il cinefilo
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giovedì 28 luglio 2011
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il gattopardo/1
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"Dobbiamo cambiare tutto affinchè non cambi niente"è la frase storica,e vagamente"eccessiva",che Tancredi(Alain Delon)pronuncia davanti a suo zio il principe di Salina(un grandissimo Burt Lancaster)e già queste parole,in sè,rappresentano(insieme,soprattutto,anche al bellissimo dialogo tra don Fabrizio e il funzionario Chevalier sul"sonno"dei siciliani)un patrimonio-capolavoro di stile e ideologia liberale(per quanto,comunque,anche discutibile a seconda dei punti di vista)che,da parte mia,ha fruttato a tutta l'operazione la quinta stella.
La vera rivoluzione descritta da Visconti(e la cui storia confronterò,nel mio prossimo commento,con l'originale romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa)è in realtà,ancora più di quella che ha portato all'unità d'Italia(1861)un altra,però destinata al fallimento,e cioè quella di una nobiltà decaduta che tenta,con il cambiamento radicale dei tempi che si traduce nella definitiva caduta del regno borbonico,di"adattarsi al nuovo periodo"e di raggiungere,nuovamente,una pacifica stabilità.
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"Dobbiamo cambiare tutto affinchè non cambi niente"è la frase storica,e vagamente"eccessiva",che Tancredi(Alain Delon)pronuncia davanti a suo zio il principe di Salina(un grandissimo Burt Lancaster)e già queste parole,in sè,rappresentano(insieme,soprattutto,anche al bellissimo dialogo tra don Fabrizio e il funzionario Chevalier sul"sonno"dei siciliani)un patrimonio-capolavoro di stile e ideologia liberale(per quanto,comunque,anche discutibile a seconda dei punti di vista)che,da parte mia,ha fruttato a tutta l'operazione la quinta stella.
La vera rivoluzione descritta da Visconti(e la cui storia confronterò,nel mio prossimo commento,con l'originale romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa)è in realtà,ancora più di quella che ha portato all'unità d'Italia(1861)un altra,però destinata al fallimento,e cioè quella di una nobiltà decaduta che tenta,con il cambiamento radicale dei tempi che si traduce nella definitiva caduta del regno borbonico,di"adattarsi al nuovo periodo"e di raggiungere,nuovamente,una pacifica stabilità...ma questa notevolissima ambizione(che si ricollega direttamente alla famosissima frase di Tancredi)è però minacciata dall'avvento della nuova nobiltà"così priva di scrupoli e di sani ideali"e perciò destinata a trascinare la Sicilia intera in un baratro di miseria e pochezza morale.
"I siciliani non vorranno mai migliorare perchè già si considerano perfetti e in loro la vanità e più forte della miseria"dice Fabrizio a Chevalier prendendo coscienza di una terribile realtà:a essere un dramma non è soltanto l'avanzata degli"sciacalli e delle iene"(la nuova nobiltà)che si sostituiranno ai"leoni e ai gattopardi"(la vecchia e pura aristocrazia)e che,mescolandosi tutti insieme con le"pecore"(ovvero il popolo)si crederanno il"sale della terra"(ovvero,credo,la presunta"ricchezza umana"della Sicilia)...ma è anche,addirittura,il completo disinteresse del popolo che renderà possibile lo"scempio"sopra citato e che fa dire a Fabrizio:"se essi,i siciliani,non imparano da piccoli allora è finita e a vent'anni è già troppo tardi"(parole terribili e direi anche sinistramente"profetiche"a giudicare da tutto quello che,sotto alcuni aspetti,diventerà la regione in questione)lasciando sbigottito"l'ottimista"funzionario piemontese che gli si trova seduto davanti.
Mi sono dilungato su questo noto dialogo in quanto lo reputo estremamente importante nella comprensione ideologica complessiva de IL GATTOPARDO(pare anche che,per la figura del protagonista,l'autore del libro si sia ispirato a un suo bisnonno astronomo) e,solo per adesso,non ho altro da aggiungere se non che i costumi e il curatissimo allestimento scenografico sono veramente molto belli e scene come quelle della presa di Palermo da parte dei garibaldini sono storicamente eccezionali.
