giomo891
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lunedì 19 settembre 2022
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tognazzi moralista, e cattivo giudice. giomo891
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Mariano Bonifazi (Ugo Tognazzi), combattivo giudice di sinistra, si trova ad indagare sulla misteriosa morte di una giovane ragazza, che si rivela poi essere una prostituta d’alto bordo. Gli indizi conducono a sospettare con chiarezza la responsabilità del potentissimo ed influentissimo imprenditore Lorenzo Santenocito (Vittorio Gassman).
Il film non mi piacque in prima visione, in quanto troppo sinistroide, in un periodo post sessantottino e d'altra parte, Risi, anche nei suoi più lodati capolavori (Una vita difficile, Il Sorpasso) tende ad evidenziare la cialtroneria di personaggi di una certa destra, (contrapponendoli ad altri fin troppo idealisti) presenti allora, come adesso, nella nostra italietta.
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Mariano Bonifazi (Ugo Tognazzi), combattivo giudice di sinistra, si trova ad indagare sulla misteriosa morte di una giovane ragazza, che si rivela poi essere una prostituta d’alto bordo. Gli indizi conducono a sospettare con chiarezza la responsabilità del potentissimo ed influentissimo imprenditore Lorenzo Santenocito (Vittorio Gassman).
Il film non mi piacque in prima visione, in quanto troppo sinistroide, in un periodo post sessantottino e d'altra parte, Risi, anche nei suoi più lodati capolavori (Una vita difficile, Il Sorpasso) tende ad evidenziare la cialtroneria di personaggi di una certa destra, (contrapponendoli ad altri fin troppo idealisti) presenti allora, come adesso, nella nostra italietta.
Ma rivedendo questo film, oggi non può che venirmi in mente certe collusioni e complicità della politica con quei personaggi e l'intuizione di Risi, già nel 1971, di un periodo di attuale incertezza e di decadenza morale, che sarebbe seguito, da Mani Pulite in poi. Ma il finale assume, colorando il film di parodie oniriche, aspetti di condanna irrevocabile del moralismo fine a sé stesso. Finale inaspettatamente spietato (d'altra parte, il nostro grandissimo lo è sempre stato.
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fabio
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giovedì 27 febbraio 2020
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finta commedia che lascia l'amaro in bocca
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Graffiante e sempre attuale: questa opera, anche se non raggiunge i livelli de "I mostri" è da registrare come una delle più importanti nella cinematografia Risiana.
Grande merito va' attribuito al talento dei protagonisti: Gassmann e Tognazzi, coraggiosi nell'accettare due ruoli sgradevoli.
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Graffiante e sempre attuale: questa opera, anche se non raggiunge i livelli de "I mostri" è da registrare come una delle più importanti nella cinematografia Risiana.
Grande merito va' attribuito al talento dei protagonisti: Gassmann e Tognazzi, coraggiosi nell'accettare due ruoli sgradevoli.
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fabio
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giovedì 27 febbraio 2020
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finta commedia che lascia l'amaro in bocca
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Grande merito va' attribuito al talento dei protagonisti: Gassmann e Tognazzi, coraggiosi nell'accettare due ruoli sgradevoli.
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fabio
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giovedì 27 febbraio 2020
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finta commedia che lascia l'amaro in bocca
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Graffiante e sempre attuale: questa opera, anche se non raggiunge i livelli de "I mostri" è da registrare come una delle più importanti nella cinematografia Risiana.
Grande merito va' attribuito al talento dei protagonisti: Gassmann e Tognazzi, coraggiosi nell'accettare due ruoli sgradevoli.
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kom
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venerdì 25 gennaio 2019
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sintesi perfetta
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una sintesi perfetta davvero complimenti, ma io mi chiedo perché solo 3,25 avete dato a questo film che io ritengo un capolavoro assoluto del cinema italiano, così attuale che le sue sfumature si cominciano a delineare in modo crudo e realistico solo ora dopo quasi 50 anni dalla sua uscita e sottolineo solo ora dopo quasi 30 anni da "tangentopoli"
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greatsteven
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martedì 16 ottobre 2018
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disegnati da tognazzi & gassman a tutto tondo.
