Il grinta |
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Un film di Henry Hathaway.
Con John Wayne, Glen Campbell, Kim Darby, Jeremy Slate, Robert Duvall.
continua»
Titolo originale True Grit.
Western,
durata 128 min.
- USA 1969.
MYMONETRO
Il grinta
valutazione media:
3,19
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Indimenticabile lo sceriffo guercio di John Wayne!di Great StevenFeedback: 70013 | altri commenti e recensioni di Great Steven |
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martedì 30 settembre 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
IL GRINTA (USA, 1969) diretto da HENRY HATHAWAY. Interpretato da JOHN WAYNE – GLEN CAMPBELL – KIM DARBY – JEREMY SLATE – ROBERT DUVALL – DENNIS HOPPER – STROTHER MARTIN – JEFF COREY – DONALD WOODS – JAMES WESTERFIELDS – JOHN FIEDLER § Rooster Cogburn, vecchio sceriffo federale monocolo, alcolizzato e sovrappeso è assoldato da proprietaria adolescente per catturare l’assassino del padre, Tom Chaney, che nel frattempo s’è aggregato a una banda di scapestrati manigoldi capitanati dall’infido e sleale Ned Pepper. Parte con loro sulle tracce dell’omicida anche il ranger texano La Boeuf. Sono tre forti personalità, ma davanti al nemico fanno fronte comune. Quando la giovane Mattie viene morsa da un serpente, Cogburn, in un’avventurosa corsa, riesce a portarla da un medico e a salvarle la vita. Dal romanzo Un vero uomo per Mattie Ross di Charles Portis, un western consueto in funzione del gigionismo di J. Wayne che, infatti, ebbe l’unico Oscar della sua carriera dopo quasi quarant’anni di professionismo cinematografico. Non eccessivamente verboso, godibile quando schiaccia il pedale al grottesco. Del film Tullio Kezich scrisse: “Lo sceriffo che ammazza senza preavviso stabilisce una continuità storica tra la bandiera nera di Quantrell e i berretti verdi nel Vietnam”. Ad una prima analisi, questo film parrebbe uguale a tanti western che l’hanno preceduto e che sicuramente sono di taglia indubbiamente superiore e più lodevole, ma approfondendo il campo e restringendo i globi oculari ci si accorge che non è affatto un film troppo convenzionale o ripetitivo, perché l’azione non manca ed è amministrata con sapienza e buon mestiere, e inoltre l’avventura si respira a pieni polmoni fra radure, brughiere e praterie boscose, fra le pistolettate e le zuffe che si avvicendano momento dopo momento. L’interpretazione di Wayne (vero nome: Marion Mitchell Morrison) non si discute, e sicuramente il suo sceriffo con un occhio solo e perseguitato dalla grassezza e dall’etilismo resta nell’immaginario collettivo dei suoi personaggi migliori e più amati, non soltanto per umorismo caustico ma anche per raffinata autoironia, grezzo divertimento e audacia sconsiderata. Bravo G. Campbell nell’incarnare il coraggioso e testardo ranger texano che in più occasioni salva la vita al Grinta, e arriva a provare simpatia e lealtà anche per la ragazzina che li accompagna nel pericoloso viaggio alla ricerca dei banditi fuggitivi; e a proposito della bambina, K. Darby, anche lei non tradisce la natura del suo giovanissimo personaggio, che non brilla per femminilità incisiva ma certamente è da apprezzare per la sincerità dei sentimenti di giustizia, l’attaccamento morboso all’avvocato che nomina continuamente quasi fosse una divinità e il bisogno di vendetta che però non può compiere da sola a causa della tenera età e dell’incapacità nell’uso delle armi. Nel film compaiono anche R. Duvall e D. Hopper: il primo è un bandito tutto sommato coscienzioso e assennato, che capisce i pericoli della sua attività ed è pronto a non torcere un capello alla sua inesperta avversaria pur di obbedire ai comandi del Grinta, che spera di uccidere quando questi è intrappolato dalla caduta del cavallo, ma verrà bloccato e freddato da La Boeuf in extremis; il secondo, in una parte troppo ristretta e contenuta per poter sfoderare la sua espressività, incarna un fuorilegge braccato da cui i tre intendono cavare fuori informazioni necessarie per raggiungere il bersaglio da centrare con un buon colpo di pistola, o magari due. II colore in questo film è stato preferibile al bianco e nero, e la scelta del regista H. Hathaway ha dato i suoi buoni frutti; la sua regia, fra l’altro, non è troppo invisibile e inconsistente, e tiene conto delle capacità singole degli attori senza far prevaricare nessuno e soprattutto mantenendo il controllo della materia narrativa (in verità molto bella e interessante) senza far sbollire di un millimetro la passione per l’avventura e il percorso picaresco. La sceneggiatura rispetta la struttura del romanzo e non ne fa una scimmiottatura pappagallesca, ma tende a render in immagini audiovisive il senso autentico e genuino della storia senza invenzioni di sorta o manierismi incondizionati. Il montaggio e la scenografia si uniscono in un unico sforzo per rappresentare al meglio il paesaggio circostante, forse eccedendo un po’ con l’autocompiacimento figurativo ma nel complesso facendo una splendida panoramica dei luoghi magnifici in cui il film è stato girato. I dialoghi sono un po’ gonfiati in certi punti, ma in uno sguardo d’insieme la comicità è quasi pienamente conservata, nei discorsi che scoppiettano allegramente come un fuoco acceso in un camino invernale. Seguito da Torna il Grinta. Il personaggio del guercio Rooster Cogburn fu riproposto da Warren Oates in un film televisivo del 1978.
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