crazyorange
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sabato 6 agosto 2011
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ottimo film, anche se terribilmente compromesso
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A matter of time è l'ultimo film del maestro del cinema leggero e, a mio modesto parere, si rivela un ottimo film; molto divertente e maturo.
Ho avuto l'opportunità di vedere il film in occasione di una retrospettiva al Festival del film di Locarno e, anche se terribilmente compromesso in fase di montaggio, ho visto tutti i vistosi colori del Vincente Minelli che conosciamo. Con una maggiore moderatezza -ma sempre con divertimento- ha trattato un tema importante come il tempo e la fama in modo molto adeguato. Bellissima anche la giovane Liza Minnelli.
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paolo 67
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mercoledì 18 gennaio 2012
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cenerentola '76
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Una vecchia contessa (nella quale non è difficile vedere il regista, con la vera figlia nella parte della futura attrice di successo) in miseria dopo una vita mondana, indipendente e spregiudicata, intensamente goduta, si racconta, rivivendo la sua vita, a una giovane cameriera e la aiuta, invitandola a essere se stessa, senza somigliare a nessuno (“le copie sono simbolo di mediocrità, il mondo venera gli originali”) a idealizzare e trasformare la realtà realizzando il suo sogno di diventare attrice. Giocando sul tema dell'identità Minnelli realizza una fiaba elegante e commovente, tanto personale quanto coraggiosamente anacronistica rispetto alle mode (lo era anche l'appello alla gioia di vivere, quando il film uscì) riproponendo il suo spirito romantico, il suo credo nello spettacolo e l'importanza nella vita della fantasia e dell'immaginazione (la filosofia del musical, che ha avuto il Minnelli il regista forse non migliore in assoluto ma certamente più raffinato oltre che visionario).
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Una vecchia contessa (nella quale non è difficile vedere il regista, con la vera figlia nella parte della futura attrice di successo) in miseria dopo una vita mondana, indipendente e spregiudicata, intensamente goduta, si racconta, rivivendo la sua vita, a una giovane cameriera e la aiuta, invitandola a essere se stessa, senza somigliare a nessuno (“le copie sono simbolo di mediocrità, il mondo venera gli originali”) a idealizzare e trasformare la realtà realizzando il suo sogno di diventare attrice. Giocando sul tema dell'identità Minnelli realizza una fiaba elegante e commovente, tanto personale quanto coraggiosamente anacronistica rispetto alle mode (lo era anche l'appello alla gioia di vivere, quando il film uscì) riproponendo il suo spirito romantico, il suo credo nello spettacolo e l'importanza nella vita della fantasia e dell'immaginazione (la filosofia del musical, che ha avuto il Minnelli il regista forse non migliore in assoluto ma certamente più raffinato oltre che visionario). L'esito del film non è stato felice (“Variety”: “Un fallimento”; il regista ha denunciato un rimontaggio assurdo e un notevole scorcio), ma l'opera è stata notevolmente rivalutata per merito dei cinefili devoti alla figura di Minnelli (tra cui Enrico Ghezzi, di cui cito, “ Minnelli non prescinde dal tempo come Rossellini, Ford o Renoir, non lo lavora come Lang, Hitchcock o Kubrick, non vi si installa come Hawks o Walsh, neppure lo fa risultare come puro spazio come Murnau o Ophuls, ma come Cukor fotografa il tempo (...) “Nina” (...) la capacità quasi impareggiabile di creare immagini di sogno (...) spaccature nella densità insopportabile e insieme confortante del tempo...”, “Mr. Vincente - Omaggio a Minnelli”, a cura di Edoardo Bruno, Editori Del Grifo, 1984).
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elgatoloco
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lunedì 28 giugno 2021
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ulimo film di minnelli, interessante
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"A Matter of Time"(Vincente Minnelli, sceneggiaura di John Gay da un romanzo di Maurice Druon, 1976)ci parla di una cameriera "stupita del mondo"che lavora in un grande albergo romanzo, facendo amicizia con una contessa"svampita"(anche per l'età, ma non solo)quanto intelligente e"altra", finendo per diventare la star di un film. IL tutto, però, con l'alternanza con un altro personaggio, sempre interpretato dalla figlia Liza(figlia anche di Judy Garland e come le madre sempre impegnata come attrice e cantante), che è una sorta di star canora e di nobildonna. Iniziando con richiami metafilmci(si capisce che si sta girando un film, la diegesi è molto marcata),Minnelli (di cui questo è l'ultimo film)prosegue con la doppia narrazione, in un contesto un po'"surreale"tipico degli anni Seventies.
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"A Matter of Time"(Vincente Minnelli, sceneggiaura di John Gay da un romanzo di Maurice Druon, 1976)ci parla di una cameriera "stupita del mondo"che lavora in un grande albergo romanzo, facendo amicizia con una contessa"svampita"(anche per l'età, ma non solo)quanto intelligente e"altra", finendo per diventare la star di un film. IL tutto, però, con l'alternanza con un altro personaggio, sempre interpretato dalla figlia Liza(figlia anche di Judy Garland e come le madre sempre impegnata come attrice e cantante), che è una sorta di star canora e di nobildonna. Iniziando con richiami metafilmci(si capisce che si sta girando un film, la diegesi è molto marcata),Minnelli (di cui questo è l'ultimo film)prosegue con la doppia narrazione, in un contesto un po'"surreale"tipico degli anni Seventies. Volendo, situazioni anche slegate pur se co0munque raccordate da un fil rouge che poi emerge sempre., spezzature interessanti, poco"minelliane", anche se a tratti ritorna la voglai di musical, due ottime protagoniste femminili(Liza e Ingrid Bergman, la contessa), un parterre de rois di interpreti, da Fernando Rey a Charles Boyer a Gabriele Ferzetti, a Amedeo Nazzari, da Tina Aumont a un(invero irriconoscibile)arnoldo Foà, Film dove gli stasmi canori della Minnelli non disturbano, anzi sono ben contestualizzati, dirmemo. Un po'fiabesco, il film è comunque nello spirito del tempo, riuscendo a dirci molto, in complesso, senza eccedere in sperimentalismi o altro che sarebbero stati una"mossa avventata"per un regista comuqnue a suo modo"tradizionale"(non è un'offesa, beninteso, anzi), capace di legare tradizione e innovazione non selvaggia. Liza Minnelli , usicita da poco da"Cabaret"di Bob Fosse, è decisamente a suo agio in una parte totalmente diversa, la Vergman disegna un personaggio che rappresenta quasi un suo"addio"allo schermo, anche se non totalemnte, gli altri /le altre sono tutti(e)in parte, contribuendo alla bellezza anche sceneografica di un film che rimane un picoclo esercizio di stile. Da valutare nella filmografia del regista come della valente figlia, da anni, a quanto mi risulta, lontana dal cinema ma impegnata tuttoa in pieno come cantante. El Gato
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