P.S:un altra nota di merito va al lunghissimo e sfarzoso ballo finale e all'immagine di Angelica(Claudia Cardinale)che balla,piena di grazia,con l'intelligente e astuto nobiluomo.
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renato corriero
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domenica 18 febbraio 2007
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un magnifico affresco!!!
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Ritengo sia il miglior film di Luchino Visconti, almeno tra quelli che ho visto, rappresenta prorio bene la Sicilia di quel tempo con la sua nobiltà e la saggezza del principe di Salina ad andare nel modo più indolore possibiile in fronte ai cambiamenti! (Ottima comunque la frase:"Bisogna che tutto cambi se vogliamo che tutto resti come prima!")
Una grande interpretazione di Burt Lancaster, una bellissima Claudia Cardinale ed ottime anche le parti secondarie di Alain Delon, Paolo Stoppa e la breve ed insolita parte di Terence Hill che nei titoli appare ancora col suo vero nome:Mario Girotti.
Particolare stupendamente studiati come ad esempio nelle scena in cui mentre sono in Chiesa dalla porta aperta si vedono passare le carrozze.
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Ritengo sia il miglior film di Luchino Visconti, almeno tra quelli che ho visto, rappresenta prorio bene la Sicilia di quel tempo con la sua nobiltà e la saggezza del principe di Salina ad andare nel modo più indolore possibiile in fronte ai cambiamenti! (Ottima comunque la frase:"Bisogna che tutto cambi se vogliamo che tutto resti come prima!")
Una grande interpretazione di Burt Lancaster, una bellissima Claudia Cardinale ed ottime anche le parti secondarie di Alain Delon, Paolo Stoppa e la breve ed insolita parte di Terence Hill che nei titoli appare ancora col suo vero nome:Mario Girotti.
Particolare stupendamente studiati come ad esempio nelle scena in cui mentre sono in Chiesa dalla porta aperta si vedono passare le carrozze.
E' senz'altro uno dei migliori films del cinema italiano e internazionale!
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gabriellaf
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martedì 1 febbraio 2011
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il gattopardo: un dipinto dell’unità d’italia
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Siamo nel 1963 quando Luchino Visconti ci porta indietro nel tempo di circa cento anni catapultandoci nella Sicilia "pre-unita' d’Italia".
Il principe di Salina è il protagonista del Gattopardo, film tratto dall’omonimo libro di Giuseppe Tomasi di Lampedusa.
Don Fabrizio, così era chiamato il principe, è un uomo tutto d un pezzo, il pilastro della sua famiglia, che quasi ricorda un po' il Padrino.
Don Fabrizio e’ l’aristocratico per eccellenza che non vuole perdere i suoi privilegi, privilegi che lo rendono diverso, migliore dalla "feccia della società ", lo rendono come un gattopardo appunto, che presto verrà però sostituito dalle iene.
Ciò perché' con l’unità d’Italia l’aristocrazia ha ormai fatto il suo tempo, lasciando il posto e tutti i suoi privilegi a ricchi borghesi di sangue non certo nobile.
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Siamo nel 1963 quando Luchino Visconti ci porta indietro nel tempo di circa cento anni catapultandoci nella Sicilia "pre-unita' d’Italia".
Il principe di Salina è il protagonista del Gattopardo, film tratto dall’omonimo libro di Giuseppe Tomasi di Lampedusa.
Don Fabrizio, così era chiamato il principe, è un uomo tutto d un pezzo, il pilastro della sua famiglia, che quasi ricorda un po' il Padrino.
Don Fabrizio e’ l’aristocratico per eccellenza che non vuole perdere i suoi privilegi, privilegi che lo rendono diverso, migliore dalla "feccia della società ", lo rendono come un gattopardo appunto, che presto verrà però sostituito dalle iene.
Ciò perché' con l’unità d’Italia l’aristocrazia ha ormai fatto il suo tempo, lasciando il posto e tutti i suoi privilegi a ricchi borghesi di sangue non certo nobile.
