Anche se è tratto da un ‘opera di Ray Bradbury, il celebrato autore di “Cronache marziane”, va subito detto che Fahrenheit 451 ha poco o nulla a che vedere con la fantascienza. Il titolo indica semplicemente una temperatura – misurata nella scala allora impiegata nel mondo anglosassone – che è quella di combustione della carta o, per essere più espliciti, quella in cui i libri prendono fuoco. Nel film i libri sono il vero, autentico nemico di un mondo che ne teme la forza eversiva, che è poi la forza delle idee, tante e diverse, a disposizione di tutti gli umani, solo che vogliano – e possano – impadronirsene. E quindi abbiamo un mondo in cui i pompieri – come il protagonista Montag – invece di spegnere gli incendi, li appiccano; una realtà in cui i libri occorre tenerli a memoria, perché solo chi trascorre le sue ore libere davanti a immensi televisori è “politicamente corretto”, vale a dire un cittadino pienamente affidabile. Un mondo simile, che può apparire “alla rovescia” è forse più vicino di quanto si pensi, e certamente attuabile - comunque auspicabile - per chi gradirebbe fare del nostro intelletto un privilegiato territorio di caccia.
Va pur detto che nell’insieme Fahrenheit 451 appare lontano dai temi e dalle atmosfere del Truffaut più conosciuto: un’opera, secondo una certa critica, non del tutto convincente e narrativamente poco incisiva. Certo non aiuta l’ambientazione in un tempo incerto fra presente e futuro, l’atmosfera sospesa e quasi rarefatta, la desolazione a cui appare consegnata un’umanità priva di forza vitale. E tuttavia una speranza si fa strada nella sofferta “redenzione” di Montag, nell’impegno a preservare l’eredità intellettuale più preziosa, un compito che si è assunto un drappello di uomini e donne. Fra queste spicca il volto fiducioso di Julie Christie, splendida icona degli anni ’60 (chi non la ricorda nel dottor Zivago?). In ogni caso il film non può essere sbrigativamente accantonato come un freddo apologo su un futuro inquietante: capolavoro mancato o messaggio riuscito, in Fahrenheit 451 risuona ben avvertibile l’allarme per un pensiero unico, totalizzante e distruttivo, di cui il libro rappresenta un antidoto irrinunciabile. Dopotutto sono film come questi a ricordarci che anche nella Germania di Hitler tutto cominciò con i roghi di libri; poi sappiamo bene come andò a finire.
Vincenzo Marsilia
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