stefanocapasso
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martedì 21 agosto 2018
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il cambiamento inevitabile
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A metà degli anni ’50 nell’Algeri dominata dalla Francia che da oltre 100 anni colonizza il territorio, il Fronte di Liberazione Nazionale acquista sempre più forza e spinge per l’indipendenza. L’escalation di violenza induce il governo Francese ha spedire nei territori truppe di guerra specializzate. Il successo che otterranno, sgominando i capi dell’organizzazione sarà temporaneo: dopo qualche anno il movimento di liberazione rinascerà spontaneamente con maggiore forza e condurrà l’Algeria all’indipendenza nel 1962.
Gillo Pontecorvo firma un documento di eccezionale importanza storica mantenendo una narrazione sempre in bilico tra il tono documentaristico e la fiction.
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A metà degli anni ’50 nell’Algeri dominata dalla Francia che da oltre 100 anni colonizza il territorio, il Fronte di Liberazione Nazionale acquista sempre più forza e spinge per l’indipendenza. L’escalation di violenza induce il governo Francese ha spedire nei territori truppe di guerra specializzate. Il successo che otterranno, sgominando i capi dell’organizzazione sarà temporaneo: dopo qualche anno il movimento di liberazione rinascerà spontaneamente con maggiore forza e condurrà l’Algeria all’indipendenza nel 1962.
Gillo Pontecorvo firma un documento di eccezionale importanza storica mantenendo una narrazione sempre in bilico tra il tono documentaristico e la fiction. Non c’è una presa di posizione definita e univoca, gli eventi sono narrati per come accadono e danno spazio alle difficoltà di chi si trovò a vivere quegli anni drammatici, suo malgrado. I veri responsabili sono altrove e non sono mai mostrati pur essendo evidenti. La lotta per la sopravvivenza degli arabi che insorgono e dei francesi che si difendono è la conseguenza di un grande processo di cambiamento innescato dapprima in maniera clandestina per poi divenire esigenza consapevole di un popolo. Il cambiamento necessità di una spinta forte iniziale, anche di forzature, ma una volta iniziato è destinato a proseguire inevitabilmente; i toni forti sono tralasciati ed affiancati da quella consapevolezza necessaria affinché il processo si completi. Possiamo vedere questa lotta di indipendenza come una metafora di ogni processo umano di cambiamento.
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onufrio
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martedì 8 settembre 2015
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l'indipendenza algerina
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Cronistoria della battaglia algerina per conquistare la propria indipendenza dalla francia colonizzatrice per oltre cento anni, il tutto raccontato con toni quasi documentaristici il che rende la storia ancora più comprensibile e chiara. La vicenda si concentra in particolar modo su Ali La Pointe, uno dei capi rivoltosi algerini che perse la vita per la patria. Racconto tipico dei film di Francesco Rosi, Gillo Pontecorvo realizza così il suo capolavoro grazie ad un analisi fredda, realista ed esaustiva.
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domenico rizzi
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venerdì 15 maggio 2015
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l'indipendenza ad ogni costo
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Film anticolonialista di Gillo Pontecorvo, che tre anni dopo ne dirigerà un altro – “Queimada” – ambientato in un’immaginaria isola dei Caraibi oppressa dal dominio portoghese.
“La battaglia di Algeri”, girato in bianco e nero nel 1966, rappresenta una delle denunce più dure contro l’oppressione francese dell’Algeria, ma al tempo stesso mette in luce, oltre alle atrocità commesse dalle truppe di occupazione, lo spietato terrorismo del Fronte di Liberazione, che fa esplodere ordigni in negozi, bar, aeroporti, servendosi anche delle donne. La repressione attuata dal tenente colonnello Philippe Mathieu (Jean Martin) obbedisce alla logica dei militari che devono servire lo Stato: l’ufficiale è una medaglia d’oro della resistenza contro i nazisti e utilizza gli stessi sistemi, con torture, ricatti e delazioni, degli antichi invasori.
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Film anticolonialista di Gillo Pontecorvo, che tre anni dopo ne dirigerà un altro – “Queimada” – ambientato in un’immaginaria isola dei Caraibi oppressa dal dominio portoghese.