E così che l’astuto principe decide di allearsi con i garibaldini, decidendo di accoglierli controvoglia dopo la conquista di Palermo.
Vediamo quindi un aristocratico che va contro i suoi "valori" pur di mantenere la condizione agiata che gli è dovuta per nascita.
I suoi calcoli politici si mischiano cosi ad intricate alleanze matrimoniali.
Tancredi, difatti, nipote del principe, dopo esser tornato dal fronte di guerra per combattere al fianco di Garibaldi, è in procinto di sposare una bella borghese.
Lei è angelica, ossia la stupenda Claudia Cardinale, all’apice del successo in quegli anni.
E’ grazie all’amore tra Tancredi e Angelica, che seppur siano coinvolti in alleanze politiche si amano davvero, che riusciamo a vedere il contrasto tra nobiltà e borghesia.
Ben vestita, difatti, Angelica potrebbe assomigliare alla più bella aristocratica di tutta la Sicilia. Ma sono i suoi modi a tradirla, il suo sguardo sicuro e un po' malizioso, ma soprattutto la fragorosa risata che fa alzare tutti da tavola sconcertati.
Il padre di Angelica, inoltre, è descritto come incolto, quasi stupido, abbagliato di fronte all’imponenza del principe che lo guarda come se " fosse uno scarafaggio da schiacciare".
Non è quindi come la bella Rose del Titanic, che almeno all’apparenza si dimostrava impeccabilmente educata, ma una ragazza libera, piena di vita, semplice e sicura di sé.
Il film fu un enorme successo in quegli anni, l’orgoglio italiano agli oscar, dove purtroppo si avvalse solo di una nomination.
Rivedendolo oggi, di certo ci accorgiamo di quanto sia lontano per noi un simile film, dal suono fin troppo alto, la colonna sonora insistente a martellante, le immagini impreziosite dai costumi e dalle scenografie impeccabili, ma sicuramente impoverite dalla qualità, lo stile narrativo diverso da quanto siamo abituati, più lento sicuramente.
E’ come se il regista volesse offrici un vero e proprio quadro dell’epoca, in quanto molte sono le inquadrature complete, alcune scene durano quasi un terzo di tutto il film, come quella del ballo.
Ma il regista voleva anche porci le differenze non solo tra nobiltà e borghesia, ma ance tra ricchi e poveri.
Mentre, difatti, i ricchi vivevano in ville barocche con vestiti sfarzosi e colorati, i poveri vivevano in queste case incredibilmente beige e polverose.
E’ stato soprattutto per questa facoltà artistica di poter quasi dipingere la storia che il film, ancora oggi, è considerato uno dei pilastri del cinema italiano e non.
Gabriella F
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cronix1981
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mercoledì 17 ottobre 2012
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la quintessenza del cinema
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Il gattopardo è uno di quei film che hanno fatto la storia non solo del cinema italiano, ma anche del cinema internazionale. Sapientemente diretto da Luchino Visconti, narra le vicende descritte nell’omonimo romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa.
Protagonista indiscusso è il Gattopardo, ovvero il Principe Don Fabrizio di Salina (Burt Lancaster). Figura emblematica che rappresenta in un unicum la decadenza della nobiltà, lo spirito della sicilianità e il finto rinnovamento dopo l’unità d’Italia.
La ricostruzione storica è efficace, i costumi e le ambientazioni, sia negli interni, sia negli esterni, sono impressionanti.
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Il gattopardo è uno di quei film che hanno fatto la storia non solo del cinema italiano, ma anche del cinema internazionale. Sapientemente diretto da Luchino Visconti, narra le vicende descritte nell’omonimo romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa.
Protagonista indiscusso è il Gattopardo, ovvero il Principe Don Fabrizio di Salina (Burt Lancaster). Figura emblematica che rappresenta in un unicum la decadenza della nobiltà, lo spirito della sicilianità e il finto rinnovamento dopo l’unità d’Italia.
La ricostruzione storica è efficace, i costumi e le ambientazioni, sia negli interni, sia negli esterni, sono impressionanti. Ogni dettaglio è ricostruito con dovizia di particolari.
