Il fischio al naso

Gian Luigi Rondi

Ugo Tognazzi è passato alla regia. Bisogna riconoscergli un merito:
non si è cimentato con uno scherzo, con un tema facile e leggero; si è rivolto addirittura a Dino Buzzati, e ad uno dei suoi racconti più tipicamente kafkiani, Sette piani, cercando non solo di non buttarlo in barzelletta, ma di raccontarcelo nel clima con cui l’autore ce l’aveva proposto. Un’impresa difficile, tanto che non c’è da gridare al “crucifige” se non la si può definire veramente riuscita.
Cosa intendeva essere il racconto di Buzzati? Una radiografia della morte, nel momento in cui l’affronta una persona che si crede sana e che, credendosi sana, a poco a poco vede spegnersi attorno a sé tutte le speranze: un malato, in una clinica di lusso, ricoverato per un nonnulla, e a poco a poco, tra la complice amabilità dei medici, in mezzo a mille sotterfugi, con mille giustificazioni apparentemente logiche, fatto scendere di piano in piano, fino al primo, quello dei malati più gravi, quello che lo separa di poco dalla camera mortuaria; dove non tarderà ad essere avviato. [...]

di Gian Luigi Rondi, articolo completo (3603 caratteri spazi inclusi) su Il Tempo 22 aprile 1967