“La battaglia di Algeri”, girato in bianco e nero nel 1966, rappresenta una delle denunce più dure contro l’oppressione francese dell’Algeria, ma al tempo stesso mette in luce, oltre alle atrocità commesse dalle truppe di occupazione, lo spietato terrorismo del Fronte di Liberazione, che fa esplodere ordigni in negozi, bar, aeroporti, servendosi anche delle donne. La repressione attuata dal tenente colonnello Philippe Mathieu (Jean Martin) obbedisce alla logica dei militari che devono servire lo Stato: l’ufficiale è una medaglia d’oro della resistenza contro i nazisti e utilizza gli stessi sistemi, con torture, ricatti e delazioni, degli antichi invasori. La vicenda si svolge interamente nella capitale algerina, mentre la guerriglia in atto in altre sedi viene soltanto accennata. Forse una lacuna del film è quella di avere minimizzato il ruolo dell’OAS, l’organizzazione terroristica francese capeggiata da Said Boualam, Pierre Lagaillarde e Raoul Salan, che, volendo conservare l’Algeria alla Francia, rispondeva agli attentati arabi con gli stessi metodi. La sua reazione si sintetizza in un’unica azione condotta nella Casbah, abitata interamente da Algerini, molti dei quali votati alla causa dell’indipendenza. Pontecorvo si serve di diversi attori e figuranti di razza araba (Brahim Haggiag, Jacef Saadi – coproduttore insieme ad Antonio Musu - Mohammed Ben Kassen, la bella Fusia El Kader, la ragazza Samiah Kerbash) per conferire alla sua pellicola – la cui lavorazione si è svolta ad Algeri - una solida credibilità, riproducendo fedelmente l’ambiente della Casbah quanto quello della città europea. Polizia e militari francesi si trovano ad affrontare un problema sottovalutato e incomprensibile ai soldati più giovani (“Ma dove ci hanno mandati?”) che neppure la durezza dei paracadutisti di Mathieu riuscirà a risolvere. Stroncata temporaneamente l’ondata terroristica nel 1959, due anni dopo l’intero popolo algerino scenderà in piazza di nuovo per invocare il diritto all’autodeterminazione, convincendo il presidente francese, generale De Gaulle, a cedere. Le musiche sono del grande Ennio Morricone, che trasporta lo spettatore nell’arida atmosfera del deserto: ad essa ha collaborato lo stesso Pontecorvo. Il film venne vietato in Francia fino al 1971, essendo ancora troppo fresca la ferita lasciata dalla perdita della colonia.
Domenico Rizzi, scrittore.
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il befe
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sabato 28 febbraio 2015
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capolavoro
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Un film di grande rigore espressivo
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carlo trotalli
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sabato 15 ottobre 2011
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la costruzione del mito del terrorista eroe
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La battaglia di Algeri
un caso di apologetica cinematografica nella costruzione del mito del “terrorista eroe”
Il finale del film mi ha lasciato con 2 domande irrisolte: la prima riguarda i tema del film la seconda và oltre il film.
Premetto che non conosco la storia d'Algeria; il film pone in risalto in chiave quasi apologetica la lotta armata e terroristica per l'indipendenza dell'Algeria; in particolare si incentra sulla vita di un organizzazione terroristica che lotta per l'indipendenza del paese con attentati e agguati ai francesi occupanti.
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La battaglia di Algeri
un caso di apologetica cinematografica nella costruzione del mito del “terrorista eroe”
Il finale del film mi ha lasciato con 2 domande irrisolte: la prima riguarda i tema del film la seconda và oltre il film.
Premetto che non conosco la storia d'Algeria; il film pone in risalto in chiave quasi apologetica la lotta armata e terroristica per l'indipendenza dell'Algeria; in particolare si incentra sulla vita di un organizzazione terroristica che lotta per l'indipendenza del paese con attentati e agguati ai francesi occupanti... alla fine i vertici dell'organizzazione terroristica vengono individuati e stroncati dall'esercito francese...
il film chiosa sull'ottenimento dell'indipendenza dell'Algeria dicendo “dopo 2 anni di relativa calma... (dopo che è stata stroncata questa organizzazione terroristica) una sollevazione generale del Paese porta all'indipendenza” e la prima domanda irrisolta sorge spontanea, ed è la seguente: la sollevazione generale e l'ottenimento dell'indipendenza Algerina è stata possibile NONOSTANTE l'arresto dei vertici e la decapitazione di questa organizzazione terroristica o GRAZIE all'arresto e alla decapitazione dei vertici di questa organizzazione terroristica?
