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E il capolavoro è compiuto; la prima parte del secolo viene perfezionata, dall’avvento del fascismo alla liberazione, le storie di Alfredo e Olmo continuano a viaggiare in parallelo. Nelle vite di due uomini i destini di una nazione, le differenze di classe vengono ridotte dalla condivisione dei valori. Alfredo è ricco, Olmo è povero, nascono diversi e moriranno uguali; la livella non è il censo, ma il rispetto della vita, degli altri. Mentre molto diversa è la vita di Attila, il gerarca fascista, e della sua donna, Regina. Loro vivono di rancori, di odio, di mediocri ambizioni. I richiami al quarto stato, la scena del maiale ucciso, l’inseguimento di Attila e di Regina da parte della donna, sono tutte immagini che fanno parte della nostra cultura, non solo cinematografica. Le maestose interpretazioni di Robert De Niro e Gerard Depardieu fanno di questo film, anzi questi due film, perché pur essendo indipendenti, è nella complementarietà che diventano capolavoro, una pietra miliare della storia del cinema. Novecento visto nel periodo della pandemia e nei giorni della liberazione è una medicina per l’anima.
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