plz
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venerdì 9 aprile 2021
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cronaca precisa e perfetta di un''epoca.
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Ottimo film, storia vera che mi è stata raccontata da milanesi dell'epoca ed ho ritrovato precisa nei dettagli, con un cast eccellente, solo la figura del commissario un po' troppo caricata da Tomas Milian, ma ci sta anche quella. Molto recitato da Volntè, ben girato ben orchestrato e avvincente veramente un piccolo capolavoro in una Milano vera.
Da vedere e rivedere e se possibile da riguardare i posti dove avvengono i fatti, e gli inseguimenti.
Praticamente dove sono vissuto e ancora vivo io.
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onufrio
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sabato 23 settembre 2017
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cronistoria di una rapina
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Carlo Lizzani bada al sodo, e con riprese schiette, pratiche e sincere realizza una ricostruzione di quanto avvenuto il 25 settembre del 1967 quando in largo Zandonai a Milano la banda Cavallerò compì l'ennesima (ma ultima) rapina nella banche milanesi, quest'ultima al Bando di Napoli. Prima però analizza gli eventi avvenuti prima, attraverso i racconti del Commissario e dei testimoni presenti nei vari furti. Cinema verità con un cast di tutto rispetto.
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emanuelemarchetto
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sabato 18 marzo 2017
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l'instant movie che ha inventato un genere
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Il film è basato sulle azioni criminali della banda Cavallero, in particolare sulla loro ultima rapina, avvenuta il pomeriggio del 25 settembre del 1967 al Banco di Napoli. Al colpo seguì un sanguinoso scontro a fuoco con le pantere della polizia.
Molti fanno iniziare la stagione dei polizieschi all'italiana da questo film, e indubbiamente molti elementi della pellicola verranno ripresi ed ampliati in seguito da registi come Umberto Lenzi o Enzo G.
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Il film è basato sulle azioni criminali della banda Cavallero, in particolare sulla loro ultima rapina, avvenuta il pomeriggio del 25 settembre del 1967 al Banco di Napoli. Al colpo seguì un sanguinoso scontro a fuoco con le pantere della polizia.
Molti fanno iniziare la stagione dei polizieschi all'italiana da questo film, e indubbiamente molti elementi della pellicola verranno ripresi ed ampliati in seguito da registi come Umberto Lenzi o Enzo G. Castellari (ad esempio il commissario di ferro, qui interpretato da Tomas Millian). Ma l'intento di Lizzani non era quello di realizzare un blando prodotto di genere, ma di analizzare le dinamiche criminali dall'interno. Gian Maria Volontè, che interpreta il capo della banda Piero Canestraro, è un uomo deluso dalla politica che decide di combattere una sua guerra personale e che utilizza il crimine per accrescere il proprio ego.
Anche dal punto di vista strutturale, il film risulta decisamente innovativo: inizia come un finto documentario d'inchiesta, che tende a sottolineare l'evoluzione della criminalità durante il boom economico; questa sequenza si conclude con una scena di linciaggio da parte di una folla inferocita ai danni di uno dei rapinatori. Tale scena anticipa un elemento fondamentale del poliziesco anni '70: ovvero "la soppressione del conflitto politico in favore di una radicalizzazione del conflitto sociale". L'idea del cittadino esasperato che si ribella, cercando di arrivare laddove la legge non gli consente, possiamo dire che inizia con questo film.
2 David di Donatello 1968: miglior regista e miglior produttore;
Nastri d'argento 1969: miglior sceneggiatura.
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fedeleto
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sabato 28 febbraio 2015
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strage a milano
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Cavallero e i suoi compagni, abili rapinatori di banche, il 25 Settembre 1967 seminarono il panico e l'orrore a Milano sparando a gente innocente, mentre la polizia li inseguiva.Un fatto che ha paralizzato il pubblico presente e i lettori dell'accaduto.Lizzani (l'oro di Roma, la vita agra) attento alla cronaca, decide di farci un soggetto e transporlo sul grande schermo in maniera più che abile.Partendo da un piccolo inserto sociologico sulla criminalità che infanga Milano, arriva a filmare in maniera fedele ciò che avvenne quel 25 Settembre.Il regista romano non cerca una spiegazione, ne tantomeno una giustificazione, ma attraverso l'istant movie porta il fatto.
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Cavallero e i suoi compagni, abili rapinatori di banche, il 25 Settembre 1967 seminarono il panico e l'orrore a Milano sparando a gente innocente, mentre la polizia li inseguiva.Un fatto che ha paralizzato il pubblico presente e i lettori dell'accaduto.Lizzani (l'oro di Roma, la vita agra) attento alla cronaca, decide di farci un soggetto e transporlo sul grande schermo in maniera più che abile.Partendo da un piccolo inserto sociologico sulla criminalità che infanga Milano, arriva a filmare in maniera fedele ciò che avvenne quel 25 Settembre.Il regista romano non cerca una spiegazione, ne tantomeno una giustificazione, ma attraverso l'istant movie porta il fatto. Agevolato dall'attore Gian Maria Volonte (per un pugno di dollari), Lizzani affonda le radici nella storia in questa Milano oscura (ottima la fotografia di Giuseppe Ruzzalini), il sole sembra non esserci (dunque la speranza che si possa far luce sul fatto? ) e la figura del commissario (un ottimo Tomas Milian) e' l'unica che forse cerca uno spiraglio, una luce , qualcosa che possa fermare questa violenza.La Gravina ninfomane fa sorridere, come i finti testimoni oculari che chiamano la polizia o vanno in tv pur di apparire sfruttando il fatto è un chiaro esempio dell'incoscienza comune che alberga nelle persone inconsapevoli della situazione.Lizzani dopo Requiescant firma un'ottima pellicola dove non perde di vista la situazione attuale (del resto il film è stato girato pochi mesi dopo l'accaduto) e lascia allo spettatore il compito di meditare su cosa lo aspetterà in futuro.