“I 2 anni di relativa calma” denotano una chiara e marcata diversità di strategia , di azione, di ambiente , rispetto alla strategia precedente di radicalizzazione nel terrore; mi chiedo se è stata proprio questa strategia diversa (e forse più efficace della precedente ) questo diverso clima reso possibile proprio dall'arresto della tattica terroristica a rendere possibile la sollevazione generale... ? Se le azioni terroristiche fossero continuate sarebbe stata possibile in egual misura una sollevazione del genere? Il film per la sua natura apologetica rimarca è dà per scontata (sia pur in forma implicita) la continuità fra l'azione terroristica e il successivo ottenimento dell'indipendenza, esaltando gli aspetti spettacolari e pirotecnici delle azioni terroristiche... in una visione della storia che definirei giacobino mazziniana; ma siamo proprio certi che le cose siano andate così? Il film non ci dice nulla su cosa sia avvenuto nel silenzio e nel quotidiano di quei “2 anni di relativa calma” dopo che la frangia più oltranzista e radicale dell'indipendentismo armato fu stroncata... è chiaro che in quei 2 anni una strategia sicuramente diversa da prima si è affermata... non è che proprio questi germogli diversi, che prima non potevano svilupparsi proprio per il monopolio terroristico e ideologico della lotta armata, abbiano potuto svilupparsi proprio grazie alla sconfitta del terrorismo, e questi germogli nuovi sono subito cresciuti appena anno trovato spazio sviluppando un azione di risveglio nazionale più efficace che ha portato all'indipendenza? Siamo così certi che il terrorismo sia stato il trampolino di lancio dell'indipendenza? O invece il freno ? L'indipendenza algerina è avvenuta GRAZIE al terrorismo, o NONOSTANTE il terrorismo? Fiorendo e sbocciano solo dopo la sconfitta del terrorismo?
Entrambe le 2 strategie avevano come obiettivo l'indipendenza nazionale , ma quale è stata la più efficace?
In America sia Martin Luter King che le pantere nere lottavano per l'emancipazione dei neri... ma siamo certi che le conquiste sociali di Martin Luter King sarebbero state le stesse si si fosse affermata invece la strategia delle Pantere Nere?
In Terra santa gli attentati Kamikaze palestinesi sono veramente una fonte di legittimità per il nascente stato Palestinese? o sono invece un monito alla comunità internazionale perché faccia di tutto per evitare la nascita di uno stato che si presenta prima ancora di nascere come uno stato terrorista... Il cui potere è Monopolizzato da elite terroriste?
Che i Kamikaze nelle loro intenzioni si sacrifichino e uccidano altre persone per ottenere (secondo loro) l'indipendenza della Palestina nessuno lo mette in dubbio... le mie perplessità sono sul fatto che con questo loro agire ottengano veramente quello che vogliono... o non invece il contrario.
Ma per tornare al tema del film, la seconda domanda che il film mi ha stimolato, e che va oltre il film è questa : negli anni scorsi e ancor oggi l'Algeria è un Paese, più che liberato, direi martirizzato dal terrorismo, dal fondamentalismo; … quale è la relazione fra le organizzazioni terroristiche attuali e quelle presentate nel film che sono state portatrici dell'indipendenza, attraverso quali relazioni e quale evoluzione i mali di oggi affondano radici nel passato ? e quanto, l'apologetica del terrorismo, che a giudicare dal film pare affondi le sue radici nella storia nazionale algerina, attraverso quel vulnus culturale, e anche cinematografico, che ammanta di eroismo la viltà di crimini orribili, contribuisce alla costruzione del mito del terrorista eroe?
Carlo Trotalli
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tiamaster
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giovedì 29 settembre 2011
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capolavoro italiano.