Il film è raccontato dal punto di vista decadente del Principe. Si apre con gli eventi legati alla spedizione dei 1000 in Sicilia e prosegue nei mesi successivi mostrando come in realtà i cambiamenti dovuti alla cosidetta rivoluzione non sono altro che il mantenimento della precedente situazione. Se una frase può fissare meglio questo concetto è certamente quella che il nipote Tancredi dice al Principe di Salina: “Bisogna che tutto cambi, affinchè tutto rimanga com’è”.
Il cast, oltre allo straordinario Burt Lancaster, è composto da Alain Delon (Tancredi), Claudia Cardinale, Paolo Stoppa, Rina Morelli e Romolo Valli, solo per citare i principali protagonisti. Nondimeno gli attori secondari e le varie comparse svolgono un ruolo importantissimo nell’economia del film, perché riescono a completare quello che è un affresco della società siciliana del 1860.
Visconti decide di dare una visione particolare al film, rendendolo molto decorativo (ottima ricostruzione storica), introspettivo (punto di vista del Principe di Salina), ricercando una sorta di trasposizione elegante, basata sulla tecnica sapiente e l'estetica impeccabile. Ciononostante, se da un lato viene esplicitamente elaborata la forma, dall’altro non viene mai dimenticata la sostanza. In effetti, in una specie di parallelismo tra passato e presente vengono raccontati gli eventi e i personaggi del 1860 per descrivere quello che è invece l’immobilismo del presente (1963 anno in cui viene girato il film). Ma la cosa straordinaria (o inquietante a seconda del punto di vista) è che questo parallelismo possa essere ampiamente riattualizzabile ai giorni nostri.
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aledo
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domenica 1 maggio 2011
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realista come un film
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Una interpretazione straordinaria di Burt Lancaster, uno degli attori più interessanti dei nostri tempi.
Uno sfondo scenografico di esterni ed interni reale e vero, nonchè sontuoso ed aderente alla storia. non è da ritenersi un film storico, ma come del resto anche il libro, introspettivo e un pò allegorico.
Un cast di attori giovani e meno giovani eccellente. Se vogliamo, per forza, andare in politica, il film non la manifesta; il Principe non accettando il nuovo Regno, non dimostra neanche una simpatia nei confronti dei Borboni, ma solo un bel ricordo tei tempi passati, e nel mezzo di una sua crisi interiore, lascia ai giovani il nuovo, ritirandosi in silenzio. Una Claudia Cardinale "stupenda", con grande umiltà, fa splendere più di una scena.
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Una interpretazione straordinaria di Burt Lancaster, uno degli attori più interessanti dei nostri tempi.
Uno sfondo scenografico di esterni ed interni reale e vero, nonchè sontuoso ed aderente alla storia. non è da ritenersi un film storico, ma come del resto anche il libro, introspettivo e un pò allegorico.
Un cast di attori giovani e meno giovani eccellente. Se vogliamo, per forza, andare in politica, il film non la manifesta; il Principe non accettando il nuovo Regno, non dimostra neanche una simpatia nei confronti dei Borboni, ma solo un bel ricordo tei tempi passati, e nel mezzo di una sua crisi interiore, lascia ai giovani il nuovo, ritirandosi in silenzio. Una Claudia Cardinale "stupenda", con grande umiltà, fa splendere più di una scena.
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domenico maria
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domenica 1 gennaio 2012
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capolavoro inesauribile.
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In coincidenza(certo non a caso)per il Natale è uscita da noi la versione in Blu ray di questa pellicola con un interessante filmato sul produttore Goffredo Lombardo.Io ho comprato su un sito inglese l'edizione straniera con l'audio originale italiano e i sottotitoli inglesi, a meno della metà del prezzo del cofanetto sul nostro mercato.Forse anche per merito del nuovo lettore blu ray dvd 3d sony,la qualità del riversamento è superlativa.Il video è rigenerato a un grado di freschezza,nitore e dettaglio direi addirittura mostruoso,rapportato ai 50 anni del nastro;e anche l'audio è senz'altro molto buono.Il confronto con la "vecchia" edizione "argentata" della Medusa,è addirittura crudele.E questa qualità altissima,in un film come questo,non è solo un pur piacevolissimo optional;ma è intimamente funzionale,chirurgica addiritttura,alla narrazione.
