Arancia meccanica

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Un capolavoro sovversivo di inopinabile bellezza Valutazione 5 stelle su cinque

di Giorpost


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giovedì 17 marzo 2016

In un' imprecisata epoca del futuro, quattro giovani teppisti, vestiti grottescamente allo stesso modo, gironzolano per le strade di Londra dividendo il tempo tra sorseggiate di latte corretto con LSD, visite a sorpresa in lussuose villette isolate -caratterizzate da rapine e stupri- e pestaggi ai danni di innocui vagabondi; ben presto l'iniqua spartizione dei bottini porta a ridiscutere la leadership di Alex, sadico e malizioso capobanda che tiene per se gran parte del malloppo mentre sottomette psicologicamente i tre compagni di scorribande, George, Dim e Pete, per indurli a commettere, per suo gusto ed insano piacere, i più atroci ed efferati delitti.
Ma il carismatico Alexander coltiva anche passioni più terrene ed ambizioni solitarie, trovando il tempo per rimorchiare giovani “devocke” con sorprendente facilità, anche grazie ad una dialettica elegante ma al contempo saccente e sfrontata; la sua vita scorre quasi costantemente sulle note del suo compositore preferito, il “Ludovico Van”, alias Ludwig van Beethoven. Prima o poi, però, i nodi vengono inevitabilmente al pettine e i tre complici, esasperati e stanchi di essere soggiogati dal loro autoproclamato “capo”, si ribellano alla sua tirannia denunciandolo alle autorità. Queste, nel pieno rispetto delle leggi di un distopico governo inglese appena salito al potere, prima lo arrestano e poi (vista la sovrappopolazione carceraria) gli concedono la possibilità di “usufruire” di un nuovo e (plausibile?) rivoluzionario metodo di rieducazione, chiamato cura Ludovico...

Nel 1971 la mente diabolica e visionaria del maestro Stanley Kubrick sforna l' indimenticabile ed ineguagliabile A Clockwork Orange (UK, USA), un cult epocale senza precedenti, tratto dall'omonimo romanzo di Sturgess, pubblicato quasi 10 anni prima. Arancia meccanica è molto più di un semplice lavoro cinematografico; in esso, infatti, oltre ad eventuali e più o meno utili riflessioni sociologiche, possiamo godere delle più svariate forme d' arte esistenti: una straordinaria selezione di componimenti classici di Beethoven e Rossini, mescolati al moog elettronico di Wendy Carlos, una versione “sanguinosa” di Singin' in the rain (in quella che è senza dubbio la più celebre sequenza del film) con tanto di balletto incluso, elementi della pop art -in primis l'opera fallica in ceramica che apprezziamo in casa dell'anziana donna fissata col fitness-, arredi e decori astratti d' arte contemporanea dal design di altissimo livello. Come non ricordare, ad esempio, gli interni del leggendario Korova Milk Bar con quei tavoli raffiguranti donne nude pronte ad accogliere il piacere? La bellezza della scenografia, per certi tratti retro-futuribile, sbalordisce al primo sguardo, soprattutto per quel netto contrasto che (volutamente) si crea tra i colori forti dello sfondo ed il candido bianco delle divise indossate dai Drughi. Il secondo aspetto dominante del lavoro è il contenuto estremamente cruento di diverse sequenze, tale da provocare un vero e proprio shock; ciò nonostante si resta comunque ammaliati dallo stile asciutto del cineasta che non risparmia, come suo solito, alcun dettaglio: le azioni indegne dei protagonisti, prima pacati e poi autori di improvvisi sfoghi di inaudita ultra-violenza, inducono lo spettatore a provare un comprensibile sdegno che talvolta si alterna (in un'infinita altalena tra bene e male) ad una strana empatia nei loro riguardi, forse dovuta allo spiazzante linguaggio, creato ad hoc da Sturgess, che mescola in uno slang anglo-russo (il Nadsat) parole reali ad altre inventate, finendo per risultare edulcorato da epiteti ed inutili volgarità. Malcolm McDowell (il capo della cricca) è perfetto nel ruolo dell'asociale psicolabile dallo sguardo di ghiaccio che ipnotizza e, al contempo, suscita in chi osserva la voglia di rompergli il naso, perché è proprio questo il lavoro psicologico intrapreso da Kubrick nella sua filmografia in genere e, nello specifico, in questo film, ovvero suscitare nel pubblico un caleidoscopio di emozioni represse che improvvisamente straripano come un fiume in piena. La visuale grandangolare dona alle scenografie ulteriore slancio e la proverbiale fermezza della camera fa il resto; l'incontro-scontro con la band rivale di Billie Boy nel teatro abbandonato, le sequenze in slow (tra le prime mai viste), la scena velocizzata a casa di Alex nell'amplesso a tre col sottofondo di Guglielmo Tell, la corsa sulla Durango, il Latte+, l'iconografia immortale consegnata ai posteri (e ai poster): tutto questo e molto altro, innalzano il lungometraggio a cult filosofico, psicologico e visionario che non concede tregua al tempo e che consente (a mio modo di vedere) scarsa opinabilità, almeno sulla qualità visiva ed espressiva; le uniche opposizioni potrei accettarle per le la scelta della crudezza di alcune scene, ma le immagini forti che vediamo ebbero scopi da un lato semplici, ovvero provocare meraviglia e sbalordimento, ma dall'altro Kubrick ha voluto denunciare la nuova (e ancora oggi attualissima) tendenza della società ad utilizzare la donna come oggetto.

Le tensioni individuali non di discutono, ci mancherebbe, ma il Cinema, quello adulto e maturo (come amo dire con la C maiuscola), deve moltissimo a quest'opera come a tutta la produzione di un cineasta che ha sconvolto il modo di pensare di chi il Cinema lo fa; Arancia meccanica è il DVD che occorre avere in casa, è il capolavoro che spiazza, crea lo strappo, stupisce, fa vomitare, trasalire, rincuorare, incazzare. E non necessariamente in quest'ordine. Questa è la sceneggiatura non originale migliore che sia mai stata tradotta in pellicola, in quanto riesce ad affrontare e per certi versi anticipare uno scenario di devastazione mentale che porta, come suggerisce il significato stesso dello slang londinese (che dà il titolo a libro e lungometraggio) ad una predisposizione dell'individuo alle più virulente forme di violenza. Fuori siamo belli e puri come un frutto, un' arancia, ma all'interno siamo fatti di un meccanismo simile ad una bomba ad orologeria, pronta a scoppiare. Ma in quale momento? E in che modo? Due ore e un quarto di capolavoro assoluto che sovverte le convinzioni sull'arte.

Voto: 10

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