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un film che ho visto ieri in tv,dal titolo non mi attirava molto ma...BAM!!!mi hanno sbattuto in faccia uno dei più bei film italiani di sempre,in quel periodo dove riuscivamo ancora a fare incetta di premi (un leone d'oro,tre nastri d'argento e un nastro rosso a new york)il film,ancora in bianco e nero,ti cattura subito coinvolgendoti,facendoti immedesimare nei personaggi come pochi film,i personaggi concepiti in maniera divina riescono quindi a valorizzare questo film di spessore,con una sceneggiatura da oscar,bella e compatta e con il sostegno di una fiera e prodigiosa colonna sonora.gli attori praticamente tutti sconosciuti recitano in maniera ammirevole in un cult del cinema nostrano,un film nobile che ogni cinema d'essaie dovrebbe conoscere,un capolavoro,uno dei mi
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un film che ho visto ieri in tv,dal titolo non mi attirava molto ma...BAM!!!mi hanno sbattuto in faccia uno dei più bei film italiani di sempre,in quel periodo dove riuscivamo ancora a fare incetta di premi (un leone d'oro,tre nastri d'argento e un nastro rosso a new york)il film,ancora in bianco e nero,ti cattura subito coinvolgendoti,facendoti immedesimare nei personaggi come pochi film,i personaggi concepiti in maniera divina riescono quindi a valorizzare questo film di spessore,con una sceneggiatura da oscar,bella e compatta e con il sostegno di una fiera e prodigiosa colonna sonora.gli attori praticamente tutti sconosciuti recitano in maniera ammirevole in un cult del cinema nostrano,un film nobile che ogni cinema d'essaie dovrebbe conoscere,un capolavoro,uno dei migliori film italiani di sempre e assolutamente indimenticabile!!!
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tommaso
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martedì 4 novembre 2008
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uno specchio sull'anima
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L'anima è quella malata della vecchia europa colonialista, non ancora totalmente sopita.
E' un film da vedere e rivedere: un vero capolavoro.
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superblanche
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venerdì 27 giugno 2008
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la rivolta è solo l'inizio
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Non ci sono parole. Una vera e propria impronta del cinema di qualsiasi tempo.
Fantasriche le immagini, la colonna sonora, i dialoghi.
Imperdibile.
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gianluca stanzani
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venerdì 27 giugno 2008
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la battaglia di gillo
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Algeri 1957: sullo sfondo di un perdurante colonialismo che non accetta di abbandonare le proprie manie di possesso sul continente africano, prendono corpo le nascenti ambizioni di liberazione del popolo algerino. Scaturisce così il sanguinoso scontro tra i parà francesi del colonnello Mathieu (Jean Martin) e la resistenza del Fronte di Liberazione Nazionale che ha base nella Casbah di Algeri; evocazione tuttora modernissima per le evidenti assonanze con l'odierna questione palestinese. Autore poco prolifico ma tra i più politicizzati del cinema nostrano, Pontecorvo rievoca con uno stile documentaristico, incentrato più sull'effetto degli attentati che sulla causa di questi, le ragioni inconciliabili insite da entrambe le parti.
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Algeri 1957: sullo sfondo di un perdurante colonialismo che non accetta di abbandonare le proprie manie di possesso sul continente africano, prendono corpo le nascenti ambizioni di liberazione del popolo algerino. Scaturisce così il sanguinoso scontro tra i parà francesi del colonnello Mathieu (Jean Martin) e la resistenza del Fronte di Liberazione Nazionale che ha base nella Casbah di Algeri; evocazione tuttora modernissima per le evidenti assonanze con l'odierna questione palestinese. Autore poco prolifico ma tra i più politicizzati del cinema nostrano, Pontecorvo rievoca con uno stile documentaristico, incentrato più sull'effetto degli attentati che sulla causa di questi, le ragioni inconciliabili insite da entrambe le parti. Scontentando così sia gli allora ambienti della sinistra progressista che quelli della destra tradizionalista, che ne consentiranno la proiezione in Francia, solamente nel 1971. Vincitore del Leone d'Oro a Venezia e quattro candidature agli Oscar, tra le quali spiccano quella per la miglior regia e sceneggiatura originale (Franco Solinas); “La battaglia di Algeri” (1966), “Queimada” (1969) e “Ogro” (1979), conformano una sorta di trilogia rivoluzionaria dal sapore anacronisticamente romantico.
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[+] hai visto un altro film
(di cristina)
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di mouniro
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giovedì 29 maggio 2008
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viva l'algeria sarà liberà anche domani
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un ottimo film del maestro gillo pontecorvo chi ha presentato la brutta natura del colonialismo e lo sfruttamento dei popoli ma l'algeria soffre anche oggi del capitalismo crudele del governo chi non ha nessuna visione per gestire il paese grandi difficoltà un imenso malessere quotidiano perspettiva per giovani non c'è cosi tanti di loro tentano di raggiungere le coste italiane con barrche di fortuna il progetto della rivoluzione algerina libera é stato tradito e i francesi stano tornando in forza il popolo in una precarità coloniale
[+] ma cosa dici?
(di danilo nuciano)
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