Amarcord

Come ho scritto anche in altre recensioni, non mi risulta facile recensire un film di Federico Fellini perché considero il regista romagnolo veramente un grande artista, per cui non è troppo facile recensirlo. Innanzitutto il titolo che mi sembrava strano ed ho saputo da un viaggiatore romagnolo, mentre mi trovavo in treno, che significa “Mi ricordo”. Ed è infatti un film sui ricordi di Federico Fellini, dei tempi trascorsi nella sua Rimini, che poco aveva di quella attuale se non il Grand Hotel, e, naturalmente le spiagge. Praticamente il film si basa su piccoli episodi e aneddoti che però fanno capire bene come viveva la gente di quel tempo. Innanzitutto la famiglia del protagonista in cui si vede che in un solo appartamento assieme alla moglie ed ai figli vivevano anche il nonno, lo zio, e la cameriera, e che la madre di famiglia era quella che lavorava per tutti. Come in quasi tutti i films di Fellini prevale il senso di malinconia. Si vede tutta questa gente che vive unicamente pensando ai passatempi, una vita vuota! Il film è ambientato in pieno regime fascista nei primi ann’30, i così chiamati “anni del consenso”, lo si capisce dai ritratti di Pio XI° che nelle aule dominano si quelli del re e di Mussolini, quindi dopo i patti lateranensi del 1929, ma prima che Mussolini si unisse a Hitler (lo si vede dal fatto che venivano proiettati al cinema films americani!). Inoltre le donne ansiose di vedere il Duce; pare che in quel tempo la maggioranza delle donne ne andasse pazza! Ma tuttavia, si era pur sempre in regime di dittatura, e quindi di politica non ci si poteva occupare a meno di non essere al 100% d’accordo col regime, altrimenti si correva il rischio, come è accaduto al protagonista, di sbornie forzate di olio di ricino con le inevitabili conseguenze! Quindi la gente passava il tempo nei modi più banali; dal ritenere una festa il vedere passare il transatlantico “Rex”, al vedere passare per Rimini la “mille miglia”; dai ragazzi che si lustravano gli occhi guardando le donne, alla Gradisca che dava la caccia ad un marito e così via! Aneddoti che mi sono rimasti impressi sono il nonno che si perde nella nebbia, e in quella solitudine e in quell’ambiente pensa che così dovrebbe essere la morte! L’episodio della tabaccaia che si diverte a corrompere il giovane ragazzo in modo sadico! E’ come dirgli: “Guarda che bella torta! Assaggiala!” e dopo un paio di cucchiaini gliela tira via dicendo “Tu non la mangi!” E’ noto che a Fellini piacevano le donne bene in carne! A Sant’ Arcangelo di Romagna in un locale chiamato “La Sangiovesa” c’è un dipinto di Federico Fellini che raffigura una donna nuda molto grassa e, naturalmente, col seno molto abbondante! Se tutti gli uomini avessero i gusti di Fellini le donne non avrebbero altro problema che avere un seno abbondante perché non avrebbero problemi di diete, linea e anorressie! Triste l’episodio della morte della madre di famiglia! Esisteva allora il riscaldamento negli ospedali? Si vedono i parenti, nella stanza con tanto di cappotti! Sfido allora che bastava una bronchite per non sopravvivere! Maliconico è anche il matrimonio della Gradisca, che sposa un malcapitato carabiniere dopo essersi concessa a varie persone con la speranza di accalappiarle! Scena con cui termina il film alla presenza di tutti i protagonisti su una malinconica spiaggia deserta e ventosa! Un bell’affresco caro Federico! Complimenti!