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IN NOME DEL POPOLO ITALIANO (IT, 1971) diretto da DINO RISI. Interpretato da UGO TOGNAZZI, VITTORIO GASSMAN, YVONNE FURNEAUX, AGOSTINA BELLI
L’integerrimo giudice moralista Mariano Bonifazi indaga sulla morte di una giovane tossicomane e indirizza i suoi sospetti su un industriale fascistoide, spregiudicato, cialtrone, senza scrupoli ma a suo modo anche brillante, il siciliano Lorenzo Santenocito. Al termine dell’inchiesta recupera un diario che gli rivela l’innocenza dell’industriale. Il magistrato, indeciso se utilizzare questa prova per inchiodare Santenocito in merito alle sue tante altre colpe (l’industriale è pur sempre simbolo di quel mondo corrotto che Bonifazi va combattendo con scarso successo da anni) o distruggerla per rinviare l’indagine a giudizio, opta infine per la seconda ipotesi.
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IN NOME DEL POPOLO ITALIANO (IT, 1971) diretto da DINO RISI. Interpretato da UGO TOGNAZZI, VITTORIO GASSMAN, YVONNE FURNEAUX, AGOSTINA BELLI
L’integerrimo giudice moralista Mariano Bonifazi indaga sulla morte di una giovane tossicomane e indirizza i suoi sospetti su un industriale fascistoide, spregiudicato, cialtrone, senza scrupoli ma a suo modo anche brillante, il siciliano Lorenzo Santenocito. Al termine dell’inchiesta recupera un diario che gli rivela l’innocenza dell’industriale. Il magistrato, indeciso se utilizzare questa prova per inchiodare Santenocito in merito alle sue tante altre colpe (l’industriale è pur sempre simbolo di quel mondo corrotto che Bonifazi va combattendo con scarso successo da anni) o distruggerla per rinviare l’indagine a giudizio, opta infine per la seconda ipotesi. Eppure, nonostante Santenocito abbia tentato con ogni mezzo di ostacolarlo, Bonifazi, uomo di legge senza macchia, mentre la città è in tripudio per una vittoria calcistica dell’Italia contro la nazionale inglese, decide di procedere ugualmente contro di lui per minare alla base, attraverso l’uomo, tutto il marcio di una società in cui si respira un’atmosfera morbosamente viziata. Per raccontare le malattie sociali colpevoli di aver infestato il Belpaese agli albori degli anni di piombo e prima ancora che il terrorismo politico assumesse fattezze spaventose, Risi ricorse alla robusta sceneggiatura di Age & Scarpelli e all’immediatezza graffiante della sua infallibile regia per mettere a confronto il volto onesto della legge e la faccia oscura di chi allora (e oggi con sistemi ancor più sofisticati) tentava di aggirarla, spesso riuscendo nell’intento. Una delle più pungenti ed amare commedie italiane degli anni ’70 vede come protagonisti un Tognazzi sotto le righe disposto a scovare ogni cavillo giuridico e giudiziario pur di giungere alla verità dei fatti, che non arretra di fronte al dispotismo dei suoi cocciuti e temibili avversari e considera il proprio mestiere come cabina di prova per far sì che la Legge funzioni a dovere, e un Gassman istrionico in un ruolo costruito su misura per lui invischiato in una sequela di affari criminosi che vanno dall’inquinamento delle acque delle spiagge ai fabbricati industriali, le cui ideologie anacronistiche costituiscono tuttavia l’ossatura del suo agire che non conosce impedimenti, o almeno così sembra. Mettendo il cremonese in sordina e il romano in punta di piedi, il regista dona al pubblico una visione dello Stato fortemente pessimistica, in cui le forze della giustizia, malgrado l’impegno profuso, incespicano nel far retrocedere un passato