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In coincidenza(certo non a caso)per il Natale è uscita da noi la versione in Blu ray di questa pellicola con un interessante filmato sul produttore Goffredo Lombardo.Io ho comprato su un sito inglese l'edizione straniera con l'audio originale italiano e i sottotitoli inglesi, a meno della metà del prezzo del cofanetto sul nostro mercato.Forse anche per merito del nuovo lettore blu ray dvd 3d sony,la qualità del riversamento è superlativa.Il video è rigenerato a un grado di freschezza,nitore e dettaglio direi addirittura mostruoso,rapportato ai 50 anni del nastro;e anche l'audio è senz'altro molto buono.Il confronto con la "vecchia" edizione "argentata" della Medusa,è addirittura crudele.E questa qualità altissima,in un film come questo,non è solo un pur piacevolissimo optional;ma è intimamente funzionale,chirurgica addiritttura,alla narrazione.La cura maniacale delle centinaia di costumi,la ricostruzione non solo delle architetture,ma di particolari apparentemente secondari,come le scelte dei colori dei fiori per gli arredi delle stanze,come le infinite gradazioni della luce nelle più svariate ore,in una lavorazione che abbraccia un arco temporale dall'autunno del '61 fin quasi alla primavera '63.Ho visto e rivisto questo film forse 12-15 volte,in ogni occasione ritrovando nuovi stimoli,nuovi dettagli.Ma questo blu ray inglese mi mette di fronte a una montagna di dettagli completamente nuovi,rinati.Un solo esempio,tra centinaia da farsi:verso la fine,quando Don Fabrizio,rassegnato davanti al colonnello Pallavicino campione disgustoso di tronfia e ripugnante retorica(Ivo Garrani)peraltro resa benissimo...a destra e sinistra del colonnello ci sono due comparse di cui ignoreremo forse per sempre il nome:a destra una bella giovane con un magnifico vestito,che mostra una espressione evidentemente annoiata dai toni insopportabili dell'ufficiale;alla sinistra del quale,in un'altro bellissimo vestito,una comparsa ultracinquantenne mostra una gioia quasi estasiata alla violenta e giustissima reazione di don Fabrizio.Queste 2 donne non aprono bocca,ignoreremo sempre i loro nomi:ma in quel momento Visconti gli sta non meno addosso che al mitico Burt Lancaster.Far recitare,benissimo,al muto,senza parlare,anche le comparse(vestite peraltro da principesse)...se non è genio questo!Butto lì,velocemente le albe di caccia con Don Ciccio Tumeo,con gradazioni cromatiche impressionanti.Davvero,come scritto in un libro ci sono i colori naturali dei pieni notturni girati a notte fonda,come di certe aurore albe filmate alle 5 o alle 6 di mattina.Lo sapete che la vestizione incominciava alle 14 e finiva alle 20?E che si girava,a Palazzo Gangi a Palermo,quando andava bene dalle 20 alle 4 di mattina,e quando andava male,fino alle 6 mattutine?Claudia Cardinale racconta che finite le riprese della scena del ballo,per tenere il "Vitino di vespa" di quei vestiti,aveva la striscia della vita insanguinata.Come puoi accettare di lavorare a questi ritmi,per questi tempi wagneriani,sterminati,sottoponendoti a vero dolore fisico se non per devozione(o venerazione?)verso questo immenso artista?Agli appassionati(come me)del grande Luchino dico di comperare questo incunabolo in Blu ray,miniera senza fine di riflessioni e dettagli su cui scrivere un intero libro;ma credo che anche i curiosi,con un discreto buon gusto,troveranno questo riversamento malioso,forse irresistibile.Nella Storia:oltre la Storia.