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giorgio
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lunedì 28 maggio 2012
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c'ero anch'io!
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Avevo 18 anni, ho visto l'auto dei banditi e quella della polizia che la inseguiva, in piazza Wagner!
Confermo che molte scene sono state girate proprio nei posti dove sono avvenute le cose...
Il film è descrittivo correttamente e Volontè superlativo..
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davide_chiappetta
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venerdì 19 novembre 2010
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spartiacque western/peplum 'poliziotteschi
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Carlo Lizzani è uno di quegli artigiani del cinema italiano che purtroppo non troveranno mai il giusto riconoscimento che dovrebbero avere.
Lizzani cominciò l’esperienza cinematografica già in epoca neorealista, sceneggiando per autori come De Santis, Lattuada, Rossellini e realizzando in prima persona un’opera notevole come Achtung! Banditi! (1951). La matrice neorealista nella sua volontà documentaristica diventa pienamente visibile in questo Banditi a Milano, ispirato a fatti realmente accaduti nell’autunno del 1967 da parte della banda Cavallero.
L’operazione scelta dal regista è quindi quella di alternare il formato documentario, che apre l’opera presentando in linee generali la situazione malavitosa milanese del periodo, a quello fiction-narrativo vero e proprio, nel quale il livello si alza notevolmente grazie soprattutto ad un’eccellente prova di Gian Maria Volonté, che impersonando il capo dei banditi si segnala conquistando un Globo d'oro dell'Associazione Stampa Estera e una Grolla d'oro come migliore attore.
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Carlo Lizzani è uno di quegli artigiani del cinema italiano che purtroppo non troveranno mai il giusto riconoscimento che dovrebbero avere.
Lizzani cominciò l’esperienza cinematografica già in epoca neorealista, sceneggiando per autori come De Santis, Lattuada, Rossellini e realizzando in prima persona un’opera notevole come Achtung! Banditi! (1951). La matrice neorealista nella sua volontà documentaristica diventa pienamente visibile in questo Banditi a Milano, ispirato a fatti realmente accaduti nell’autunno del 1967 da parte della banda Cavallero.
L’operazione scelta dal regista è quindi quella di alternare il formato documentario, che apre l’opera presentando in linee generali la situazione malavitosa milanese del periodo, a quello fiction-narrativo vero e proprio, nel quale il livello si alza notevolmente grazie soprattutto ad un’eccellente prova di Gian Maria Volonté, che impersonando il capo dei banditi si segnala conquistando un Globo d'oro dell'Associazione Stampa Estera e una Grolla d'oro come migliore attore.
Da evidenziare l’apoliticità generale del film, il quale lo si può avvicinare al coetaneo 'Gangster Story', di un’opera che ciò nonostante lancia qualche suggestione di sovversione proletaria, facendo emergere la provenienza operaia e di partito del protagonista Piero, deciso a farsi giustizia da solo per non far la fine degli altri oppressi e sfruttati. Un individualismo miope che però lo trasforma in un essere cinico e amorale.
Detto questo è il livello complessivo dell’opera a convincere, grazie al ritmo serrato degli eventi e alla capacità di gestire una tensione drammatica e d’azione quasi perfetti, che rendono il film un poliziesco degno di stima e considerazione internazionale, diventando un punto di riferimento nobile per il successivo filone 'poliziottesco', che ne riprenderà alcuni topos, primo fra tutti la serie di inseguimenti tra automobili, riuscendo però raramente a mantenere l’equilibrio emotivo e tagliente che caratterizza l’opera di Lizzani.
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ultimoboyscout
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domenica 24 gennaio 2010
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tomas milian irriconoscibile.
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Vagamente somigliante a Pierce Brosnan, ben vestito non pare proprio lui. Un viaggio nella criminlità milanese anni '60 con caccia all'uomo finale, decisamente noiosa, dopo una sanguinosa rapina.
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mirkone
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giovedì 13 agosto 2009
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chi gli chiede "ma perchè non avete sparato..?
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Il giornalista chiede "Ma perchè non avete sparato quando vi hanno preso?" Volontè risponde "Non abbiamo sparato perchè come dice la canzone bisogna saper perdere!" NEH!
A proposito qualcuno conosce il brano musicale della colazione al bar e la sigla di coda?
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bandy
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domenica 22 febbraio 2009
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banditi a milano
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film bellissimo,gian maria volonte'ha superato se stesso in questo film
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basile giuseppe
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mercoledì 3 dicembre 2008
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banditi a milano
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come mai non si riesce a trovare la cassetta del film
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