nicola Samale.   

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