funesto da dimenticare e nel loro lavoro di appianamento dei conflitti, di qualsivoglia natura. Nel finale, quando Bonifazi ritrova il diario della drogata e scopre che si è suicidata, rimane deluso mentre capisce che il lestofante che pensava di aver incastrato è ora scagionato da qualunque accusa. Il rogo del libricino gli permetterà comunque di mandare in galera Santenocito, che subirà una condanna per una colpa non commessa, ma pagherà per tutte le restanti malefatte. La lettura del diario avviene durante i caroselli di vetture che festeggiano il trionfo dell’Italia sull’Inghilterra in un’immaginaria partita (la nostra nazionale, infatti, batterà i britannici per la prima volta soltanto nel 1973). Nel corso di tali tafferugli, il giudice, letteralmente ossessionato dall’imprenditore, lo vede clonato ovunque, fra i tifosi in una serie di grotteschi travestimenti. Uno di codesti "doppioni" di Santenocito grida: «Viva Boninsegna! Viva Rivera! Viva il duce!». È un rigurgito di fascismo minimo, circoscritto ma impressionante, che rivendica la natura politica di una pellicola agrodolce che evita il rischio di prendere posizioni per dedicarsi alla denuncia pura, implacabile e ferrea. Fra i duetti che vedono contrapporsi Gassman e Tognazzi, i due più interessanti sono quelli che avvengono rispettivamente nella villa lussuosa del primo e, in un altro momento, sul lido, quando Gassman crede di ravvedere in Tognazzi un vecchio compagno di giochi infantile con cui condivideva un aquilone. Rispetto a La marcia su Roma (1962), sempre di Risi, qui risultano alquanto più efficienti sia l’antifascismo sia il meccanismo che permette alla medesima coppia di personaggi principali d’interagire fra loro con pingue acredine. Del resto, In nome del popolo italiano è anche un veicolo maggiormente efficace per i due mattatori. Non mancano nemmeno le osservazioni sulle diversità che sbilanciano l’universo borghese da quello aristocratico, sebbene qui Age & Scarpelli tentennino di più nell’affibbiare la descrizione dei due mondi agli altrettanti protagonisti perché regge piuttosto maluccio la metafora esplicante con le loro rispettive professioni, ma è più che altro un punto debole che infiacchisce soltanto la prima parte del film. Per il resto, l’opera prende il volo in modo ben più che decente.
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parsifal
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venerdì 14 aprile 2017
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analisi grottesca ed amara del belpaese
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Dino Risi, in collaborazione con Age e Scarpelli, dà vita in quest'opera ad una minuziosa , quanto impietosa disamina della società italiana dell' era del benessere economico. IL giudice Bonifazi ( Ugo Tognazzi) solerte uomo delle istituzioni e nemico della cultura servile , fondata sul previlegio, indaga sulla morte misteriosa di una giovane avvenente, dalla vita non troppo limpida. Fermamente intenzionato a far luce sulla vicenda , senza voler fermarsi di fronte a nessuno ostacolo, inizia a ricostruire le ultime ore di vita della ragazza e così facendo risalirà all'Ing. Santenocito, interpretato da un Gassman in ottima forma. Costui rappresenta tutto ciò che il giudice maggiormente detesta; Arrogante, razzista, privo di scrupoli , avido, servile con i potenti e feroce con i sottoposti, non ha scrupoli e non vuole averne e pur di raggiungere i propri obiettivi, è disposto a dar vita ad ogni sorta di intrallazzo , lecito ed illecito.