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angius48
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lunedì 28 ottobre 2013
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capolavoro di un capolavoro
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Raramente nella storia del cinema un regista è riuscito a realizzare cinematograficamente migliorandolo un romanzo letterario. Oltre a cogliere alla perfezione l'essenza della narrazione, Visconti ha selezionato un cast d'attori la cui rappresentazione è da allora, indissolubile dal romanzo stesso. Chiunque legge il romanzo non può non immaginare personaggi differenti, chiunque vede il film sa di aver immaginato quei personaggi e non altri e questo vale per tutti, da Lancaster all'ultima comparsa. Stessa cosa dicasi per le locations, le musiche, la fotografia. Il Gattopardo, raffigurato da Luchino Visconti, è un eroe positivo che si erge su tutti per la sua elitaria visione del mondo e della vita, va oltre le ansie, che pur esprime, di conservazione di un ceto, per approdare all'assoluto cosmico delle sue stelle superando, sublimandola, anche la morte.
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Raramente nella storia del cinema un regista è riuscito a realizzare cinematograficamente migliorandolo un romanzo letterario. Oltre a cogliere alla perfezione l'essenza della narrazione, Visconti ha selezionato un cast d'attori la cui rappresentazione è da allora, indissolubile dal romanzo stesso. Chiunque legge il romanzo non può non immaginare personaggi differenti, chiunque vede il film sa di aver immaginato quei personaggi e non altri e questo vale per tutti, da Lancaster all'ultima comparsa. Stessa cosa dicasi per le locations, le musiche, la fotografia. Il Gattopardo, raffigurato da Luchino Visconti, è un eroe positivo che si erge su tutti per la sua elitaria visione del mondo e della vita, va oltre le ansie, che pur esprime, di conservazione di un ceto, per approdare all'assoluto cosmico delle sue stelle superando, sublimandola, anche la morte.Realistica la sua visione del mondo con la capacità di leggere, con il suo pessimismo razionale, il futuro alla perfezione. (noi fummo i gattopardi...) Insomma un dei capolavori del cinema mondiale.
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arnaco
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domenica 2 novembre 2014
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il fascino discreto dell'aristocrazia
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Sì, perché Visconti demolisce l'aristocrazia come Bunuel fa con la borghesia - o meglio il contrario in ordine cronologico. Ma lo fa con discrezione - direi quasi con rispetto - non solo perché ne fa parte, ma perché sa che le maniere garbate, quasi distaccate, sono più efficaci della satira spietata e della critica violenta. Fabrizio Salina anche se è uno strenuo paladino dei privilegi dell'aristocrazia e un convinto difensore dei metodi della Chiesa, alla fine risulta simpatico perché pienamente consapovole della profonda ingiustizia degli uni e degli altri. E' un uomo soggetto a sbagliare, come tutti, che si trova indifeso di fronte all'ineluttabilità della morte, pieno di rimpianti per la propria giovinezza che vede rinascere nel nipote Tancredi e sempre pronto ad innamorarsi delle belle donne come Angelica.
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Sì, perché Visconti demolisce l'aristocrazia come Bunuel fa con la borghesia - o meglio il contrario in ordine cronologico. Ma lo fa con discrezione - direi quasi con rispetto - non solo perché ne fa parte, ma perché sa che le maniere garbate, quasi distaccate, sono più efficaci della satira spietata e della critica violenta. Fabrizio Salina anche se è uno strenuo paladino dei privilegi dell'aristocrazia e un convinto difensore dei metodi della Chiesa, alla fine risulta simpatico perché pienamente consapovole della profonda ingiustizia degli uni e degli altri. E' un uomo soggetto a sbagliare, come tutti, che si trova indifeso di fronte all'ineluttabilità della morte, pieno di rimpianti per la propria giovinezza che vede rinascere nel nipote Tancredi e sempre pronto ad innamorarsi delle belle donne come Angelica. Disprezza le iene e gli sciacalli della borghesia emergente, ma pragmaticamente le si allea perché è l'unico modo per salvaguardare - almeno per un paio di secoli ancora - i privilegi degli aristocratici leoni e gattopardi. Il tutto a spese delle pecore che, nella breve sequenza che precede quella (troppo?) lunga del ballo finale, zappano la terra con fatica e sudore, allo stesso ritmo dei valzer e delle mazurche che risuonano nel palazzo. Alla fine è proprio vero che tutto è rimasto come prima, anche oggi.
