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Una commedia amara sulla parabola di un uomo qualunque, che, almeno in parte, sembra incarnare il personaggio pubblico dello stesso Tognazzi, che, amante delle donne e della buona tavola, fu stroncato da un male improvviso al culmine del suo successo personale.
Piero Chiara autore e Alberto Lattuada regista appaiono civettuolamente come comparse nel film, quasi a confermare, senza volerlo peraltro, lo scambio reciproco tra la finzione e la vita reale.
Suggestive le atmosfere provinciali, sottolineate dalla colonna sonora di Bongusto, sebbene le riprese siano asfitticamente ridotte alla villa di famiglia delle tre sorelle e alla biblioteca ricavata nella canonica mezza diroccata della chiesa del paese, con qualche passeggiata sul lungolago di Luino.
Il monologo del protagonista davanti alle tre sorelle, in una delle ultime sequenze, declamato in modo passionale come fosse un comiziante che arringa la folla, ha il tenore di una invettiva anarchica e pacifista contro tutte le guerre, sempre attuale, rivelando, al contempo, la genesi della sua insaziabile fame di eros, evidentemente alimentata dalla paura di thanatos, cui, sfuggito per caso, a differenza di tanti suoi compagni caduti sui campi di battaglia, deve pure alla fine cedere le armi, con la consolazione tuttavia di essere finito per il suo piacere e non per il capriccio dei potenti.