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Dino Risi, in collaborazione con Age e Scarpelli, dà vita in quest'opera ad una minuziosa , quanto impietosa disamina della società italiana dell' era del benessere economico. IL giudice Bonifazi ( Ugo Tognazzi) solerte uomo delle istituzioni e nemico della cultura servile , fondata sul previlegio, indaga sulla morte misteriosa di una giovane avvenente, dalla vita non troppo limpida. Fermamente intenzionato a far luce sulla vicenda , senza voler fermarsi di fronte a nessuno ostacolo, inizia a ricostruire le ultime ore di vita della ragazza e così facendo risalirà all'Ing. Santenocito, interpretato da un Gassman in ottima forma. Costui rappresenta tutto ciò che il giudice maggiormente detesta; Arrogante, razzista, privo di scrupoli , avido, servile con i potenti e feroce con i sottoposti, non ha scrupoli e non vuole averne e pur di raggiungere i propri obiettivi, è disposto a dar vita ad ogni sorta di intrallazzo , lecito ed illecito. Verrà fuori , nel corso delle indagini che la giovane vittima , era una prostituta al servizio del " BIG BUSINESS" e dell stesso Santenocito, che pur ammettendo la colpa di essere un prosseneta, ne rivendica le necessità oggettive, (secondo lui) in virtù della propria Morale distorta o per meglio dire , inesistente. IL giudice infierirà su di lui e ne farà il caprio espiatorio di un asocietà sempre più diretta verso il profitto ,a discapito di ogin altro valore. Memorabili due scene in particolare; il dialogo sulla spiaggia tra il giudice e l'ingegnere , dove Tognazzi e Gassman si affrontano come due leoni nell'arena e La carrellata di personaggi finale, intepretata da Gassman che sfodera tutte le sue doti di mattatore poliedrico e pirotecnico ,mettendo in luce le virtù( poche ) ed i tragicomici vizi ( molti) dei personaggi interpretati. Da vedere assolutamente.
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toty bottalla
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giovedì 25 febbraio 2016
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eh viva l'italia!
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Commedia seriosa di denuncia profetica diretta e interpretata dai grandi del cinema italiano, una presa di coscienza, di lotta vana destinate ad arrendersi in qualche modo, negli occhi del grande Tognazzi nel finale del film c'è tutto lo sdegno e la rassegnazione contrastabile solo con le stesse armi, il film proietta i Santenocito fino ai nostri giorni senza rimedio e indignazione, ottimo come sempre Gassman maestro nelle acrobazie loquaci. Saluti.
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fabio57
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lunedì 8 febbraio 2016
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notevole
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Graffiante e attuale, malgrado siano passati 45 anni,è un film che racconta senza mezzi termini e con perfida arguzia, l'Italia dei benpensanti ipocriti,quella dei cialtroni impuniti,dei palizzanari che pur di fare soldi fanno scempio del paesaggio e alzano case in ogni dove il paese del malcostume diffuso, del malaffare.Il degrado morale e umano in cui siamo precipitati,che trova sfogo in una partita di calcio vinta,è la vera miseria di un popolo,che ha perso semmai l'ha avuta l'anima,i valori fondamentali del vivere civile,il rispetto,la solidarietà.In nome di un benessere economico aleatorio,ci si adopera senza etica e morale scavalcando e prevaricando i più deboli.
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Graffiante e attuale, malgrado siano passati 45 anni,è un film che racconta senza mezzi termini e con perfida arguzia, l'Italia dei benpensanti ipocriti,quella dei cialtroni impuniti,dei palizzanari che pur di fare soldi fanno scempio del paesaggio e alzano case in ogni dove il paese del malcostume diffuso, del malaffare.Il degrado morale e umano in cui siamo precipitati,che trova sfogo in una partita di calcio vinta,è la vera miseria di un popolo,che ha perso semmai l'ha avuta l'anima,i valori fondamentali del vivere civile,il rispetto,la solidarietà.In nome di un benessere economico aleatorio,ci si adopera senza etica e morale scavalcando e prevaricando i più deboli.Gasmann e Tognazzi danno vita in maniera strepitosa, a due personaggi perfettamente antitetici,il primo vanesio,maneggione,bugiardo,puttaniere impenitente,gradasso,l'altro all'opposto sobrio,dimesso,solido, concreto e soprattutto onesto.Dino Risi gira un film intelligente e istruttivo,come sempre d'altronde.
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break
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lunedì 15 ottobre 2012
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tematiche attuali in un cinema passato
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Discreta commedia nera, condita con divertenti e drammatiche caricature sul popolo italiano.
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