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rob8
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venerdì 27 luglio 2018
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un discorso ideologico ad ampio spettro
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L’equilibrio tra forma e contenuto, perseguito da Visconti fin dal fulminante esordio di “Ossessione”, trova qui, vent’anni dopo, forse la sua declinazione più riuscita.
Ci troviamo infatti di fronte ad un’opera dove il dettaglio visivo, la costruzione delle sequenze e delle inquadrature, la cura meticolosa degli ambienti, la resa della luce, i movimenti di macchina in uno con la dinamica del corpo attoriale, tra intensi assolo e magnifici corali, risultano perfettamente coerenti con il discorso narrativo. Desunto questo, come noto, dal romanzo di Tomasi di Lampedusa, ma come sempre utilizzato dal regista per un discorso ideologico ad ampio spettro.
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L’equilibrio tra forma e contenuto, perseguito da Visconti fin dal fulminante esordio di “Ossessione”, trova qui, vent’anni dopo, forse la sua declinazione più riuscita.
Ci troviamo infatti di fronte ad un’opera dove il dettaglio visivo, la costruzione delle sequenze e delle inquadrature, la cura meticolosa degli ambienti, la resa della luce, i movimenti di macchina in uno con la dinamica del corpo attoriale, tra intensi assolo e magnifici corali, risultano perfettamente coerenti con il discorso narrativo. Desunto questo, come noto, dal romanzo di Tomasi di Lampedusa, ma come sempre utilizzato dal regista per un discorso ideologico ad ampio spettro.
Un discorso che trova una più marcata disillusione rispetto alla possibilità di cambiamento delle cose: laddove nella stessa Sicilia, all’indomani della guerra, i vinti verghiani presi a prestito da Visconti per “La terra trema” hanno un ultimo empito di speranza di riscatto collettivo, qui il vecchio principe di Salina cede il passo ai nuovi tempi, consapevole che ai gattopardi subentreranno gli sciacalli.
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stefanocapasso
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domenica 23 settembre 2018
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evoluzioni dell'uomo nel cambiamento
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Nella Sicilia che sta per affrontare il passaggio dal Regno dei Borboni a quello d’Italia, il principe Salina cerca di attraversare questo importante cambiamento mantenendo la sua integrità. Si affida al giovane nipote Tancredi, fervente fautore del nuovo regno d’Italia per pilotare questa transazione e del quale promuove l’unione con Angelica, la bella figlia del sindaco di Donnafugata, esponente del nuovo ceto di potere. Diviso tra la necessità di mantenere la propria integrità e vivere il nuovo mondo che porta cambiamenti e costumi molto lontani dal suo modo di concepire la vita, il principe di Salina si avvia a trascorrere gli ultimi anni in un malinconico isolamento.
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Nella Sicilia che sta per affrontare il passaggio dal Regno dei Borboni a quello d’Italia, il principe Salina cerca di attraversare questo importante cambiamento mantenendo la sua integrità. Si affida al giovane nipote Tancredi, fervente fautore del nuovo regno d’Italia per pilotare questa transazione e del quale promuove l’unione con Angelica, la bella figlia del sindaco di Donnafugata, esponente del nuovo ceto di potere. Diviso tra la necessità di mantenere la propria integrità e vivere il nuovo mondo che porta cambiamenti e costumi molto lontani dal suo modo di concepire la vita, il principe di Salina si avvia a trascorrere gli ultimi anni in un malinconico isolamento.
Colossal di Luchino Visconti girato in Technirama, schermo largo e inquadrature profonde fanno de Il Gattopardo un film sullo sguardo. Composizioni ricche che invitano ad aprire la visione su quelle riflessioni che inevitabilmente portano i cambi epocali. Richiami ai film western e citazioni completano la struttura di questo lavoro che mette in primo piano la riflessione dell’uomo di fronte al tempo che passa, con i cambiamenti che porta, e che spesso possono solo essere accolti senza essere vissuti completamente. È una figura, quella del protagonista, che ha una grande forza morale e che proprio per questo sceglie di tirarsi fuori dai cambiamenti e le mode che questi portano, facendone un malinconico vincente.
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